E' storicamente piu` probabile che l'assunzione della Madonna sia avvenuta ad Efeso o a Gerusalemme? Daniele Carissimo, la domanda che poni e' interessantissima: tutta la questione e' stata trattata in modo magistrale dal Sac. Emilio Campana, uno dei piu' grandi mariologi di questo secolo. Non mi resta altro che riportare le sue parole, tratte dal libro "Maria nel dogma cattolico", Torino: Marietti 1936/4, pp. 1135-43 e 840-42 ".. quando la Chiesa fu sufficientemente diffusa nel mondo, quando la stabilita` della fede era ormai assicurata, e piu` non richiedeva da parte di Dio l'assistenza straordinaria che fino allora aveva usata, la Provvidenza trovo` che la missione di Maria sulla terra era finita, e la chiamo` nel possesso della gloria, perche' ella iniziasse sotto altra forma, sotto una forma invisibile, ma piu` universale ed efficace, la missione di mediatrice tra il cielo e la terra. Maria disparve dalla terra per essere assunta in cielo, ma questo passaggio si compi` tacitamente, nel silenzio, consapevoli, nel principio, soltanto alcuni pochi che vivevano piu` da vicino con lei. Tutto e` oscurita` in punto alle circostanze che accompagnarono la sua morte. Autori antichissimi, ma ignoti, ci hanno raccontato, e` vero, tanti dettagli, ma tutti indegni di fede. La leggenda che ha fiorito intorno alla tomba della Vergine, e` una prova di piu` dell'oscurita` in cui, a riguardo di questo avvenimento, si trovava la prima cristianita` (si tratta della leggenda riportata da Utimio; vedi la nota finale). Noi pensiamo che questo sia stato sapiente consiglio della Provvidenza: la pubblicita` intorno al transito della Vergine, avrebbe forse creato due specie di pericoli pei fedeli. Alcuni avrebbero sentito troppo amaramente quel distacco, mentre altri, al contemplare il trionfo della Vergine entrante nel cielo, avrebbero forse provato la tentazione di equipararla al Figlio. Sara` almeno possibile dire dove Maria abbia passato lo scorcio della sua vita, stabilire il luogo in cui per breve tempo giacquero le sue venerate spoglie esanimi? No: nemmeno della tomba di Maria, si puo` dire con certezza dove essa si trovi. Tuttavia due sono i luoghi che si contendono quest'onore: Gerusalemme ed Efeso: per l'una e per l'altra vi e` un'antica tradizione locale; per l'una e per l'altra si schierano scrittori di non piccolo valore, e tutti sfoggiano grande erudizione; per l'una e per l'altra insomma vi sono argomenti in pro ed in contro, si` che nello stadio attuale della documentazione relativa non sarebbe possibile arrivare ad una conclusione decisiva. Rimontando indietro di qualche secolo troviamo che si dichiararono per Gerusalemme il Baronio (Ann., ad annum 48, part 18 e 19), e per Efeso il Tillemont (Nota 14 sulla Vergine), nonche' il Serry (Exerc 65, par 4), mentre il Natalis ab Alexandro (In saec I, Diss 1) ed il Trombelli (Diss XLV, quest III) riservavano molto prudentemente il loro giudizio. Nel secolo passato la questione si accese di nuova fiamma, specialmente allorche' divennero largamente conosciute le rivelazioni di Caterina Emmerich, di cui diremo tosto. Sorsero allora e ben decisi i sostenitori della tesi che Maria avesse chiusa la sua vita mortale in Efeso e precisamente nella localita` denominata Panagia Kapuli. In Germania la propugnarono, per citare due che conosciamo:. il P. Leopoldo Fonk, in diversi articoli apparsi e sulle Stimmen aus Maria Laach, e sul quotidiano cattolico Germania di Berlino; ed il Dottor Niessen e nel suo libro Panagia Kapuli, Düllmen, 1906, e nell'altro che gia` ripetutamente incontrammo nel nostro cammino, Die Mariologie des hl. Hieronymus, Münster i. W., 1913. Era la sentenza difesa nel 1896 dall'Arciv. Timoni di Smirne, il cui scritto poco dopo per ispirazione dei PP Lazzaristi venne tradotto e largamente diffuso in francese dal