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NOSTALGIA DI UN "PROGETTO CUTLURALE" A MISURA DI POPOLO


o Un paio d' ali e una bussola

"La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione "della verità. "E' Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché- conoscendo e amando Lui - egli possa giungere anche alla "piena verità di se stesso". (Giovanni Paolo II, Fides et ratio, Introduzione; 1998) . La felice immagine della fede e della ragione unite in sinergia come ali dello spirito umano piacerebbe molto a un altro cultore dell'intelligenza e della fede: il P. Mariano da Torino. Da "catechista" esperto egli aveva pensato a una bussola: "Abbiamo tutti una bussola - scriveva - non inventata da uomini, ma donata a noi da Dio, da Lui posta nel più intimo del nostro essere, cioè la ragione illuminata dalla fede: essa si chiama c o s c i e n z a cristiana".(Cf La Posta di P.Mariano, n.6/1997, p.174).Il volo della contemplazione e la navigazione della ragione: ecco gli itinerari degni dell'uomo cristianamente orientato dalla luce della coscienza. Alcuni maestri laici del nostro tempo registrano la caduta delle utopie ottocentesche - che sono costate a interi popoli lacrime e sangue.. - e concludono cinicamente che l'uomo è destinato a strisciare piuttosto che a volare. L'arte di pensare si è indebolita e pare non conduca più da nessuna parte; perciò essi ci invitano a pensare il meno possibile: tanto non esistono bussole per sapere dove stiamo per andare. Tra queste nebbie sentiamo però il vecchio Profeta del Vaticano lanciare dalla Barca di Pietro un ruggito: - fede e ragione sono le nostre ali! -. La ragione illuminata dalla fede è la nostra bussola! gli fa eco P. Mariano dalle molte pagine con le quali ancora ci parla. E i Pastori della Chiesa pellegrina in Italia dal Convegno ecclesiale di Palermo ( 1995 ) in poi, parlano di un Progetto Culturale orientato in senso cristiano da pro-porre a tutti gli italiani di buona volontà. (Cf C.E.I., Progetto Culturale orientato in senso Cristiano - Una prima proposta di lavoro, Gennaio 1997). Che cosa vuole essere questo "Progetto" ? Può essere una carta geografica sulla quale tracciare le rette da percorrere con l'aiuto di "quella" bussola, per navigare nel mare aperto del Terzo Millennio e per avvistare dall'alto terre lontane con quel paio d'ali che ci portano a vedere lontano.

Ciò che finisce lascia spazio a ciò che comincia

Quando ci interroghiamo sulla fisionomia dell'Italia e dell'Europa di oggi ci sentiamo ripetere che viviamo in epoca post-industriale, post-comunista, post-cristiana, post-moderna... che siamo alla "fine della storia" dopo la "morte delle ideologie". Il nostro, insomma, sarebbe il tempo dei vedovi e delle vedove mestamente invitate ai funerali delle utopie egemoni dal '68 in poi. Perfino la moda "giovanile" si è adeguata: ragazzi e ragazze, così giovani e già tutti vestiti di nero. Colore di ordinanza oggi, come ieri eskimo e jeans. Nulla di nuovo sul fronte occidentale, neppure le etichette sociologiche sopra elencate. Queste poi sono soltanto la foglia di fico che nasconde la vergogna della pigrizia mentale collettiva. Ve lo immaginate un operatore culturale vitale e positivo come P. Mariano alle prese con questo lessico giornal-televisivo da "tramonto dell'Occidente" di spengleriana memoria? Proprio lui che ha ben conosciuto e "tradotto" in messaggio "forte" il linguaggio televisivo. E che cosa direbbe un altro "comunicatore" quale papa Giovanni Ci scusino, allora, certi maestrini del pensiero debole che fanno grondare di nero i quotidiani "progressisti" ( anche quelli un tempo molto rossi..), se come cattolici non ci associamo alla loro liturgia apocalittica. Se non altro perché venti secoli di storia ci hanno ripetutamente insegnato che ciò che finisce lascia spazio a qualche cosa di nuovo, che ha urgenza di cominciare: e tutto ciò non avviene per caso. Per i cristiani, infatti, la storia Italiana ed europea non è "finita" , sta soltanto girando pagina. E che cosa direbbe un altro "comunicatore" quale Papa Giovanni XXIII che - aprendo i lavori del Concilio Vaticano II ( siamo nell'ottobre 1962 ) - esorcizzava i profeti di sventura perché svolazzassero il più lontano possibile ? Ascoltiamo le sue parole: "(..) Ci feriscono talora l'orecchio suggestioni di persone .. non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazione e rovina. A noi sembra di dover dissentire da cotesti profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo" .(Cf Enchiridion Vaticanum, 1°vol., Discorso di apertura del Concilio Vaticano II, nn.40-41).

