Contra PASS
(Post Abortion Survivor Syndrome)
ovvero della serie di mille perché non possiamo dirci Cristiani

19 Novembre 1993

Sui giornali leggo oggi (del prof. Philip G. Ney della British Columbia di Vancouver alla VII Conferenza Internazionale «Puer Natus Est») una stupefacente e allarmata conclusione, passata per scientifica, secondo cui è più probabile che le donne che hanno abortito maltrattino e trascurino i loro figli, ed essi soffrano di profondi conflitti psicologici. Il prof. Ney si spinge fino ad identificare una sindrome da sopravvissuto post aborto (PASS - Post Abortion Survivor Syndrome). Sovente affermazioni simili sono sostenute da sedicenti scienziati che, all'ombra di roboanti istituzioni di cui si fanno scudo, confondono il fare ragionamenti scientifici col dare i numeri. Non so se questo sia il caso. Certo è che, da quello che si intravvede dai giornali, sembra proprio di sì.

Bene. Io, Ph.L. (Philosophus Libertinus) Bruno X. Caudana, in qualità di presidente, direttore e unico membro dell'IDDIO (Istituto per la Demolizione delle Demenzialità e delle Idiozie Onnipresenti), vorrei sollevare due questioni sull'argomento. Una di metodo e una generale.

Quella di metodo. Stando a quanto sembra di capire, il prof. Ney ha trovato una correlazione tra il fatto che in una famiglia si siano praticati aborti e il fatto che i figli manifestino problemi psicologici, da lui descritti come PASS. Cosa che non ho motivo di mettere in dubbio. Da ciò il prof. Ney sembra insinuare, più o meno sottilmente (si fa per dire), la conclusione che l'aver praticato aborti causa la suddetta sindrome. È un po' come dire che, quando in primavera aumenta il cinguettio degli uccelli, esso causa il rinverdire dei prati. Questo grossolano errore di metodo sta alla base di molti ragionamenti pseudoscientifici fatti dai suddetti sedicenti scienziati che danno i numeri. Notare una correlazione tra fatti è un buon inizio per scovare dei meccanismi di causa-effetto. Ma è una pessima fine se si crede di averli già trovati. Nella fattispecie (la butto lì, senza nemmeno averci pensato più di tanto), il buon senso suggerisce che se una volta si è deciso un aborto e non è riuscito, le probabili cause (ad esempio il senso di inadeguatezza economica o psicologia ad allevare figli) che avevano fatto prendere quella decisione continuano sussistere anche dopo, e si fanno sentire nel rapporto interpersonale con la prole. Se, per caso, questa mia interpretazione del pensiero del prof. Ney non è corretta, me ne scuso. Ma questo è quanto si è visto attraverso gli organi di stampa.

Quella generale. Sempre stando alle solerti indicazioni del prof. Ney sarebbero 60 milioni ogni anno gli individui non nati. Se nati, essi porterebbero il tasso di incremento medio della popolazione mondiale dall'attuale 1.7% annuo al 2.8% annuo. Proiettando con un modesto esperimento mentale le conseguenze di queste cifre, possiamo prefigurare che fra 370 anni (18 generazioni) ci dobbiamo aspettare di trovare un essere umano ogni metro quadrato di terra emersa (1x1 metri). O, se si preferisce, fra 200 anni (10 generazioni) un essere umano ogni 100 metri quadrati di terra emersa (10x10 metri), compresi deserti e ghiacciai. Mi sembra superfluo far notare che, molto prima di arrivare a queste situazioni, si creerebbero difficoltà nella catena alimentare, anche supponendo la quotidiana pratica del cannibalismo. Infatti circola la voce (non so quanto veritiera) che anche qualche alto prelato si sia azzardato a stimare in 50 miliardi di individui (secondo me folle per eccesso) la quantità massima sopportabile dal pianeta Terra. Questo accadrebbe fra circa 80 anni (4 generazioni), al tasso di incremento implicitamente auspicato dal prof. Ney e dai cattolici.

Ma le cifre non sono di per sé molto importanti per il ragionamento che sto facendo. È importante che si percepisca l'esistenza di un limite da qualche parte. È evidente che, nel lasso di tempo intercorrente tra ora e il giorno del raggiungimento del limite individuato, qualche cosa deve accadere che riguardi la variazione dell'apparire e dello scomparire di esseri umani sulla terra. Questo strano fenomeno è in realtà condizionato da due soli fattori: la variazione della quantità di nascite e la variazione della quantità di morti. In particolare, perché si rientri nei limiti invalicabili sopra discussi, succederà che si tenderà ad una diminuzione delle nascite e ad un aumento delle morti.

A meno di credere a favolose e miracolistiche mutazioni genetiche che in 4 o 18 generazioni ci rendano capaci, che so, di compiere la fotosintesi clorofilliana, o di volare in massa a colonizzare gli altri pianeti, o di respirare in fondo al mare, ci restano disponibili le seguenti pratiche con cui ragionevolmente si può pensare di agire.