Gabrielovich. E due anni dopo, nel 1898, l'Abbe' Giovanni Gouyel, che era stato uno degli scopritori di Panagia Kapuli, spezzava con ogni ardore piu` di una lancia per rivendicare l'onore della tomba di Maria in favore di quella localita`. Ma non meno ardimentosi e fermi si mostrarono gli avversari, che danno come cosa certa essere stata Maria sepolta sul Getzemani. In Francia gia` una prima volta nel 1865 e poi di nuovo nel 1907 sostenne che Maria mori` e fu sepolta in Gerusalemme l'Abbe' Letard, del quale abbiamo sottomano l'opuscolo: Le tombeau de la T S Vierge a Jerusalem, Certitude de Jerusalem contre Ephèse. Uno scritto di 64 pag in 4°, chiaro, conciso, completo. In Germania quegli che si acquisto` il primato nel sostenere la causa di Gerusalemme fu il Nirschl, Can di Wurzburgrg, prima nel 1890 col suo Das Grab der heiligen Jungfrau Maria, o poi nel 1900 coll'altra sua pubblicazione: Das Haus und Grab der heiligen Jungfrau Maria, per la quale aveva preso incitamento dal bel gesto dell'allora imperatore di Germania Guglielmo II, il quale in un suo viaggio in Gerusalemme aveva comprato per regalarla a quella comunita` cattolica di lingua tedesca, la localita` detta Dormitio B M V., ritenuta dalla tradizione locale come il vero sepolcro di lei. Riassumendo concisamente ma fedelmente gli argomenti dell'una e dell'altra parte, diremo che quelli che dicono che la tomba di Maria si trova a Gerusalemme, si poggiano sulla narrazione di Eutimio, a riguardo della risposta da Giovenale data a Pulcheria ed a Marciano. Ma il lettore gia` conosce che valore si deve dare a quella narrazione: essa non ha nessuna attendibilita` storica (vedi nota finale). Invece, se davvero Maria fosse stata sepolta in Gerusalemme, non si spiega piu` come una tomba tanto veneranda sia rimasta sconosciuta a S. Epifanio, praticissimo della Palestina, il quale perfino dubita della morte stessa della Vergine; a san Gerolamo, vissuto per tanto tempo in Betlemme, il quale, descrivendo i luoghi celebri visitati in Palestina da S. Paola, ricorda, oltre il sepolcro di Cristo, il sepolcro di dodici patriarchi, e quello di Elena, regina degli Adiabeni, ma non ha neanche la piu` lontana allusione alla tomba di Maria. Si conosce anche la relazione di altri pellegrinaggi, compiuti nei luoghi santi prima del quinto secolo, ma nessuna mai parla del sepolcro di Maria. Non lo vide S. Elena Imperatrice (326-328), non lo videro i famosi pellegrini di Bordeaux (nel 333), non lo vide S. Basilio verso il 356 ne' S. Gregorio Nisseno nel 379, che ci ha lasciato il suo Iter Hierosolymae; e finalmente non si parla del sepolcro della Vergine neanche nella celeberrima Peregrinatio Sylviae (380), di Silvia, sorella di Rufino, come si crede, di quel Rufino che fu ministro di Teodosio il Grande. Il Baronio non ha mancato di valutare tutto il peso di questa difficolta`. Vi risponde col dire che prima di Giovenale nessuno pote` vedere il sepolcro di Maria, perche' nascosto sotto il cumulo di rovine, causate dalla distruzione di Gerusalemme. Una tale risposta pero` non e` senza replica. Le ruine, od altra simil causa che avessero coperto il sepolcro della Vergine, l'avrebbero, si`, tolto allo sguardo, ma non avrebbero avuto il potere di toglierlo dalla memoria; non avrebbero potuto in nessuna guisa cancellare il ricordo della morte di Maria in Gerusalemme, se veramente fosse avvenuta cola`. Sul cosiddetto sepolcro di Maria in Gerusalemme, sorge ora una chiesa, detta dell'Assunzione. Ma "quanto alla chiesa detta dell'Assunzione, cosi` fa osservare la Civilta` Cattolica (Ser XVII, vol II, p. 192), fabbricata sul detto sepolcro di Maria SS., essa certamente non esisteva ancora ai tempi di S. Gerolamo, ossia verso il 385; si sa pero` che fu distrutta, verso il 614, da un generale di Cosroe II, e quindi posteriormente rifabbricata. Si