Le disavventure di Palestrione ePirgopolinice
di Simone Navarra

Il soldato spaccone doveva suonare e andò suonato. È la storia di molti soldati.
Per aprire la stagione che porterà al 2000, Gianni Pontillo e Antonia Di Francesco portano in scena fino al 17 ottobre al Teatro Dafne una commedia di Plauto che viene da lontano, da quando ancora gli anni si contavano facendo riferimento a uno che dei soldati ne sapeva i limiti.
La Roma dell'Impero, molto prima dello scudetto, ma dell'antichità e di tutto quello che ognuno s'immagina, è restituita con il piacere della battuta e l'utilizzo dell'inflessione dialettale, dei gerghi e delle movenze che fanno ridere ancora più dell'originale.
Come già nella tragedia ellenica, ma come nel migliore teatro classico, l’azione prende spunto da un passato che viene raccontato e di cui si ha bisogno per capire le strategie degli uni e delle altre. E che altre.
Funzionano i ricordi scanditi dall’ottimo Fabio Avaro in veste di Palestrione, tanto da offrire una prova sopra quella dei suoi compagni, gli auguriamo di essere applaudito da degli sconosciuti, mentre recita su un palcoscenico di una città che ha visto solo una volta e pure di sfuggita.
Il resto rimane sempre sopra la media, anche se con alcuni vezzi come l’utilizzo facile del corpo e dei suoi movimenti suadenti.
Di rilievo il soldato che viene suonato (Fabio Giove, Pirgopolinice), con le grida scomposte e i toni un po’ fuori le righe sa stare in scena.
Plauto e i suoi romanacci, insomma, sono bravi.

Le recenzioni
Somm. Ott. '99 - N° 34


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