“Per Nietzsche è esistito un solo
cristiano ed e morto crocifisso”.
“Nell' aiutare un bisognoso non ci
debbono essere né riconoscimenti né gratificazioni”
Il falso
altruismo ed il vero egoismo. Il fraintendimento di San Paolo
Pubblichiamo la trascrizione integrale
della conferenza che Alfredo Fallica tenne a Palermo pochi mesi prima della sua
scomparsa.
Perché é cosi difficile amare il
prossimo?
Dio esiste o non esiste? E’ vivo o è morto? Gesù è figlio di Dio? E’ un rivoluzionario o un pazzo? E’ il Messia mandato da Dio per salvare l'umanità? Maestro di vita e filosofo geniale o un fanatico? Chi sono veri cristiani? Chi è il prossimo? Sono domande fondamentali che Vittorio Messori, profondo studioso di Gesù rivolge a teologi, scrittori, filosofi, antropologi, da lui intervistati negli anni passati, e ristampati nel libro, recentemente uscito (Oscar Mondadori) dal titolo "Inchiesta sul Cristianesimo". Sono tante le risposte tramutate in domande. Molto interessante la testimonianza del famoso scrittore, germanista, Italo Chiusano, da poco non più tra noi, rilasciata prima ancora che a Messori, a me, in occasione del 5° Congresso Internazionale "Nietzsche e Cristianesimo".
Italo Chiusano
allora mi scrisse di leggere ai congressisti la sua testimonianza, nella quale
affermava di essersi convertito al cristianesimo, dopo avere letto e meditato L'Anticristo
di Nietzsche. Alla domanda chi è il prossimo? Gesù risponde con una
parabola. Un uomo, derubato e bastonato, giace ferito in una stanza, nella
quale si trovano a passare in tempi diversi, tre persone. Di esse due non si
fermano per soccorrerlo. Il terzo si ferma e si da cura del ferito. Lo
accompagna nella più vicina locanda e paga lui al locandiere l'assistenza. I
primi due sono sacerdoti il terzo è, probabilmente, un mercante, samaritano,
proviene da Samoria, in Palestina. Non è un intellettuale, è un uomo semplice e
naturale. Un uomo pratico, che aiuta il ferito senza sacrificarsi. Nei Vangeli
si dice che il Samaritano abbia agito senza sacrifici, ma per misericordia.
Ora, la misericordia, pur essendo un nobile sentimento di compassione nei
confronti del ferito, se si presta attenzione, leggendo i Vangeli pare che
manchi al samaritano, mentre appare più probabile la presenza di un sentimento
naturale di giustizia, possibilmente manipolato da Paolo. I detti di Gesù
quando non manipolati e interpretati ipocritamente, sono chiari e profondi.
Come per esempio nel Vangelo di Giovanni, dove mancano le parabole. Abbiamo
visto che il Samaritano cura il ferito senza sacrificarsi, né per dovere, né in
vista di una riconoscenza, ma disinteressatamente. E’ questo altruismo? E’
egoismo? E’ un vero egoismo. Egoismo sano, forte, cattivo, creativo. Quello dei
due sacerdoti è falso egoismo. Dal falso egoismo deriva falso altruismo, la
falsa morale.
Il samaritano
dona amore al ferito che è il prossimo. E il prossimo (il ferito) come
risponde? Risponde anche lui con amore al suo prossimo, cioè al samaritano, ma
non dimentica che anche lui è prossimo, possiede le stesse qualità del
soccorritore. Entrambi sono prossimo, veri egoisti. Nel samaritano non
c'e pietà verso il ferito, né bisogno di gratificazione, perché nessuno dei due
è scompensato dal prossimo, e un alter ego anche se il ferito ha bisogno di
aiuto. E’ il tu che diventa io. Ciò è possibile quando si ama se stessi, e si è
onesti con se stessi, prima ancora di esserlo con gli altri. L'Io del
Samaritano è talmente forte che non ha bisogno di nessun meccanismo di difesa.
