2) L'Autority delle Comunicazioni : La Napoli del 2000
1) Brevi Cenni Storici
Il consolidamento del blocco democristiano fuoriuscito
dal blocco delle elezioni del '46 e la sua conferma con la sconfitta frontista
(socialcomunista) nel '48 sono alla base della storia di Napoli negli ultimi
cinquanta anni.
Le scelte politiche operate dopo la costituzione
della SVIMEZ (1946) e della Cassa per il Mezzogiorno (1950) tese a superare
le debolezze del sistema meridionale, naufragano sotto le pressioni della
guerra fredda che previlegiera' le forze politiche legate a vantaggi privatistici.
Politicamente la vita nel capoluogo campano si
snoda tra la forte affermazione della destra specie nel capoluogo e la
DC ben consolidata in provincia, almeno nella prima fase dell'eta' repubblicana.
Se nel '46 ( si veda Il Voto nel '46 a Napoli
e Provincia ), la protesta napoletana si esprime con un voto alla destra
liberale o reazionaria (UDN / BNL ) nel '48 la DC ottiene in provincia
il 50,98 % e nel capoluogo il 48,5 % conseguendo nell'intera regione Campania
il 50, 19 % dei consensi . Tuttavia a livello locale, manca una solida
maggioranza di governo che determina una singolarita' nella vita cittadina
partenopea, che conferma quella marginalita' gia' espressa nel '46. E'
in questo contesto che matura l'affermazione del laurismo, il cui consolidamento
e' dovuto al ruolo svolto da quei settori del notabilato professionistico
e Rentier che vedono perdere la propria egemonia e che ora scoprono nel
partito monarchico nuove possibilita'. Il laurismo appare cioe' un tentativo
di rinegoziare i ceti dominanti, ma anche della nobilitazione del ceto
medio, che dopo la crisi del blocco agrario ha perso l'egemonia. Per questo
il laurismo si pone " quale credibile mediatore di una transazione sociale
in direzione di una generale riclassificazione della dimensione urbana
e di rilancio delle rendite (Minolfi-Soverina "L'incerta Frontiera"
ESI '93 pp 220-221 da ora in poi M.S. "I.F." )".
Scaturisce un nuovo blocco politico-sociale che
unisce imprenditori e speculatori edili al governo della citta'.
Lauro, infatti intuisce come la conquista del potere politico sarebbe stato
utile per recuperare il suo patrimonio economico. Un inserimento politico,
questo dovuto al riflusso che subiscono le tendenze democratiche ex ciellistiche.
Non solo, grazie alla diffusione del sistema clientelare Lauro riesce a
trasformare la carica di protesta in strumenti di restaurazione dello status
quo ante.
Per ottenere consensi, fa ricorso a strumenti
diversi; da forme di assistenza adottata verso strati popolari all'azione
propagandistica di un atteggiamento di rigida opposizione alla politica
meridionale di governo, stimolando aspirazioni municipalistiche e in realta'
assicurando al governo stesso il suo appoggio in funzione anticomunista.
Inoltre grazie al consenso dei gruppi economici locali, punta al settore
edilizio ed ai lavori pubblici. Il successo della destra si sostanzia con
le amministrative del '52 e le politiche del 53. Per queste ultime consultazioni,
l'On. De Gasperi fa approvare la nuova legge elettorale, quella poi denominata
"legge truffa", in virtu' della quale la lista o il gruppo di liste apparentate
che avesse raggiunto il 50 % dei voti piu' uno si assicurava i due terzi
dei parlamentari eletti, come premio di maggioranza.
Ma, contrariamente alle aspettative, cio' non
premia la D.C. a Napoli, che supera di poco il 30 % e con tutti i partiti
apparentati sfiora il 34 % . La destra raccoglie il 27 % dei consensi.
Anche il PCI esce rafforzato con il 21,3 % nel
capoluogo campano ed il 21,69 % in provincia e considerando che la media
nazionale e' stata del 22,64 %, si puo' osservare che i risultati napoletani
sono solo di poco inferiore alla media nazionale.
Con le elezioni del '53 si conclude il quinquennio
di De Gasperi e quindi il disegno di bloccare la spinta della sinistra.
Ma il risultato elettorale impone alla DC un riesame della sua politica
che proprio a Napoli ha il suo inizio nel '54.
Intanto i provvedimenti a favore di Napoli e
del Mezzogiorno non sortiscono gli effetti sperati : se la Cassa del Mezzogiorno
non riesce a trasformarsi in un provvedimento di sviluppo, l'opeerazione
non riesce neanche con l'ISVEIMER ( Istituto per lo sviluppo dell'Italia
Meridionale ) trasformatosi nel '53 da dipendenza del banco di Napoli in
Ente Autonomo ed il piano Vanoni sull'occupazione.
