Comune di Piazza al Serchio
Provincia di Lucca
Fole di GarfagnanaA cura di Umberto Bertolini
Collana Terre di Garfagnana
Quaderno n. 15
1997
Con questo quaderno si intende continuare limpegno di documentazione della narrativa popolare nellalta Garfagnana iniziato due anni fa con la pubblicazione del volume "Fole di Garfagnana", al quale si rimanda per le premesse metodologiche e scientifiche.
Si cerca così di non interrompere il lavoro continuando a pubblicare un po per volta il materiale elaborato, o comunque raccolto, al fine di una successiva riedizione organica. Le fiabe qui presentate derivano dallattività didattica della professoressa Giovanna Nannini e dei suoi ragazzi, attuale terza B della scuola media "T.Santini" di Piazza al Serchio.
La scomparsa prematura del prof. Gastone Venturelli, supervisore e ispiratore della prima pubblicazione, come già detto lo scorso anno, ci spinge in questa opera, consapevoli della sua importanza e indifferibilità, nellauspicio che quanto prima si possa iniziare il lavoro di trascrizione dellimmenso patrimonio che il professore ha raccolto.
Il presente testo viene diffuso in occasione della quinta edizione della rassegna della fola garfagnina dal titolo "Ti conto ...", promossa dai Comuni di Piazza al Serchio, Minucciano, Sillano e Giuncugnano.
Per conservare i fonemi tipici di questa area dialettale e nello stesso tempo permettere la leggibilità del testo si sono adottate le seguenti convenzioni grafiche:
è aperta (it. bello)
é chiusa (it. vero)
ò aperta (it. posso)
ó chiusa (it. dopo)
ë ö indistinta o semimuta.
j i fortemente consonantica
c occlusiva velare sorda palatalizzata
gh occlusiva velare sonora palatalizzata
d cacuminale o retroflessa
g fricativa palatale sonora (valigia)
s fricativa dentale sorda.
fricativa dentale sonora.
s fricativa palatale sorda
z affricativa dentale sorda
z affricativa dentale sonora
û u semivocalica
Il raddoppiamento di consonante allinizio di parola (raddoppiamento fonosintattico) è rappresentato con la sottolineatura
Le interruzioni del discorso sono state rappresentate dai puntini di sospensione "...", la mancanza di parte del discorso per errore di registrazione o comunque la sua incomprensione dalle parentesi quadre con puntini allinterno o con lipotesi di completamento "[ ..... ]"
Infine, al termine di ciascuna fola, si riporta il luogo ove è stata registrata, il nome e cognome del narratore, il suo anno di nascita, eventualmente il luogo di nascita se diverso da quello di narrazione, il nome e il cognome dellalunno che ha registrato e l'anno di registrazione.
[Cerano una volta tre] bimbini, tre fratellini che, camina camina, erano soli e vedono una luce e piccën a questa caa; ghapra una donna brutta grossa e li dice: "Coa fate qui voialtri?" "Sian ... siamo soli e abbiamo fame freddo, ci fai entrare?"
Questa donna ghë dicia: "No, io sono la moglie delòrco! Non posso farvi entrare nella mia caa! Che se ritorna vi mangia!" E questi bimbini si mettono a piangere e le ghë dicia: "Va béh, vë dò da mangiar alla svelta e poi vi nascondo e quando entra lui nun vë fatë sëntire". Aóa ghë dà da mangiare e questi bimbini bei caldi saddormentano. Le ghë prenda, ghë metta in un ... un letto e chiude la porta a chiave.
A n certo punto séntë dei passi "pòm pòm pòm", dice: "Oddio arriva mio marito!". Allora va aprir la porta, e lui comincia a odorare e dice: "Ma qui cè ... uccio uccio sento odore di cristianuccio!" "Noo!" lè ghë dice: "Qui non cè nessuno! Son sola io!". Allora lu së metta a... a mangiare e poi ognitanto diceva: "Eppure cè qualcuno in caa perché io sentun odore!". E poi questo ... questo orco së metta a dormire.
E questi tre fratëllini së sveghënë la mattina e vègnën giù dalla camera e... për andar via. Come gh'aprën la porta lòrco së svegha e ... e camina për ... për prendërghë. E loro ... via dë corsa, ghë scappënë për la campagna.
Camina camina camina, sèn messi in cima a una pianta. E questorco dice: "Ora come faccio?" prepara l sacco dice "Tanto vi prendo tutti e tre!"
