Maria Cristina Curti | |
Elementi religiosi e laici dell'architettura popolare correggese | |
Strade Padane |
La singolare vicenda urbanistica correggese dimostra come la componente sacra abbia costituito una costante di riferimento a fianco degli elementi civilie militari; il processo di espansione della citta' attorno al castrum originale avvenne, infatti, per successive aggregazioni ciascuna delle quali fu dotata di un edificio sacro e collegata al disegno urbano preesistente attraverso nuove fortificazioni. Festiva' e luoghi furono frequentemente ricordati con rimandi religiosi; alla meta' del secolo XV, delle quattro porte di cui e' munita la cinta muraria urbana almeno tre sono dedicate a santi: Porta San Giovanni (Porta Modena) a est, Porta di Santa Maria a nord, Porta di San Paolo (Porta Reggio) a ovest.
Cippo mariano in Via Centododici: in questo caso l'elemento arboreo rafforza la funzione di segnale territoriale | Pilastrino devozionale a San Martino |
"Sotto la protezione dei Santi venivano poste le Fiere, indispensabili per il commercio e lo scambio di tanti prodotti, soprattutto agricoli. Cosi' che il 27 marzo 1548 la Comunita' istitutuiva la fiera di San Quirino, che doveva poi averluogo il 4 giugno di ogni anno. Il Principe Siro, istituiva la "Fiera della Madonna della Rosa " affinche' si celebrasse nella prima domenica di settembre. Tal data, d'ordine Estense del 3 settembre 1664, veniva poi spostata al 14 settembre, per farla coincidere conlo stesso giorno della Esaltazione della Santa Croce. Il 13 maggio 1681 l'Estense autorizza una fiera pel 19 maggio, giorno dell'Ascensione. Per ultimo, nel 1713, viene istituita dal Duca, la Fiera di S. Luca, pel giorno 18 ottobre" (Finzi 1968). Se lo spazio dei "grandi fatti" urbani appare connotato da un processo disacralizzazione "colto" o comunque posto sotto il controllo della Chiesa, parallelamente si sviluppano manifestazioni di religiosita' a carattere popolare e' il caso dell'ottobre 1658 quando, sotto il governo estense, a seguito delledistruzioni che le truppe spagnole residue andavano operando nel territorio,fu ordinata l'evacuazione della citta' di cui pareva imminente lo smantellamento;in quella occasione fu rivolto un voto collettivo alla Vergine della Rosa e a San Quirino Martire, voto che produsse per lungo tempo, nella citta' salvata, una processione cittadina ogni seconda domenica di Pasqua.
Edicola mariana all'incrocio fra via S. Martino e Via S. Pellegrino. Sul frontale della nicchia, fra le diverse immagini, sono visibili tracce di un affresco preesistente | Correggio, Via Saltini: tabernacolo devozionale. La Madonna del Rosario ed il Bambino mentre porgono la corona ai Santi Domenico e Caterina |
Piu' modestamente, oltre i casi eclatanti, nelle campagne isolate come nella citta' si configura, fin dai tempi piu' remoti, una sacralizzazione popolare dello spazio antropizzato caratterizzata da immagini mutevoli nel tempo e nei luoghi.
Se, in epoca postconciliare tridentina, viene attuata la divulgazione dimodelli iconografici di riferimento, l'interpretazione e gli arricchimenti che nederivano sfuggono, in molti casi, ai dettami elaborati dalla Chiesa. In un mondo contadino dove l'economia appare fondata sulle forze fisichee sugli eventi naturali, la vasta produzione artisticodevozionale si connotadi una componente magica che fa da contrappunto alla morte e alle disgrazie; nel manufatto devozionale si uniscono motivi di socializzazione al significato magico religioso e il fatto estetico non e' mai disgiunto dal motivo utilitario. Nel territorio di Correggio, le figurazioni di S. Antonio abate e della Madonna costituirono le devozioni piu' diffuse nel passato: attualmente si ritrovano modeste statuette mariane di recente fattura, seppure e' da rilevare che un dilagante gusto dei collezionismo depaupero' gran parte dei patrimonio originario.
