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Alla fine diventa proprio una maledizione: vivere in periferia dovrebbe essere, almeno un tempo lo era, sinonimo di condizioni di vita migliori.
Strade, verde pubblico, aria respirabile, viabilità fluida, servizi a portata di mano, conoscenza più mirata dei problemi del territorio da parte degli amministratori pubblici.
Purtroppo non è così. La città scarica in periferia tutte le sue contraddizioni e anomalie.
Basterebbe fare una rapida analisi delle condizioni della XIII circoscrizione per capire quant'è lontana l'Europa, ma anche l'Italia.
Scarse risorse economiche, scarse risorse in termini di Vigili Urbani, Polizia, addetti ai giardini, scuole e viabilità.
Scarse risorse se riferite alla vastità del territorio.
Il concetto di periferia ha una valenza culturale, tanto da avere amministratori, forze economiche e commerciali con una sensibilità da periferia.
Facciamo un esempio. Il piano di zona 10V (per capirci, Acilia 2000) nasce secondo i principi della 167 (edilizia economica e popolare) e prevede pertanto, mediante scuole, posta, verde pubblico attrezzato, opere di viabilità, centri commerciali, etc. la riqualificazione del territorio resasi necessaria laddove l'abusivismo l'ha fatta da padrone. Aggiungiamo pure che su queste aree la speculazione edilizia non ha avuto ostacoli. In questi anni il Comitato di Quartiere ha vigilato affinché il Piano venisse applicato così come era stato ideato. Circa 5 anni fa abbiamo inoltrato una denuncia alla Procura di Roma allo scopo di vigilare circa il rispetto delle opere pubbliche previste. Piano piano le cose si stanno realizzando: lì dove era previsto, si sta attrezzando il parco Arcobaleno: moduli giochi per bambini, panchine, fontanelle, alberi, attrezzature ginniche.
È utilizzato da tutto il quartiere e dagli abitanti dei quartieri limitrofi: chi va alla Posta, attraversa Via Bocchi e si trova nel parco.
Rappresenta per tutta l'area un'oasi unica: niente smog, macchine, rumori. I bambini l'attraversano tranquilli e vanno a scuola.
Ora, siccome per avere il parco è stata chiusa, per circa 200 metri, la vecchia Via di Saponara, a qualcuno dà fastidio.
Ogni tanto si sentono voci che la si vorrebbe riattivare. Troppo bello per una periferia avere un'oasi come quella.
Ma siamo pazzi? La stupidità si rimette in moto. Appunto, cultura di periferia.
Meglio tagliare in due un quartiere per 200 metri!
Meglio costringere i bambini a fare giri tortuosi per arrivare alle scuole di Via Funi che attraversare il parco comodamente.
Meglio allontanare dai centri commerciali di Via Funi e Via Lilloni il traffico e quindi escluderli totalmente da eventuali clienti.
Purtroppo se si intrecciano gli interessi di qualche imprenditore e la stupidità di qualche politico il degrado è assicurato, alla faccia della qualità della vita dei cittadini.
Il CdQ, se si dovesse intravedere una simile e disgraziata possibilità, chiamerà i cittadini a dire la loro e, intanto, ricorda che la denuncia alla Procura di Roma sta ancora lì e se sarà il caso si farà ricorso al TAR.
Già a suo tempo il Comitato ha dato ampia dimostrazione di poter raccogliere 10.000 firme e ricorrere al TAR per altri motivi, ma sarebbe certamente meglio dedicare energie per cause più qualificanti che sprecarli nell'intento di contrastare una mentalità che porta degrado a tutto un quartiere e benefici a pochi.
Una maledizione, appunto.
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