In generale l'intera economia ed in particolare
l'industria risente sella divisione tra i gruppi dirigenti locali e quelli
centrali, cioe' fra chi gestisce la spesa pubblica locale e chi asseconda
l'espansione economica nel resto del paese, all'ombra di una subdola saldatura
tra la borghesia urbana meridionale e quella monopolistica settentrionale
che ostacola il movimento operaio e contadino. L'affermazione
di Lauro avviene in questo clima. "Gli Anni di Lauro" (52-58) si
presentano ricchi di attivita' edili, tali, purtroppo, da lasciare i segni
tangibili dei lavori sul volto oramai deturpato di Napoli.
Le speculazioni autorizzate dall'amministrazione
legale ed illegale si e' rivolta all'edilizia residenziale del Vomero e
di Posillipo costruendo in violazione di tutti i regolamenti. Anche le
opere pubbliche sono espressione del proprio personalismo e pertanto carenti
rispetto alle esigenze della citta'.
Uno dei settori che risente della cattiva
gestione e' quello agricolo-industriale : il polo industriale e' cresciuto
con le sovrapposizioni esterne e con imprese nazionali, tali da lasciare
irrisolti i problemi; innanzitutto quello di una mancanza di connessioni
tra sviluppo agricolo ed industriale e poi quello di una scarsa integrazione
tra i grandi complessi industriali. In proposito, tuttavia non va trascurato
il peso che hanno assunto, sopratutto negli anni '60 le imprese a partecipazione
statale, specie in alcuni settori, come le acciaierie di Bagnoli (Italsider)
del gruppo Finsider, le telecomunicazioni SIEMENS-SELENIA, che con il gruppo
casertano ITALTEL hanno avuto uno sviluppo crescente fino agli anni '80,
per avere oggi delle pesanti decadenze strutturali, se non addirittura
scomparse (ITALSIDER di Bagnoli ).
Tuttavia e' tra la fine degli anni '50 e gli
inizi degli anni '60 che il volto della citta si trasforma :
la zona industriale orientale comprendente
i quartieri di San Giovanni a Teduccio, Poggioreale, Barra, e dagli anni
'60 si includono in questa zona anche i quartieri di Secondigliano e di
San Pietro a Patierno.;
la zona industriale occidentale comprendente
il quartiere operaio di Bagnoli.
Il centro storico che comprende i quartieri di
San Lorenzo, Pendino, Mercato, Porto, anche se poi nei quartieri di Pendino
e Mercato prevaleranno le attivita' commerciali, nel quartiere Porto quelle
direzionali.
I quartieri Momntecalvario, Stella, San Carlo
restano sottoproletari, Vomero Posillipo residenziali ed il quartiere di
Fuorigrotta a caratteristiche miste.
In questo contesto, maturano le elezioni amministrative
del '56 e politiche del '58, condizionate dalla nuova legge elettorale
- proporzionale -, dai fatti di Ungheria che vengono sentiti drammaticamente
nel PCI e nel movimento operaio napoletano.
La capitolazione democristiana di fronte al laurismo
nelle amministrative del '56, impone non solo al partito di governo delle
scelte programmatiche sul piano locale e nazionale, ma dimostra che a Napoli
perdura un'omologazione politica espressa nel blocco politico-affaristico
che tutela ancora le rendite. In ogni caso, il rapporto tra le destra e
la DC e' un punto cardine della vita politica napoletana. Infatti il partito
democristiano, forte a livello nazionale dell'esperienza fanfaniana, da'
il suo sostegno proprio a quella destra laurina per ottenere da questa
il supporto in parlamento, dando l'avvio a forti speculazioni.; mentre
lo stesso Lauro cerca l'appoggio dei missini e dei liberali, il PCI resta
solo ad affrontare Lauro, ma alla vigilia delle elezioni del 25 maggio
'58, l'allora presidente della Repubblica, Gronchi, su proposta del ministro
Tambroni scioglie la giunta di Napoli e decide il commissariamento. Per
Lauro, accusato di aver utilizzato ai fini personali i 35 miliardi della
legge speciale pe Napoli e per gli assessori Luigi Amato e Gaetano Carbone
scatta la denuncia di peculato.
Il voto del '58 risente, pertanto, di questa
crisi partenopea, tanto da far registrare un decisivo contraccolpo alla
destra sia a livello locale che nazionale. La DC recupera rispetto al '53
a spese della destra monarco-fascista che dal 22,29 % scende al 15,61 %
il MSI dal 10,22 scende al 3,7 %. Va registrato il rafforzamento del PCI
che guadagna sopratutto rispetto alla media nazionale, dove recupera lo
0.09 % ( a livello locale il 3,7 % ) ed in generale e' tutta la sinistra
ad avanzare, in virtu' del discreto consenso anche del PSI. In funzione
di questa opzione centrista ( anche il PLI avanza ) sia a livello locale
che nazionale gli schieramenti cambiano. I socialisti cercano nell'appoggio
con la DC una nuova direzione per la masse lavoratrici. La DC, per converso,
pur servendosi ancora della destra mira nell'appoggio socialista per una
copertura a sinistra per favorire l'espansione capitalistica, per ottenere
la comprensione dei lavoratori per garantirsi la penetrazione coloniale
dei monopoli nel Sud e per isolare il PCI.