L'iconografia popolare sacra si compone di una produzione diversificata per tipi e tecniche esecutive: i dipinti su intonaco o le formelle in terracotta (con manufatti sopravvissuti all'oggi non anteriori al XV secolo), le ceramiche policrome (diffuse nelle aree di pianura con il proliferare delle produzioni a stampo), le lastre marmoree appenniniche o, ancora, le statuette a tutto tondo. Al di la' del valore artistico e architettonico, il manufatto devozionale rappresenta un punto di riferimento strettamente connesso al sito: un luogo di preghiera e di incontro ma anche di orientamento nel territorio.
Via San Martino: ceramica policroma posta su pilastro d'ingresso raffigurante la Madonna della Ghiara | Oratorio di Santa Caterina sulla strada per Fosdondo: all'interno sono collocate cartoline ex voto |
Motivo ricorrente e' inoltre la ripresa dei caratteri dell'architettura civile come,ad esempio, nel caso dei cippo votivo: semplice pilastro in mattoni, quasi unframmento dei portico rurale o dei piedritto a sostegno dei cancello ma in piu,munito di una nicchia per l'immagine sacra.
Nell'intricato reticolo delle strade padane, dove la topografia dei luoghi non risulta segnata da indizi naturali quali le cime dei monti, i passi o i crinali, si esalta il valore simbolico dei pilastrino mariano posto a segnare un crocevia o a sancire un confine. In questo caso l'aspetto simbolico sopravanza l'immagine votiva stessa perdilatarsi nella dimensione territoriale protetta; il pilastro e' di dimensioni piu'elevate e ben riconoscibile da considerevole distanza mentre la nicchia risulta pressoche' inaccessibile per quelle operazioni devozionali quali pulitura, disposizione di fiori o contemplazione dell'immagine.
Vari esempi di questo tipo si possono trovare sulla strada che collega S. Martino piccolo a Migliarina everso il carpigiano. Oltre al citato pilastrino mariano posto lungo le strade o nei crocevia, si possono incontrare, in prossimita' dei nuclei abitati, i tabernacoli devozionali,semplici edicole con portali in ferro, come quelli situati all'angolo tra via SanMartino e Via Pellegrino o in viale Saltini a Correggio dove troviamo un dipinto con la Madonna dei Rosario e il Bambino mentre offrono la corona ai SantiDomenico e Caterina. Piuttosto diffuso e' anche l'oratorio: di piccole dimensioni, con tetto a doppiafalda e portale ligneo, presente nel nucleo urbano come nella campagna. Alcuni esempi di questa tipologia si possono trovare all'inizio di via Oratorio olungo la strada per Mandrio o, ancora, in via S. Maria Maddalena sul tracciato della exferrovia verso Fosdondo. In epoca controriformistica, fino all'ottocento e oltre, si diffuse l'uso delle tavolette exvoto: veri documenti di religiosita' popolare ed espressione dei molteplici atteggiamenti individuali dei devoti. In zona risulta frequente l'uso della cartolina decorata coi cuore siglato "GR" Grazia Ricevuta posta, di solito, sulle pareti delle cappellette: un esempio diqueste si trova a Santa Caterina in prossimita' di Fosdondo, un'altra a SanBartolomeo sulla via che conduce a Fazzano. Sulla strada provinciale per Campagnola dimora un vero e proprio luogo di culto exvoto dove si ritrovano numerose cartoline poste nell'oratorio e ai piedi della vicina stele dedicata alla"B.V. di Lourdes".
