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Nell'assemblea degli utenti del Consorzio Axa tenutasi lo scorso 18 novembre si è proceduto a maggioranza all'approvazione dell'acquisizione ai beni consortili del lotto P4, sito in Via Menandro e originariamente destinato a cinema, in perfetta osservanza dell'art. 15, comma 5, dello Statuto consortile vigente.
Devo riconoscere che, a fronte di un esborso minimo pro capite, si è di fatto sottratto un lotto al cemento.
Nulla e nessuno, infatti, poteva assicurarci che un eventuale nuovo proprietario del lotto P4 non sarebbe riuscito ad ottenere un cambio di destinazione d'uso e quindi a riversare sull'Axa altro cemento e automobili di cui onestamente non se ne sente proprio il bisogno.
Resta comunque il fatto che per tutti ci sarà un piccolo peso economico ed è sicuramente per questo che, peccando quantomeno di ingenuità, alcuni consorziati propendevano non per l'acquisto del lotto P4 ma per iniziare una lunga e difficile pratica di "esproprio di pubblica utilità", presupponendo che la proprietà non avrebbe mosso un dito per cercare di impedirlo.
Questa iniziativa, insieme alla strana relazione con timbro del Consorzio Axa apparsa la domenica precedente all'assemblea in Piazza Eschilo con l'allegato foglio per la raccolta di firme, deve aver disorientato molti consorziati e fatto ventilare forse chissà quale oscuro retroscena dietro l'acquisto del lotto.
Niente di tutto questo naturalmente. Solo il fatto che il Presidente e il Consiglio di Amministrazione del nostro Consorzio non credono più alle fate e alle favole.
Come è possibile infatti pensare che un'amministrazione circoscrizionale, che ha recentemente votato contro l'acquisizione gratuita del verde e delle opere accessorie di Casalpalocco, le cui spese ordinarie e straordinarie di gestione sarebbero rimaste a carico del relativo Consorzio, una Circoscrizione che non riesce a spendere i fondi già stanziati da lungo tempo per la realizzazione delle fogne e dei marciapiedi su Via di Macchia Saponara (e qui la pubblica utilità è realmente fuori discussione!); che non è riuscita (e forse non ha neppure provato a farlo) ad espropriare a titolo oneroso un paio di metri lineari di terreno agricolo lungo Via del Fosso di Dragoncello per allargare quella strada, nonostante sembra che questo fosse previsto dagli artt. 11 e che su questa strada ci siano, per ora, solo 3 o 4 case; avrebbe sborsato milioni e milioni per offrire ai bambini dell'Axa un parco-giochi, quegli stessi bambini che il medesimo Comune manda a scuola in prefabbricati montati per l'emergenza oltre 20 anni fa!
Più semplicemente, il Comune di Roma per l'Axa non fa assolutamente nulla, quasi dovessimo scontare una sorta di "peccato originario" per essere nati nel rispetto dello stato di diritto e quindi delle leggi e delle amministrazioni vigenti.
Alla latitanza dell'amministrazione comunale e circoscrizionale fa da contraltare l'amministrazione consortile che, con i ratei versati dagli utenti, provvede alla manutenzione delle nostre strade, private ma aperte al pubblico transito, del verde pubblico ben tenuto malgrado la maleducazione di tanti proprietari di "amici dell'uomo" che risparmiano su buste e palette, all'illuminazione efficiente in tutto il comprensorio.
Devo dire che hanno sostenuto le iniziative del Comitato volte al controllo dell'inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico:
1) richiedendo per "pubblica utilità" la costruzione della strada sul Canale Palocco;
2) esercitando pressioni sugli organi competenti per limitare il numero di quelle vetture Atac fuori servizio transitanti su Via di Macchia Saponara, (i famigerati "collegamenti")
che sono, come sostiene anche il Presidente dell'ANACI, Carlo Parodi, "causa prima con i loro passaggi delle lesioni degli stabili, ai quali il Comune dovrebbe dare contributi per i controlli di stabilità";
3) sostenendo la richiesta per l'installazione del semaforo all'incrocio tra Via di Macchia Saponara, Via Euripide e Via Crescitelli.
Per dirla con semplicità, questo CdA si è occupato realmente, oltre che della manutenzione visibile, anche della vivibilità e della residenzialità del nostro quartiere.
Quanto alla diatriba sui compiti tra CdA e Revisori dei Conti, lo Statuto vigente parla chiaro: tutte le competenze di gestione sono spettanze proprie del CdA, mentre quelle relative alla regolarità degli atti amministrativi sono competenza del Collegio dei Revisori.
L'art. 20 dello Statuto non prevede il controllo preventivo delle delibere, quindi se si vuole introdurre una diversa forme di controllo, senza ingessare l'amministrazione consortile, questo potrà essere fatto solo con la maggioranza qualificata prevista: fino ad allora questo Statuto è la legge che regola il nostro vivere quotidiano consortile.
Uno Statuto che, dal 1989 ad oggi, nessuno dei precedenti Presidenti ha avuto il modo di giudicare illegittimo.
Sarebbe dunque forse opportuno che nelle assemblee consortili non si creassero faide contrapposte del tipo Guelfi-Ghibellini, perché, se è lecito che ci siano antipatie o simpatie personali che fatalmente condizionano le decisioni finali, è sempre il caso di mantenere il senso della misura, non giudicare la competenza e l'educazione dell'uno e dell'altro dal parlar forbito e dalla capacità dialettica.
Un altro successo del Consorzio è la sentenza di 1° grado che recupererà alla fruizione di tutti i consorziati i metri di terreno a verde di fronte all'Aris Hotel in Via Eschilo.
Speriamo ora che, in un futuro non molto lontano, venga recuperata la fascia di rispetto a verde parallela a Via Stesicoro dalla a Via Euripide, occupata impropriamente da alcuni lottisti confinanti e per la cui restituzione sono state inoltrate richieste fin dagli anni '84 e '85.
Il Comune di Roma e la XIII Circoscrizione risposero all'epoca che "avrebbero provveduto ad interessare del problema gli organi competenti".
Sono trascorsi 15 anni e stanno ancora interessandosi: a quando la fine dell'abuso?
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