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Per più di tre secoli le comunità valdesi dovettero nascondersi per sopravvivere, e non sempre con successo. Venivano visitate periodicamente da predicatori itineranti chiamati Barba (zio), perchè il nome di Padre era riservato a Dio e quello di Maestro a Cristo. Avuta notizia della Riforma in corso in Germania e Svizzera, i Valdesi nel 1532 si riunirono a Chanforan e decisero di aderirvi. Stabilirono dei predicatori che risiedessero nelle comunità e costruirono degli edifici (templi) dove riunirsi per pregare, ascoltare la predicazione del Vangelo e cantare i Salmi. Si scatenò la repressione. Nelle Valli giunse un esercito di mercenari e saccheggiatori a cui tutto era permesso. In un primo tempo i Valdesi pensarono di poter ottenere la grazia dal duca di Savoia, Emanuele Filiberto, ma accortisi che per loro non vi era pietà, si difesero con ogni mezzo. Si ritirarono nella valle di Angrogna, si nascosero in caverne e luoghi inaccessibili e contrastarono i soldati del duca con la forza di chi difende tutti i propri beni e la libertà. A colpi di fionda, con bastoni e roncole (avevano dovuto consegnare agli inviati del duca tutte le armi che possedevano e anche i coltelli) e rovesciando sugli assalitori cumuli di pietre, li tennero in scacco per sette mesi. Il duca venne a patti e accettò di firmare un Accordo con i suoi sudditi ribelli in cui tollerava che rimanessero i templi e consentiva la predicazione in una zona ben delimitata. Si costituivano le VALLI VALDESI, un ghetto al di fuori del quale ogni manifestazione religiosa non cattolica era severamente proibita. I Valdesi della Calabria e della Provenza, che avevano scelto di non difendersi, furono sterminati.
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