UNA GUIDA AL TERZO MILLENNIO
LA CONVERSIONE
Abbiamo già parlato del pellegrinaggio e del suo valore simbolico nella vita di ogni uomo, ma soprattutto nella vita del cristiano. Il suo è un cammino di ritorno verso il Pare. Questo cammino che conduce al Padre ha un punto di partenza fondamentale per noi cristiani: è la conversione. Da questo momento in poi inizia un cammino ascensionale, attraverso tappe obbligatorie, come ci dicono i maestri spirituali e i mistici. Ma rimane sempre un viaggio avventuroso, che non gode di nessuna assicurazione, è pieno di insidie e di pericoli, può perdersi in labirinti o smarrirsi su strade sbagliate, ed ha quindi bisogno di una continua verifica. Se rileggiamo la storia della Chiesa in questa ottica ci rendiamo conto della necessità di una conversione di rotta ogni volta che, illuminati dalla grazia, si prende coscienza del proprio smarrimento. Ecco perché dall'epoca del Concilio Vaticano II, momento privilegiato di presa di coscienza della Chiesa, gli stessi pontefici hanno iniziato a fare un "mea culpa" che ha sorpreso molti, cristiani e non, abituati ad una visione troppo perfezionistica della Chiesa terrestre. Ecco perché Giovanni Paolo II, tra i punti programmatici della preparazione al Giubileo, pone la conversione e la richiesta di perdono come tappe fondamentali, spesso ribadite nella lettera "Tertio Millennio Adveniente".
Questo terzo anno di preparazione al giubileo è dedicato al Padre. Tra i temi che il papa propone di approfondire c'è il sacramento della Penitenza, proprio perché esprime il senso profondo della concezione. E' necessario recuperare il significato e la pratica di questo sacramento, perché la conversione mette bene in risalto questo cammino verso il Padre. E' veramente azzeccata l'immagine che ci viene proposta quasi come icona di questo anno 1999, cioè l'abbraccio del padre al figlio che ritorna dopo essersi allontanato da casa. E' l'immagine grandiosa e tenera di due realtà che non possono stare l'una senza l'altra. Il Padre e il figlio che stringe tra le sue braccia, formano una cosa sola, un unico blocco, un solo corpo, "Tutta la vita cristiana è come un grande pellegrinaggio verso la casa del Padre, di cui si riscopre ogni giorno l'amore incondizionato, per ogni creatura umana ed in particolare per il figlio perduto" (Cfr. Lc 15, 11-32). Tale pellegrinaggio coinvolge l'intimo della persona allargandosi poi alla comunità credente per raggiungere l'intera umanità (TMA, 49). Il Giubileo prende in considerazione soprattutto il ritorno alla casa del Padre.
Abbiamo detto che l'uomo, nel suo camno può smarrirsi, può allontanarsi dalla meta. E' ciò che noi chiamiamo peccato. Non ci sarebbe bisogno di parlare di conversione se non ci fosse il peccato. Ma la conversione cristiana non è soltanto questo. Nel n.50 della TMA, il papa mette in risalto che la conversione ha due aspetti: uno negativo, copè la liberazione dal peccato, e uno positivo, cioè la scelta del bene, una decisione, una adesione al Vangelo, a Gesù Cristo.
Nella parabola del figlio prodigo viene mirabilmente messo in rilievo questo momento determinante per prendere la strada del ritorno: "rientrò in se stesso" (Lc 15,17), che noi traduciamo con "prender coscienza", ma il testo usa un'immagine più plastica, parlando di viaggio, di andare, e questo viaggio che si conclude nella casa del Padre, passa attraverso se stessi. E' un viaggio che attraversa la nostra vita, il nostro essere e prosegue verso l'origine di noi stessi, il Padre, verso la casa, al di fuori della quale non eravamo più noi stessi, avevamo perso la nostra identità. Questo attraversamento di se stessi lo fa ogni singolo nel suo intimo, ma è chiamata a farlo ogni comunità e la stessa Chiesa. Attraversa la sua storia, recupera i brandelli del suo vestito lacero, e con questo si presenta al Padre.
La decisione è indispensabile ed è, insieme alla nostra volontà, un dono della grazia. Decidere non soltanto di ritornare, abbandonando il passato, il male, ma soprattutto decidere per il futuro. E' l'aspetto positivo della conversione che ci fa scegliere. Nella conversione cristiana non si sceglie soltanto di fare il bene, di ancorarsi ai veri valori, ma soprattutto si sceglie una Persona, si sceglie l'adesione a Cristo, in modo totale, radicale: "Convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1, 15). La conversione cristiana, perciò, non è soltanto "l'atto di coraggio e di umiltà nel riconoscere la mancanze compiute" (Incarnationis Mysterium, bolla di indizione del Giubileo dell'anno 2000), cioè la purificazione della memoria, come viene detto nel documento, ma è "metanoia", per dirla con una parola tecnica, cioè un andare al di là dei nostri pensieri, dei nostri progetti, diremmo oltre le nostre possibilità umane. E questo è un dono dello Spirito Santo.
Ciò che si è operato nell'intimo del cuore di ogni singolo non può rimanere un fatto privato. Deve allargarsi all'intera umanità, deve diventare patrimonio di tutti. Se la conversione è autentica non può rimanere nascosta, non può non avere ripercussioni in tutta la società. E' la scintilla che innesca un grande incendio. Il papa insiste sui valori etici da recuperare con estrema urgenza, ma è anche un annuncio di Gesù Cristo, un atto di carità e di testimonianza per la nostra società secolarizzata. Bisogna annunciare e operare una conversione delle strutture di peccato, che rendono la vita sociale un inferno; la conversione della politica, che spesso ragiona con criteri non ispirati al Vangelo e non difende i più deboli e meno dotati, non solo singoli, ma anche comunità e nazioni; la conversione dei sistemi economici, che opprimono chi ha meno risorse ed hanno creato la divisione del mondo in ricchi e poveri. In questo settore viene più volte auspicato un risanamento e un vero condono dei debiti per i paesi sottosviluppati, che non riusciranno mai, con l'attuale sistema economico imposto dalle nazioni industrializzate, a saldare il proprio debito, anzi sono destinate ad aumentarlo ogni anno di più.
Vincenzo Costantini