ignora quando precisamente fosse per la prima volta costruita". E cosi`, nemmeno l'esistenza di questa chiesa potrebbe essere un argomento valido per dimostrare che davvero Maria sia morta in Gerusalemme. Altri dunque stanno per Efeso. Un primo argomento lo desumono dalla predicazione che ivi tenne Giovanni. Maria, cosi` argomentano, segui` sempre S. Giovanni. Ora, S. Giovanni fu in Efeso, dunque Maria ve l'accompagno` e quivi morì. Ma l'argomento potrebbe aver valore solo in un caso, nel caso che Giovanni si fosse recato in quella citta` nei primi anni dopo la morte di Gesu`, quando Maria era ancor viva. Invece e` fuor di dubbio che Giovanni non ando` ad Efeso prima di Paolo; gli Atti degli Apostoli sono troppo espliciti in proposito, per lasciar campo di pensare diversamente: essi ci fanno vedere che S. Paolo fu il primo degli apostoli a mettere piede in quella citta`. Giovanni, dunque, non pote` andare ad Efeso prima dell'anno 65 circa dopo la nascita del Maestro. E` troppo improbabile che Maria vivesse ancora in quel tempo; soprattutto che potesse ancora accingersi ad un viaggio simile: la comunita` cristiana gliel'avrebbe impedito. Dunque questo primo argomento non regge. Tillemont ne adduce un altro, e lo desume da una frase monca del Concilio di Efeso, frase di cui gia` altra volta abbiamo dovuto occuparci (1). La proposizione ellittica suona così: Nestorio, l'autore dell'empia dottrina, "dopo essere venuto in Efeso, ove il teologo Giovanni e la Madre di Dio, la Santa Vergine Maria...". Tillemont crede di dover compiere la proposizione col verbo "sono sepolti". Ma questo procedere e` tutt'affatto arbitrario. La frase si compie ugualmente bene coll'aggiungervi "hanno il loro tempio". Ma allora il Tillemont sussume: "Va bene: ma l'antico uso della Chiesa era quello di erigere dei templi ad un santo solo sul luogo del suo sepolcro. E così per altra via giungiamo alla stessa conclusione". Ecco le parole precise dell'illustre autore: "Il passo teste` citato del Concilio di Efeso, non e` la sola ragione che noi abbiamo di credere che Maria sia morta in questa citta` (di Efeso). Si deve inoltre aggiungere quanto si rileva dagli atti del medesimo Concilio, che cioe` la cattedra di Efeso era dedicata a Maria; e che non troviamo altrove ricordate da autori degni di fede chiese dedicate a lei in quel tempo. Poiche`, per quanto sia sempre stato grande il rispetto che si ebbe per la SS. Vergine, tuttavia l'uso della Chiesa primitiva era quello di non dedicar templi ai santi per semplice divozione, ma solamente quando se ne avevano delle reliquie, o nel luogo in cui avevano sofferto, o per altra ragione consimile. La Chiesa d'Africa lo ordino` espressamente con un canone" (Notes sur la S. V., note XIII). Ma questa sussunta non e` solida: poiche`, in realta`, non e` vero che sempre le chiese (in quel tempo di cui si discorre) si costruissero sulla tomba dei santi, sulle loro reliquie, o sui posti da loro illustrati, poiche`, per esempio, sotto Costantino si fabbricarono parecchie chiese in onore di santi, i quali avevano altrove le loro reliquie, avevano altrove vissuto. In Costantinopoli vi erano delle chiese dedicate precisamente a Maria Santissima, e che si facevano rimontare a Costantino (Revue biblique, 1 Janv 1897, p. 137). Del resto, ad escludere che Maria sia mai stata in Efeso, ha usi gran peso anche la lettera di Policrate a Vittore Romano Pontefice. Il lettore erudito conosce le circostanze e lo scopo di quella lettera. Gli Orientali celebravano la Pasqua secondo il costume giudaico, a differenza degli Occidentali che la trasferivano, come si fa ancora al presente, una settimana dopo. Ne sorse quindi una grande contesa tra Roma ed i Vescovi d'Oriente. Di costoro sosteneva le parti Policrate vescovo di Efeso, e per coonestare il costume della sua