Se l'architettura religiosa si connota con caratteri peculiari dell'architettura civile, lo stesso scambio si verifica in direzione opposta. Si tratta, in realta',di una caratteristica propria della produzione popolare; infatti, l'appropriazione selettiva e creativa di norme originariamente tratte dal patrimonio delle classi dominanti da' luogo ad un fenomeno di intreccio tra elementi funzionali,estetici, cerimoniali o magici. A partire dal XVIII secolo il paesaggio agrario della pianura padana risentedell'imposizione di soluzioni architettoniche progettate dagli ingegneri pubblici. Nonostante tali modelli derivassero dallo studio delle tipologie rurali, siassistette, nel volgere di breve tempo, ad una riappropriazione di elementidella tradizione popolare combinati con le nuove forme. Allo stesso modo,edifici rurali sorti in funzione di attivita' produttive si "fregiano" di elementi riscontrabili negli edifici pubblici religiosi, come il rosone sulla cuspide dellafacciata o le grandi pareti traforate, reinventandone la funzionalita'. Tra questi, un esempio singolare e' senza dubbio il casello: l'edificio preposto alla lavorazione dei formaggio e del burro.
Casello in Via Imbreto |
Nonostante la produzione dei grana possa vantare secoli di esperienza, e' solo dagli inizi dei secolo XIX che assume una importanza di primo piano neicontratti agrari. Con l'intensificarsi della produzione, anche l'uso di costruire appositi edifici per la lavorazione dei formaggio si avvia verso una rapida diffusione. Se ne valuta l'ubicazione che deve risultare facilmente raggiungibileper la consegna dei latte che avviene due volte al giorno: quindi si studianoorientamento e conformazione dei caseificio che risultera', infine, strutturatodalle esigenze produttive.
Costituiti da un unico locale, i piu' antichi sono a pianta quadrata e provvistidi grandi aperture opportunamente schermate al fine di ottenere un ambiente adeguatamente ventilato. Per consentire una miglior circolazione dell'aria,la pianta diviene esagonale od ottagonale mentre si diffonde l'uso di traforare le pareti con "gelosie" in cotto. La lavorazione, infatti, non avveniva durante l'inverno: iniziava il 19 marzo, San Giuseppe, e terminava l'11 novembrenella ricorrenza di San Martino. Se la produzione del grana consentiva lauti profitti, quindi avveniva sotto il controllo padronale, una "partita" sbagliata poteva tradursi in un disastro economico. A scongiurare il malanno era dunque posta, nell'area di pertinenzadel casello, una statuetta o un dipinto agiografico di San Lucio, protettore dei"fabbricatori di formaggio".
Casello a San Martino |
Ogni edificio costituiva una struttura ben congegnata da straordinari equilibritra elementi funzionali, estetici ed economici: basti pensare alle varianti inventive delle gelosie perimetrali o ai preziosmi dei dettagli che caratterizzano ogni manufatto. "Sono archetti gotici e trilobati. decorazione fittile da cattedrale, statuette sul cupolino, gli elementi in cotto delle pareti traforate che imitano la balaustradi una chiesa, che ripetono, fino all'ossessione, le lettere inziali del nome del costruttore o del committente... " (Farri 1979). La caratteristica centralita' pianimetrica si esalta all'interno dell'edificio dove,spesso, un pilastro centrale funge da perno alle travature del tetto e da sostegno alla caldaia in un delicato innesto di elementi funzionali e poetici al tempo stesso. Oggi il ciclo produttivo caseario e' rimasto pressoche' immutato, il casello per la lavorazione e' invece cambiato di forma e dimensione ma, allo sforzo di compresione delle istanze locali, si e' sostituita la pratica generalizzata di un'edilizia estranea e banale. Eppure, all'interno dei vetusti edifici abbandonati, dove i chiaroscuri delle gelosie disegnano instancabili decori, le suggestioni non cessano. Rituale magico che si rinnova: frutto di una sapienza popolare antica, fatta di tradizionie innovazioni mutevoli, capace di semplificare i modelli colti e nobilitare le forme semplici.