Agriterrorismo, ovvero l'ospitalità poco rurale


Se l'intento dell'agriturismo è facilitare lo scambio città-campagna, i signori Mezzucci di Mostacciolo ci sono riusciti perfettamente: nel senso che hanno trasportato in collina la loro casa di città, dove manca solo la servitù (ma questa è stata spostata in altro luogo) per ricostruire vere e proprie scene di vita cittadina in mezzo al bel paesaggio mostacciolese (del resto non lontano dall'urbe caotica). E così ad attendervi, invece della franca stretta di mano dell'agricoltore, è un cancello automatico con telecamera; e gli animali da cortile, assicurati dalla guida agrituristica, li vedrete forse con il binocolo, dato che  in tutta la casa è tollerata la presenza di un solo gattino, peraltro spesso relegato in cortile "perché porta la terra dentro".  Quanto ai veri animali da cortile, dopo una settimana la signora si premurò di dire  a me e al mio compagno di viaggio che stavano nella tenuta a circa 2 chilometri più in là: dove naturalmente non siamo stati mai introdotti (è noto che gli ospiti possono portare malattie agli animali).
Il biliardo, il biliardino ed il ping pong, segnalati dalla citata  guida, non sono stati mai mostrati al povero visitatore, e giacevano, evidentemente al riparo della polvere,  nella "sala riunioni", chiusa rigorosamente a chiave e mai fatta  fatta vedere all'ospite pagante, che avrebbe dovuto domandare  di entrare nella sala o di conoscere la dislocazione dei servizi a piano terra, come fu fatto notare l'ultimo giorno. E' infatti consuetudine, appena l'incauto visitatore varca la soglia della residenza, che questi si arrangi da solo e che gli venga mostrata solamente la camera: quest'ultima ha tutta l'aria di un cubicolo similgiapponese a somiglianza di quelli degli alberghi del litorale, che credevate di aver lasciato alle spalle, e per il quale pagate la stessa somma se non di più; e quando dovete chiudere la finestra per aprire l'armadio e restare a letto per poter usufruire del bagno vi chiedete se per caso non siate stati voi fortunati negli ultimi anni ad incontrare sempre agriturismi con camere grandi e bagni generosi; ma poi chi vi accompagna vi ricorda che siete in un posto prestigioso, segnalato dai rotocalchi e dalle riviste di settore. Una di queste, mostrata con amplificato orgoglio dal padrone, recava come titolo una frase del tipo "Ampi orizzonti", magnificando la vista sconfinate sulle colline. Evidentemente l'articolista non aveva mai soggiornato nelle anguste stanze messe a disposizione degli ospiti.
 
 