Chiesa, sfoggio` nella citazione di tutti i nomi illustri che la resero gloriosa. Ricorda che in Efeso furono sepolti Giovanni apostolo ed una delle due figlie di Filippo, dotata del dono di profezia. Ma della Vergine nessun cenno. Ora non si puo` credere che Policrate avesse omesso di trar partito, per la sua tesi, da un fatto cosi` rimarchevole, se davvero Maria avesse avuto la sua tomba in Efeso. E Policrate scriveva verso la fine del secondo secolo. Del resto, se davvero al tempo del Concilio di Efeso, si fosse trovato in quella citta` un sepolcro cosi` glorioso, non si spiegherebbe piu` come dopo d'allora, precisamente subito dopo, incominci a diffondersi la persuasione che Maria fosse morta a Gerusalemme. Tillemont, pure, sente tutto il peso di una tale difficolta`, e lo riconosce. Ma, recentemente, quelli che stanno per Efeso, sono ricorsi ad un altro argomento, che giova esporre e discutere. E` desunto dalle rivelazioni di Caterina Emmerich. C'e` bisogno di presentare al lettore la veggente di Dülmen?.. Non crediamo, perche` ormai a tutti e` notissima questa suora agostiniana che fini` in odore di santita` (ndr beatificata il 3 ottobre 2004). Solo aggiungeremo alcuni particolari meno noti, delle relazioni che passarono tra lei ed il celebre poeta Brentano, che da molti e` stimato non inferiore allo stesso Goethe. Eccoli colle stesse parole della Civilta` Cattolica: "II Brentano fu preso dalla santa conversazione della Caterina: e dal maggio del 1819, fino al febbraio del 1824, tempo della costei morte, egli fisso` la sua dimora a Dülmen. Mattina e sera per un'ora alla volta visitava la santa vergine, notava di fuga quel ch'ella diceva e poi tornato a casa empiva le lacune degli appunti presi, li abbelliva col suo genio immaginoso, e tornava a leggerli all'Emmerich. Non una volta, ci narra il P. Diel, donde prendiamo queste notizie, l'Emmerich costrinse il Brentano a cancellare parte del suo scritto, come non conforme a verita`, si` pero` conforme alla fantasia letteraria del poeta. Morta Caterina, il Brentano si ritiro` a Berlino, e ivi compi` l'opera della Passione di Gesu` Cristo e della Vita di Maria SS., secondo le rivelazioni della veggente di Dülmen. Il Brentano mori` nell'anno 1842. Egli era pieno di santo entusiasmo per l'Emmerich e pei ricordi d'una vita immacolata in lei veduta, il che gli fu sprone a virtu` e a pieta` (egli era stato da principio di vita alquanto libera). Quanto a quello ch'egli veniva mettendo in carta n'era ugualmente innamorato: spesso recava seco i quaderni che andava scrivendo, e s'era persino fatto fare nel suo vestito tasche particolari acconce per essi, e sovente in un solitario angolo d'un giardino ne leggeva qualche passo ai suoi amici" (Civ Catt Fasc cit.). Or bene, nella Vita di Maria, redatta dal Brentano, secondo le rivelazioni dell'Emmerich, e precisamente nell'ultimo capitolo, si legge che la Vergine SS. aveva dimorato nei dintorni di Efeso, in una casa fabbricata da S. Giovanni stesso; vi si dice ancora che la casa era posta a tre leghe da Efeso, che ancor oggi se ne vedono le rovine, che si chiama Panaghia Capuli, ossia "Porte della Vergine", e che gli abitanti di Cola` tengono per tradizione quella essere stata la casa di Maria SS.. L'Emmerich ne descrive minutamente la postura: le strade che vi conducono; un antico castello diroccato, in vicinanza, che sarebbe stato abitato da un principe, amico di S. Giovanni, una sinuosa corrente d'acqua; dice inoltre che la casa della Vergine finisce in una terrazza, che e` composta di pietre, che si divide in due parti, e che una delle parti e` piu` oscura, ed infinite altre particolarita`. Cosi` nelle rivelazioni della celebre Veggente. Or ecco che nel 1890, verso la fine di novembre, alcuni sacerdoti di Smirne, venuti a cognizione di questa Vita di Maria, vollero esaminare se