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Il provvedimento della Giunta Regionale può essere condiviso o discusso (come sempre) sul piano dei tempi, delle modalità, e delle argomentazioni, ma è un'iniziativa che persegue certamente l'obiettivo della concreta attuazione della nuova Legge Regionale sulla Difesa del Suolo.
Il Commissario provvederà a riemettere entro Luglio 99 le cartelle esattoriali per l'anno in corso, sulla base degli importi già utilizzati nel 1998. Poi dovrà convocare l'assemblea elettorale che eleggerà il nuovo Consiglio di Amministrazione del Consorzio.
Nel frattempo la Regione Lazio dovrà procedere con una serie di atti che rendano pienamente operative le strutture previste dalla Legge Meta, portino a conclusione il progetto del Sistema Idrico Integrato, ristrutturino l'organizzazione operativa e funzionale dei Consorzi di Bonifica, ratifichino l'individuazione di tutte le aree urbanizzate che dal 1° Gennaio 2000 non saranno più tenute al pagamento della tassa di bonifica.
Un'opera di riforma strutturale profonda e innovativa, collegata ad altre riforme del livello nazionale che tendono a razionalizzare, decentrare, tutelare, il regime di gestione del suolo e delle acque.
Tutti obiettivi teoricamente corretti, chiari e lineari, fino a che li si verifica nelle loro grandi linee.
Ma che implicano un processo in realtà molto più complesso, meno chiaro e molto meno prevedibile, perché ognuno di questi atti si scomporrà in una miriade di provvedimenti che dovrà affrontare e risolvere altrettanti micro-problemi esistenti e concreti.
Guardando dal punto di vista dei proprietari di immobili non agricoli, di chi possiede un fabbricato, restano aperti una serie di interrogativi sul come/quando si attuerà la riforma, ma soprattutto su quale sarà il risultato finale.
Sono state revocate le cartelle esattoriali, ma non altri atti fondamentali già approvati dalla Regione.
La copertura degli oltre nove miliardi stabiliti dal bilancio 99 dovrà comunque avvenire.
Si dice che questo si farà con l'emissione di cartelle esattoriali con valori identici a quelli del 98, ma nel frattempo sono state escluse diverse aree urbanizzate come Ostia, Fiumicino, ecc.
Quei tributi incassati nel 98 non potranno essere ripetuti nel 99, quindi il gettito risulterà "corto" a meno che non si vadano a chiamare in causa qualche migliaio di nuovi contribuenti, gente che non ha mai pagato e che si farebbe sentire. Inoltre resta da vedere che cosa faranno gli agricoltori che ritornando ai valori del 98 dovrebbero sborsare cifre maggiorate rispetto alle cartelle del 99, e potrebbero innescare una serie di vertenze legali.
Il riferimento al Sistema Idrico Integrato come elemento di esclusione dal tributo di bonifica è chiarissimo, ma non copre tutti gli edifici, né tutte le realtà urbanizzate della Regione.
Inoltre esistono impianti di depurazione gestiti da consorzi privati che esulano dal Sistema Integrato e che si interrogano sull'immediato futuro.
"L'esclusione delle Aree Urbanizzate" è un concetto che si presta a molte interpretazioni proprio a partire da "che cos'è un'Area Urbanizzata" per passare poi a "quali" e "quante" sono.
Interpretazioni volatili e variabili a seconda dell'Ente e/o del Comune interpellato. Un elemento però determinante per le esclusioni, ma anche per capire quali possano essere quelle strutture di bonifica che ricadendo interamente in una zona Urbanizzata dovranno essere trasferite dal Consorzio di Bonifica al Comune di competenza, azzerando di conseguenza il tributo di bonifica anche per zone limitrofe.
Sembra di poter ipotizzare che comunque una certa quantità di fabbricati (quelli che non rientrano nel concetto di Area Urbanizzata, quelli esterni al Sistema Idrico Integrato, le case sparse, ecc.) continueranno ad essere legati e obbligati al tributo del Consorzio di Bonifica.
Per questi la nuova Legge regionale prevede che sia loro notificata la cartella elettorale per l'elezione del nuovo Consiglio di Amministrazione del Consorzio, ma non modifica la vecchia composizione del CdA che preassegna 12 dei 15 seggi alla contribuenza agricola.
Questa situazione riproporrebbe automaticamente un vecchio "vizio", lo stesso che ha causato le "problematiche contributive" di questi anni e in finale lo stesso commissariamento del Consorzio.
Un dato che è congenito, parte del DNA stesso del Consorzio di Bonifica. Il Consiglio di Amministrazione del Consorzio è un organo formalmente elettivo, ma che in realtà si forma in modo molto peculiare. La partecipazione al voto è estremamente limitata, la presentazione delle candidature alquanto laboriosa, la distribuzione dei seggi è predeterminata assegnando 12 dei 15 seggi disponibili a poche migliaia di agricoltori mentre ad altre migliaia di proprietari di fabbricati sono riservati 3 soli seggi.
Il "vero" confronto elettorale avviene per il blocco dei 12 seggi predisposti per gli agricoltori.
Candidature, sostegno, e gestione successiva degli eletti, avviene attraverso un patto tra le Associazioni degli Agricoltori. Fino a determinare la scelta del Presidente e la composizione del Comitato Esecutivo.
