Enunciazione del Problema

< in scrittura >

Di solito si ritiene che l'Etica sia una importante fonte di ispirazione per indirizzare il nostro comportamento. In un certo senso possiamo dire che qualsiasi azione noi facciamo ha implicazioni etiche.

Qualsiasi piano, qualsiasi progetto, qualsiasi attività ingegneristica può essere vista come eticamente guidata. Può trattarsi di progettare un ponte, o di modificare il DNA, di comprare un detersivo o di . Alla base si trova sempre un desiderio che spinge ad una azione. Questo desiderio viene sovente ricondotto ad un qualche concetto di Bene, soprattutto quando l'azione è ritenuta cosciente. L'Etica è quella disciplina che vorrebbe indicare ciò che si deve fare indipendentemente da ciò che si vuole fare. Un concetto condiviso di ciò che è Bene è essenziale per poter formulare gerarchie di valori e norme in modo intersoggettivo.

Tuttavia, prima di chiedersi se l'etica possa vincolare le scelte di ciascuno, occorre chiedersi se i ragionamenti etici hanno senso indipendentemente dai desideri, dalle passioni e dalla simpatia (nel senso di "somiglianza delle passioni"). Cioè occorre chiedersi se un concetto di Bene è formulabile in generale, o addirittura se è formulabile del tutto.

Secondo chi possiede una Verità Rivelata di ciò che è Bene la risposta è sì, senza dubbi. Ma ciò vincola arbitrariamente anche chi non condivide esattamente la stessa rivelazione. Quasi sempre ciò è motivo di conflitti isolubili, perché la tolleranza di comportamenti contrari alla Verità mette radicalmente in discussione l'essere Verità di ciò che è creduto vero, a meno di rifugiarsi nel Mistero della verità. Chi dice di possedere la Verità Rivelata risolve questo paradosso fondando tutto sul Mistero e sul Mito, prima che su ragionamenti riscontrabili con i fatti.

Per chi vuole ragionare in modo laico, la questione è molto più complicata.

Si potrebbe pensare che la tolleranza sia una regola di condotta che rende minimi gli assunti di valore. Così accade in molti casi. Tuttavia funziona soprattutto dove una serie di valori sono già implicitamente o inconsciamente condivisi, e dove la pressione degli interessi vitali sia molto debole. Il che, per fortuna, accade di frequente, dato che siamo tutti parenti abbastanza prossimi, abituati da generazione a sapere quanto faccia male pestarsi i piedi a vicenda. Meglio sfogarsi con qualcosa di più diverso.

La tolleranza però incontra il paradosso con chi è intollerante. Chi è tollerante con chi è intollerante, soccombe. Altrimenti è intollerante in nome della tolleranza.

La tolleranza poi non può dire nulla in casi dove i conflitti non sono più spostabili ulteriormente. Ne sono un esempio i casi notevoli dell'aborto o dell'eutanasia, nel caso in cui il soggetto interessato non possa prendere alcuna decisione.

I casi però forse più interessanti di paradossi etici si trovano in situazioni meno estreme di quelle proprie di aborto e eutanasia. Due questioni sono particolarmente interessanti: la questione ambientale e il problema dei rapporti con altre specie animali.

Questione Ambientale.

Finché i limiti delle risorse e i vincoli che l'ambiente pone alla nostra sopravvivenza non erano percepiti come problemi, si poteva pensare di fare affermazioni generali circa i Diritti e il Bene Comune. Si sottintendeva che l'unico problema era il come estrarre e distribuire risorse da un pozzo infinito e lì pronto solo per essere valorizzato dall'intervento umano. Recentemente, con l'evidenziarsi dei limiti fisici delle risorse hard (materie prime, energia accessibile, acqua, terre coltivabili, alimenti, ecc.), si ritiene che sia un pozzo infinito la capacità di invenzione degli animali umani. Si fa cioè con molta disinvoltura una trasposizione ........ dando per scontato che materia e informazione siano interconvertibili. È un classico in molti videogiochi o film vedere personaggi dalle caratteristiche virtualmente carnali passare indenni attraverso accelerazioni che ridurrebbero allo stato di plasma incandescente qualsiasi cellula del nostro corpo.

In modo meno evidente, molte mitologie sulla indefinita capacità degli uomini di sopperire ai limiti fisici percepiti con attività di trattamento dell'informazione (aumenti di efficienza nell'uso di materie prime e nella produzione di cibo, invenzione di nuove risorse) trascurano sovente di considerare gli effetti sulla ridefinizione dei vincoli fisici che le suddette pratiche comportano. Specialmente frequentato è il mito che si rifà al moto perpetuo di seconda specie: quello che vorrebbe, attraverso trasformazioni cicliche, rendere indefinitamente ripetibile qualsiasi attività desiderata.