Per la diminuzione della natalità:

  1. L'aumento della castità, che però sembra scarsamente praticata da qualsiasi essere vivente e storicamente poco efficace.
  2. La procreazione responsabile. Definizione ambigua che dice tutto e niente (la cito perché qualcuno la crede una tecnica).
  3. La procreazione controllata con tecniche contraccettive 'naturali', che inizia a voler distinguere una intenzionalità procreatrice da una intenzionalità solo edonistica, e che comunque non si distingue, in quanto a motivazioni, dalla successiva, ma se ne discosta solo per la minor efficacia.
  4. La procreazione controllata con tecniche contraccettive esplicite ed efficaci (pillola, preservativo, ecc.)
  5. La sterilizzazione.
  6. L'aborto.

Per l'aumento della mortalità:

  1. L'infanticidio.
  2. La diminuzione della cura dei neonati e dei bambini, per ignoranza non giustificabile di semplici pratiche igieniche, per inadeguatezza dei mezzi di sussistenza, ecc.
  3. La diminuzione della capacità di controllare malattie e incidenti per inadeguatezza di risorse, ecc.
  4. La eliminazione attiva degli avversari più deboli (ricordando ai fanatici di questa soluzione che ciascuno di noi sarà sempre più debole di qualcun altro in qualche momento).
  5. Il suicidio indotto dalle circostanze.
  6. Il suicidio gratuito.

Non vi sono altre pratiche.

È singolare che, a seconda di dove si collochi l'inizio della vita, le pratiche tendenti a ridurre la natalità sconfinino nelle pratiche tendenti ad aumentare la mortalità e viceversa. Ed è anche interessante notare come la castità, che sta apparentemente nella posizione più neutra e più indolore rispetto alle pratiche per la diminuzione della natalità sia anche pratica di aumento della mortalità (quella di sé stessi, posticipata nel tempo), quasi a collegare in un circolo continuo gli estremi delle pratiche elencate.

Torniamo ai numeri. Si può notare che, già oggi, oltre ai 60 milioni di aborti all'anno denunciati dal prof. Ney, per mantenere la popolazione stabile sui 5.5 miliardi attuali, occorrerebbe che altri 93.5 milioni di persone all'anno o non nascessero, per ulteriori aborti o per una più efficace contraccezione, o che morissero prematuramente rispetto all'attuale standard medio di vita e di conoscenze sul pianeta.

Se poi, per caso e malauguratamente, tutti seguissero le esortazioni del prof. Ney e dei cattolici a non fare quei 60 milioni di aborti all'anno, portando al 2.8% annuo l'incremento di popolazione, fra 80 anni (quando saremmo 50 miliardi, se non modificassimo i nostri atteggiamenti e ci cullassimo nell'idea che si possa mantenere lo standard di vita medio attuale sul pianeta), per mantenere la popolazione a quegli ipotetici 50 miliardi, ci troveremmo con 1.4 miliardi di persone all'anno da far morire o da non far nascere. Questo da farsi, di nuovo, o con più efficace contraccezione, o con aborti, o con morti premature rispetto alle conoscenze disponibili per il mantenimento in buona salute di ciascuno.

Sia detto per inciso. Nessuna paura. Non è che fra 80 anni accadrà questo improvvisamente. Perché i meccanismi di regolazione operanti sui viventi da centinaia di milioni di anni, e messi in luce da Charles Darwin, superano in sagacia 2000 anni di elucubrazioni teoriche strampalate fatte da un gruppo di individui accecati da pregiudizi e corti di mente. Elucubrazioni teoriche autoconsolatorie, astratte e totalizzanti la cui irrilevanza per i meccanismi biologici, compresi i comportamenti umani, è paragonabile solo alla loro impotenza nel condizionarli secondo le intenzioni espresse. Quello che avverrà nei prossimi anni sarà, in ogni caso, un mix delle pratiche elencate sopra. Sta a ciascuno di noi scegliere quelle che ci dispiacciono meno. Con la serena consapevolezza che qualsiasi atto singolo avrà un effetto modestissimo, infinitesimale.

Fatte queste banali considerazioni aritmetiche e di buon senso, e facendo una sintesi, calata in vivo, delle prescrizioni della morale cattolica ufficiale su questi argomenti, sembra proprio di notare che dai successori di Pietro provenga il suggerimento implicito ad imboccare la strada dell'aumento della mortalità prematura. Possibilmente dopo il battesimo, e meglio se prima della perdita dell'innocenza e della povertà di spirito. In modo che, comunque, grande sia il Popolo del Regno dei Cieli. Perché, è certo, si sa: lì non ci sono limiti a nulla. Questo va detto perché ciascuno veda e si assuma, senza alibi e in modo chiaro a tutti, la responsabilità delle conseguenze complessive di ciò che dice o predica.

Tralasciando gli uomini di buona volontà, lascio agli uomini di buon senso fare le proprie riflessioni. Certo è strano. Quando io mi devo arrampicare sui vetri, mi sento a disagio. I cattolici, come le mosche, sembra di no.

Infine, in accordo con il più sano spirito libertino, colgo l'occasione per sollecitare l'invio di fondi, in denaro e altri beni materiali non deperibili, a me personalmente o al suddetto istituto (IDDIO), da me presieduto, affinché esso possa mantenere in buona salute, fisica e mentale, il parco ricercatori e possa incrementare la sua dotazione strumentale, fondamentale per lo svolgimento dell'attività di ricerca. E cioè la dotazione di francobolli con cui si fanno circolare i risultati delle ricerche ivi compiute. Come questa.

Ph.L. Bruno X. Caudana

19 Novembre 1993      [ Back to Main Page ]


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