 La cucina marchigiana

Il cibo è rimasto il grande mistero dell'azienda agricola Mezzucci: che oltre ad essere fantastico luogo, agognato e sperato per 15 giorni e mai raggiunto, doveva essere la riserva del cibo servito con non celata boria dalla padrona di casa, la quale, proclamando di essersi buttata nell'"avventura agriturismo" nel '94, si era formata su un'enciclopedia culinaria che faceva bella mostra di sé all'ingresso. Ogni sera il sig. Barilla e i suoi spaghetti vennero omaggiati con una melanzana, qualche conserva, della carne: piatto forte pareva quella che noi padani chiamamo "la carne con la cici", pietanza amata dalle colonie degli anni sessanta che servivano ai poveri bambini spaghetti bianchicci e scotti e carne macinata ai ferri. Tale ricetta veniva ortodossamente seguita dalla sig.a Mezzucci; ed  una sera in cui, presa dallo sconforto, dichiarai di voler conoscere la provenienza di quella salsiccia (non avevo il coraggio di chiamarla genericamente "carne", volevo illudermi che per lo meno fosse salsiccia)  cominciò a protestarne la provenienza genuina  da un macellatore di fiducia di quelle parti, di cui però non fornì né nome, né indirizzo, né dislocazione; accontentandosi di indicare le colline con la mano in un rapido gesto che poteva dire anche il CRAI del paese vicino. Quanto a noi, dovemmo ammettere la nostra ignoranza totale sulla cucina marchigiana, che, praticata dalla sig.a Mezzucci (come lei stessa aveva dichiarato, per iscritto, sull'opuscolo dell'APT) non conosce l'uso di pesce e di frutta. Fu così che a 10 chilometri dal mare gli spaghetti alla conserva di pomodoro,  le polpette, la fesa di pollo, accompagnati da qualche  patata al forno, costituirono il nostro alimento principale, con gran felicità dei bambini che, com'è noto, aborrono il pesce e la frutta:  in dieci giorni mangiammo a testa solo una decina di pesche, e potemmo contenere in minuscole ciotoline biete e fagliolini che ci venivano serviti lessi e già conditi, senza che ci fosse il fastidioso pericolo di doverle condire a proprio piacimento. Del resto il sig. Mezzucci ci dichiarò che lui non teneva ortaggi, perché non rendevano; quanto a noi, ci ricredemmo sul fatto che in campagna si mangiasse la verdura, perché può apparire terribilmente volgare.
 

Agriterrorismo

Nella lezione di bon ton che i Mezzucci sapevano impartire perfettamente (una preziosa utility non segnalata nella guida) imparammo inoltre che l'agricoltore non si alza presto, ma fa colazione verso le nove/nove e mezza: contraddicendo in ciò le stesse indicazioni premurose della guida, che raccomanda di non interferire con gli orari piuttosto anticipati dei coltivatori. La sig.a Mezzucci si stupì che noi volessimo far colazione alle otto, per godere delle ore di luce e del mare del mattino; la nostra volgare abitudine  di alzarci alle sette e mezzo faceva a pugni con le migliori usanze della Fano e della Pesaro bene, che talvolta si radunava ai bordi della piscina che fa bella mostra di sé nella villa Mezzucci, e che offre una sana acqua piena di cloro e di insetti morti sul fondo;  succedaneo ottimo e anzi migliore del mare, al quale non si va perché sporco e frequentato da turisti. Forse era per questo che avevano dichiarato, sulla guida, che il mare era a 4 Km, mentre invece se ne percorrevano almeno 11; chi del resto si sarebbe potuto sognare di scendere a quel coacervo di confusione e volgarità che è la spiaggia, quando poteva prendere il sole ai bordi della bella piscina con vista sugli ampi orizzonti? Fu l'unica struttura  che la sig.a Mezzucci ci disse che potevamo usare liberamente: se non c'era la Fano bene, naturalmente, e abiurando la comune salsedine marina.
Tuttavia noi ci intestardimmo per qualche tempo a mantenere l'abitudine ad uscire entro  le nove, quando la sig.a Mezzucci si faceva un caffé forte per la levataccia antelucana; e avevamo a disposizione burro Galbani e marmellata fatta in casa, che sapeva anch'essa terribilmente di gelatina (a che cosa giunge la malevolenza umana ed il sospetto!); oltre a ciò fette biscottate e crostatine Mulino Bianco, a conferma che la sig.a Mezzucci aveva a cuore la nostra salute, visto che ci forniva i prodotti da forno più diffusi in Italia, e non quelle pericolose merendine misconosciute che popolano talune colonie vecchio stile. Nel tripudio di genuinità della prima colazione, culminato nello zucchero rigorosamente raffinato, io ed il mio compagno di avventura  ci chiedevamo quali emozioni si provavano a mangiare un frutto di prima mattina: e lo mangiavamo in spiaggia, acquistato dal fruttivendolo vicino, con lo stesso timore che poteva circondare il frutto proibito.
Una mattina trovammo la sig.a Mezzucci che aveva già preparato, alle 8,  il caffé, e percorreva la cucina con passo furibondo. Di fronte al nostro stupore prese a sciorinare un'inviperita critica all'operaio ****, che aveva il vizio di fare di testa sua, e si era messo al trattore alle 6 e 30: e di fronte alle rimostranze si era permesso di rispondere che era andato in campagna a quell'ora perché faceva più fresco. Ma la gente deve dormire a quell'ora, non mettersi alle macchine; e lo diceva gonfiando  le guance e restringendo le fessure degli occhi, sicuramente biasimandoci, insieme all'operaio ****, per la nostra usanza di alzarci in orari poco consoni alla vita padronale.
 