Così ad esempio:

Questo tanto per citare alcune mitologie ricorrenti nei ragionamenti di opposte fazioni. Va detto che la ridefinizione dei vincoli fisici viene volentieri trascurata perché, oltre a guastare l'armonia delle visioni radiose e a 'remare contro' gli inguaribili ottimisti, è difficilmente prevedibile in modo analitico e sovente mostra i suoi effetti solo con il procedere delle attività intraprese.

In un certo senso l'invenzione di luoghi virtuali privi di limiti fisici, come l'Età dell'Oro, il Paradiso, o la reincarnazione ciclica, possono essere considerati primi esempi di tecnologie dell'informazione che operano questo tipo di trasposizione e interconvertibilità tra materia e informazione.

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Cioè alla fin fine un problema di amministrazione efficiente della valorizzazione e della distribuzione delle risorse. Si poteva pensare che ci fossero diritti inalienabili che valevano in generale per tutti gli uomini indipendentemente da vincoli fisici, e che si dovesse solo capire come estrarre in modo efficiente le risorse per sostenerli. Il concetto di sviluppo economico è legato a questa concezione. In tale prospettiva i diritti delle generazioni future, in particolare, non ponevano speciali problemi. Tutt'ora è convizione abbastanza diffusa che la questione stia in questi termini.

Il fatto che le risorse sono finite, pone invece la questione etica in tutta la sua insolubile paradossalità. Occorre ragionare in termini di ripartizione, invece invece che di espansione. Questo ha come conseguenza che tutte proposizioni generali (e quindi illimitate) devono fare i conti con vincoli fisici che tuttavia lasciano un certo margine di azione consapevole. Così ad esempio il diritto ad essere curati in quanto esseri umani, diventa, prima o poi da qualche parte, il problema di scegliere se curare un ammalato più grave o due ammalati meno gravi. Questo in termini generali e non solo contingenti. Cioè diventa una questione della cui ineluttabilità si ha conoscenza nel momento in cui si formula un Diritto in generale. In estrema sintesi: il fatto di vivere qui oggi riduce o esclude la possibilità di vivere altrove o in futuro.

Questo non consente di spostare altrove il conflitto per le risorse, e rende paradossale qualsiasi affermazione generale circa i Diritti. I diritto alla vita delle generazioni future o residenti altrove si scontra con il diritto alla vita delle generazioni attuali e residenti qui.

La prima reazione a ciò è negare che ci siano limiti alle risorse in linea di principio. La seconda, quella di istituire sottogruppi a cittadinanza limitata, in genere giustificando questo come espediente transitorio e come eccezione.

Ad esempio:

In questo modo la aspirazione alla parità delle opportunità incontra un ostacolo insormontabile. Alla generalità di una affermazione etica si affianca sempre una corrispondente ambiguità con cui trattare le inevitabili eccezioni.

Rapporti con altre specie animali.

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Tradizionalmente, da un punto di vista laico, ...............


Tuttavia se la teoria dell'evoluzione di Darwin funziona (e sembra proprio che funzioni), essa mostra che gli esseri viventi si evolvono indipendentemente dalla presenza di norme etiche. Anzi, attraverso lo studio 'naturalistico' del pensiero (nel modo sintetizzato da F. Crick e prefigurato da molti altri), si riesce a intravvedere, in modo scientificamente ben posto, come si può produrre l'illusione che le norme etiche esistano di per sé come generalizzazione e 'cristallizzazione' dei desideri e delle passioni, mentre la storia mostra che esse evolvono.

In questa prospettiva, sembra proprio che le proposizioni etiche, formulate nel modo in cui ci sono state tramandate, siano prive di senso se pretendono di normare i comportamenti al di là dei desideri soggettivi, delle passioni e della simpatia (nel senso di "somiglianza delle passioni"). Cioè al di là del loro prodursi come fatti storici e contingenti, con potente ed efficace effetto retorico, ma senza alcuna solida fondazione.

I concetti etici presuppongono una visione statica di noi stessi e del mondo che ci circonda. Tuttavia ciò produce una serie infinita di paradossi quando consideriamo la meccanica dei fenomeni viventi insieme ai vincoli ambientali e ai limiti delle risorse.

L'evoluzionismo pone questioni così fondamentali a concetti come liceità, dover essere, legittimità, etc. che quasi nessuno ha il coraggio di guardare in quella direzione con disincanto.

< in scrittura >

24 Aprile 1996          [ Back to Main Page ]


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