TROMELLO

NOTIZIE STORICHE
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Si ipotizza che il toponimo sia formato dalla parola tres e da mellum (cingolo, collare). Probabilmente il  nome deriva dalle tre strade che concorrevano a questo paese da Lomello, da Vigevano, da Pavia; o forse perché vi erano tre ordini di mura che cingevano il castello.
Sicuramente Tromello fu centro romano, come testimoniano alcuni reperti archeologici trovati in loco. Nel 1990 venne alla luce un piccolo cimitero gallo-romano lungo la provinciale che porta a Mortara, e nella stessa Tavola Peutingheriana viene annotato il toponimo "Trumli".

Nel corso dei secoli Tromello si affermò quale località di passaggio della Via Francigena, ovvero di quella direttrice che collegava Calais con Roma, percorso obbligato, con le sue tappe dotate di strutture assistenziali, ristorative e sacre, per i pellegrini che si recavano nel cuore della Cristianità. Risale al 990 la memoria di Sigeric, arcivescovo di Canterbury, che si recò a Roma per ricevere dalle mani del pontefice i segni dell'autorità vescovile; il presule anglosassone, ritornando da Roma, dopo aver attraversato il Ticino a Pavia puntò verso Vercelli dove giunse dopo essere transitato per "Tremel".

Il paese, come molti altri comuni lomellini, subì nell’alto medioevo l’influenza dei potenti conti palatini di Lomello, mentre nel 1335 divenne feudo dei  Beccaria di Pavia.
Nel 1460 il borgo contava ben 200 case, come ci tramanda una visita pastorale di quell'anno.
Nel 1535 l’imperatore Carlo V concesse il paese in feudo ai conti Stampa, grandi di Spagna di I classe; probabilmente questi ultimi fecero costruire l’attuale palazzo del Municipio.
Nel 1634 fu istituita dall’allora parroco la prima scuola elementare.
Per Tromello transitarono gli eserciti russi, francesi ed austriaci nelle guerre di fine ‘700-inizio ‘800.

A metà del '700 uno storico di nome Angelo Portalupi scrisse questo giudizio sugli abitanti del paese:
Era antico custume dei Trumellini, eziando se campagnoli, di non mai uscir di casa senza seco portare calamaio e carta per iscrivere sempre alcuna cosa, terminate che avessero le lor fatiche, o dato acconcio alle lor faccende. Furono commendati i suoi abitatori per la finezza dell’accorgimento; singolarmente nel saper dibattere anco in mezzo ai campi, ove occasion portasse, le liti; quindi argomentasi esser poi nato il trito proverbio in Lomellina dei dottori o giudici di Trumello.
Curioso che in tempi più recenti tale detto si sia trasformato nell’appellativo di cacia sentèns! (cacciasentenze, ovvero persone sempre pronte a riferire un giudizio riguardo a tutto e tutti).

Data la posizione strategica del luogo per l’incrocio di strade, passarono per questo paese gli eserciti savoiardi e francesi ancora nel 1814. Inoltre si tennero diversi convegni tra irredentisti lombardi e piemontesi negli anni precedenti la prima guerra di indipendenza.
Il castello antico, distrutto dopo il 1800, ha lasciato traccia nella memoria dei tromellesi, che distinguono una parte dell’abitato appunto con il nome di castello. Verso la metà del sec. XIX venne ingrandita e alzata la torre del ‘500, il Torrione, per istallarvi l’orologio comunale.
Nel 1859 Tromello entrò a far parte del regno di Sardegna e poi d’Italia.
Di questo paese è Angelo Cavallini, ultimo cantastorie lomellino, che insieme alla moglie aveva fondato I cantastorie pavesi. Purtroppo la loro attività è cessata  nel 1982.
 
 

NOTIZIE RELIGIOSE
Tromello era in origine centro religiose di una qualche importanza, La primitiva chiesa doveva essere intitolata a S. Maria, ma successivamente (in conseguenza dell’influenza di un monastero dipendente dal lontano Bobbio) l’intitolazione venne dedicata a S. Martino vescovo. Ancora oggi vicino a Tromello esiste un fondo chiamato fondo di San Colombano, probabilmente su influsso del monastero bobbiense.
La nuova parrocchiale fu edificata dentro il castello, e nel 1835 fu ampliata, dopo la distruzione del maniero. L’edificio parrocchiale subì vari restauri e abbellimenti dopo il 1900, e nel 1962 gli fu affiancato il nuovo battistero.
Ma la chiesa più cara a tutti i tromellesi è quella di san Rocco. Fu edificata per voto popolare nel sec. XVI, dopo un’epidemia di peste, e vi faceva capo la Confraternita dei santi Sebastiano e Rocco, che contava nel 1644 ben 150 confratelli. Da questa chiesa, per antica tradizione, parte la processione del Crusòn (Il Crocione) che si svolge alla sera del Giovedì Santo.
Nel 1630 il parroco di allora Bernardo Branca fondò il monte granaio, istituzione benefica con la quale si concedevano le sementi delle biade a misura scarsa, e si restituivano a misura colma. Tale artificio permise di aiutare le piccole imprese agrarie del tempo, e con gli utili si pagava il maestro del Comune, perché facesse scuola gratuitamente, e si beneficiavano i pellegrini. Il monte granaio funzionava ancora agli inizi del sec. XX, e costituisce sicuramente un intelligente esempio di mutuo soccorso, sorprendentemente precursore dei propri tempi

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