Questo racconto, o romanzo, è ancora under construction, il titolo stesso è provvisorio. Le altre puntate verranno pubblicate quando gli autori le invieranno.

CAPITOLO 1

La superficie dell’acqua era continuamente increspata dalle bolle e dagli spruzzi roventi, che si susseguivano violentemente in un continuo gorgoglio. Un legno veniva agitato fra le acque inquiete, mani esperte lo guidavano lungo la direzione voluta. "Delia ! Per quanto dannato tempo deve bollire quell’acqua prima che ti decida a buttarci la carne !" Urlò la bocca sdentata del grasso e sudato uomo che dirigeva alacremente il lavoro delle cucine. Poi notando che la tremante poverina non poteva eseguire i suoi ordini poiché non aveva nulla da gettare nella pentola "Tutta colpa di quel lurido topo di fogna ! Siamo già in ritardo per la cena, se i signori se la pigliano con me poi lo riempio di legnate !" riprese a sbraitare Gregor col volto paonazzo per l’ira. La ragazza, spaventata da quella brusca reazione, lanciò uno sguardo irritato al robusto giovane appena entrato nella stanza fumosa, che reggeva un vassoio colmo di selvaggina. Mentre Delia afferrava velocemente il vassoio versando i pezzi di carne nel pentolone ribollente, Gregor si avvicinò al ragazzo "Ah il signorino si è degnato di farci visita finalmente. Krace ! Dannato cane sfaticato ! Ti ho mandato a prendere la carne dalla dispensa, non a cacciarla ! Dove diavolo sei stato tutto questo tempo". "Mi spiace..." tentò di scusarsi il giovane Krace con il capo chino e lo sguardo fisso sui piedi sapendo che quei rimproveri erano solo la parte più lieve della tempesta che stava per scoppiare. Aveva visto altre volte Gregor infuriato a quel modo. "Mi spiace un corno ! Ti insegno io ad essere più veloce" il ragazzo notò che la mano di Gregor si stava levando in alto e aspettò il colpo. "Fermati Gregor". Il capocuoco spostò il suo sguardo furente verso l’entrata della cucina, il luogo da cui era provenuto l’ordine, "Sono io che ho fatto ritardare Krace, poiché avevo bisogno di lui. Se c’è qualcuno da punire sono io" disse la snella figura che stava avanzando con un passo felpato e movimenti agili e aggraziati. "Oh ma non mi permetterei mai mio signore. Sa, sono un po’ nervoso perché siamo in ritardo... E vostro padre tiene molto alla puntualità. Inoltre devo mantenere il controllo su questi pelandroni, ma se il ragazzo mi avesse detto prima... che vi stava servendo... " "Allora non c’è problema Gregor, vero ?" chiese il nobile scostando con la mano il piccolo ciuffo di capelli neri che gli era sceso su gli occhi "Certo che no" Krace osservò il cuoco che era passato da un tono furibondo ad uno cordiale e remissivo in modo fulmineo ; esalò un sospiro di sollievo la tempesta era passata e questa volta avrebbe evitato di essere battuto. "Mio signore... potreste spiegare voi al conte... il motivo del ritardo se.. se dovesse esserne contrariato" chiese Gregor titubante "Stai tranquillo vecchio mio" rispose il nobile annusando i profumi che si spandevano dalla cucina "Senza contare che si calmerà sicuramente non appena avrà assaggiato qualcuna di queste prelibatezze" aggiunse mentre lasciava la stanza ; il commento inorgoglì il vecchio cuoco che si drizzò e mostrò il suo sorriso sdentato gongolando fra sé. Un giorno anche io darò ordini, anziché prenderli, un giorno la mia voce farà tremare di paura i servitori ! Pensò il ragazzo con il sorriso soddisfatto di chi è sicuro delle proprie ambizioni. Al contrario del giovane nobile, forzato dal padre a seguire la tradizione cavalleresca di famiglia, ma ben risoluto nell’evitarlo, lui desiderava, sopra ogni altra cosa, divenire un giorno un uomo d’armi. Già si vedeva come un possente implacabile guerriero, difensore della giustizia e dell’onore. L’unico giudizio che trovava entrambi d’accordo, riguardava le enormi limitazioni che il codice cavalleresco in molti suoi punti comportava. Mentre armeggiava con vassoi e cibarie, cercando di fare il più in fretta possibile, gli tornava alla memoria il primo incontro tra lui ed il giovane Duncan, il giorno in cui le sue fantasie ed i suoi sogni avevano ricevuto una briciola di speranza. Come ogni pomeriggio d’estate il nobile si addestrava nell’uso delle armi, indossando la meravigliosa, quanto scomoda, armatura argentata, ascoltando i commenti sinceri ed istruttivi del vecchio capitano delle guardie. Nell’attraversare il cortile, carico come al solito di cibi o legna da ardere, Krace udiva lo sferragliare della spada disordinatamente agitata dal piccolo duca. Come lo invidiava ! Lui aveva la possibilità di divenire ciò che Krace, così almeno credeva, non sarebbe mai stato. Anche in questo afoso pomeriggio era giunta l’ora dell’allenamento, per il nobile e del lavoro più duro per Krace. Anche in questo afoso pomeriggio