davvero quanto si diceva della casa di lei, fosse corrispondente a verita`. Le esplorazioni al luogo chiamato "Panaghia Capuli" furono varie, e tutte, colla sorpresa che ognuno puo` facilmente immaginare, deposero in favore delle visioni di Caterina: si trovo` la casa che corrispondeva esattamente alla descrizione da lei fattane. Mons. Timoni, arcivescovo di Smirne, recatosi personalmente sul luogo, dovette lui pure persuadersi che l'Emmerich aveva parlato di un luogo reale, e che aveva, di piu`, riferita esattamente la tradizione di quella popolazione: e di tutto questo fece redigere regolare istrumento, facendo pero` iscrivere sulla casa che ognuno restava libero delle proprie convinzioni in proposito. Di fronte a tale scoperta non sono pochi quelli che ritengono, colla certezza piu` incrollabile, che davvero Maria abito` in Efeso, nell'ultimo scorcio della sua vita: e da questo pare ne venga, senza grande difficolta`, la conclusione che davvero sia morta in Efeso, e che quivi abbia avuto il suo sepolcro. Ma un tale argomento, so piace a molti, certo non convince tutti. Anzitutto si puo` far questione intorno all'origine delle rivelazioni di Caterina, almeno per riguardo a questo punto specifico. Mentre molti le tengono veramente ispirate da Dio, altri invece credono di non vederci che l'eco di cognizioni umane, avute dal Brentano, ed inserite nei suoi scritti insieme alle altre cose veramente udite dall'Emmerich. "Avra` egli, si domanda la Civilta` Cattolica (Civ Catt Fasc cit.), nel compilare quei libri, oltre la magia del suo stile, avuto a sua posta anche opere erudite di archeologia e geografia, per abbellire le visioni udite a. Dülmen? Non potrebbe qualche amico averlo aiutato nell'opera? Certo bisognerebbe, a dir poco, togliere anzitutto questi dubbi, prima di voler dare a questo argomento una forza dimostrativa. Abbiamo detto "a dir poco", giacche` nessuno puo` ignorare che i teologi sono d'accordo nel riconoscere che ben piccolo calcolo si puo` fare delle rivelazioni private in simili questioni. E non manca chi fa osservare, che Maria d'Agreda, la quale pure dicesi ispirata, pone la tomba di Maria a Gerusalemme. Quale delle due veggenti dice la verita`?.. L'Emmerich certo diventa poco attendibile, quando fa ritornare S. Giacomo dalla Spagna ad Efeso per assistere alla morte della Madonna nell'anno 48, laddove si sa storicamente che Erode Agrippa fe' decapitare quell'Apostolo l'anno 44. Che pensare dunque del sepolcro della Vergine? Ecco: noi non possiamo che far nostra la conclusione del dottissimo Trombelli, il quale, dopo aver vagliati gli argomenti soliti a portarsi al suo tempo, per l'una e per l'altra parte, termina dicendo: "Incertum itaque est, quonam loco Deipara fuerit condita - Rimane incerto il luogo nel quale fu sepolta la Madre di Dio" (Mariae SS. vita et gesta, diss. XLV, q. III, n. 24) La storia di Eutimio Celeberrima e` la "storia di Eutimio, che pure in passato fu tanto adoperata, e che ottenne anche il non piccolo onore di entrare (con qualche modificazione però) nel novero delle lezioni del Breviario Romano, istoria, che quando fosse attendibile, bisognerebbe conchiuderne che nel quinto secolo gia` si considerava l'assunzione corporea di Maria, come un antichissimo elemento della tradizione ecclesiastica della Chiesa di Gerusalemme. Per il lettore, che non ne fosse al corrente, ricordiamo che la storia di Eutimio e` la biografia di un archimandrita palestinese di questo nome, vissuto al tempo del Concilio di Calcedonia, e contemporaneo di Giovenale, Patriarca di Gerusalemme. In questa biografia fra altro si legge, che l'imperatrice Pulcheria e l'imperatore Marciano poco tempo dopo il Concilio Calcedonese (tenutosi nel 451), avendo fabbricato una chiesa in onore della Vergine, nel luogo detto la Blacherne, a Costantinopoli, e desiderando