GIOVANNI BATTISTA
- Pace e bene a tutti!
- Gesù è personaggio storico al cento
per cento; è israelita che vive in Palestina ed è
contemporaneo dell'imperatore Augusto, che muore nel 14, e
dell'imperatore Tiberio, che muore nel 37, è contemporaneo di
Erode il Grande e dei suoi figli Erode Antipa, Archelao e Filippo, è
conterraneo del Sommo sacerdote Anna e Caifa ed anche del procuratore
romano della Giudea, Ponzio Pilato, tutti personaggi storici al cento
per cento. Noi siamo informati su Gesù meglio che su molti dei
più illustri dei suoi con-temporanei di Alessandria, di Atene e
di Roma. Migliaia e migliaia di persone lo hanno veduto con i loro
occhi, lo hanno toccato con le loro mani e lo hanno ascoltato con i
loro orecchi; sono stati testimoni auricolari ed oculari, possiamo
dire.
La nascita prodigiosa
- Tra tutte queste migliaia di persone c'è
però un gruppo ristretto, ma incomparabilmente più
importante, per la testimonianza che possono dare su Gesù,
perché è un gruppo di persone che lo hanno avvicinato in
modo singolare ed anche unico. Il primo di questi testimoni, in ordine
di tempo, è Giovanni, detto il Battista, per distin-guerlo da
Giovanni l'evangelista. Giovanni Battista è figlio di Zaccaria
e di Elisabetta, entrambi di famiglia sacerdotale; Elisabetta, in più,
è parente di Maria, la madre di Gesù.
- La nascita di Giovanni Battista è
prodigiosa, perché la mamma è sterile e, sia la mamma
che il papà, sono molto vecchi, molto avanti negli anni. Questa
nascita prodigiosa è descritta con lusso di particolari da Luca
nel primo capitolo del suo Vangelo, ed è stata poi riassunta
con molta sobrietà, ma con molto pathos, anche da Giovanni
Pisano nel celebre bassorilievo del Duomo di Pisa. Qui vedete l'angelo
che annuncia a Zaccaria la nascita prodigiosa del bambino, qui Maria
incinta di Gesù che va a visitare Elisabetta, anche lei già
incinta del Battista; qui il parto prodigioso della vecchia madre e
qui finalmente la scena tanto caratteristica, nella quale, Zaccaria,
reso muto per la sua incredulità, deve scrivere sopra una
tavoletta il nome da imporsi al neonato per volere del cielo: "Il
suo nome è Giovanni".
- Molti di voi vi chiamate Giovanni e scommetto che
ignorate il significato del vostro nome; ve lo dico subito. Giovanni
viene dal latino Johannes, che è una trascrizione ad orecchio
dell'ebraico Iehoananh (qui lo potete anche leggere in lettere
italiane; l'ho fato scrivere apposta) e vuol dire Jhawè è
propizio.
Nel deserto
- Ad un certo punto della sua vita, una tradizione
poco credibile dice che era molto giovane, Giovanni lascia i vecchi
genitori e si ritira per vivere una vita anacoretica in luoghi
deserti, da eremita. Non sappiamo né il luogo né gli
anni che Giovan-ni trascorse in questi luoghi deserti; probabilmente
sono stati quei luoghi montagnosi che circondano Gerusalemme ad est e
a sud-est. Dato il carattere molto indipendente di Giovanni, non pare
che egli abbia fatto parte degli Esseni, nonostante che la loro vita
fosse molto vicina a quella che conduceva Giovanni. Qui vedete i resti
del famo-so monastero di Qumram, dove sono stati ritrovati i rotoli
della Sacra Scrittura e dove c'era la convivenza di molti anacoreti.
Ricordate che ne abbiamo parlato più di una volta.
- Io stesso ho visto nel deserto in Palestina
qualche volta dei beduini, pastori vestiti proprio come Giovanni; cioè
una ruvidissima tonaca, non certo di lana o di seta, ma di pelle o di
peli intessuti di cammello, un cingolo molto ruvido ai fianchi e come
cibo le locuste: si toglie via la testa, le ali e le zampette e si
mettono ad arrostire; sono nutrienti; certo, ciascuno ha i suoi gusti.
C'è poi anche il dolce: il miele selvatico che le api depongono
nel cavo delle rocce. Così vestiva Giovanni e di questo cibo si
nutriva.
Sulle rive del Giordano
- Quanto tempo sarà durata questa permanenza
nel deserto? Non lo sappiamo. Sappiamo con certezza che nell'anno
quindicesimo dell'impero di Tiberio - che corrisponde al 28 della
nostra era - Giovanni lascia le amate solitudini e si mette a
predica-re nel circondario del Giordano. Predica un battesimo di
penitenza, come preparazione a qualche cosa di straordinario che deve
succedere nel mondo ebraico e come una preparazione ad uno più
forte di lui, al quale egli prepara la strada.
- Questa predicazione è accompagnata anche
dal battesimo che egli impartisce agli ascoltatori; per questo lo
chiamano Giovanni il Battista, che vuol dire Colui che immerge, perché
la parola battesimo viene dal greco, e vuol dire immergere nell'acqua.
Li immergeva o si immergevano da soli nell'acqua del Giordano. Era un
battesimo che aveva valore di penitenza.