Non proietta ne introietta, dona amore. La vita di Gesù, i Vangeli, Dio, la
storia del Cristianesimo, la storia dell'umanità, come pure la nostra vita
quotidiana, sottostanno tutte al gioco alienante delle proiezioni. La
proiezione c'e sempre stata sin dall'antichità, ma oggi più che mai.
L'Io del
sacerdote e del teologo è debole, scisso, schizoide, è un falso egoismo, alla
ricerca dei meccanismi di difesa, di protezione. Il samaritano è libero da ogni
pregiudizio, intellettuale, morale e sociale, diventa una specie di superuomo.
Non l'altruista che ama il prossimo, ma il vero egoista. Prossimo non è
solo il ferito, prossimo è anche samaritano, prossimo sono quelli che agiscono
disinteressatamente e non hanno bisogno di compensazione.
Ripeto: tra il
Samaritano e il ferito non c'é proiezione, né introiezione, né identificazione,
c'è solamente riconoscimento dell'altro io. L'io quando debole, ed è debole
perché è falso, fugge da se stesso e va alla ricerca di meccanismi di difesa.
Questi meccanismi di difesa possono tamponare ma non risolvere i problemi
dell'io. E’ allora che si rende necessario il ricorso alla psicoanalisi o alla
psichiatria. Gesù aveva capito, a mio parere, tutto questo, come lo capirà
Nietzsche e cioè che fortificando l'ego non ci sarà più bisogno di
compensazione, né di proiezione, né di introiezione. Oltre che in senso
verticale l'io si può allargare in senso orizzontale ed affermare la sua
potenza in tutti i campi. Non ha bisogno di sostegni dall'esterno, è più che
autosufficiente. Si accetta per quello che è. Si autogestisce, non segue
regole. Produce amore. Il rapporto tra l'io e l'altro non può che essere un rapporto
autentico, disinteressato, nessuno dei due è bisognoso d'amore, ma entrambi
sono donatori di amore. L'amore può essere proiettato, introiettato, donato
all'altro per identificazione. Se è proiettato allora è l'uomo che crea Dio a
sua immagine e somiglianza. Se è introiettato è Dio che crea l'uomo a sua
immagine e somiglianza. Se trasmesso all'altro per identificazione, allora
l'uomo si incontra con Dio e Dio con l'uomo. L'umano diventa divino, divino
diventa umano. A mio parere Gesù propone di percorrere una strada nuova ma non
è stato compreso. Questa nuova strada porterebbe al vero egoismo, all'egoismo
forte. L'egoismo forte si può espandere sino ad arrivare alla trascendenza,
ma non necessariamente. Tanto Gesù che Nietzsche avevano percorso questa strada
ma forse perché entrambi dotati di una intelligenza cinestatica corporale,
rarissima anche tra i geni. L'altruismo, vero o falso che sia, resta sempre una
proiezione inconscia dell'io che si identifica con l'altro. E l'io che si
inventa il tu. Anche se il tu per Jung è più vecchio dell'io, ma nella «nella
simbolica dello spirito». La psicanalista francese Francoise Dolto nel libro
«Psicanalisi del Vangelo» si arrampica sugli specchi per difendere l'altruismo
di Gesù. Ma Gesù non è altruista, è un vero egoista. Chi l'ha detto che noi
facciamo del bene all'altro per altruismo? L'altruismo, sia il falso che il
vero, non esiste per motivi diversi. Il falso perché non è vero altruismo; il
vero perché è vero egoismo. Se è vero altruismo, è disinteressato, se falso, è
interessato.
Il falso
altruismo è prodotto dal falso egoismo ed il falso egoismo dalla falsa morale.
Mentre il vero altruismo è presente nel vero egoismo e nella vera morale. Nell'
aiutare un bisognoso non ci debbono essere né riconoscimenti né gratificazioni.