lo scudiero aveva preparato l’armatura meticolosamente ed aveva atteso, accanto ad essa, il suo padrone. Aveva atteso ed atteso. Ben due volte Krace era passato di fronte al servitore e lo aveva osservato nella sua infinita pazienza. Al suo terzo passaggio aveva visto qualcosa di incredibile : l’armatura, come al solito splendente ed attraente, era sola. Incustodita ! Che stranezza. Sembrava che essa lo chiamasse, come una sirena sussurrante ed ammaliante, non era un richiamo brutale, deciso, intrusivo. Era piuttosto un sussurro, un invito delicato e, per questo, ancora più efficace. Sapeva benissimo che quella bella armatura era una fonte di guai. Sapeva che avrebbe dovuto continuare a lavorare ed ignorarla. Sapeva tutte queste cose, ma il richiamo dello spirito guerriero che risiedeva nella sua coraggiosa anima gli imponeva di avvicinarsi ad essa. Con mano tremante sfiorava il lucido pettorale, con sguardo commosso ammirava le linee sinuose e immaginava la propria figura adornata di una così imponente difesa. Sapeva di essere solo. Senza il minimo sforzo sollevò la massa metallica e ne studiò i meccanismi poi, abbandonandosi ai suoi istinti, la indossò. Provò esattamente la sensazione di compattezza e potenza che aveva sempre sognato, la sua fantasia si era ora materializzata. Improvvisamente un suono alle sue spalle interruppe il suo momento di gloria. Ma non era un suono, era una voce. E non era solo "una" voce, era la voce del giovane nobile ! "Piuttosto ingombrante, non trovi ?" Si girò lentamente, controllando a malapena la tensione e la paura. Quando fu rivolto verso il ragazzo esitò un attimo prima di fissare il suo signore negli occhi, intimorito al pensiero di leggervi la propria condanna. "Io... non volevo..." "Beh, che c’è ? Sembri un lenzuolo !" "Eh ? Un... oh, veramente io... io non so proprio cosa dire, mio signore." "Perché diavolo ti sei infilato quell’arnese ?" "Beh... per un momento mi sono... come dire... abbandonato ai miei desideri..." "Tu desideri indossare un pezzo di ferro ?" Chiese Duncan stupito. "Mio signore, è la cosa che desidero più di ogni altra. Vorrei diventare un potente guerriero ed indossare un’armatura come questa. E’ meravigliosa.... " "Se dipendesse da me te la cederei senza pensarci. Odio doverla indossare e sottopormi ogni giorno a quei stupidi allenamenti" La tensione tra i due era svanita, ora Krace parlava sinceramente e liberamente "Stupidi ? Lei diventerà un cavaliere ! E’ qualcosa di stupendo essere un cavaliere, combattere per i più deboli, far tremare di paura i nemici e sgominare il male con pochi possenti colpi di spada !" "E farsi arrugginire il cervello insieme alla ferraglia che indossi? No, preferisco allenare la mia mente piuttosto che il mio corpo !" "Io... temo di non capire. L’arte della guerra è una disciplina elevata, un culto perfino. La figura del cavaliere, del guerriero è quanto di più nobile e rispettato esista nel nostro confuso mondo ! Perfino suo padre..." "Bah, l’unica cosa che mi interessa della guerra è la sottile arte della tattica, in quanto all’onore bella cosa ma spesso è da stupidi ! Quanti cavalieri si sono lanciati in battaglia sapendo di non avere nessuna possibilità affrontando direttamente il loro nemico. Ma piuttosto che cercare di prenderlo alle spalle o di tendergli un’imboscata hanno preferito morire con onore !" "In alcuni casi si deve preferire la sopravvivenza all’onore, sono d’accordo, ma se è possibile affrontarsi in un combattimento ad armi pari è un dovere ed un piacere per un guerriero concedere all’avversario un duello leale !" "Non aspiro a menare fendenti in un campo di battaglia... Certo, ammetto che quello che ho imparato fino adesso mi sarà molto utile quando dovrò difendermi, ma non desidero diventare un ammasso di muscoli, io cerco un potere più grande : quello dell’astuzia, della conoscenza e della..." Duncan si interruppe improvvisamente e si avviò verso il cortile "Ti consiglio di levartela subito prima che ti veda qualcuno" furono le sue ultime parole. Krace stava ancora pensando a cosa il nobile non aveva voluto fare riferimento quando gli giunse l’avvertimento e decise di seguirlo era un miracolo che Duncan non l’avesse fatto frustare e non voleva tentare la sorte nuovamente. Le vigorose fiamme del focolare si riflettevano sui vassoi argentei, mentre una risata fragorosa copriva la musica dolce dell’arpa. Ad un cenno del ciambellano Krace correva in cucina, per prendere vivande, o in cantina, a far rifornimento di legna secca. Nella sala da pranzo tutta la nobile famiglia intratteneva l’ospite : un messaggero fidato di ritorno dalla capitale. "E tutti i giovani in gamba sono già partiti ! Non v’è più nobile prole in città, sono tutti alla scuola di cavalleria da quando il figlio del re è stato mandato