LA SFORZESCA


Il nome viene da Ludovico Maria Sforza, detto il Moro, che nel 1486 trasformò il possedimento vicino a Vigevano in una villa fertile ed amena, così come si legge sulla lapide in distici latini murata sul lato nord-est del Colombaroneeretto da Ludovico il Moro in quell'anno.
 
E' probabile che Leonardo stesso partecipasse ai lavori idraulici e di bonifica della frazione. Egli sicuramente soggiornò nella tenuta, come si legge nei suoi scritti: a dì 2 di febbraro 1494 alla Sforzesca ritrassi scalini 25 di 2/3 di braccio.... (nell'immagine a fianco, schizzi di Leonardo che ritraggono il Mulino della Scala, uno dei sei mulini allora compresi nella tenuta).
 

A ridosso del Colombarone si trovano gli edifici adibiti a residenza dei salariati, databili alla fine del '400.  (vedi immagine sottostante, nella via chiamata Dei Fiori)

Il 2 gennaio 1494 Ludovico il Moro donò la Sforzesca alla moglie Beatrice d'Este, e dopo la di lei morte il Duca legò tutti i beni della Villa ai Padri Domenicani di Santa Maria delle Grazie, dove Beatrice venne sepolta (oggi i suoi resti si trovano alla Certosa di Pavia).
 

Nel 1555 la Sforzesca passò agli Spagnoli, e in seguito ancora ai Domenicani, finché Napoleone nel 1798 la dichiarò proprietà della Cisalpina e successivamente la donò a due suoi generali.
In occasione della Prima Guerra di Indipendenza la Sforzesca fu scenario di uno scontro tra gli Austriaci e i Piemontesi. Un cippo posto all'uscita della frazione ricorda quel giorno, in 21 marzo 1849, in cui tra l'altro Carlo Alberto dimorò con il suo Stato Maggiore nella Villa, prima della disastrosa battaglia di Novara.

Dal sec. XIX la  storia dei passaggi di proprietà della Sforzesca va di pari passo con vari matrimoni che intrecciarono legami e parentele molteplici, fino ad arrivare ai nostri giorni, in cui la Villa propriamente detta è di proprietà dei principi Castelbarco Albani Gropallo, mentre il Colombarone è stato venduto al gruppo societario Esselunga, che lo sta ristrutturando con finalità culturali per conto del Comune di Vigevano.
  


Un edificio a pianta  rettangolare eretto alla fine del sec. XV, dove i plessi angolari, a forma di torre, sono uniti da corpi di fabbrica più bassi, usati come stalle e depositi. Gli scrittori rinascimentali Simone del Pozzo e Nubilonio descrivono con magnificenza l'ampiezza delle colombaie angolari. 
Le facciate esterne delle torri sono ancora decorate con fasce marcapiano in mattoni intonacati a dentelli, e finestre a tutto tondo nel sottotetto.
 

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