Ancora una volta si rileva un " caso Napoli ".
Il gioco DC-Destra si conclude proprio con il limite della destra stessa.
Lauro, infatti, ha avuto un consenso spiccatamente legato al capoluogo,
mentre in provincia il notabilato locale legato essenzialmente a Leone
e Gava e' forte e' tale da sbarrare la strada alla destra laurina.
Inoltre fra la destra e i democristiani nell'arco
di tempo compreso tra il '46 ed il '64 si assiste a fenomeni migratori
dall'una all'altra compagine : uno dei primi Buonocore prima democristiano
poi esponente del PNM. Ancora piu' interessante sono le traslazioni nell'ambito
della destra, come Chiarolenza che dall'URN passa al PDIUM, come Coppa
che va prima al FNM poi al PDI.
Se tuttavia, e' impossibile tracciare una piu'
elaborata mappa del "fenomeno migratorio" dei politici, questo dato ci
fa riflettere sulle discontinuita' della destra e sulla qualita' effimera
della sua ideologie dimostrando come la forza della destra sia piu' che
altro una forza legata alla destra prepartitica-qualunquista-monarchica,
intrinsecamente connessa al "culto" della casa Savoia. Ora il crollo della
destra nel '58, consente alla DC d'incanalarsi nel vuoto lasciato dal laurismo,
grazie al gruppo doroteo ( per intendere un sistema chiuso ) ruotante intorno
a Gava.
Gli anni sessanta rappresentano, invece, l'omologazione
napoletana al contesto nazionale. L'elettorato attribuisce una indiscussa
centralita' alla DC che opera un vero passaggio di "regime", mantenendo
il potere in citta' dal '62 al '75, un potere che si estende con l'elezione
di Antonio Gava alla Presidenza della Provincia.
L'omologazione politica, come si vede, dimostra
un ampliamento del consenso dei Gava che si appropiano del
territorio : il loro raggio di azione si estende da Napoli alla Provincia,
al dominio del Comune, al Banco di Napoli, nella pubblica amministrazione
e iniziano le gemi clientelari, mentre l'intera vita associata - scuola,
trasporti, servizi - vivono nel piu' profondo degrado, grazie proprio alla
loro presenza, che lontani dal disegno fanfaniano, stipulano avvordi con
il mondo economico napoletano, riuscendo a premere sui grossi istituti
finanziari napoletani per potenziare le risorse disponibili per attivita'
economiche locali e garantirsi interessi personali.
Il centro-sinistra ( anche il PSI non lasciera'
facilmente il governo cittadino ) si apre con un nuovo ceto politico e
nuovi elementi parassitari e clientelari che condizionano il nuovo piano
regolatore, il nuovo policlinico. L'Alfa Sud, mentre inizia lo sfruttamento
della manodopera a basso costo, e nelle campagne inizia l'esodo verso il
Nord. L'esperienza del centro-sinistra a Napoli finisce in un ulteriore
delusione per la mancata svolta e per aver accorpato il potere in un unico
blocco comunale e provinciale - i Gava - che al tempo stesso si salda a
livello nazionale. Dal 60, al 68 il potere centrale e locale e' democristiano
Silvio Gava e' nel '63 Presidente del Consiglio, Antonio (figlio) e' Presidente
della Provincia di Napoli ('61-69), Roberto (figlio) e' capogruppo al comune
di Castellamare. Dal '62 al '74 Napoli e' retta, con alterne giunte, da
un sindaco democristiano. Nello specifico:
Giunte
Periodo
Sindaco
DC-PSDI
Luglio '63 / Aprile '64
Palmiri Vincenzo Maria
DC-PSI-PSDI
Gennaio '65 / Gennaio '66
Clemente Ferdinando
DC-PSI-PSDI
Gennaio '66 / Luglio '66
Clemente Ferdinando
DC-PSI-PSDI
Luglio '66 / Febbraio '69
Principe Giovanni
DC-PSI-PSDI
Febbraio '69 / Novembre '70
Principe Giovanni
DC-PSI-PSU-PRI
Novembre '70 / Luglio '73
De Michele Gerardo
DC-PSI-PSU-PRI
Luglio '73 / Ottobre '73
De Michele Gerardo
DC-PSI-PSU
Ottobre '73 / Agosto '74
De Michele Gerardo
DC-PSI-PSU-PRI
Agosto'74 / Settembre '75
Milanesi Bruno
Un decennio ricco di avvenimenti e crisi : i primi
segni di debolezza si avvertono con le elezioni politiche del '68, dopo
il fallimento della programmazione economica e sotto la spinta del movimento
sessantottino. Le forze di sinistra in questa consultazione escono rafforzate
a danno della DC e del MSI. Espolodono nella citta in connessione con l'inizio
della strategia della tensione con lo scoppio di Piazza Fontana in Milano
( 14 Dicembre 1969 ) Napoli roccaforte della destra diventa una polveriera.
