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Da Zeus n° 39 - Marzo '00
È un sintomo che viene spesso sottostimato ma, di fatto, la sensibilità e il sanguinamento delle gengive è un vero e proprio campanello d'allarme del fatto che la placca batterica sta iniziando a sferrare il suo attacco proprio al sistema di sostegno del dente.
In una parola, è la prima spia della malattia paradontale che, più nota con il suo nome popolare di piorrea, mina a tal punto la tenuta del dente da farlo cadere anche se è perfettamente sano e non ha neppure una carie.
La placca, d'altra parte, ha un potere distruttivo impensabile: se non viene rimossa con una adeguata pulizia dei denti, infatti, al suo interno prendono piede i germi più aggressivi e temibili che iniziano a produrre tra l'altro delle tossine.
Queste sono un vero e proprio veleno per le gengive che iniziano a infiammarsi e ad arrossarsi: è per questo che risultano sensibili e che spazzolandole, sanguinano con estrema facilità.
Nonostante ciò, non vanno lasciate al loro destino e, anche se con una gengivite l'igiene risulta più dolorosa, non va assolutamente abbandonata.
Al contrario: lo spazzolamento va incrementato e coadiuvato da colluttori disinfettanti che annientano i germi più temibili.
Nello stesso tempo, va affiancato anche dalla pulizia più energica e risolutiva del dentista: con gli strumenti idonei, lo specialista può infatti rimuovere ogni traccia di placca ed eventuali depositi di tartaro (la placca ormai mineralizzata che si sedimenta alla base dei denti), ridando salute alle gengive infiammate.
Se questo processo infiammatorio non viene arrestato, d'altra parte, diventa una vera e propria minaccia per la tenuta del dente.
Per contrastare l'attacco dei germi della placca, infatti, l'organismo invia in zona cellule di difesa (globuli bianchi, linfociti B e T che producono anticorpi e cellule killer).
Queste, durante il piano di contrattacco, liberano però linfochine, armi che dovrebbero bloccare l'attacco dei germi della placca, ma che in realtà si ritorcono sulla salute del tessuto di sostegno del dente.
Senza volere, attivano gli osteoclasti, cellule che determinano proprio il riassorbimento e la di-struzione del tessuto osseo che fa da piattaforma al dente.
È per questo che il dente diventa progressivamente vacillante, destinato con il tempo a cadere per mancanza di supporto osseo.
Tutto questo rende chiara la dinamica della malattia paradontale, che da semplice gengivite (gonfiore gengivale e sanguinamento) evolve verso la distruzione di tutto il supporto osseo del dente; si rende altresì chiaro che la terapia della malattia di cui parliamo, è una terapia attenta e costante fondamentalmente domiciliare a carico del paziente.
Qualunque intervento infatti del dentista (che va dalla semplice pulizia sopragengivale con ultrasuoni fino ad arrivare ad interventi a lembo gengivali) è poi subordinata ad una perizia e uno zelo del paziente nel mantenere una perfetta igiene dentale, senza la quale la malattia riprende come prima fino alla perdita degli elementi dentari.
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