Fra poco calerà il sole, finalmente arriverà il tramonto, sorgerà forse la luna a rischiarare in parte la notte. Ancora qualche istante e potrò dormire, riposarmi, sono così stanco. E’ faticoso tenere in ordine la casa, poiché essa ha una vita propria ; non sono mai riuscito nel mio intento, c’era sempre qualche cosa fuori posto. Ma la fatica più grande l’ho avvertita mentre aspettavo il tramonto, che per farmi dispetto sembrava tardare a giungere.

Ricordo a malapena le prime ore dell’alba, quelle sono fuggite anche troppo in fretta ; durante quel periodo sono uscito dalla casa e ho giocato in giardino. Mi sembra di ricordare di essere stato felice, ma è una così sorprendente anzi travolgente e così insensata che credo di sbagliarmi.

Se anche sono stato felice, ora non ricordo più come ci si sente ad esserlo.

In quel periodo la casa era più in ordine, forse perché avevo pochi mobili e suppellettili, non vi era nemmeno polvere.

Poi col passare delle ore il giardino si seccò ; divenne arido, sterile, rientrai in casa.

Per molto tempo sentii delle allegre voci, ma erano lontane, non potevo vedere le bocche da cui uscivano. Dovevano esserci altri giardini, ma erano lontani, avrei dovuto attraversare il deserto per raggiungerli. Ma come potevo attraversarlo : il sole, la sabbia rovente, gli scorpioni. Mi sarei perso e disidratato, oppure sarei stato ucciso dai terribili mostri che popolavano quel luogo, e per cosa ?

Delle voci ? Forse erano solo un’illusione o un qualche fenomeno del genere, inoltre mi sembravano un po’ puerili e spesso usavano parole volgari.

No, non m'interessava raggiungerli, che fossero venuti loro da me, se veramente esistevano. Certo li avrei fatti entrare e offerto loro del tè, solo se fossero stati educati e mi avessero portato un regalo decente. Mai avrei attraversato il deserto per alcuni selvaggi.

Avevo molto da fare per riordinare la casa, ma riuscivo sempre, involontariamente, a trovare il tempo per sentirmi solo. Ah già ora ricordo, qualcuno ogni tanto passava vicino alla casa e allora con circospezione lo invitavo ad entrare, ma erano pochi, un élite ; sapevo che frequentavano, o volevano farlo i giardini, e non poche volte cercai di farli desistere mettendoli in guardia sui pericoli del deserto, dei giardini, e dicendo loro che un giardino poteva essere solo un miraggio del deserto, sempre pronto a sparire. Nessuno di loro mi credette, le loro visite erano rade, le bramavo, le temevo.

Non volevo essere solo, ma ero terrorizzato dal fatto che riuscissero a convincermi ad avventurarmi nel deserto, poiché pur sapendo che non era cosa logica, né sicura, sapevo che spesso si compiono azioni illogiche e spericolate. Poi, non potevo lasciare la mia casa, pur nel disordine che volevo riordinare, continuavo a costruire mobili e suppellettili che contribuivano ad aumentare il disordine.

Passò del tempo.

Non riuscivo più a costruire nulla, non riuscivo a riordinare, il caos mi sommergeva.

Provai ad uscire, ad attraversare il deserto. Caddi dopo pochi passi, non avevo più forza nelle gambe. Questo lo ricordo bene, rientrai in casa e rimasi ad aspettare.

Non potevo costruire nulla, non potevo riordinare, non potevo fare altro che aspettare il tramonto nel disordine.

Il sole è tramontato, ormai sta per calare la notte, finalmente potrò dormire, non dovrò più attendere e soffrire dell’attesa, poiché so, che l’unica cosa che posso attendere senza timore di aspettare invano, è la notte e il sonno con essa.

Non mi resta che chiudere gli occhi, addormentarmi, e smettere di stare in attesa di qualcosa, a cui io stesso ho impedito di arrivare.

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