- E' incredibile come la predicazione del Battista
abbia avuto successo. Accorrevano a lui folle da tutta la Palestina,
nonostante che il suo dire fosse senza peli sulla lingua, come si
dice. Non faceva mica dei complimenti. Diceva pane al pane e cacio al
cacio; chiamava le cose con i loro termini: una predicazione molto
forte, robusta, severa, di penitenza.
Il predicatore
- Diceva dunque Giovanni alle turbe, che accorrevano
per essere da lui battezzate: "Razza di vipere, chi vi ha
insegnato a scampare dall'ira imminente? Fate dunque dei frutti
confacenti al pentimento, e non cominciate a dire tra di voi: "Noi
abbiamo per padre Abramo". Poiché io vi dico che Dio,
anche da queste pietre può far sorgere figli di Abramo. Anzi,
già la scure sta alla radice degli alberi e ogni albero che non
faccia buon frutto sarà tagliato e gettato nel fuoco".
- Lo interrogavano le turbe dicendo: "Ma cosa
dobbiamo dunque fare?". Ed egli rispondeva loro: "Chi ha due
tuniche ne faccia parte a chi non ne ha e chi ha dei viveri faccia
altrettanto". Vedete, preparava la strada alla carità.
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare. Voi sapete erano
quelli che riscuotevano le imposte per conto di Roma, quindi erano
odiati dagli ebrei. E gli domandarono: "Maestro, che dobbiamo
fare?". Ed egli disse loro: "Non esigete di più di
quello che vi è stato stabilito". Infatti questa gente
truffava, si faceva il suo gruzzoletto sopra le tasse che riscuoteva.
- Lo interrogavano pure dei soldati: "E noi che
dobbiamo fare?" Ad essi rispose: "Non vessate, né
denunziate falsamente nessuno, contentatevi della vostra paga".
- Nonostante che dicesse delle parole così
chiare, era ascoltatissimo e l'ascendente che aveva sulle folle è,
come dicevo, indescrivibile. Lo seguono molti che vogliono diventare,
e lo diventano poi, suoi discepoli e, tra questi, anche personaggi che
saranno testimoni di Cristo, come Simone, Andrea, Giovanni, Filippo,
Natanaele.
Non licet!
- Questa predicazione così efficace
moralmente, viene bruscamente interrotta, come sapete, dalla crudeltà
di Erode Antipa. Questi è figlio di Erode il Grande...Stavo per
dire: figlio di suo padre, perché ha ereditato gran parte del
carattere del padre: crudele, violento, ambizioso, amante del fasto,
ma non aveva del padre la vigoria. Era debole, in fondo, di carattere.
E' sposato ed ha una moglie che è di famiglia regale, è,
infatti, figlia di Areta IV dei Nabatei, un piccolo regno di quel
tempo. Ma non gli basta quella moglie; si innamora di Erodiade, sua
cognata, perché moglie di Filippo, suo fratello. E ne nasce lo
scandalo: ripudia la moglie e convive in pubblico, scandaloso
concubinaggio, con Erodiade. Contro questa vita peccaminosa Giovanni
ha l'ardire con tutta franchezza, di denunciarne il male e gli dice
quelle famose parole: "A te non è lecito tenerla. E' il
famoso "Non licet" di Giovanni Battista. Sappiamo come
anda-rono a finire le cose. Erode Antipa, forse sobillato da Erodiade,
fa catturare e deportare in una prigione ben sicura Giovanni Battista:
Macheronte. Giuseppe Flavio ci informa che Macheronte era un luogo
inaccessibile, sicurissimo, del quale rimangono tracce; anzi sul posto
di quell'antica fortezza oggi c'è un piccolo paese chiamato
Mucavar..
Festa di compleanno
- Erode lo avrebbe forse tenuto là senza
ucciderlo, perché anzitutto ne aveva una enorme stima: lo
riteneva un uomo saggio e andava a consultarlo qualche volta; e poi
temeva anche la ribellione del popolo che aveva una enorme stima di
Giovanni Batti-sta. Senonché succede quello che voi sapete.
Durante un banchetto, tenuto per il suo genitliaco, Erode vede danzare
così bene la figlia di Erodiade, Salomè, che perde la
testa e le dice: ""Chiedimi quello che vuoi, anche metà
del mio regno, e io te lo darò". La ragazza chiede
consiglio alla mamma e la mamma le dice: "La testa di Giovanni
Battista". E così avviene la crudeltà, l'ignominia
della quale si è macchiato Erode: la testa viene portata sopra
un vassoio durante il banchetto, secondo il deside-rio. Egli è
raccapricciato dal fatto, rattristatissimo, dice la storia, però
aveva dovuto mantenere la parola.
- Questo accadde nell'ano 28/29. Sappiamo poi che i
discepoli fedeli di Giovanni ne raccolgono il cadavere, lo
seppelliscono e ne portano la notizia a Gesù, che cominciava a
predicare, anche lui, alle folle.
- Perché sono andati da Gesù? E'
evidente: perché tutta la predicazione del Battista è
stata una preparazione immediata alla predicazione di Gesù. Non
soltanto, ma è il Battista che ha dato la testimonianza più
sorprendente e più splendida di Gesù. Noi vedremo questa
testimonianza nella prossima puntata di "Chi è Gesù".
- Pace e bene a tutti!
- P. Mariano da Torino
- (Teleconversazione del 14.1.1969)
rivista1.htm