Ora questo ... il più furbo ... së chiamava Buchëttin e ... e dicia: "Orcoo, lo vòi un fico?" "Sì!" Allora lu ghë tira un fico e questorco dice: "Noo, casca in tera si sporca tutto! Vedi nun al possë mangiar! Dammal te con la tua santa manina!" E ghë dicia lu: "No che dopo te mi prendi!" "No noo, ti giuro che non të prendo!" Allora Buchëttin prenda un fico e glielo allunga e lorco e ciappa la man dë Buchëttin e l metta dentro l sacco.
E posinvia verso caa. Camina camina camina ... e .. a un certo punto dice: "Sai Buchëttin, io devo andare a fare la pipì". Allora Buchëttin aveva in tasca un coltello e lorco non lo sapeva, e ... e dicia: "Sì, però va lontano perché altrimenti io dopo mi dà noia che ... sentire lodore della ... della tua pipì." Allora questo ... questorco sallontana un po e Buchëttin col coltello e taghia la ... la ... il sacco, e po ghë scappa, empia, anzi empia al sacco dë ... dë sassi e poi larciuda e lu ghë scappa.
Quando questorco gh'artorna in qua prenda questo sacco in collo dicia: "Io bono, Buchëttin, come séi peante!". E camina camina, ariva a caa sua e ghë dicia alla só mogha: "Ooh, Geltrude metta sù la pentola che ho cappatë Buchëttin!".
Questa donna apre la porta, metta sù la pentola e ... e lorco gh'apra al sacchë e fa për buttar Buchëttin drentallacqua për cocërlë e invecë gh'erën tutti sassi e la pentola sè spaccata. Allora lo ... la mo ... la sua moglie lë prenda un baston: botte botte botte botte, lë dicia: "Coì adesso non të ven più vogha da mangiar que tre bimbini! Ma coé credi!" e lo lega in caa e lo lascia tre giorni a digiuno.
Al terzo giorno questòrco piangeva: "Dammi da mangiare cho fame!" e la moglie gli dice: "Se më giuri che nun tocchi que tre fratellini te ne dò." "Sì sì, ti giuro, son diventato bravo, ti giuro che non ghë tocchë più , dammi da mangiare". Allora intantë lòrca aveva cotto dieci galline e ghëlë dà e lorco lë mangia tutte e coì i bimbini tornano in caa, lui gh'era divëntatë bravo e gh'èn stati semprë con la ... con lorco e la sua moglie
Magliano (giuncugnano) - Rossi Rosa nata a Varliano di Giuncugnano (1937)
Raccolta da Cecchi Marco - 1996
Cera una volta una gallina bianca, che aveva quindici pulcini di più colori, e decie di andare in Marèmma perché qui era venuto linverno, era caduta la neve e non poteva più campare.
Sicché decie di andare. Al mattino si alzò chiamò i suoi pulcini e li disse: "Biogna andare in Marèmma, perché qui non si può vivere [ ... ]", e partirono. Via via e via preero sù per Corte, la strada di Corte e via, passarono allOrecchiella.
Però la volpe stava sempre sù allOrecchiella a la fontana [ ... ] e dormiva lì. Vide, scorse per meglio dire, questi pulcini e disse: "Ma quella lì dev essere la gallina bianca coi pulcini, dove andrà? E comè - pensò fra sé - ma se passa di qui mi faccio dare un pulcino, perché anchio cho i miei ... i miei volpacchiotti, hanno fame e coì li porto un bel pulcino."
Ma la gallina bianca, furba, scòrse la volpe e disse subitë ai pulcini: "Allerta pulcini perché cè la volpe. Non vorrei che toccasse a qualcuno di voi la sorte di farsi mangiare!".[ ... ]
Arrivarono lì al passo, la volpe sortì fuori dal suo cespuglio e li fa: "Benvenuta gallina bianca ora mi darai un pulcino!" "Eh - la gallina rispoe - ma vai, volpe, perché tu vuoi mangiare questi pulcini che sono picculini tutte penne, son picculini, e non ti conviene, ma lasciali andare! Ti prometto quando ritorno a primavera, saranno belli grossi, e te ne darò uno a scelta."La volpe pensò: "Quai quai potrà essere una bella ...un bel fatto." E li disse: "Va bene, però ricordati che a primavera ci rivediamo qui, ciao!" Pron! e partì.
