La Torre di Michelangelo
 
di Daniele Pietrini

La Torre di Michelangelo, come molti sanno, non è di Michelangelo.
Fu costruita con ogni probabilità da un suo allievo, Michele Ghislieri, nel 1567.
Il grande fiorentino, tuttalpiù, può aver fornito degli schizzi indicativi: l'opera, infatti, rientrava in uno dei suoi generi preferiti, quello dell'architettura militare, per il quale aveva avuto modo di esercitarsi con le fortificazioni di Firenze.
Certamente il disegno della torre rivela la mano di un architetto che ben conosceva le esigenze difensive dell'epoca: un grande corpo ottagonale di 12 m. per lato, a due scarpate e due cordoni alti in tutto 18 m.
Una struttura massiccia che richiama la sicurezza del Michelangelo della maturità, oltre che le funzioni militari che il manufatto doveva assolvere.
Resasi necessaria dopo la disastrosa alluvione del 1557, che deviando il corso del Tevere aveva svuotato di ogni significato la fortezza di Giulio II, la nostra torre, detta anche di S. Michele, divenne ben presto il perno intorno al quale ruotava tutto il sistema difensivo della costa romana.
Come ricorda il Pastor, essa venne posta al centro di una serie di torri minori - ben 15, pare - che servivano ad avvistare i turchi e i pirati, dando l'allarme alle popolazioni rivierasche.
Questo complesso di torri, pur indispensabile alla città di Roma, fu tuttavia portato a termine al prezzo di notevoli spese.

Intorno alla torre di Michelangelo, allora indicata come il Torrione Maestro, si ergevano la Niccolina, bassa e quadrata, eretta da Niccolò V nel 1450, la Bovacciana, le cui origini si perdono all'epoca dell'imperatore Traiano, e la Torre di Porto. In seguito, nel 1662, Alessandro VII aggiunse l'Alexandrina al borgo di Fiumicino, mentre Clemente XIV la Clementina, alla foce del Canale.
Tutte queste torri avevano lo scopo di sbarrare l'accesso al fiume: oggi molte di esse non esistono più, altre sono ridotte allo stato di rudere, di qualcuna è in corso il recupero.
Questo è il caso, per esempio, del nostro Torrione Maestro, che per la bellezza dell'architettura e il ruolo importante avuto nella storia del nostro territorio, meriterebbe sicuramente maggiori attenzioni da parte del pubblico, oltre che della pubblica amministrazione.
Invece esso si trova in una delle aeree più malfamate di tutta l'hinterland romano, quell'Idroscalo, per intenderci, dove trovò la morte Pasolini (e che dopo 25 anni non ha cambiato di molto il proprio aspetto).
Un'area, comunque - al di là del degrado sociale e urbano - che ha da offrire grandi bellezze naturali, tanto da venire sempre destinata a parco naturale in tutti i vari piani di recupero e valorizzazione che Ostia ha visto; ultimo quello dell'architetto Portoghesi.
I lavori alla torre sono in corso ormai da vari anni; tuttavia nessuno sa quando finiranno.
Il manufatto, per misteriosi motivi, non è di pertinenza della Sovrintendenza di Ostia, bensì direttamente del Ministero dei Beni Culturali, al S. Michele di Roma.
Qui non nascondono che i fondi sono pochissimi, centellinati anno dopo anno, e che finora si è riusciti a consolidare solo le fondamenta.
Tutto il resto, laterizi, infissi, copertura, è ancora di là da venire, "se e quando", come dicono sconsolati al Ministero.
Alla fine, ma non prima di vari anni, il monumento potrà finalmente essere aperto al pubblico.

ZEUS E DINTORNI
SOMMARIO MAR. '00 - N° 39
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