là." "Naturalmente il principe ha un palazzo suo, un insegnante privato ed altri privilegi a lui dovuti." "Ma i nobili vogliono poter affermare di aver mandato il proprio figlio laddove si insegna a combattere ai re." Il volto del messaggero si animò di un debole sorriso e i suoi occhi cercarono quelli di Duncan, convinto di scorgervi l’eccitazione, il desiderio e l’impazienza, che aveva trovato in tutti gli altri nobili che aveva visitato. Con sorpresa notò invece uno sguardo furente, denso di disapprovazione, come se tutta la faccenda si presentasse in veste di pericolo o di scocciatura e non come un’occasione irripetibile. Duncan stava per alzarsi ed abbandonare la sala, quando il padre riprese a parlare rivolgendosi a lui : "Duncan, tu andrai in quella scuola" Quelle parole non turbarono il giovane. Le aveva già previste, le aveva già ignorate. Senza prestare più attenzione al padre di quanta ne fosse necessaria in quella circostanza, salutò l’ospite con un gesto distratto ed uscì. Quel dannato messaggero l’aveva messo nei guai e poteva contare solo sulle proprie forze per trarsi d’impiccio, si recò sulla sommità della torre e congedò la guardia : osservare il cielo ed ammirare le sue splendide costellazioni lo rilassava, e solo esaminando freddamente il problema poteva sperare di trovare una soluzione. Mentre era perso nella contemplazione della volta celeste che lo sovrastava udì alcuni passi accanto a lui "Mio signore, vorrei ringraziarvi per avermi aiutato prima in cucina" "Scommetto che hai perso tempo fantasticando come al solito. Forse avrei dovuto lasciare che ti frustassero, un po’ di disciplina ti farebbe bene" insinuò Duncan sorridendo "Dopo quello che è accaduto a tavola, sarete voi che dovrete impararla a quella scuola di cavalleria" ritorse Krace, ma desiderò di non aver parlato dopo aver visto un pericoloso luccichio negli occhi di Duncan. "Hai ragione" disse poi il nobile sospirando "Non avrei mai dovuto perdere il controllo, se mi fossi comportato da figlio ubbidiente e desideroso di eseguire i voleri del padre, sarebbe stato facile fargli cambiare idea in secondo tempo" continuò "ora invece la prenderà come un puntiglio, sarà una questione di principio : dovrò adeguarmi alla sua volontà ; Dubito che riuscirò a vincere questa battaglia, ma vedrò di trarne il maggior vantaggio possibile e forse questa vittoria riportata dal mio signor padre diverrà la sconfitta più grande che gli abbiano mai inferto." I suoi occhi, mentre proferiva queste parole, brillarono di nuovo, cupamente. Krace si allarmò, già una volta aveva visto quella luce negli occhi di Duncan : era stato durante un allenamento del giovane, il capo delle guardie l’aveva disarmato e costretto alla resa ancora una volta "Se non ti impegni di più non combinerai nulla di buono e verrai ucciso alla prima guerra !" aveva detto al nobile che gli voltava le spalle, era allora che Krace aveva visto lo sguardo, che sembrava quello di un serpente che studiava la sua vittima prima di attaccare, nel volto di Duncan, ma all’inizio non ci aveva fatto molta attenzione. Il giorno dopo l’allenamento si stava svolgendo normalmente, ancora una volta il giovane duca era in difficoltà : aveva commesso l’errore di spostarsi in modo da avere il sole di fronte, il capitano stava ormai portando il fendente finale quando Duncan anziché tentare di pararsi con il piccolo scudo di metallo, lo girò, il retro di esso che era stato lucidato fino a potercisi specchiare e così riflesse la luce del sole negli occhi del capitano accecandolo. Approfittando del momento di disorientamento dell’avversario si portò con un balzo alle sue spalle portando la sua lama alla gola del capitano delle guardie "Vi arrendete ?" "Non ho altra scelta ! Sei stato fortunato stavolta" Duncan lo lasciò andare "No, non è stata fortuna, ho lucidato io stesso il retro del mio scudo affinché potesse riflettere i raggi solari, ed ho fatto volutamente in modo di finire con il sole di fronte, solo che voi avete pensato che io avessi commesso un errore ed eravate ormai certo della vostra vittoria, ma è sottovalutare il proprio avversario l’errore peggiore capitano." L’uomo lo fissava stupito "Complimenti Duncan, ma questo trucco non è degno di un cavaliere" "Ed accettare onorevolmente la sconfitta o la morte, quando è possibile vincere con l’astuzia, non è degno di creatura dotata di intelletto." "Sono d’accordo con te ragazzo, e se fossi uno dei miei uomini non avrei nulla in contrario, anzi, ma tuo padre non approverebbe di certo, devi diventare un cavaliere." Ora Krace aveva riconosciuto nel giovane nobile lo stesso sguardo di quella volta : stava sicuramente macchinando qualcosa, probabilmente il duca avrebbe ricevuto una brutta sorpresa.

(continua...)

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