Il dané è dané

I Mezzucci sono dei veri e propri mecenati dell'agriturismo: ricchi proprietari terrieri e miliardari che si mettono a disposizione della giusta causa e diffono il verbo dell'agricoltura biologica. In che cosa questa potesse consistere ce lo spiegò una sera il sig. Mezzucci, rimpiangendo di doversi recare in banca ancora il giorno dopo (a tempo perso infatti riempiva i ranghi dei bancari insoddisfatti):  molti più contributi CEE e la  possibilità di divenire leader in un settore in espansione. Questo naturalmente aveva comportato delle scelte: a) limitata vendita diretta nella zona, per portare la  merce a Cesena, con più possibilità di sfondare in altre piazze; b) apertura dell'azienda agrituristica per far girare il proprio nome anche in regioni lontane. Naturalmente il biologico era tutto un giro un po' sporco, e c'era chi faceva il furbo; lui ora comprava i cubetti di sterco da ***, un figlio di buona donna, e così stava prendendo contatti con **, che era introdotto anche giù  a Roma, e quindi prendeva due piccioni con una fava;  e quando si trattava di fare i pranzi di Ferragosto, che veniva il direttore della banca e che conosceva il sottosegretario, lui se ne impippava, perché era ancora introdotto con le casse rurali, e sarebbe arrivato lo stesso al sottosegretario. Nel frattempo curava l'azienda della moglie, ed entrambi lo facevano per amore dell'agriturismo. La piscina era costata  un bel po', e il campo di tennis più di 70 milioni, un vero pozzo senza fondo, perché si era subito aperta una faglia proprio a metà; però sulla guida il campo da tennis era segnalato lo stesso,  ma il sig. Mezzucci, preso da mille problemi,  probabilmente se l'era scordato. Quel pavimento sui cui stavamo era costato decine di milioni, tutto con materiale di riporto trattato; e solo per il trattamento avevano speso 7 milioni, e dire che lo avevano fatto loro, acquistando i prodotti specifici che non avevano lesinato come invece fanno le ditte specializzate. Come fare fronte ai costi? Qualche cena, qualche pomeriggio in piscina, qualche pranzo; che da lui venivano da Perugia e da Pesaro, aveva le sue conoscenze, non era il primo dei cretini; come in banca, del resto: roba da far saltare gli azionisti, che lui e la moglie sapevano chi chiamare e che  dire, ma non lo facevano perché erano gente per bene; e quando i 2500 quintali di pesche venivano venduti a tot milioni lui sapeva che ne avrebbe ricato l'utile del 25%, o anche meno, se c'era la gelata come quest'anno; e poi c'aveva gli operai, e gli toccava di pagarli; e 'sto comune mezzo ladro che non gli dava niente, e però voleva le tasse; ed erano venuti a magnare a Ferragosto, l'altr'anno come questo, e magnavano e magnavano, e lui non ci stava con le spese, tanto che alla fine diceva: "date quello che volete"; ma li aveva fregati col catering (confermando in ciò la nostra perplessità sulla sua fede biologica), che poi è tutta forma e poco cibo; e con quello si guadagna, che quando è finito Ferragosto e hai i tuoi 3-4 milioni di utile dici, ah, è passato anche questo, e te senti più felice.
Erano gli unici momenti in cui non rimpiangevamo che non mangiasse con noi: perché fedeli al motto agrituristico  che l'agricoltore mangia insieme agli ospiti, i Mezzucci, che agricoltori non erano ma solo possidenti, si chiudevano dietro una pesante porta di metallo e ingurgitavano la pizza della pizzeria poco distante,  mentre noi arrotolavamo un po' stremati gli unti spaghetti con la cici.
 

