Parlando di Presepe non si può non ricordare
un maestro della cultura mondiale quale EDUARDO DE FILIPPO ed a lui dedicargli
un doveroso omaggio con le riflessioni che seguono.
All’inizio del mese di dicembre, mi trovavo a
passeggiare per le strette strade della Napoli Antica :
Spaccanapoli, S. Biagio dei Librai, San Gregorio
Armeno.
Qui il tempo sembra non essere passato affatto; le
vecchie case, l’acquaiolo all’angolo, il vecchio con un carretto la chiesa
di tanto tempo fa. E lungo le strade, una moltitudine di gente, che si
affolla davanti alle bancarelle non tanto per acquistare, ma anche solo
per vedere i Pastori.
Dovunque è aria di festa, per una volta,
anche se per poco, i mille problemi del vivere quatidiano sono messi da
parte. Una tenerezza invade il viandante : “la cultura di Napoli non è
Tramontata”. “Te Piace ’ o Presepio” Non è la domanda di Luca a
Tommasino è l’affermazione chiara e precisa di una tradizione radicata
in ogni napoletano, che non fa parte solo del passato ma anche del presente;
ed allora non si può non pensare al Grande EDUARDO, colui che ha
unito passato e presente guardando al futuro; nelle sue opere si trova
la voce universale del vuoto esistenziale dell’uomo contemporaneo, di quello
che è il dramma del fallimento della vita. Eduardo ha dato rappresentazione
agli “Uno nessuno centomila” che ogni giorno lottano per la sopravvivenza
dando lucida testimonianza della sopraffazione e dei mali sociali che soffocano
la povera gente.
Eduardo è stato la voce della gente comune,
la sua vicinanza agli emarginati dalla società è testimonianza
del credere nei giovani, nell’onestà, nella forza del coraggio leve
queste su cui esercitare forza per poter cambiare questo mondo.
Eduardo non è Napoli, Eduardo è
il mondo, ha fatto del dialetto Napoletano una lingua Universale, dandoci
lo sprone per elevare un grido di protesta contro la violenza che genera,
purtroppo, violenza.
di Rosaria Secondulfo