Tra il '69 ed il 73 si consumano una serie di
attentati, viene incendiata L'Univerita' Centrale, lanciate bombe a Piazza
Matteotti ('69), Piazza San Vitale ('72) e viene assaltata l'Accademia
delle belle Arti ('73).
In questo clima si tengono le elezioni comunali
provinciali e regionali del 7 giugno '70. Il PCI si afferma con 22 seggi,
solo 3 alla DC e 10 al MSI. Alle regionali il PCI raggiunge 13 seggi alla
DC 2 e il MSI 5 .
La crisi economica e' notevole : rialzo dei prezzi,
ristagno degli investimenti, incide notevolmente nella struttura civile
di Napoli.
Le elezioni politiche che si susseguono negli
anni '70 verificano un bilanciamento tra PCI e DC. Un periodo travagliato
per Napoli costretta nel '73 a recuperare l'epidemia di colera.
L'emergenza coglie l'amministrazione di centro-sinistra
impreparata, ma un ulteriore contraccolpo politico politico si ha dopo
il referendum sul divorzio che sconvolge i rapporti a livello di governo
centrale e' determina una stagliazione a livello locale.
L'azione specifica di determinati esponenti politici,
come i Gava, tuttavia non contrasta del tutto l'azione comunista, anche
se con le elezioni amministrative del '75 l'elettorato napoletano premia
il PCI, tendenza che si registrera' anche nelle politiche dello stesso
anno. Tale risultato produce un bilanciamento delle forze di sinistra tale
da far conservare giunte di sinistra, capeggiate da un sindaco comunista
dal '75 all' '83. Nello specifico :
Giunte
Periodo
Sindaco
PCI-PSI
Settembre '75 / Dicembre '76
Valenzi Maurizio
PCI-PSI-PSDI
Dicembre '76 / Giugno '78
Valenzi Maurizio
PCI-PSI-PSDI-PRI
Giugno '78 / Settembre '80
Valenzi Maurizio
PCI-PSI-PSDI
Settembre '80 / Dicembre '81
Valenzi Maurizio
PCI-PSI-PSDI
Dicembre '81 / Aprile '83
Valenzi Maurizio
PCI-PSI-PSDI
Aprile '83 / Luglio '83
Valenzi Maurizio
Questo quadro delle 6 giunte, seppure capeggiate
dallo stesso sindaco esprime tuttavia la precarieta' del contesto, frutto
come si e' detto, dell'epidemia del colera che ha prodotto una " rottura
tra ampi settori borghesi della citta' ed il ceto politico che ha amministrato
Napoli da piu' di un decennio " ( M.S. I.F. pag. 231 ) mentre il blocco
ruotante intorno a Gava varca i confini locali per esporsi come il perno
per un certo sistema di governo cosi' che il monocolore rosso nella giunta
partenopea finisce con l'allargare il divario tra potere centrale e potere
locale.
Nell'ambito del monocolore rosso tuttavia va
individuato il limite espresso dal PSI : gli amministratori socialisti
traslano nelle giunte rosse conoscenze, competenze attitudini sperimentate
nel centro-sinistra conservandone gli assessorati, riuscendo a porsi come
elementi di legame tra vecchia gestione e quella futura proiettata a dilatare
il proprio ruolo dal piano locale e quello nazionale e a determinare il
loro successo negli anni '80.
Indubbiamente la complessa situazione non nasconde
punti critici, cio' nonostante, l'attenzione all'edilizia, alle attrezzature
allo sviluppo dei trasporti, alla costituzione dei consigli di circoscrizione,
alla meccanizzazione dell'anagrafe, ai Progetti "Estate a Napoli" ai programmi
per l'infanzia, all'edilizia scolastica, sono un nuovo aspetto di Napoli,
ma non sufficiente a contrastare la vera crisi della citta' che coincide
con la crisi economica e sociale che investe il Partito Comunista che non
riesce a riallacciare i nodi con i disoccupati ed apre le strade al clientelismo
per trovare un punto di forza nel '78 quando la DC entra nella maggioranza
per sostenere Valenzi e presenta alla Camera una mozione per rilanciare
la funzione industriale della citta'. Tale testo porta la firma di Gava,
Pomicino (DC), Alinovi (PCI), Caldoro (PSI), Ciampaglia (PSDI) cioe' quella
vecchia guardia che ha affossato il centro-sinistra ( M.S. "I. F" ).