E questo si comprende meglio se si pensa al fatto che per Gesù ognuno di noi è
fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Dunque si potrebbe dire che per Gesù
l'altro è sempre l'Io. L'altruista è presente nell'egoista. E’ egoista perché
anche lui è figlio di Dio. Ma per agire disinteressatamente è necessario vedere
nell'altro l'immagine e la somiglianza di Dio? Il problema è etico prima ancora
di essere religioso. Altro che sacrificarsi come vuole la Chiesa. Gesù non ha
mai parlato di sacrificarsi come vuole la Chiesa. E’ stato San Paolo a parlarne
e ad introdurre termini come pietà, carità, fatti propri dalla Chiesa. Sono
queste parole che hanno falsificato, rendendolo inautentico il rapporto tra
l'io e il tu. L'altruismo è una invenzione di San Paolo. Anche la pietas, la
caritas sono state introdotte nella religione cristiana da San Paolo, non da
Gesù Cristo che fu contrario alla fondazione delle Chiese, anche se c'ê chi
sostiene il contrario. San Paolo è stato il primo a manipolare i detti di
Cristo e ad impedirne l'attuazione. E questo Gesù lo aveva profetizzato. Paolo
non fu testimone oculare di Cristo, non lo conobbe, non ascoltava le
predicazioni. E si sente depositario delle rivelazioni. Il vero
egoista-altruista non è l'uomo dalle parole buone, ma l'uomo efficace nei
momenti difficili.
Vedere l'egoismo
soltanto in negativo o peggio ancora dando per scontato la sua negatività è
stato uno dei più gravi e diabolici errori a danno dell'umanità, perpetrato per
millenni dai filosofi, dai teologi e dai moralisti.
Gesù Cristo ha
cercato di creare una nuova morale vera e forte. Un "uomo nuovo"
forse il "superuomo" anticipando Nietzsche. Usava il linguaggio
naturale che è quello dei bambini. Non amava i ragionamenti concatenati. Amava
la parabola e gli aforismi nella forma enigmatica e bizzarra come Nietzsche e
come i grandi geni. Parlava il dialetto siriaco misto all'ebraico che si
parlava in Palestina. II falso pregiudizio moralistico, del quale non si dirà
mai abbastanza, ha provocato tanti terremoti morali.
Gesù non ha
voluto affidare la sua identità ad una formula. Nietzsche si muoverà in questa
stessa direzione.
Gesù esorta i suoi discepoli a cambiare vita, a mettere in pratica la legge di Mosè. "Fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi. E non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi". Non vuole che nessuno si sacrifichi. Parla in parabole per farsi capire dagli altri che guardano ma non vedono, ascoltano ma non sentono. Ma le parabole non bastano ad evitare il fraintendimento delle parole di Gesù. Col silenzio, "col non detto", col suo carisma, con lo sguardo, riesce a guarire molti malati di isterismo, ma mai a farsi capire.
Paolo invece
sembra essere stato capito e seguito dai cristiani. Proprio lui che li aveva
perseguitati e torturati ferocemente prima della conversione. Perché Paolo che
fu considerato da molti il fondatore del Cristianesimo, aveva manipolato i
precetti di Cristo basandoli sulla falsa morale e sul falso egoismo. E’
incredibile pensare che Paolo sia stato chiamato da Dio a compiere la missione
di diffondere il cristianesimo, dopo quell'orribile persecuzione contro i
cristiani.
Anche a volere
escludere l'aspetto clinico-psichiatrico, non riesco a vedere come si possa
credere a Paolo. Il suo fu vero pentimento? Personalmente non riesco a
immaginarmi Dio che perdona un essere cosi disumano come Paolo. E’ vero che nei
Vangeli è scritto che Dio perdona anche i nemici "l'amore radicale".
Ma a Gesù non
mancava il senso della misura, delle proporzioni. Sapeva che la giustizia è
proporzione. Il prof. Lumia che è stato un valoroso filosofo del diritto, oltre
che alto magistrato, avrà sicuramente da dirci cose interessanti.
