Latino propedeutico - Sintassi latina Modulo C: Lezione 1
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LEZIONE 1 - 14 febbraio 2008
In margine al FLOCCHINI: Spigolature su videor (FL3.158-60)
FL3.160 avverte che, oltre a videor, richiedono la costruzione personale anche altri verbi che significano 'dire', 'tramandare', 'raccontare' etc. Per vostra comodità, eccoli in cornice:
dicor, feror, trador, putor, credor, existimor, perhibeor,
invenior, audior, nuntior, iubeor, vetor, prohibeor, sinor
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Certo, come ben avverte il FLOCCHINI, molti di questi verbi ammettono anche la costruzione impersonale (es.: traditum est Homerum caecum fuisse). Ma solo qualcuno dotato di sensibilità pachidermica penserà che le due forme si equivalgano psicologicamente e stilisticamente. Pensate a:
Ille mi par esse deo videtur
e provate a sostituirci Visum est illum deo parem fuisse. A parte la metrica - e bisogna leggere questo verso metricamente, non lasciatevi scappare le lezioni di metrica all'Università di Trento - e la differenza nei tempi, la costruzione personale (ille...videtur) proietta un fascio di luce cruda sul tormento di Catullo, quell'ille che non era lui, Catullo, ma chiunque; mentre quella impersonale, non a caso così chiamata, vede le cose in termini pacati e distanti.
VIDEOR usato in senso passivo
Nella maggior parte dei casi videor si traduce con "sembro"; ma talvolta il verbo mantiene l'originario senso passivo, cioè "sono visto." Videor passivo si incontra più spesso negli scrittori arcaici; così Varrone, R. 1.2.4, ci informa che nelle regioni artiche il sole non si vede per sei mesi di fila, sol sex mensibus continuis non videtur.
Traggo altri esempi dall'OLD:
Man. 1.847, praecipites stellae passimque volare videntur
Tac. Hist. 5.13, visae per caelum concurrere acies
Liv. 27.37.4, in Armilustro lapidibus visum pluere.
Un assortimento di tutto rispetto in cui si vedono stelle che cadono, schiere in corsa nel cielo, e pietre che piovono sull'Aventino.
La stella sulla lancia di Gilippo
FL3.159 esercizio 2 #12 è tratto da Seneca, Nat. 1.14. C'è chi ha tradotto: 'Una stella è sembrata posarsi sulla lancia di Gilippo'. Io credo che qui visa est sia passivo e che, data la distanza di parecchi secoli dall'evento, vada tradotto: 'A Gilippo, mentre avanzava verso Siracusa, si vide una stella posarsi precisamente sulla lancia'e vi dico il perché, che ci è dato da Seneca stesso; scegliete poi voi l'interpretazione che preferite.
Nella prefazione alle Naturales quaestiones Seneca scrive che Dio è mens universi e che, mentre la ragione è solo la miglior parte di noi, Dio invece è tutto ragione, totus ratio est. Ne segue che nulla in natura avviene a caso, ma che - come insegnava la filosofia stoica - c'è una razionalità insita nell'universo e ciò che a noi pare prodigio risponde in realtà a questa ratio non sempre comprensibile a noi. In Nat. 1.3 Seneca attesta d'aver visto lui stesso (vidimus nos quoque) una palla di fuoco nel cielo alla morte d'Augusto, al processo di Seiano ed alla morte di Germanico; ed in polemica con alcuni lettori afferma la propria fede nei fenomeni naturali come segni premonitori del futuro. La stella sulla lancia di Gilippo rientra in questo schema - solo che nel caso di Gilippo il prodigio fu segno d'esito favorevole.
Videor e mehercule in Cicerone
FL3.159 esercizio 2 #8: qui la la frase originale di Cicerone, Fam. 1.8.2 è alquanto annacquata. Eccola in contesto: {continua}
Verumtamen me conformo ad eius voluntatem, a quo honeste dissentire non possum, neque id facio, ut forsitan quibusdam videar, simulatione; tantum enim animi inductio et mehercule amor erga Pompeium apud me valet, ut quae illi utilia sunt et quae ille vult, ea mihi omnia recta et vera videantur; neque, ut ego arbitror, errarent ne adversarii quidem eius si, cum pares esse non possent, pugnare desisterent.
Dal contesto risulta che Cicerone era un essere umano che si lasciava scappare qualche 'perdiana' (mehercule), ma si evidenzia sopratutto l'uso magistrale di videor, qui impiegato due volte in modo antitetico:
neque id facio, ut forsitan quibusdam videar simulatione
tantum enim animi inductio et mehercule amor erga Pompeium apud me valet
ut [...] ea mihi omnia recta et vera videantur
La prima volta videar indica un'impressione decisamente non vera, la seconda videantur mette in evidenza l'opinione di Cicerone sulla volontà di Pompeo, da lui identificata con ciò che è retto e vero.