La crisi si accentra a livello generale nel '79,
dopo la sconfitta elettorale comunista, l'abbandono del compromesso storico,
e il ritorno del PCI all'opposizione; mentre a livello locale la lacerazione
politica e' ampia e si tramuta in rottura dei rapporti tra PCI e forze
imprenditoriali, proprio quando il 23 Novembre del 1980 il sisma sconvolge
la Campania e Basilicata con circa seimila morti e diecimila feriti. Un
tragico evento che oltre alla perdita di vite umane porta con se polemiche
nelle quali l'allora Presidente Pertini, prende parte attiva accusando
i ritardi nelle operazioni di soccorso.
Una catastrofe che sconvolge abitudini, cultura,
economia da quella del vicolo a quelle stabili, portando alla luce strati
profondi e lacerazioni gravi che hanno condizionato la vita economica-culturale
e politica della citta', sopratutto aggravata dalla recrudescenza del fenomeno
comorristico.
Se infatti negli anni del dopoguerra il fenomeno
comorristico e' legato ad attivita' delinquenziali, al contrabbando ed
alla mediazione sui prodotti ortofrutticoli; dopo il terremoto la ricostruzione
passa per canali illegali rendendo molto labile il confine che separa lo
stato dall'antistato.
Cosi' la camorra, intanto riorganizzatasi in
Nuova Camorra Organizzata (NCO) e legata a Raffaele Cutolo partecipa all'invio
dei soccorsi, alla rimozione delle macerie, all'installazione dei prefabbricati,
alle case alloggio, acquistando un peso politico che mai aveva avuto ed
estendendo la sua azione anche a quelle aree che fino a quel momento non
erano interessate al fenomeno come l'avellinese ed il beneventano. L'edilizia
in questo frangente e' la principale attivita' economica della Campania
e di Napoli in particolare, visto che e' sopratutto nell'edilizia che affliuscono
i finanziamenti che appunto si sarebbero protratti con criteri clientelari
e con i favori della malavita organizzata. Il sisma consolida il
monopolio della spesa pubblica destinata all'assistenza ad opera di un'elite'
criminali in ascesa, accelerando il consolidamento della camorra stessa.
( Isaia Sales La camorra / Le Camorre pp 191 /196 in seguito I.S
Lac/Lec ).
Il piano di ricostruzione post-terremoto ancora
oggi dopo circa venti anni da quel tragico giorno, lascia ancora l'oro
in bocca. Infatti quasi tutti i comuni dell'hinterland napoletano vengono
considerati terremotati ai danni di quelli realmente danneggiati, mentre
Napoli vive anche un terremoto politico per le polemiche con la giunta
Valenzi. In pratica i comuni terremotati della Campania diventano 700 (
compresi in una vasta zona che va da Sapri ai confini con il Lazio e con
le Puglie ) Si appronta un piano ambizioso: case, scuole, strade, ospedali,
servizi. Si vuole cogliere l'occasione per un progetto di rinascita e di
sviluppo e si pensa ad un piano di industriaalizzazione con aree destinate
ad insediamenti produttivi. Lo Stato interviene, ma troppo in fretta senza
operare le opportune indagini geologiche che costringono a varianti che
aumentano il costo previsto delle opere.
Ma la ricostruzione non e' relativa solo all'edilizia,
l'inchiesta svolta da Antonello Caporale per il Venerdi di Repubblica a
dieci anni dal terremoto ha voluto dimostrare che le imprese settentrionali
sono piombate in Campanie e Basilicata per ottenere sostanziosi contributi
( Antonello Caporale " Vergogna Quanti miliardi buttati al vento "
Irpinia '90 Il Venerdi di Repubblica Nov. '90 pag. 45 ). Del resto tutta
l' "inchiesta" della ricostruzione del dopoterremoto si consuma negli anni
a venire, specie dopo tangentopoli. In sintonia Andrea Cinquegrana per
la rivista Avvenimenti conia il termine "Terremotopoli" per intendere un
sistema di "Imprese partito", perche' fra politici ed imprenditori dice
Cinquegrana " c'e' qualcosa in piu' di un feeling, spesso c'e' cointeressenza,
favorendo l'azienda del mattone, grazie alla trasversalita', cioe' ad una
perfetta combinazione di correnti e pezzi di partiti uniti dall'ideologia
degli affari " [Cinquegrana " Ma Terremotopoli deve ancora arrivare" Avvenimenti
31 marzo '93].