Camina camina, giù per la strada trovaron dei pastori che andavano in Marèmma [ ... ] assieme. Andò a finire a Livorno, alle Sorgenti dove cera anche un pastore, Piccotti Sergio, con le pecore, eh, con le pecore ... e si mie lì con loro. E infatti questa gallina mangiò, cavea un becchime di tutte le qualità, questo pastore, cera diversi pastori, e stèttë tuttë linvernë lì con lor.
Però quando rivò maggio il pastore come di abitudine ritornano sù in Garfagnana e li dissero: "O gallina bianca, noi andiamo, ritorniamo sù in Garfagnana, te coa fai? Perché è maggio, eh!" E la gallina rispoe: "Vengo anchio."
Chiamò i suoi pulcini, li disse: "Domattina biogna partire e andare in Garfagnana." E i pulcini non pensarono certamente alla coa che cera stata alla volpe [inal monte], contenti ripartirono e preero la strada per la Garfagnana.
Camina camina camina, la solita strada che avevano fatto allautunno, però quando rivarono allOrecchiella cera di nuovo la volpe. Un pulcino furbo li disse: "Mamma chioccia a me mi sembra che ci sia la volpe là alla fontana dal [ ... ] dove era questautunno!" "Eh - lë dice - purtroppo sarà lì sì." "E cè proprio!".
Infatti in un attimo la volpe fu in mezzo alla strada."Ah - dice - benvenuta gallina bianca! Ora poi, eh, mi darai un bel pulcino. Dammi quello rosso, dammi quello giallo, dammi quello nero, dammelo bello grosso perché tu me lhai promesso e dopo siamo fuori." "Eh - lei li disse - ma via, lasciali andare quei pulcini poverini, lasciali and..." "No, niente affatto! Hai promesso che mi dai un pulcino e se non ti va bene me ne dai due!"
La volpe disse, anzi la gallina disse: "Sai volpe, allora, te ne dò uno, guarda, cè quello là, quello nero là che tenta la coda [ ... ]." Quando la volpe sentì dire "voglio la tua coda, tien la coda", la volpe è geloa della sua coda, perché lei è vanitoa come [ .. ] della coda, quando lei sentì dire che voleva la sua coda, pree le gambe e se ne andò.
Però non fu finita, quando fu a un certo punto cera un cacciatore, cera un cacciatore e ludisse: "Amici che [ ... ] o che è la volpe o che è un cignal!" Pree il fucile, caricò il fucile "Brun", un colpo, la volpe la centrò e la pree.
"Ah - disse - però ho pensato una coa", cera anche un suo amico lì a saccar e li disse: "Sai coa si fa? prendiamo la volpe e la portiamo in paee e facciamo il giro delle cae." Che a quel tempo uava che quando uno prendeva una volpe faceva il giro delle cae perché ... per avere qualcoa, dato che la volpe era soggetto andare ai pollai e mangiare le galline. E coì anche le persone [ ... ] .
E infatti girarono le cae e cantarono una ... quel mentre che giravano con la volpe cantavano una canzone, anchio ora ve la canto:
Se ci date a noi le uova
veglieren per le galline
né da volpi né da faine
non saranno molestate
Villa Soraggio (Sillano) - Bosi Arietta (n. 1920)
Raccolta da Saloi Francesco nel 1985
Cera una volta un cuntadino che era lui la moglie e due figlioli. Però era ... il babbo era un po malaticcio, un era propio, sai, adatto a far il contadino, far le fatiche grosse.
E allora, però il padrone voleva il reddito perché, oh, biognava lavorare per ... biognava rendere eh. Eh ... era lora de dë tagliare il grano, e questo contadino un së la sentiva; e che fa? [ ... ] la moglie dice: " Ma guarda che cè da tagliare il grano, padrone - dice - guarda che cè da tagliare il grano, altrimenti ..." Va beh, lui era ammalato passa quindici giorni, il grano ... tutti aveun già tagliatë il grano e lu no.
Passa altri quindici giorni, il grano no era tagliato. Alla fine passa la Tra... lo Scirocco, un ventë, quande arrivë lì e trova ancora la pianura del grano. "Come mai nu han tagliato il grano?" e lu sartorna indietro, perché nun poteva mica tirarlo tutto a tera, avrebbe tutto rovinato.
Torna e torna al re dei venti e gli dice: "Cera il grano, come mai?" "Hai fatto bene ritorna indietro".
Allora la moglie di questomo, la so moglie dissë: "Guarda biogna tagliar il grano perché ..." "Biognëré ma ..." lu non së sentiva. E lì passa ancora quindici giorni.