L'attacco di
Gesù agli scribi e farisei ci ricorda l'attacco di Nietzsche alla falsità e
alla stupidità di molti filosofi e intellettuali. Io non ho alcuna difficoltà
ad ammettere che Gesù sia stato l'unico e il verso precursore di Nietzsche e
Nietzsche geloso di Gesù, come ha scritto Andre Gide
nell'"Immoralista".
L'amore del prossimo è sempre stato nei
secoli un argomento tabu. I teologi, i filosofi, gli intellettuali, hanno
mostrato resistenza nell'affrontarlo. Dalle mie ricerche non risultano studi
particolari, né sulla parabola del samaritano, né sull'amore del prossimo,
tranne il libro della psicoanalista francese Francoise Dolto dal titolo
"Psicoanalisi del Vangelo", la quale dedica un capitolo alla parabola
del samaritano, ma si arrampica sugli specchi per sostenere l'altruismo di
Gesù, facendosi sfuggire l'importanza. A dare tutta l'importanza all'Io Sono è
stata la scrittrice fiorentina Margherita Huch. La sua testimonianza e
contenuta nel libro di Vittorio Messori «Inchiesta sul Cristianesimo»
pubblicata recentemente. Io ho sempre cercato di seguire nella mia vita quella
sintesi del cristianesimo che è "ama il prossimo tuo, come te
stesso". Per impedire agli uomini di commettere il male basterebbe che
seguissero questa regola aurea "Non c'e bisogno di Dio per regolare la
morale del mondo". E’ vero che per amare il prossimo non c'è bisogno di
Dio, ma la scrittrice cade anche lei nell'errore di dare per scontato l'amore
verso se stessi. Ha il merito di avere sottolineato l'importanza del
comandamento. Che il Cristianesimo di Gesù non sia mai stato messo in pratica è
stato, del resto, sostenuto da autorevoli studiosi. Basti citare «Gesù Cristo e
il Cristianesimo» del filosofo Piero Martinetti e, più recentemente, gli
scritti di uno dei più noti studiosi della storia del Cristianesimo, il
francese Delumeau. Per Gesù "l'altro" è sempre stato la proiezione-introiezione
dell'io. E’ l'altro che rende possibile il divenire dell'io che diventa ciò che
è. Il "tu" inteso come altro dall'io deve scomparire se si vuole
recuperare e mantenere l'identità dell'io. Gesù insegna il sano egoismo. In quanto
figlio di Dio non può non essere egoista. Se non lo fosse perderebbe carattere
divino dal momento che tutti siamo figli di Dio. L'altruista è sdoppiato,
l'altro appare come altro da se. Rischia di diventare schizofrenico. Mentre
l'egoista si riconosce nell'altro, si identifica con l'altro che è diventato
egoista. L'altro è se stesso. Non è fuori di se, ma dentro se stesso.
Simboleggia il divenire dell'io e il tu gli da l'occasione per diventare ciò
che è. E’ questo, a mio parere, il processo di interiorizzazione compiuto da
Gesù nelle parole "ama il prossimo tuo come te stesso". Ogni io
rappresenta Dio. Dio è l'io assoluto. E se Dio non esistesse? Se Gesù non fosse
figlio di Dio? Se i Vangeli non fossero veri e la Bibbia fosse una favola? Se
Gesù non fosse risorto? E se non fosse avvenuta la condanna e la crocifissione?
E al limite se Gesù stesso non fosse esistito e sarebbe stato l'uomo a creare
Dio a sua immagine e somiglianza? Nel 1975 il settimanale tedesco Der Spiegel
condusse una inchiesta sul Cristianesimo. Risultato: i Vangeli non hanno alcuna
base storica attendibile. Gesù è figlio dell'uomo. Le Chiese possono chiudere
bottega (da "Ipotesi su Gesü" di Vittorio Messori). Non ho alcuna
difficoltà ad ammettere che Gesù Cristo sia stato il primo e il vero precursore
del pur geniale Nietzsche che nell'«Anticristo» parlò della genialità di
Cristo.