In quest'ottica di collusione camorra-politica
si ascriverebbe anche il sequestro dell'assessore all'edilizia ed all'urbanistica
Ciro Cirillo rapito dalle Brigate Rosse a Torre del Greco il 27 Aprile
1981 e rilasciato il 23 Luglio dello stesso anno- Un caso, a quanto pare,
risolto dopo varie trattative segrete tra B.R., camorra, uomini dei servizi
segreti e DC. Per il rilascio, pare sia stata essenziale l'intermediazione
di Raffaele Cutolo, che successivamente affermera' che il suo braccio destro
Enzo Casillo aveva svolto l'operazione di rilascio dell'assessore perdendo
la vita ( Sandro Accuri e Roberto Chiodi " Colpe di Stato" Espresso 10
dicembre '89, in particolare sul caso Cirillo cfr. I.S. "LaC / LeC" pp
206-211 ).
Intanto nel 1982 la cronaca registra nel napoletano
circa 200 vittime di camorra a cio' si aggiunge il malcontento della zona
est di Napoli : L'Italsider e' in gravi condizioni e in questo clima di
tensione si arriva alle elezioni politiche ed amministrative dell '83 ed
alle europee dell '84. Tornate elettorali nelle quali il PCI ancora raggiunge
il 31,5 % dei voti ed al livello locale il 27 % mentre la DC a livello
nazionale riporta il 21,8 % dei consensi ed a livello locale il 24,3 %.
Le europee dell' 84 avvenute a poco piu' di un
mese dalla morte di Enrico Berlinguer premia il PCI che sorpassa il 37
% anche a livello locale.
A livello di governo cittadino le elezioni dell
'83 pur non confermando la giunta rossa non determinano neanche un'affermazione
democristiana come negli anni del centro-sinistra. L'intero apparato meridionale,
infatti, si struttura sull'intero sistema governativo, rintracciando nel
pentapartito la formula decisiva. Cosi' il "declino della DC come partito
dominante attribuisce alle forze intermedie ( e sopratutto al PSI ) un
potere di condizionamento di proporzioni inedite ( M.S. "I.F" pag 241).
Purtroppo per Napoli si aprira una lunga serie
di crisi politiche :
Giunte
Periodo
Sindaco
PSI-PSDI-PRI-PLI
Gen. '84 / Aprile'84
Picardi Franceso (PSDI)
DC-PSI-PSDI-PRI-PLI
Aprile'84 / Agosto '84
Scotti Vincenzo (DC)
DC-PSDI-PRI-PLI
Agosto '84 / Dic '84
Forte Mario (DC)
DC-PSDI-PRI-PLI
Dic '84 / Agosto '85
D'Amato Carlo (PSI)
DC-PSI-PSDI-PRI-PLI
Agosto '85 / Luglio '86
D'Amato Carlo (PSI)
DC-PSI-PRI-PLI
Luglio '86 / Ottobre '86
D'Amato Carlo (PSI)
DC-PSI-PSDI-PRI-PLI
Agosto '87 / Dic. '87
Lezzi Pietro (PSI)
DC-PSI-PSDI-PRI-PLI
Dic. '89 / Agosto '90
Lezzi Pietro (PSI)
In questo clima di instabilita' all'ombra dell'emergenza
e dei poteri straordinari si afferma sempre piu' il potere extra-istituzionale
legato talvolta a nuclei politici sia locali che nazionali.
Se la recrudescenza camorra-terrorismo ritorna
con la strage di Natale sul rapido 904 Napoli-Milano (15 morti, 180 feriti)
nell '84 e nell '85 i maxi arresti tra cui quelli di Enzo Tortora ( poi
assolto nel settembre dell '86) apre la fase del controllo della droga.
In sostanza da un punto di vista politico l'elettorato
partenopeo negli anni '80 segue l'andamento nazionale, mentre da un punto
di vista socio-economico e' costretto a gestire una fase post e di deindustrializzazione
che non ha determinato una riqualificazione delle attivita' urbane e di
quelle occupazionali. La gestione del Comune chiude gli anni '80 con la
liquidazione del patrimonio comunale per far fronte al deficit.
Alla crisi della centralita' democristiana ed
alla disaggregazione dei partiti (DC-PSI) si determinano fratture tra i
vari capicorrente Gava, Pomicino / Di Donato, Conte ; figure che si sono
spartite il potere. Tali fratture si incancreniscono ancor piu' per il
fatto che i consiglieri comunali appartengono ai quadri direttivi alla
Regione Campania, del consorzio del porto, dell'ISVEIMER, del Banco di
Napoli, dell'ATAN, degli ospedali, ai sindacati CISL-UIL, e sopratutto
alle USL i cui incarichi finiscono con il passare come carriere elettive,
a danno dell'elettorato che cerca sempre piu' consenso, ma trova sempre
meno legittimazione politica sopratutto dopo l'83 quando aumentano i consiglieri
comunali, provenienti dall'esperienza circoscrizionale, espressione di
un consenso parcellizato e clientelare che a livello locale manifesta una
deficiente capacita' di gestione e a livello nazionale acquisiscono maggior
peso e forza (M.S. "I.F:" pag 245).
