La Polada - Associazione Storico Archeologico Naturalistica

 

CASTELLO VISCONTEO

Con ogni probabilità le prime fortificazioni che diedero origine alla Rocca di Lonato comparvero su questo colle verso la fine del primo Millennio, in concomitanza con il sorgere, in quei decenni, di numerosissime altre fortificazioni in tutto il bresciano e nell'intera Lombardia, erette a protezione di piccoli agglomerati urbani destinati col tempo a dar vita ai Comuni. 

La presenza di queste prima fortificazione è peraltro indirettamente documentata in una Bolla Papale di Lucio III dell'anno 1184 nella quale, indicando la presenza di un vecchio castello presso la Pieve di San Zeno, si ipotizza ne esistesse uno nuovo nel luogo attuale.

Il Castello conserva ancora oggi le evidenze architettoniche prodotte dagli ampliamenti e dalle ristrutturazioni dei secoli XIV e XV ad opera dei Visconti. Per la sua importanza strategica Lonato e il Castello vennero continuamente contesi nei secoli dalle principali casate signorili del nord Italia (Visconti, Gonzaga, Scaligeri, Sforza,) per giungere ai Francesi, alla Repubblica Veneta, a Napoleone e agli Austriaci.  
I primi interventi architettonici sulla Rocca avvengono quasi sicuramente nel 1339, all'indomani della distruzione del vecchio castello presso la Pieve di San Zeno e del borgo là esistente. Risale alla fine del 1300 il completamento della maggior parte delle strutture cosi come oggi le vediamo, insieme all'innalzamento della cinta muraria attorno a tutto il paese. Agli inizi del 1400 il paese e il castello passano temporaneamente agli Estensi e poi ai Gonzaga che la tratterranno, con alterne vicende, fino al 1440.Questi ultimi fanno innalzare il baluardo in mattoni addossato alla porta d'ingresso e fortificano la parte a tramontana. Dal 1440 Lonato passa a far parte della Repubblica Veneta. Tornerà ai Gonzaga dopo il 1509, in seguito alla vittoria delle forze riunite sotto la Lega di Cambrai, alla quale si affiancarono i Gonzaga, contro la Serenissima. Solo nel 1515 Lonato tornerà a Venezia. Ingenti danni subisce il castello durante la guerra di Mantova del 1629 per aver ospitato ingenti quantità di soldati, animali e armi.

  La guerra di successione spagnola, nel 1705 porta a Lonato l'esercito imperiale guidato da Eugenio di Savoia e l'esercito gallo-ispano guidato dal gen. Vendome. Una sanguinosa battaglia verrà combattuta a Lonato nel 1796 tra l'esercito francese di Napoleone, il quale soggiorna a Lonato, e le truppe austriache.

Nel 1827 il demanio austriaco vende la Rocca a privati i quali riducono interno ed esterno a coltivazione. Nel 1912 la Rocca viene dichiarata monumento nazionale e nel 1920 viene acquistata dal sen, Ugo da Como entrando poi a far parte della Fondazione Ugo Da Como.

 Si accede al Castello tramite una porta un tempo dotata di ponte levatoio, sormontata dal leone di san Marco. Prima dell'ingresso, sulla destra, si innalza il baluardo in mattoni, con tracce di nicchie che ospitavano i cannoni sulla sommità. Varcato l'ingresso, sulla destra si osservano i resti dei locali di servizio del corpo di guardia.  

Percorsa la rampa, sulla sinistra si accede al Quartiere Principale. Si osservano ancora sul lato destro, i resti delle canne fumarie delle caserme per l'alloggio delle truppe e un forno per cottura dei cibi. Attraverso una porta con arco a sesto acuto si entra nel Quartiere di Tramontana, ove si possono osservare i resti di una postazione di avvistamento e artiglieria.

Percorrendo il cammino di ronda dal quale si può godere uno spettacolare panorama del Garda, si giunge all'ingresso della Rocchetta, alla cui destra si erge il Maschio con la prigione sottostante. Entrando, sulla destra vi è il Quartiere di Monizione, mentre sui restanti lati si osservano resti di altri ambienti. Parallela al lato orientale si erge la Casa del Castellano. nell'angolo nord orientale si apre la Porta di Soccorso. Percorrendo i camminamenti si può godere il panorama e, nelle giornate più limpide, lo sguardo può giungere anche alle vette del Monte Rosa, del Gran Paradiso e degli Appennini.

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