Poi së decide la mattina dandar a tagliar il grano, stava un po meglio, e invece passa la ... il Libeccio e trova ancora il grano. "Eh - dissë - ferma". Torna indietro, e li dice ancora: "Cè il grano e non son passatë."
Allora questo re dei venti dice: "Beh, questa volta è andata bene, questaltra volta però passate, eh!".
E insomma ripassa ancora quindici giorni, questomo non së sentiva e insomma. La mattina së decide, giusto quella mattina che deve tornare a tagliarlo invece passa la Tramontana prima e lo scrolla tutto. Sicché il grano tutto per terra, cera da mangiar degli uccelli [ ... ].
Questë poveromo torna a caa, la moglie dice: "Come si farà ora a mangiare, come si farà!", e il padrone disse:"Arangëti, perché un ti dò nulla, anzi quello che coltivi è mio perché non hai portato quello che dovevi portare".
Questomo sono stati lì in paee, questa famiglia, ma senza senza niente eh. Un giorno së dëcide questomo dice: "Ah sì, vado a trovare il re dei venti, perché non doveö passar." Camina camina, questomo camina camina di giorni. Eh sì. E la su moglie li avea detto [ ... ] avea dato a portar via, së dicéa, una pattona coì, cotta nel fuoco, tantë per mangiar qualcoa. [ ... ] së fërmò a un fossettë për ber un po dacqua e mangiar coì.
E infatti vede ... passa una ... una donnina dice: "Ma che fate lì tutto sconsolato?" "Eh - dice - [ ... ] il vento mha portato via tuttë, mha scrollato tutto il grano, më lha tirato in terra, e ora non so e vòlo andar a parlar col re dei venti, perché non dovéa ancora mandarlo." "Eh ma cavete ancora da caminare cavete ancora da caminare, sta lassù, su quella collina ... "
Isoma, camina camina camina, [ ... ] in cima ala collina, së fé giornë. E ariva lassù, cera tutta una pianura bella, cera una caa tutta dë cristallo. Entra dentro, së sëntìa tutto un rumore questi, questi venti che giravano, insoma coì, insoma li indicano dandare in fondo. E cera là un uomo anziano con la barba ... anziano con la barba bianca, insomma era un bellomo proprio së vëdeva che comandava ecco: "Cóa voi?" E racconta tutta la storia che i suoi venti son passati, li han scosso tuttë il gran; ha dettë: "E te perché non lavei levato?" "Perché - dice - non mi sentivo, sono un po ammalato anchio, cho i figli piccoli!" "Va ben!". Allora li dà ... e j dice: "Per questa volta!" e j dà una scatolina. E dice: "Ma che me ne faccë di questa scatolina qui? - una scatolina come quelle del negozio coì insomma - lha dittë: "Ma io ..." "Vai! - ghha ditto -e questaltra volta sii più puntuale a segar il grano".
Vien via questomo sconsolato dice: "Arivo a caa, ma coa gli dò a mi figliolo sta scatolina coa mi fa!". Quande arriva a quel torrente, che so, a un fossetto, che beveva per riposassë un po, dicë: "Ma che me ne faccë di questa scatolina?". Apra questa scatolina "Voglio véde", come lha aperta li fa: "Comanda comanda", e lu è rimastë. "Comanda che më venga un bel tavolo con la pastasciutta pane e un fiasco dë vino. Tieni in cima al tavolo tutta sta robba". Quande vede: "Oh", ha mangiato e sè ristorato. Quandha vistë questë coë ha dittë: "Ah altrë che seminar!".Via di corsa, e via via caminava, ha presë forza.
Camina camina camina, quandariva su la collina e dopë giù in piano cera la sua caa e ... il campë, chiama la sua moglie: "Leonora metti a tavola i bimbi!". E lei sente da lassù che chiama e dice: "Il mi marito ma che fà, coa avrà portato?"Quande ariva a caa un avea niente, ha dettë: "Mettetevi tutti a tavola!", e la su moglie diceva: "Ma questë è ammattito - dice - è ammattito dalla fame". Dice: "Mettetevi tutti a tavola vho detto!".
E insomma per ubbidire mettën tutti questi du figlioli a tavola e lei ... e lui esce fuori questa scatoletta e dice: "Comanda comanda che venga un tavolo tutto pieno di quello che channo i signori". Eh [ ... ] viene tutto quello che poteva vedere. Questi figlioli quande vistën questë mangiar së son abbuffati e la su moglie dice: "Ma bravo che hai trovato? ma questa è una fortuna!" E sicché questi ragazzi së son rimessi, lor via cuì.