Gli anni '90 si aprono nelle temperie di "Mani
Pulite", sulle inchieste del dopo terremoto, sui lavori di Italia '90,
sui megaprogetti non realizzati prima per tutti la LTR (Linea Tranviaria
Veloce) facendo emergere dei quadri politici ai vertici di associazioni
criminali e scrivendo una delle pagine piu' tristi della storia Repubblicana
.
L'ultima giunta (DC-PSI-PRI-PLI) capitanata dal
socialista Nello Polese chiude questa fase di crisi ('92).
I risvolti sono comunque ancora evidenti nelle
elezioni comunali dove DC-PSI-PLI sia a livello comunale che circoscrizionale
hanno buoni risultati, mentre l'ex PCI - PDS e Rifondazione Comunista scendono
clamorosamente..
Clamorosamente cioe' Napoli conferma un'ampia
maggioranza alle forze che hanno governato la citta' in precedenza, sebbene
il vero vincitore e' il partito del non voto (30 %).
"questo e' il prezzo che si paga quando non si
e' riusciti a costruire un'opposizione a sinistra - dira Aldo Masullo -
capolista del PDS, noto nome dell'"intellighenzia" partenopea, e continua
" Napoli e' una societa' bloccata nelle sue grandi sacche di miseria ,
affidata alla protezione. Probabilmente alcuni partiti appaiono per i ceti
deboli gli uinici protettori credibili (intervista di Moreo Ricco l'Unita'
9 Giugno '92). In queste elezioni verranno eletti gli inquisiti generando
un cambio della geografia dei partiti, risultano ancora forti il centro
DC - Gava- Scotti- Vito i socialisti ( Di Donato che traina Cardito-
America- Borriello) ed il PLI di De Lorenzo.
Le inchieste della Magistratura dimostreranno
la tangentopoli napoletana nella quale Vito Alfredo il democristiano "pentito"
si riterra' una umile pedina. Di fronte ai giudizi, Vito si dichiarera'
collettore di mazzette per Pomicino e la corrente di Scotti, per le tessere
democristiane rinnovate con soldi illeciti ( Lemme, "L'oro di Napoli tangentopoli
al Sud" Avvenimenti 31 Marzo '93 ).
Un voto dunque che riflette le assenze di una
vera opposizione di destra e di sinistra, ma anche il volto di una citta'
che vive all'ombra di una politica affaristica.
Un anno dopo alle elezioni comunali del novembre
'93 un voto di riscossa : con l'elezione del sindaco a doppio turno
Napoli dopo 13 anni dal terremoto vota il pidiessino Antonio Bassolino,
dopo un'accesa campagna con Alessandra Mussolini, mirata a trasformare
l'immagine di Napoli.
Aspettando l'appuntamento del G7 per il Luglio
successivo e voluto fortemente da Ciampi ad onta di tutte le perplessita'
e paure, i due candidati si confrontano sul rilancio turistico-culturale
della citta', con l'obiettivo di trasformare in "una grande inedita azienda
produttiva la rete incomparabile dei beni culturali ed ambientali trascurati,
in citta' e nell'ambito metropolitano, aprendo la strada a nuovi progetti
di rilancio economico ed occupazionale e valorizzando al punto giusto le
antiche vocazioni di Napoli (Franco Mancuso Il Mattino, 4 dicembre '93).
Anche questo un voto storico con Napoli allineata
a sinistra rispetto al consenso nazionale ( Rutelli a Roma, Cacciari a
Venezia, Illy a Trieste, Sansa a Genova ).
Le elezioni del '97 confermano la vittoria di
Bassolino a dimostrazione di una Napoli che vuole cambiare.
Se la riconversione industriale ha avuto una
serie di difficolta ( il piano Bagnoli e' cosa recente ) iniziative come
il Maggio dei Monumenti, la pedonalizzazione di Piazza del Plebiscito,
di via Toledo, il recupero del porto in un mega progetto teso a trasformare
lo scalo da semplice porto commerciale a polo turistico del Mediterraneo
voluto dal comune e finanziato dall'Unione Europea attrezzato da Cinema
Multimediali ed attivita' culturali ( Espresso 30 Aprile '98 ) l'istituzione
della fondazione IDIS e di Citta delle Scienze gloria e vanto di Napoli,
sono i segni del nuovo volto della citta che molto deve ancora fare sopratutto
per quanto riguarda la recrudescenza dei fenomeni criminali che attanagliano
Napoli e Provincia; ma molto ha fatto in questi ultimi anni per recuperare
il titolo di capitale del Mezzogiorno, e di culla di civilta Mediterranea.