Beata ignoranza

I Mezzucci hanno un solo credo: il businness del biologico. Tutto quello che esula da questo assioma è inutile orpello che rischia di compromettere la fede nel corollario dei contributi CEE, e che potrebbe fornire al'ignaro ospite l illusione di un effettivo arricchimento personale, di una discussione cordiale e generosa, di un proficuo e colto scambio di opinioni. Perciò la parola d'ordine è "mai parlare d'altro";  e per evitare pericolosi equivoci i figli dei sigg. Mezzucci, ligi agli insegnamenti parentali, si limitano all'alzata di spalle e  al rassegnato saluto serale. Un giorno chiesi se in casa custodissero qualche  notizia su Giulio Perticari, letterato dell''800, che mi sembrava, con sfuocati ricordi, avesse vissuto da quelle zone; troppo tardi mi accorsi di  aver travalicato le buone usanze della famiglia, e cioè mantenersi ignoranti su tutto ciò che è inutile, evitando così di porre in imbarazzo l'ospite che non si interessasse di cultura, o arte, o politica, o altro. Il silenzio pieno di stupore con cui accolsero quel nome, Perticari, mi ricoprì di ignominia, aggravata dal fatto che noi leggevamo il giornale tutti i giorni, come si meravigliò la sig.a Mezzucci; tranne poi scoprire che in quel paese il Perticari aveva tanto vissuto e tanto lavorato da  morirci, e la piazza principale, che pareva un'arena, era dedicata a lui.
Ma ben altro poteva il rispetto dell'ospite: il disdoro che ricopriva  tutto ciò che non fosse la propria azienda lasciava irrisolte le nostre domande sulla vita di quelle parti, gli avvenimenti sociali e politici, persino le ordinanze sindacali sulla non potabilità dell'acqua,  che la sig.a Mezzucci si affrettò a spiegare col fatto che a lei non interessava, visto che cucinava da sempre con l'acqua minerale.
Di una cosa sola i Mezzucci parevano interessarsi, oltre che dei propri ettari: della critica in absentia. Per ogni ospite infatti la sig.a Mezzucci sapeva trascegliere i particolari più riprovevoli, che spiattellava davanti agli altri quando l'ospite in oggetto se n'era andato, o fosse momentaneamente assente: quello russava, una famiglia teneva un barboncino schizzinoso, una coppia aveva paura dei cani, un signore  voleva l'insalata di pomodori (che volgarità in un agriturismo!),  l'altra famiglia aveva un bambino che faceva colazione bevendo l'acqua minerale... Che cosa ci fosse poi di male nel bere un bicchiere di acqua minerale alla mattina non l'ho ancora capito, ma non tentai neppure di citarle la frase conclusiva di Nanni Moretti in Caro Diario:  dopo un'affermazione in cui, per scherzare su un presunto caso di sonnanbulismo, avevo tirato in ballo un accostamento al Fantasma dell'Opera, la sig.a Mezzucci mi guardò con quell'aria di riprovevole stupore che aveva già assunto in occasione del Perticari. Al gioco della critica in absentia partecipavano tutti, il sig. Mezzucci come i figli, anche se il ragazzo, un po' più defilato, non si presentò mai, ma fece in modo di aspettare dietro una tenda prima di scender le scale, perché noi uscissimo senza poterlo vedere.
Naturalmente ogni ospite era esca per il foco: ma delle critiche che i Mezzucci rovesciarono e rovesciano sul nostro capo non ci è dato di sapere.
 
 

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