di avere qualche reliquia di Maria, ricorsero a Giovenale, Patriarca di Gerusalemme, ed ai Vescovi della Palestina, che si trovavano ancora a Costantinopoli per aver preso parte al Concilio. E dissero loro che avendo inteso che il corpo della Santissima Vergine riposava nel suo sepolcro al Getsemani, eglino desideravano che fosse trasportato a Costantinopoli per essere deposto nella nuova chiesa da loro fabbricata. Alla quale proposta Giovenale rispose: "Quantunque la S. Scrittura nulla ci dica intorno alla morte di Maria, tuttavia sappiamo da una antica e verissima tradizione - tamen ex prisca ac verissima traditione hoc accepimus - che nel tempo della morte della Santissima Vergine, tutti gli Apostoli, i quali erano dispersi nelle diverse parti del mondo, furono levati in aria ed in un momento trasportati a Gerusalemme, dove intesero dagli angeli la morte di Maria, e che il di lei corpo, accompagnato dalla melodia degli spiriti celesti, e dagli Apostoli, fu portato in trionfo, e sotterrato al Getsemani; che per tre giorni non cesso` mai il canto degli angeli e che l'apostolo Tommaso vi giunse al terzo giorno. Gli Apostoli avendo voluto allora venerare questo sacro corpo, aprirono la sepoltura, ma non avendovi trovato altro che i pannilini con cui era stato ricoperto, esalanti un odore gratissimo ed ammirevole, richiusero il sepolcro, e pieni di ammirazione poterono soltanto pensare che Iddio aveva voluto onorare quel corpo, conservandolo incorrotto e trasportandolo al cielo prima della comune e generale risurrezione. - Atque mysterii illius admiratione perrculsi, hoc solum secum reputare poterant, quod Deus Verbum ac gloriae Dominus, qui in persona propria carnem ex ea induere ac fieri homo voluerat, idem etiam post discessum e vita, immaculatum ac spurcitiei expers ejus corpus INCORRUPTIBILITATE AC TRANSLATIONE ante communem et generalem resurrectionem honestare voluisset" L'importanza di questa narrazione non potrebbe sfuggire a nessuno, dato che meritasse piena fede. Ma la merita? Ecco: per rispondere convenientemente ad una tal domanda, bisognerebbe risolvere due altre questioni, quella cioe` che riguarda l'autore di questa storia, e l'altra circa l'attendibilita` di Giovenale di Gerusalemme. Quanto all'autore non convengono gli eruditi. Alcuni la dicono di un certo Cirillo monaco di S. Saba, morto nel 531, posteriore quindi di un secolo al fatto che narra. Ma altri ne attribuiscono la paternita` ad un autore ancora piu` recente, ad Eutimio Zigabeno. Era pero` gia` nota al tempo di S. Giovanni Damasceno, perche' la riporta nell'orazione seconda sull'assunzione a lui attribuita. Ad ogni modo l'incertezza intorno all'autore fa sorgere naturalmente il dubbio anche intorno all'intrinseco valore delle cose narrate. Questo dubbio aumenta a mille doppi se d'altra parte si pensa che Giovenale non pativa scrupoli, quando si trattava di esaltare la sua Chiesa di Gerusalemme, ed in genere quella della Palestina. Se le credeva utili a queste sue mire ambiziose, egli non aveva troppa paura delle bugie. S. Leone Magno, nella lettera a Massimo d'Antiochia, accenna appunto a questa ambizione feconda di menzogne, e di falsificazione di documenti di cui era affetto Giovenale. La Chiesa riporta, si`, questa narrazione nelle lezioni dell' Officiatura che si legge il 18 di agosto, quarto giorno dell'ottava dell'Assunzione, ma usa ogni circospezione per non rendersi responsabile di quello che vi potrebbe essere di non attendibile. Cosi`, mentre Giovenale avrebbe risposto agli augusti personaggi che lo richiedevano del corpo della Vergine, che questo corpo era stato assunto dal Getsemani al Cielo, e cio` secondo un'antichissima, prisca e verissima tradizione, il Breviario si limita a dire: ex antiqua accepimus traditione". In Jesu et Maria Don Alfredo M. Morselli 28-1-2003