Passatë quattordici quindici giorni, lòr per i campi non candavan più eh, il padrone, stava un po più distante, caveva la villa dice, di quelle cae antiche no?, dice: "Dë che vivino laggiù che vedo che fan sempre baldoria" Ave sè avvicinato e vede che mangiavan a mezzogiorno alla sera, tutti, së sëntia un odore di fuori, di pranzo eh.
Ha dette: "Come mangiate voialtri, che fate, come vivete?" Dice ... la sua moglie non voleva che lielo dicesse, ma lui invece sai era un bonaccion li racconta comera la storia. "Ah - dice - dammela a me quella lì che io cho semprë invitati. Te tanto ... Io të dò grano, farina ... coa vòi ... olio ... tutto quello che vòi. A me mi dai la scatolini e io të riempio ... vedrai un ti manca nulla." E insomma lu së lascia confondere, li dà la scatolina.
Questo signore faceva tutti i giorni, invitava e via coì, e lui è rivatë, quandë è rivatë, in poghë tempë ha finitë tutto il grano e roba che ha dato lui, olio, dopo li ha detto: "Ora se lo vòi lavora, se vòi la roba lavorela! Cë son i campi!"
Ma lu, come tho detto, era un po delicato, non poteva lavora i campi, eh non cë la féa più; allora li dissë alla so moglie: "Sai coa faccio? Ritorno dai venti, dal re dei venti." E camina camina, ormai sapeva la strada, ritorna lassù. Torna lassù e va là, lo presentano sempre a questomo. Quando lo vede dice: "Coa ti manca?" e lu è stato un po lì e po ha raccontato la storia, ha dittë: "Il mi padrone lha preë e io ora non ... e po lu non vòl più passare ... e io lavorar nun possë".
Ah sì! E va bene! Questa volta taccontentë!" Li dà una scatola tutta doro, bella eh, tutta doro eh, era luccicante e di brillanti perché era quel castello, sai. [ ... ] dice, e lu contento të pó' immaginare eh, allora li dice, lo ringrazia e po va via, cami ... un së fermò neanche a provarla, perché dice:" Vado subito dai miei che maspettano".
Quando riva laggiù comincia a chiamare la sua moglie: "Laura mettiti a tavola, mettiti a tavola che cë labbiamo unaltra volta!" E i su ragazzi son vënuti alla svelta ,së metton a tavola, e po quandhan visto questa splendida ... era come un bauletto, sai, eh, ma sembrava che ci fosse il sole in caa eh. Së mettën a tavola e lui ... e lui apre la scatola.
Apre la scatola, esce fori du manigoldi con du bastoni dén "pim pom pim po", ma lui è stato svelto, ha richiuso la scatola e quelli se ne sono andati. "E lhai trovata la scatola questa volta!" e allora ha dettë: "Lascëmi fare moglie!".
Allora dopo viene il padrone dice: "O padrone son tornato, ora sì che cë lho bella la scatola!" "Fammela vedere fammela vedere!" "Eh no, mi dispiace tanto, ma lei së tenga la sua, io tengo la mia, perché questa è doro e brillanti". Ala fece: "Fammela provar!" "No no no no" E insomma lui insiste tanto dice: "Fammela provare, quella lì sta bene nel mi castello, te che te ne fai di questa qui?" "E lo so ma io ..." "Allora ..." "Allora porti prima quella"
Allora quel signore lì va sù e porta giù, porta questo prezioo eh, dice: "Tieni!" Alora lu së prende la su scatolina di cartone e li dà questë bel cofanetto e lu va via contento. Quandariva sù, sai anche lu ormai sapeva che funzionava, allora invita, fa inviti, ma uomini importanti eh, insomma, e coì; fra quili cera 'che due preti sai propi famoi eh. E sicché insomma dice: "Tutti a tavola!".