Radici antiche per un umanesimo nuovo

Leggendo gli studi di P. Mariano su alcune grandi figure della classicità greco-romana si resta colpiti dal la sua attenzione a cogliere ed evidenziare 1' a t t u a 1 i t à della loro ricerca. Come dire che la conoscenza della cultura antica può offrire - a chi le sappia vedere - le ragioni interpretative del presente. Mentre chi vive il presente senza memoria e senza radici si condanna all'impossibilità di progettare il futuro, per la mancata intelligenza delle ricchezze del passato. Su questo punto, che tocca così vivamente il nostro oggi - civile ed ecclesiale -, la lezione umanistica del prof. Roasenda torna quanto mai attuale. Basta rileggere una sua conversazione a studenti di liceo classico, dedicata a San Paolo "professore di liceo" ( del Luglio 1936 ), per fotografare la sua capacità di rintracciare il filo rosso tra passato e presente. Come francescano motiva questo colpo d'occhio rifacendosi a Cristo, "il Quale, apparendo nella pienezza dei tempi - quasi rupe che cadendo in uno specchio d'acqua, vi produce innumeri cerchi concentrici - richiama e riunisce nel tempo e nello spazio, il cielo e la terra. (...) Corpo mistico di Cristo, la Chiesa abbraccia tutta l'umanità: figlia del Creatore di tutte le cose, essa si sente sorella di t u t t e le cose: ammette la natura, lo spirito, la scienza, l'arte, il passato e la sua esperienza. (...) Ha detto sì a tutto l'uomo nel corpo del quale ha riaffermato la dignità, portando con le arti varie la figura umana fin dentro il tempio (...). Ecco perché, per esempio, Francesco d'Assisi è santo catholicus e universalmente amato: ha amato egli per primo tutto, in tutto sentendo la presenza di Dio (...). Questo è cattolicesimo vero, in atto" (Il Giovane Piemonte, 5 Ottobre 1936, pp.560-567). Da questa prospettiva di fede parte la sua simpatia per la dimensione laica della storia e dell'esistenza umana: "Possibile che la rivelazione, che ha elevato la "conoscenza umana illuminandola sui fini soprannaturali, non possa dirci nulla che illumini e c o n f o r t i anche nel campo semplicemente naturale ? (ivi). Ecco perché agli occhi del sapiente cristiano nella storia c'è una corrente calda che dall'antichità precristiana arriva al messaggio di san Paolo, al cuore della ricerca filosofica che abita il cuore dell'uomo comune, e fonda la "logica" della storia delle umane vicende, nutre le potenzialità educative della stessa letteratura. Anche della letteratura non religiosa, perché "l'uomo non può pensare sempre direttamente a Dio", purché sia letteratura attenta all'uomo nella sua interezza. Da un testo di san Paolo alla letteratura dei nostri giorni: ecco come san Paolo diventa "professore di liceo"; ecco la logica di una cultura cristianamente orientata e cristianamente orientativa. Questa è la "humanitas" del prof. Roasenda e la"catholicitas" di P.Mariano. Questo è l'uomo i n t e r o che volava perché usava con coraggio e gratitudine le "due ali" affidate dal Creatore a ciascuno di noi.
Marco Darpetti

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