ARCHEOLOGIA SUBACQUEA A OSTIA  di Daniele Pietrini

Il mare di Ostia dovrebbe in teoria essere una delle aree archeologiche più ricche del Mediterraneo: si pensi solo alle decine di navi che dovevano approdare ogni giorno ai porti imperiali, o che risalivano il Tevere direttamente alla città.
Il condizionale è d'obbligo perché nessuna seria ricerca è stata ancora effettuata nelle nostre acque.
Tutte le attività gravano infatti sulle spalle di un ristretto numero di appassionati, il gruppo O.T.A.S. (Operatori Tecnici per l'Archeologia Subacquea - via Federico Bazzini 236, tel. 06/5663700) del Centro Immersioni di Ostia, che però sembrano non ricevere adeguato sostegno dalla Soprintendenza, diffidente per principio delle realtà associazionistiche.
È così che il nostro litorale ancora non ha ancora potuto rivelare  quei tesori  che darebbero  l'avvio  a una seria campa-

gna di studi, in grado di appurare la reale importanza dei rinvenimenti di cui ogni tanto si sente notizia.
Tra questi, uno per tutti: l'area di Tor Paterno, dove la scoperta di un piatto medievale (lasciato sul luogo), ha stimolato un'esplorazione più attenta, rivelatrice di resti molto più antichi.
I ruderi sono ancora laddove furono trovati, perché mai nessuno ha finanziato o intrapreso una seria esplorazione dell'area. Va ricordato che sulla spiaggia di quell'area, nei pressi dell'omonima torre, venne rinvenuta la celebre copia del discobolo di Mirone da Castel Porziano.
Un'area quindi potenzialmente ricchissima, ma ora come ora esposta a furti e danneggiamenti di ogni tipo.
Risale a tre anni fa, invece, il clamoroso ritrovamento di una nave romana lunga più di 10 metri sulla spiaggia di un noto stabilimento di Ostia Levante, portata alla luce da una mareggiata e subito ricoperta.
Pare infatti che i proprietari non desiderassero complicazioni archeologiche sulla loro proprietà.
I volontari dell'OTAS si erano già distinti un anno prima di Tor Paterno nelle indagini archeologiche dell'antico porto di Pyrgi (S. Severa): una campagna ricca di ritrovamenti che ha regalato molte soddisfazioni ai sommozzatori di Ostia.
Oggi il loro sogno è la creazione di un Museo Civico dell'Archeologia Subacquea di Ostia e del Mare, con particolare riferimento alle aree del Tevere, di Tor Paterno e dei porti di Roma (Claudio e Traiano): ma nessuno, tra soprintendenze, realtà politiche e associazionistiche, ha ancora fatto propria questa iniziativa.
Il gruppo può consolarsi con il recente incarico ricevuto dal Comune di Roma di esplorare un antico pozzo appena scoperto nel Foro di Augusto, un'area quanto mai prestigiosa.
I lavori, che attendono di essere portati a termine, scriveranno forse una nuova pagina nella storia di uno dei siti più importanti della Roma antica; ma fintantoché nessuno darà credito a questo gruppo di professionisti locali, i ricercatori dell'OTAS saranno costretti a lavorare ovunque, tranne che a casa propria.

Zeus e dintorni
Il mare di Ostia
Somm. Giu. '99 - N° 31


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