Origini del Risiko (?)
Il primo piano di gioco del Risiko ritrovato risale
alla preistoria (riprodotto in un'illustrazione del tardo '700). A
quei tempi l'hominidis insapiens si titillava
con la tavola di gioco, scambiandola per un enorme bot ante litteram.
La nascita del Risiko si perde alle origini del tempo. Il primo vagito sfugge alla memoria
umana.
Nell'antica Grecia (periodo preclassico), alcuni dipinti indicano la presenza di un
gioco di conquista, giocato con i dadi. Non si sa nulla né sulle regioni
raffigurate in quel tavolo di gioco né sulle regole seguite. Si sa solo che non si
trattava affatto del Risiko.
Il primo storico che ha tentato, con parole sue, di descrivere il funzionamento del
"Risiko", fu Livio, che nella sua Storia delle origini di Roma e del
prezzemolo dei colli romani, racconta i primi scontri con le tribù celtiche allo
scopo di assicurarsi il monopolio sulla coltivazione del prezzemolo. Questi
"barbari" discesero dalla pianura padana, forzando gli abitanti prima a cucinare
per loro e poi a emigrare in Kamchatka.
Gli Etruschi, che si finsero sconfitti, si
rivolsero ai Romani, perché non avevano voglia di combattere. Questi, nel tentativo di
non usare violenza, dopo aver inserito gentilmente dei fiori nelle loro catapulte,
mandarono un messaggio al capo dei Celti, Brennus. Il messaggio recitava più o meno
così: "Levate de torno che sinnò te spacco er corno!" Egli, apprezzando il
gesto di pace dei Romani, mandò altri messaggeri a Roma. Fu così che prese forma il
primo gioco del Risiko. Brennus e i rappresentanti di Roma (tra cui il console
Quinto Fabio), si incontrarono nei pressi della riva sud del Po e iniziarono a pestarsi di
santa ragione, ma sempre senza violenza, con amore. Poi, organizzarono una partita a
Risiko: il vincitore avrebbe ottenuto il controllo del prezzemolo dei colli. Vinse
Brennus. I Romani insinuarono che Brennus avesse barato e chiesero una rivincita. Livio
narra che Brennus si sentì molto offeso, e che esclamò pieno d'ira: "Vae
Victis!" (latino per: Poppamelo, fava!). Il tentativo di pace fallì e la guerra
continuò.
I Romani persero ancora e Brennus ottenne il monopolio del prezzemolo, ma, visto che era
un sovrano illuminato, concesse ai Romani di coltivare l'ortica urticans di Rocca
di Papa.
Un altro storico, Plutarco, scrive di un gioco del Risiko. Nella sua famosa biografia di
Cesare, descrive brevemente una partita fra Cesare e alcuni messaggeri del Senato. Il
grande leader romano ebbe a ridire con un proconsole su un tiro di dado. Il proconsole
aveva ottenuto un numero basso e sostenne che il dado gli era sfuggito di mano e che
doveva ritirare. Cesare rifiutò, e lanciando il suo grido di battaglia, "Alea iacta
est" (il dado è tratto) diede al messaggero del Senato una sonora sconfitta.
Plutarco non indulge sui dettagli di gioco, ma dice che un odio duraturo fu il risultato
di quella partita. Questa inimiciza fra il Senato e Cesare si concluse in una guerra (con
la quale Cesare sovvertì il Senato) e poi, anni dopo, nell'assassinio di Cesare, per mano
dello stesso proconsole (Bruto).
Durante il Medioevo, non si hanno più notizie sul Risiko. Le incursioni barbariche
distrussero molte biblioteche e i bibliotecari distrussero molte incursioni barbariche.
Niente è perciò dato sapere del Risiko medievale, anche perché i bibliotecari si
arruolarono in massa negli eserciti di resistenza.
Il rinascimento italiano rinvigorì la fortuna del Risiko. Allora era giocato da nobili e
meno nobili, come diversi dipinti testimoniano. In uno di essi un barbone con stracci
rotti e rattoppati è immortalato nell'atto di far rotolare un dado rosso, mentre un
signore distinto con baffetti e vestiti di raso, fa volare di sottecchi il piano di gioco
con tutti i carrarmatini.
Comunque, è solo dopo la II Guerra Mondiale che per la prima volta il gioco ha ottenuto
diffusione interplanetaria. E' questa la vera alba del Risiko. Secondo fonti francesi
(confermate da altri), il padre del Risiko, come noi lo conosciamo, è Albert Lamusse, un
francese molto riservato, del quale, sfortunatamente, si sa molto poco, a parte il fatto
che fu condannato alla ghigliottina per infanticidio plurimo e violenza carnale. Nella
prima edizione si doveva "semplicemente" conquistare tutto il mondo, eliminare
tutti gli avversari, e gridare, alla fine, "viva il re e la repubblica
francese!" (Lamusse aveva le idee un po' confuse).
In seguito ci furono molte altre edizioni. Editori
nazionali cambiarono il set standard di regole e cominciarono a distribuire varianti del
Risiko (solo in Italia ne esistono tre diverse, oltre a quella ufficiale): Risiko Più,
Risiko edizione torneo e FutuRisiko. Il Risiko si è evoluto spontaneamente, a
dispetto di ogni tentativo umano di ingabbiarlo in schemi o modificarlo in base ai gusti
del pubblico, fino allo stato presente.
Oltre al Risiko classico, un altro grande gioco da tavola ha avuto grande diffusione dopo
la II Guerra Mondiale: Axis and Allies. E' un gioco più complesso del Risiko, inventato
da Milton Bradley. Ma questa è un'altra storia.
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