Diorami - il termine diorama, dal punto
di vista strettamente lessicale, sta ad indicare un insieme di figure dipinte
che per effetto di prospettiva e giochi di luce, danno illusione di un
panorama naturale.
Nell'ambito dell'arte presepiale i diorami, in
serie, sono rappresentazioni plastiche successive dei vari episodi della
vita di Gesù e, quindi, sono fedeli alla narrazione evangelica,
senza alcuna concessione alla fantasia. La scenografia, gli abbigliamenti,
le espressioni dei volti sono fedeli, quanto è possibile, alla verità
storica. E’ infatti, il presepe, sotto forrna di diorami, si chiama anche
presepe storico, evangelico, in Italia esistono, oggi, ottimi creatori
di diorami, mancano, invece, plasmatori delle statuine per le quali, perciò,
si attinge a maestri plasticatori spagnoli che ne eseguono di bellissimi.
Il presepe a diorami non è quasi per nulla
seguito a Napoli.
Minuterie -Il termine indica i finimenti l’oggettistica del presepe che dal '700 in poi ha arricchito le varie scene dai cibi dell'osteria agli oggetti che caratterizzano il corteo dei Magi dalle “sporte” di ortaggi e frutta ai doni portati a Gesù Bambino dal bastone fiorito di San Giuseppe agli ornamenti degli abiti, ai vari utensili ed attrezzi, etc. che rendono reali, vive, le varie scene, ma che pure accentuano l'aspetto laico, profano del presepe degli ultimi secoli.
Moschelle - Il termine sta ad indicare
i "pastori" più piccoli della media. Essi vanno dai quattro centimetri
in iziali ai tre ed anche meno di oggi, Sono un'invenzione di questo secolo.
La loro esistenza ha prima soddisfatto l'esigenza
di popolare i lontani cioè la scenografia degli sfondi; allo stsso
modo, dalla fine del 600 venivano preparati pastori di altezza che variava
dai 25 centimetri per le scene di lontananza fino alla misura terzina (intorno
ai 40 cm. ed anche di altezza maggiore per la parte immediatamente anteriore).
Negli ultimi tempi le moschelle hanno avuto maggiore diffusione per motivi
vari. In primo luogo, l'impossibilità di riservare al presepe spazi
considerevoli. Sono più che lontani i tempi nei quali retaggio quasi
esclusivo di ricchi borghesi e di nobili, venivano allestite scene per
gli "sfondi" del presepe, in più sale contigue: essi hanno lasciato
una storia, sono divenuti un mito nella storia del presepe napoletano.
Oggi il presepe, anche a Napoli, sta assumendo una funzione di oggetto
d'arte, quasi da vetrina. E’ d’altra parte una testimonianza della continuità
del presepe adeguato ai tempi. Gli studiosi gli amatori, i collezionisti,
per varie ragioni gelosi custodi di una testimonianza d'arte unica ed inimitabile
e irripetibile, non accettano di buon grado e per vario ordine di motivi,
le imitazioni, le creazioni moderne ispirate ai secoli d'oro, anche se
esse recano indubbie note della personalità dell'autore e, in alcuni
casi non rari di buon livello.
Il presepe del '700-'800 ha espresso un’epoca
una società conclusa e, perciò, irripetibile. Il presepe,
dunque, anche se con espressione plastica diversa, continua e continuera
ad esistere perchè forma d'arte ricca di valori eterni.
Osteria – Secondo alcuni ricorderebbe, sul presepe, l’oste che rifiutò di ospitare anche per una sola notte, la Vergine e Giuseppe. Fino all’età barocca gli scultori da presepe o comunque, i committenti, non avevano osato presentare la scena della taverna per tutto ciò che essa poteva implicare, anche se, come detto innanzi, la figura dell'oste trova piena rispondenza nel Vangelo. Soltanto il tardo barocco, ormai liberatosi dai legami con i canoni liturgici tradizionali, per il suo spregiudicato realismo indusse gli artisti o i committenti ad inserire, nel presepe, la taverna che poi ha dato vita ad una scena tra le più interessanti, vivaci, colorite del presepe laico cortese (‘700).
Pastore - Nel lessico napoletano, e non soltanto in quello popolaresco, il termine è progressivamente passato dalle statuine del presepe che rappresentavano, appunto, i patori, i mandriani giunti alla grotta per adorare il Dio Bambino, a tutte le altre statuine che, progressivamente, sono comparse nel presepe. L’uso del termine “pastore” è così connaturato al mondo presepiale napoletano che quelle “statuine" o "figurine" non compaiono per nulla nella tenninologla locale.
Presepe - Presepe = presepio. Il termine
deriva dal latino presaepe, is o praesaepium, ii = recinto chiuso, mangiatoia.
Anche in questo caso il termine si è,
di secolo in secolo, esteso, ampliato. Indica la rappresentazione plastica,
sia della scena della Nativita', sia di quella più articolata, costituita
da varie scene, a diversa complessità. Più recentemente Gennaro
Borrelli nel suo "Scenografle e scene presepe napoletano" puntualizza:
"E’ presepe l'insieme di scenografie e di scene con figure mobili (non
in senso meccanico ma flessibili e sistemabili in altra scena), vasta riproduzione...
della vita del tempo, vera creazione dell'ambiente napoletano". Dunque
una interpretazione assolutamente laica del presepe, nella quale la scena
della Nativita' finisce per rimanere come sopraffalta, a volte secondaria.