Questo può essere più o meno condivisibile, ma è certamente legittimo poiché è coerente con le disposizioni (discutibili) prodotte dalle Leggi Regionali dell'ultimo decennio.
Il rinnovamento strutturale della Bonifica negli anni '80, ha motivato la creazione del Nuovo Consorzio sulle ceneri dei tre consorzi preesistenti, ma ha mancato l'obiettivo di fondo. Aldilà degli atti formali compiuti dalla Regione, in realtà, favorita dal meccanismo elettorale, c'è stata la semplice trasposizione meccanica nel Nuovo Consorzio di vecchi equilibri e di "rituali" maturati nel passato. Al confronto con le indiscutibili difficoltà che la nuova realtà consortile ha comportato, il "vecchio sistema" non ha retto.
Nello spazio di 18 mesi, per due volte si sono dovuti revocare ruoli di utenza e bollette esattoriali, poi c'è stato il commissariamento.
In questo periodo di tempo, le decisioni del CdA sono state "pilotate" per mezzo di garanzie e di assicurazioni "tecniche" che alla prova dei fatti si sono poi rivelate infondate.
Così è stato nel '97 quando sollevata l'illegittimità statutaria nella procedura di emissione del ruolo, il CdA è stato ampiamente e formalmente assicurato sulla assoluta regolarità dell'iniziativa, poi le cartelle esattoriali sono state revocate perché la Regione ne ha eccepito la illegittimità procedurale.
Stesso scenario all'inizio del '99 quando al CdA, che aveva colto segnali di "malformazione" del ruolo e il rischio di effetti macroscopici, sono state fornite ampie assicurazioni "tecniche", ma poi si sono dovute nuovamente revocare le cartelle esattoriali. Tutti fatti che non mettono in dubbio la buona fede degli Organi Statutari del Consorzio, ma che stanno a dimostrare in modo indiscutibile la loro evidente incapacità di gestire argomenti e strutture complesse.
Questo sarebbe stato un motivo logico e razionale per procedere alla nomina di un Commissario Regionale, invece la decisione è stata rinviata. Quando poi finalmente si è formata nel CdA una maggioranza che conveniva sulla insostenibilità della situazione e che ha deliberato di mettere all'Ordine del Giorno la sfiducia al Presidente e l'elezione per il rinnovo delle Cariche Statutarie, viene azzerato il Consiglio di Amministrazione e nominato un Commissario!
È ovvio e lecito pensare che la nomina del Commissario sia sostanzialmente servita per evitare l'elezione di un nuovo Presidente del Consorzio che non avrebbe più garantito gli equilibri predeterminati dal patto di sindacato. Il fatto che le Associazioni degli Agricoltori non abbiano lamentato in alcun modo l'azzeramento di un Consiglio di Amministrazione che controllavano con una maggioranza di 12 loro Consiglieri su 15, la dice lunga e chiara. Quando il frutto degli "equilibri" è diventato indifendibile è stato scelto il minore dei mali e, revocate tutte le riserve degli agricoltori, si è spianata la strada del commissariamento del Consorzio che la Regione ha finalmente operato a tempo di record. Il vero problema di fondo nasce dalla stessa realtà del Nuovo Consorzio Tevere Agro Romano, nato dall'accorpamento dei 3 consorzi originari. Con la sua imponente dimensione territoriale, con i volumi di bilancio che gestisce, con la mole di "criticità" ereditate e l'impegno per nuove prospettive di intervento, il Consorzio avrebbe dovuto tendere con decisione alla massima efficacia di gestione e trasparenza amministrativa. Per realizzare queste condizioni sono indispensabili Organi Consortili dotati di professionalità specifiche, capaci di interventi razionali, calibrati e tempestivi.
Non lo si può fare con un'elezione tra pochi intimi che ha il solo scopo di occupare alcune poltrone.
Non è possibile raggiungere quell'obiettivo basandosi unicamente su un patto sindacale che si limita a garantire gli "equilibri" esistenti, perché così facendo si finisce inevitabilmente per ingabbiare l'iniziativa del Consiglio di Amministrazione e frenare l'attività potenziale del Consorzio.
Questo è ciò che è avvenuto e che rischia di riproporsi nel futuro, visto che il meccanismo che sostiene questo "sistema di equilibri" non è stato modificato.
È un limite organizzativo drammatico che da sempre impedisce il ma-nifestarsi e la crescita di quelle professionalità tecniche, della valorizzazione dell'esperienza e della conoscenza dei territori, che esistono nella struttura funzionale del Consorzio di Bonifica. Qui in realtà ci sono tutte le capacità e le potenzialità per fornire al territorio servizi razionali e interventi efficaci.
L'ostacolo è l'impostazione burocratica/elettorale degli "Organi Statutari Consortili" che, privi delle necessarie capacità gestionali, hanno accumulato debiti enormi senza che il territorio abbia percepito segni positivi di intervento e/o di impegno.
Il vero banco di prova per la nuova Legge Meta è questo.
Dare spazio reale ed efficacia concreta all'intervento del Consorzio sul territorio. Per far questo in modo compiuto e razionale sarà necessario superare molte resistenze e, in futuro, saranno probabilmente indispensabili altri "Commissari".
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