IL PELLICANO di Paula Rubino

(tradotto dall'inglese da Riccardo Ciulla e Giacomo Massetani)

 

Il pellicano vola basso sul mare, placidamente, alla ricerca di pesci sotto la superficie lucente. Ogni giorno il pellicano assolve così il suo compito, salutando il sole e il mare, con lento battito d'ali. Il sole risponde al suo saluto risplendendo, il mare ondeggia, si alza al ritmo del sole e del volo del pellicano. Il pellicano avvista un pesce, sale lentamente e poi si lancia in verticale per afferrarlo. Il pesce viene posto nel generoso gozzo del pellicano, finché arriva al nido per nutrire i suoi piccoli. Arriverebbe a tagliarsi la gola, sacrificio fatale, per dar loro la sua pesca. I piccoli si uniscono al sole e al mare in cerca delle loro prede; diventano adulti, poi madri, e anche loro fanno amicizia col sole e il mare. A poco a poco l'acqua salata e il sole scintillante erodono gli occhi del pellicano. Diventando cieco, il pellicano non riesce a individuare il pesce e a lanciarsi giù per cacciarlo sicuro. Senza cibo, il pellicano ha fame, gli manca il nutrimento e si ammala. Dipende ormai dai pescatori sui moli per teste e code. Il rapporto col mare e col sole s'interrompe. Cieco, il pellicano continua a librarsi per abitudine, e a salutare il sole e il mare. Durante uno di questi voli il pellicano, affamato e sofferente, accenna con le ali un ultimo saluto al sole, e compie l'estremo volo a picco nel mare. Il mare lentamente spinge il pellicano verso la riva e lo carezza con dolci maree. Sulla spiaggia il pellicano è scaldato dal sole e si decompone per il calore ardente. Le maree lo reclamano, un pesce lo inala, una mamma pellicano si lancia in picchiata a raccogliere il pesce per i suoi piccoli.

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