Latino propedeutico - Sintassi latina Modulo C: Lezione 5
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L'Indipendente, ovvero: l'ablativo assoluto (FL3.52-59)
Ecco alcuni punti da mettere in evidenza nello studio dell'ablativo assoluto:
1. L'ablativo assoluto si chiama così perché è ab-solutus, cioè sciolto dalla proposizione reggente. Abbiamo quindi un costrutto morfologicamente e sintatticamente indipendente; morfologicamente, perché le desinenze usate sono quelle dell'ablativo, e sintatticamente, perché il soggetto dell'ablativo assoluto non puö essere lo stesso soggetto della proposizione reggente.
Da queste regole sintattiche derivano alcune conseguenze per la traduzione, cioè:
2. Le possibilità di traduzione dell'ablativo assoluto sono svariate. Studiate attentamente gli esempi proposti da FL3.52-53 (sezione 'Impariamo a tradurre' evidenziata in blu) e nelle vostre traduzioni a casa e in classe non fermatevi alla prima traduzione "giusta", cioè sintatticamente corretta, ma pensate anche a quella che meglio rende stilisticamente il pensiero dell'autore. Fate quindi attenzione al contesto.
3. L'ablativo assoluto è "sciolto" dal resto del periodo sintatticamente, ma concettualmente le cose sono un tantino più complesse, e quindi più interessanti. Se io dico:
oriente sole, ad frustulum festinamus
e cioè che al sorgere del sole ce ne andiamo lesti a colazione, è evidente che il sole sorge indipendentemente dal nostro levarci al canto del gallo o restarcene a godere il meritato riposo. In questo caso, sintassi e concetto vanno di pari passo.
4. Ma guardate l'esempio tratto da Cesare (FL3.52):
Cognito Caesaris adventu, Ariovistus legatos ad eum mittit (Gal. 1.42).
Per questa frase il Flocchini propone due traduzioni, una letterale e l'altra a senso. Certo, a lume di buon senso è difficile credere che l'arrivo di Cesare e l'invio di legati da parte di Ariovisto siano stati totalmente indipendenti l'uno dall'altro; gli storici hanno discusso, e continueranno a discutere, se Ariovisto si informò in anticipo dell'arrivo di Cesare, e come e quando decise di inviare legati. Ma dal punto di vista sintattico, che è quello che ci interessa, i due fatti sono slegati:
venutosi a conoscenza [Ariovisto non c'entra] che Cesare era arrivato, Ariovisto inviò legati
In questa frase, sintassi e concetto non vanno di pari passo. Allora perchè Cesare usa l'ablativo assoluto, come se si trattasse di due fatti completamente indipendenti l'uno dall'altro? E ciò almeno per due motivi. Primo, per dare l'impressione di assoluta obiettività: Cesare non giudica le intenzioni ed i retroscena dell'azione di Ariovisto, ma si limita a registrare l'invio dei legati. Secondo, ed è forse il più importante: usando l'ablativo assoluto, Cesare dà al lettore l'impressione che l'arrivo sia un fatto universalmente noto ed indipendente dalle reazioni delle varie popolazioni galliche. Cesare arriva comunque, come il sole sorge comunque, sia che ci si alzi sia che si continui a dormire. C'è poi un terzo motivo, ed è la concisione, cui Cesare tiene assai. Dal punto di vista stilistico l'ablativo assoluto è espressione molto concisa, che snellisce il discorso.
Quando i cani abbaiano tutti insieme, ovvero: l'ablativo assoluto con il participio presente (FL3.52)
LATRANTE UNO, LATRAT STATIM ET ALTER CANIS. Quando un cane comincia ad abbaiare, abbaia anche un altro, e così abbaiano tutti quanti insieme. La citata frase latina, di autore anonimo, se non è esempio di stile sublime,
è però utile per ricordare il principio della contemporaneità nell'ablativo assoluto, e cioè: se l'ablativo assoluto è espresso con un participio presente, l'azione espressa dall'ablativo assoluto è sempre contemporanea a quella della proposizione reggente. Per cui, se io dicessi:
LATRANTE UNO, LATRAVIT STATIM ET ALTER CANIS, quando il primo cane cominciò ad abbaiare, abbaiarono subito anche gli altri; nel presente o nel passato, abbaiarono sempre tutti quanti insieme. Satis est.
Le proposizioni infinitive (FL4.40-45)
Breve nota sulla terminologia: alcuni grammatiche chiamano dichiarativo quello che il Flocchini chiama epesegetico. Quindi: funzione epesegetica (o dichiarativa), infinito epesegetico (o dichiarativo). L'infinito epesegetico (o dichiarativo) è frequentemente preannunziato da:
hoc, illud, id, sic, ita
Da studiare con attenzione
Studiate attentamente i 'Costrutti da ricordare' (FL4.43-44, sezione evidenziata in blu). A proposito dei due diversi significati di moneo (admoneo) determinati dal rispettivo costrutto, un esempio significativo è il passo che abbiamo già letto la settimana scorsa in riferimento al supino (FL4.56 esercizio 1a frase 4). ADMONITUM VENIMUS TE, NON FLAGITATUM, è tratta da Cicerone, De oratore 3.17, ed ecco il contesto:
Deinde cum omnes inclinato iam in posmeridianum tempus die venissent ad Crassum, "quid est, Crasse," inquit Iulius, "imusne sessum? Etsi admonitum venimus te, non flagitatum".
Crasso, ci dice Cicerone, era già rimasto immerso nei suoi pensieri per due ore, ed era ormai pomeriggio quando Giulio lo invitò delicatamente a sedersi (sessum, supino con il verbo di moto imus), precisando che la sua non era da considerarsi una richiesta insistente (flagitatum), ma un semplice promemoria od invito. Da quel maestro della lingua che è, Cicerone condenza nel supino admonitum i due significati che admoneo ha con diversi costrutti: 'rammentare' all'amico Crasso che si faceva tardi ed 'invitarlo' a sedersi con gli altri in un luogo ameno.
Fatto il 13 marzo 2008: CIC. Off. (FL4.58 versione 4), Trogo/Giustino, (FL4.55 esercizio 4), FL4.43 esercizio 3.
Da preparare per la lezione 6 (in aprile): Sallustio, FL4.115 (versione 1) e Trogo/Giustino, FL4.116 versione 3 e FL4.119 esercizio 14.