2) L'Autority delle Comunicazioni : La Napoli del 2000
In una societa' come la nostra dove le relazioni
e le comunicazioni sono di tipo globale, le citta dovranno porsi come luoghi
di comunicazione di cultura, riutilizzando le risorse disponibili in funzione
di trasformazioni territoriali atte a regolare i rapporti tra enti e cittadini
: Se alcune citta' italiane hanno gia' attuato un processo di questo tipo,
il recente accordo tra Comune di Napoli e Telecom apre nuovi spiragli,
anche per la citta' partenopea. Il piano dell'opera dovrebbe fornire una
serie di opportunita' (telelavoro, reti universitarie, apprendimento a
distanza) con particolare riguardo all'assistenza sanitaria ed al rapporto
pubblica amministrazione e cittadini.
"Cablare" la citta' significa permettere all'amministrazioni
non solo centrali, ma anche locali, di avere a disposizione una serie di
servizi da offrire ai cittadini e alle imprese.
Certo che appare difficile pensare ( francamente
anche per chi scrive, che come partenopei, si conosce l'intricata matassa
dei problemi che affliggono Napoli ) ad una citta' piu' vivibile senza
doversi recare all'universita', ad un ambulatorio per una prenotazione,
senza traffico, con un'amministrazione piu' veloce. Tuttavia fiduciosi
del cambiamento e nella riuscita del progetto riteniamo che il piano del
Comune possa potenziare al piu' presto una rete di servizi ai cittadini
che risponda ad una bassissima dotazione informatica.
Per Napoli si aprono molte opportunita': certo
che in una citta' segnata dalla crisi industriale, e' giusto' che si pongano
nuovi slanci. Sergio Cofferati, segretario della CGIL, sostiene che Napoli
e Mezzoggiorno hanno bisogno di infrastrutture e di una giusta spinta che
permetta alle persone di vivere meglio e per questo il sindacato ha chiesto
un piano preciso di interventi alle aziende ed alle amministrazioni che
operano nel campo della multimedialita'. Un recupero che parte con il rilancio
del polo televisivo pubblico valorizzato attraverso reti televisive tematiche
e culturali ipotizzando Napoli quale luogo dove seguire, sviluppare progetti
su temi particolari quali ad esempio i beni culturali. In tal senso si
stanno, anche, articolando le iniziative dell' Autority sulle Telecomunicazioni,
la cui sede e' stata insediata in Napoli nella tarda primavera del 1998.
Si sta lavorando affinche' si possa disporre di una rete pubblica televisiva
generalista e senza pubblicita' (RAITRE), recuperando per l'operazione
l'area di Bagnoli (ex Italsider, ex Cementir )e creare un polo multimediale.
La riconversione industriale dell'area Italsider,
ha gia' visto la realizzazione della Fondazione IDIS e di Citta' della
Scienza con lo scopo di recuperare non solo l'ambiente con strutture ecocompatibili
ma anche di superare la grave condizione di arretratezza economica
e produttiva sia sul terreno della ricerca scientifica che tecnologica.
"Citta della Scienza" utilizza una serie
di strumenti e metodiche quali:
- Museo Vivo della Scienza che si fonda su una
diversa concezione del rapporto tra scienza e societa', secondo cui unico
scopo della ricerca scientifica e tecnologica e' quello di garantire il
benessere delle persone , in termini di salute, possibilita', di cultura,
di progettazione.
- La Mediateca un laboratorio che si avvale di
teche multimediali per ricercare e consultare
- AIC creazione di Impresa per valorizzare le
risorse locali (artigianali)
- Gli sportelli per i servizi specializzati (finanziari,
tecnologici e formativi) garantiscono l'innovazione.
In realta' auspicheremo che Citta' della Scienza
non sia un fenomeno a se stante, ma che tutte le agenzie educative dalla
Scuola all'Universita', alle biblioteche diventino centri di cultura multimediale.
Forse questo e' un sogno: molta burocrazia ancora
oggi regna nei nostri apparati basti pensare agli innumerevoli permessi
che uno studente deve ancora avere per consultare libri, riviste, giornali,
per capire che molta strada deve essere ancora fatta.
Nella citta cablata nessuno dovra' convergere
nell'unico luogo di conservazione della cultura e delle informazioni i
luoghi si moltiplicheranno virtualmente in poli o addirittura nelle case
dei singoli.
In noi il senso di rammarico per la scarsa pubblicita'
che queste iniziative hanno, sopratutto nei non addetti ai lavori. L'attuazione
reale di questo progetto passa per un diverso concetto di fruizione della
citta', per far cio' occorre approntare una diversa alfabetizzazione di
base per tutti perche' tutti possano interessarsi alla citta', affinche
si possa recuperare il tempo per dedicarsi di piu' a se stesso ed agli
altri.
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Guida 1981
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