Però venne detto: "Ma sarà anche un bel pranzo ma io non sento odore di niente, né apparecchiato, non so coa ci sia qua eh!" Ha ditë: "No no no, mettetevi a tavola che tutto verà servito, anzi ditemi quel ghe volete." E poi ... E lu prima stéa lì [ ... ] erano in un salone un po ... non proprio a pianta tereno, a pian tereno, un po più sù cuì no, cèn lë finestrë, tutti a sedere questi capurioni, aprë questa scatola, vén fòri con due manganelli ... picchia picchia, e po il primo colpo è stato in questa scatola chè saltata dë qui e là, sicché non potea neanchë chiudërla. Inso ... colpi, chi è andatë sottë al tavolë, chi di qua chi dë là, cera quel prete grosso è piato la finestra ... (ride) ... Questo prete è saltato dalla finestra, chi sotto al tavolo, chi di qua chi di là, insomma tutti sgustati son andati a finir qualcuni allospedale.
Alla fine questo padrone po ha ripreo un pezzë dë coa, ha ricopertë questë e ha chiuo, è finita. Sicché cari miei ti pòi imaginar li invitati, comë a pranzo e lu è rimasto mortificato. Allora è andato giù da questo contadino dice: "Come!?" "Eh - ha detto - prima labian pree noi le bastonate e ora lè giusta che prendeste voi!"
Dice: "Eh no la scatulina è nostra" e loro poveretti ingenui, ma anchë onesti sèn tënuti la su scatolina e për tutta la vita shan avuto il mangiar pronto, e il signore sè dovuto rifare il vo ... për le bastonate.
Gramolazzo (Minucciano) - Bertei Lucia (n. a S.Anastasio 1915)
Raccolta da Elena Borghesi 1996
Cera una olta in tal ... in tëla fortezza lassù dë Vëruculë, cë stéa un re cun una ... che cavéa una principessa, un battéa mia tantë pari eh, perché questa principessa cavéa una palla dor: era una specie dë palla dë gomma che rimbalzava, però era tutta dor.
E le giocava con questa palla tuttal giornë, tuttal giornë, tuttal giornë. E allora un giornë questa palla li rimbalzò fòri dal mur e andò a finir laggiù nal fossë dela Coezza. Ma siccome il castello era assëdiatë, nun cë podéa andar nissun a prendere la palla, e i re dissë a un servo: "Vaccë te a piar la palla!" "Sì fossi scemo, vaccë ma te a piar la palla, che io laggiù nun cë vadë. Oh, laggiù më fan fòri subëtë, io un cë vadë"
Allora i ... i re tuttë dispëratë perché la so fiola piangéa dala matina ala sera, voléa la palla voléa la palla voléa la palla, un cera versi dandar a piar questa palla. E allora successë che questa bimbetta aéa già sedëcë diciassettë anni [ ... ] una ragazzina già sbocciata, comë së dicia, e... arivò là una golpa arivò e i dissë: "Sta ascolta, të cë vadio a piar la palla, però më devi promettërë tre coë: la prima chë më déi invitarë a mangia al taulin insieme a te, la sëgonda chë më déi dar un bagë e la terza che më déi far durmir inal to lettë, se no la palla io non të la vada pia'".Questa principessa dissë: "Sì sì sì va bén, accettë tuttë!". Infatti sta golpa scènda giù për il canal, e va giù, pia la palla, e larporta.
La sera, quande questa principessa andava a mangiar, eh, alluscë së prësenta lë golpa e i re dicia: "Ma che vól que... quela golpa lì? - perché a quei tempi gli animali parlaun eh, èssa un parlën più - Che vól quela golpa lì?" "Eh, quela golpa lììì, siccomë mha dittë che candava le a pia la palla laggiù nal fossë, e quindi adessa vól esser invitata a cena." "Ogni promessa è debito" i dissë il re. Infatti questa golpa vennë a mangiar.
Doppë, prima che il pranzo finittë quande i ... i andàon a lettë che lë principessa dettë la bonanotte al ... al re, i dettë un bagë, e lë golpa i dissë: "Anchio voglio la bonanotte!" Siccome aéa promessë, toccò da un bagë anchë ala golpa perché, anchë se i féa schifë insomma, i toccò daial.
E dopë questa principessa andò a lettë inal só lettë, e ecco che sarpreenta lë golpa ... ecco che i sarprëenta lë golpa, che i dicia questa golpa: "Oh, io voio durmir inal tó lettë". Siccome il re i avéa detto "ogni promessa è debito", e questa principessa i toccò far durmir accantë a sé inal so lettë la golpa.
E la matina questa principessa së sveja cun un principe azzuro accantë, che un i mancava nienta: biondo, occhi azzuri, era perfetto! Questi ... questë principe e questa principessa së spoaron e vissero felici e contenti
Rassegna "Ti conto ..." 1993
Andrea Campoli (n. a S.Anastasio 1952)