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Lo stabilimento si componeva di due parti diverse: un grande salone ristorante, simile a un ambiente termale dell'antica Roma, che si trovava dove ora c'è il ristorante 'Lido'; e la famosa rotonda a mare, collegata al primo da un pontile lungo circa 62 metri, coperta da una cupola la cui spinta era sostenuta da contrafforti esterni ornati ciascuno da una copia della Vittoria di Ostia; scale, statue bronzee, terrazze e affreschi completavano il tutto. Era un'architettura eclettica forse un po' ridondante nei riferimenti all'arte antica, liberty e barocca, ma di sicuro effetto, tanto da divenire subito un punto di riferimento nel panorama cittadino.
La sua collocazione era in pieno centro, sull'asse della Chiesa Regina Pacis, dove già il Piano Regolatore del 1916 aveva previsto un intervento altamente rappresentativo: il risultato fu un interessante gioco di rimandi tra le due cupole. Le aspettative non andarono deluse, e il 'Roma' divenne la principale attrazione di Ostia: ogni sera un pubblico cosmopolita e privilegiato si recava ai molti balli, feste, convegni e ricevimenti che vi si tenevano.
Come è noto, i tedeschi in ritirata distrussero lo stabilimento per non lasciare punti di rife-rimento agli alleati; stessa sorte subì la torre della caserma 'IV Novembre'. L'esplosione avvenne un giorno del dicembre 1943, dopo che Ostia era stata evacuata in una sola notte.
Dell'episodio oggi non resta che una rara e sbiadita fotografia.
Questa demolizione fu per la cittadina balneare l'inizio del declino: perso gran parte del suo fascino, nel dopoguerra il pubblico cominciò a preferirgli altre località, spingendola lentamente verso quel destino di semplice quartiere marittimo, per non dire anonima borgata periferica, cui venne condannata quando, anziché sul tu-rismo, si preferì puntare sull'espansione edilizia.
I progetti di ricostruire la rotonda 'dov'era e com'era' si sprecano, nel tentativo di ridare lustro a una cittadina decaduta. L'ultimo è opera del noto architetto Porto-ghesi, ed è stato presentato circa un anno fa. La nuova costruzione non dovrebbe essere identica alla precedente: il grande edificio d'ingresso simile a un tepidarium antico, alto 13 metri, resterà per sempre un ricordo, mentre il piccolo pontile attuale verrebbe prolungato fino alla lunghezza originale. Al suo termine è previsto un edificio che potrebbe essere l'esatta copia dell'antica rotonda, ma che potrebbe anche avere forme moderne ispirate agli antichi volumi: cioè due piani, di cui l'inferiore adibito a ristorante e il superiore a sala da ballo e sala convegni; in nessun caso invece verranno ricreati gli affreschi del pittore Calcagnadoro.
Il Roma quindi potrebbe condividere il destino di molti importanti monumenti nazionali che, come il Ponte S. Trìnita a Firenze, vennero distrutti dalla guerra e successivamente ricostruiti.
Certo, a Ostia l'intervallo temporale tra i due avvenimenti sarebbe tanto grande, che difficilmente il pubblico potrebbe dimenticare di trovarsi di fronte a una copia, come avviene per il campanile di S. Marco a Firenze o il succitato ponte fiorentino.
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