De Beneficiis
Attenzione a FL3.159 esercizio 2 # 9. Potete trovare questa frase nella lettera 81 di Seneca a Lucilio. Il senso è, credo: 'E ti pare che dia affidamento chi non sa contraccambiare un beneficio?' Seneca sviluppa il concetto nel De beneficiis.
In margine al FLOCCHINI: Spigolature sul Genitivo (FL 3.164-171)
Nell'esercizio 1, frase 1, Aulo Gellio, che era studioso e gentiluomo, ci avverte che metus hostium può voler dire sia 'il timore che i nemici hanno di noi' che 'il timore che noi abbiamo dei nemici.' Sante parole; da cui segue che chi scrive in latino può, se vuole, usare il genitivo in modo deliberatamente ambiguo (chi aveva paura di chi?). Ed ora guardate cosa succede nella frase # 10, esercizio 1: Caesar, cum maturescere frumenta inciperent, ad bellum Ambiorigis profectus (Caes. Gal 6.29, dove est non c'è l'est che trovate nel vostro esercizio è un'aggiunta di Flocchini per completare la frase). Cesare ci fa dunque sapere che quando il frumento iniziava a maturare, lui, Cesare, partito per la guerra di Ambiorige, etc. La guerra subita od iniziata da Ambiorige? Ai posteri l'ardua sentenza; poiché lui, Cesare, si guarda bene dal dircelo, ma più avanti mette in rilievo la parte del destino (fortuna) nelle vicende di Ambiorige.
Genitivo di stima (FL3.169)
Ecco una lista dei genitivi di stima che si incontrano più di frequente:
tanti/quanti tanto/quanto
pluris/minoris più/meno
magni/parvi molto/poco
permagni (maximi)/minimi moltissimo/pochissimo
nihili/plurimi niente/moltissimo
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Distinguendum est: verbi di memoria (FL3.168)
I verbi di memoria non sono tutti uguali. Se il senso è 'mi ricordo' in latino si usa memini o reminiscor con (salvo pochi casi) il genitivo. Ma se il senso è 'faccio ricordare [ad altri]' i verbi da usare sono moneo, admoneo, commoneo e simili, e ciö che si richiama alla memoria va in accusativo.
Il cigno fra le anatre: Genitivo di pertinenza (FL3.165)
I vari tipi di genitivo elencati a FL3.165 corrispondono quasi tutti all'uso italiano, il che dovrebbe facilitare la traduzione. Fa eccezione il genitivo di pertinenza, che ha la distinzione di NON avere un equivalente italiano buono per tutte le occasioni. Bisogna quindi supplire un'espressione italiana per rendere il concetto di munus o officium oppure proprium che in latino sono impliciti nel genitivo di pertinenza, costrutto signorilmente sottotono. FL3.165 traduce Est adulescentis maiores natu vereri (Cic. Off. 1.122) con: è dovere del giovane rispettare gli anziani (questa è anche, incidentalmente, la traduzione offerta da www.studentville.it). Traduzioni alternative - tutte pubblicate - sono:
* è proprio dell'adolescente rispettare i più vecchi
* è compito dei giovani rispettare i più anziani
* è dovere del giovane rispettare gli anziani
ed io aggiungo: spetta agli adolescenti rispettare i più vecchi.
In margine al FLOCCHINI: spigolature sul Dativo (FL3.174-180)
Qualche nota sul dativo: dativo di possesso
Il dativo di possesso (FL3.175) si rende in italiano col verbo 'avere'; per cui est locus unicuique suus si traduce 'ciascuno ha il suo posto', ma traslitterato sarebbe: 'a ciascuno è il suo posto.' Il costrutto latino mette in rilievo il possesso (nella fattispecie il posto), non il possessore.
Nell'esercizio 2, frase 1 (FL3.175), tratto dalla lettera di Mitridate ad Arsace (Sall. Hist. 4.69), le cose - oro, armi ed armati - sono in grandissima evidenza, ed acquistano ancor più risalto se lette nel loro contesto:
Scio equidem tibi magnas opes virorum, armorum et auri esse;
et ea re a nobis ad societatem, ab illis ad praedam peteris,
dove l'abbondanza di virorum, armorum, et auri - notate l'allitterazione delle r e delle a - si contrappone alla praedam agognata dai romani.
Verbi che reggono il dativo IN LATINO
Come di consueto, è buona norma concentrari sui verbi che richiedono il dativo in latino, ma non in italiano. A FL3.177-178.3.4 trovate una lista ben nutrita; e per renderla ancor più pasciuta, eccovi in cornice altri verbi che in latino reggono il dativo:
benedico/dico bene di...
maledico/dico male di...
succenseo/mi sdegno con...
gratulor/mi congratulo con...
assentior, assentio/sono d'accordo con...
blandior/accarezzo
ignosco/perdono
satisfacio/soddisfo
minor, minitor/minaccio
medeor/medico
assentor/adulo
succurro, subvenio, auxilior, opitulor/aiuto, soccorro
supplico/supplico
insidior/insidio
plaudo/applaudisco
adversor/avverso, osteggio
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