Parola di Dio (28/04/1999)

L’Onnipotente mi ha parlato.
Non so perché sia successo a me, ma Dio mi ha parlato.
Non desideravo essere scelto, sapevo quello che sarebbe successo, capivo di non essere degno e di non essere abbastanza forte.
Eppure ho tentato.
Ho ripetuto la parola di Dio.
Prima non sono stato creduto e poi sono stato accolto con crescente ironia e fastidio.
Mi hanno deriso, insultato, coperto di sputi, schiaffeggiato.
Mia madre piange e mi parla come ad un bambino:
"Mi farai morire! Perché mi vuoi male? Mi spaccherai il cuore!"
Mio padre invece non mi parla. Se vuole dirmi qualcosa parla rivolgendosi ad altri:
"Se quello lì perde il lavoro per le scempiaggini che dice, io non lo voglio più vedere in questa casa!"
Quello lì
, sono io.
Le scempiaggini
, sono il verbo di Dio.
Perdona tutti, Signore, perché non sanno quello che fanno.
Ha ragione mio padre che i miei capi mi hanno già fatto stare a casa per tutti i possibili giorni di permesso per calmarmi i nervi e sperano che mi passi. Mi hanno detto di mettermi in malattia.
I colleghi spesso mi sfottono:
"Cosa ti ha detto Lui, oggi?"
"Ma non ti parla mai di donne?"
"Chiedigli i numeri da giocare, siete amici no?"
"Ma è vero che morirai crocifisso?"
La mia ragazza non vorrebbe lasciarmi:
"Devi scegliere"
Scegliere tra lei e Lui. Abbiamo fatto l’amore come le altre volte. Abbiamo parlato di argomenti senza importanza.
Si è fatta baciare e ha ripetuto: "Devi scegliere"
Penso che lei mi creda, ma non le importa nulla.
Crede che io debba pensare alla mia vita, essere – lei dice così – normale.
Crede che io sia obbligato a rinnegare Dio.
Ho cercato di restare me stesso e di rispondere alla chiamata.
Ho lottato per convincere che ero sempre io e che non c’era né mio merito né mia colpa nel ripetere le parole di Dio.
Non ero un folle e non ero un eletto.
Mi hanno buttato per terra e massacrato di calci.
Mi hanno spaccato un braccio ma, soprattutto, hanno piegato la mia anima.
Non sapete quante lacrime ho pianto ma non per il dolore del mio corpo.
Non sapete quanto sto male dentro di me!
Dio, Dio mio! Ho resistito finché ho potuto…

Dio, Dio mio!
Grazie di avere capito che non ero abbastanza forte per essere la tua voce!
Grazie di avere allontanato da me questo calice amaro!
Scegli altrove gli operai, sceglili più forti, sceglili con le spalle larghe.
E non mandarli da soli, non possono resistere contro tutti!
Dio, Dio mio!
Che poca cosa è un uomo!

Il braccio è guarito, anche se il polso mi tormenta ancora.
I miei genitori non mi hanno scacciato, ma trattano come un ospite sgradito.
La mia ragazza mi ha lasciato. Forse tornerà.
Ogni tanto mi telefona. Adesso sono due settimane però che non chiama più.
Ho voglia di lei. Gliel’ho detto. Mi ha risposto che dovevo pensarci prima, che le ho fatto troppo male.
Ma forse tornerà.
Non ho perso il lavoro. Forse sarebbe stato meglio.
I miei colleghi stanno diventando banali, le loro battute sono ritornelli che non sento più.
Qualche volta riesco a ridere con loro, anche a bere insieme un bicchiere.
Altre volte sembrano scaricare su di me rancori e odi senza tempo.
Quando non li sopporto più, alzo le spalle: "Andate al diavolo!".
Già, al diavolo!
Andiamo davvero tutti a cercare l’abbraccio del Diavolo!


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