II
fraintendimento delle parole di Gesù è fuori discussione. II cristianesimo
tanto quello primitivo, che quello storico, è niente più che una
interpretazione indiretta. Paolo, che fu il principale responsabile della
organizzazione e della diffusione dei messaggi di Gesù, quasi certamente non ha
conosciuto Gesù, non è stato testimone oculare. Quello che sapeva gli veniva
riferito dagli altri apostoli. I1 fraintendimento era inevitabile. L'unica cosa
certa è, come scrisse Leopardi, che tutto è incerto. E’ questo il destino dei
fondatori di religione, della religione cristiana in particolare.
L'io enfatico,
usato da Gesù, per come risulta in particolare nel Vangelo di Giovanni, è un io
forte, autorevole, ma anche autoritario.
Gesù sente la
necessità di essere capito e ubbidito. E nel pretendere questo, a volte, e
perfino ossessivo. Ma riesce solo a farsi ubbidire dai suoi discepoli, ma non
sempre. A farsi capire mai. D'altra parte capire Gesù non era possibile né con
le parabole, né senza parabole. I suoi ragionamenti, seppur non concatenati,
erano chiari, ma profondi. Ma profondi non erano né gli apostoli, né lo stesso
Paolo, che passava per uomo colto, senza esserlo, e che fu il primo a
falsificare il cristianesimo. Lo stesso Rinaldo Fabbris nel libro recentemente
uscito su Paolo si arrampica sugli specchi in difesa di Paolo ma la sua difesa
è troppo debole.
Dei filosofi solo Nietzsche ha capito la straordinaria importanza della rivoluzione morale che Gesù voleva compiere. Per Nietzsche è esistito un solo cristiano ed e morto crocifisso. Per me è esistito un solo nicciano e l'hanno fatto diventare pazzo. Come fa Benedetto Croce a considerare il cristianesimo la più grande rivoluzione che l’umanità abbia compiuta se la rivoluzione è fallita, ed è fallita perché boicottata da Paolo e non solo da Paolo, probabilmente con la complicità se non di tutti di alcuni apostoli? Si è forse dimenticato delle manipolazioni di Paolo da molti considerato il teorico del cristianesimo? Si è anche dimenticato che la maggior parte dei cristiani non ha mai messo in pratica i precetti di Gesù? E lui, Croce, che è stato considerato da molti il dittatore della cultura italiana, ma in parte anche europea, cosa ha fatto per chiarire i fraintendimenti dei cristiani, ammesso che si sia accorto, ma non si e accorto del fraintendimento del cristianesimo, sui detti di Gesù? Quella di Gesù è stata una rivoluzione mancata, boicottata ripeto più che fraintesa da quasi tutti. Croce parla in astratto del cristianesimo che considera come valore in se. Del resto come tutti i filosofi. La verità è che Croce non ha capito Gesù, come non ha capito Nietzsche.
Con l'egoismo
vero, da me proposto, ma presente nella nuova morale di Gesù, l'Io si allarga,
si espande fino alla trascendenza, se si vuole. Verrà, meno il bisogno della
compensazione. Scompariranno le proiezioni, le introiezioni, i processi di
identificazione, che si fondano sull'Io falso e sulla falsa morale. Scomparirà
la psicoanalisi e probabilmente anche la psichiatria. La psicoanalisi e la
psichiatria non avranno più ragione di esistere. Nascerà il vero uomo,
autentico, fedele a se stesso, che non attribuisce all'altro i propri difetti e
le proprie colpe, l'uomo che non ha bisogno di prendere a modello nessuno, ma
che si accetta per quello che é. Se distrugge la logica mercantile del do ut
des, è sempre stata una utopia, la vera morale di Gesù sarà la speranza
dell'uomo nuovo.