Lunedì, 3 luglio 2000, ore 16.25, aula P 310 – SSIS
La lezione, introduttiva di questo secondo modulo sulla didattica delle scienze dell’educazione, intende porre una domanda e indicare alla discussione alcune prospettive di risposta. La domanda è: quale spazio potranno avere, nella nuova scuola della Riforma, le scienze dell’educazione? Quale la loro funzione formativa all’interno del curricolo?
Il punto di partenza per l’impostazione del problema può essere trovato in una diagnosi della fase attuale di trasformazione del sistema dell’istruzione nel nostro Paese che coglie in questa trasformazione alcuni elementi passibili di letture discordanti:
- la disarticolazione dei saperi, che se da una parte dice della volontà della scuola di rispondere a una realtà sociale sempre più complessa, dall’altra rischia di far perdere di vista la necessità di paradigmi connettivi, unificanti (Vico, 2000);
- la riorganizzazione in funzione del mercato e delle politiche economiche, che se da una parte attesta l’intenzione della scuola di colmare il gap che da sempre la caratterizza nei confronti del mondo del lavoro, dall’altra rischia di aprire una forbice tra esigenze funzionalistiche e personalistiche a tutto vantaggio delle prime;
- da ultimo, la questione dei contenuti culturali, che se da una parte indica nella direzione di una necessaria semplificazione (organizzata attorno ai contenuti "essenziali"), dall’altra pone una serie di problemi relativi alle scelte da operare (cosa includere e cosa escludere) e agli apriori ideologici in base ai quali operarle (cfr. il
sui contenuti essenziali per la formazione di base).
Il dibattito attorno al posto che le scienze dell’educazione (come anche la filosofia) possono/potranno svolgere in un simile contesto va letto a partire da queste istanze. All’interno di questo dibattito si possono leggere almeno tre posizioni:
- quella dei sostenitori della necessità di orientare i saperi scolastici verso una precoce specializzazione tecnico-scientifica, secondo il modello americano. Questa opzione richiede, come è evidente, il sacrificio di tutte le istanze – come la filosofia e le scienze dell’educazione – che nel novero di questi saperi non rientrano;
- quella di chi, invece, ritiene insostituibile questa dimensione per "riuscire a convivere in società sempre più multietniche dove, senza una cultura ampia, critica e perciò tollerante, sarà sempre più difficile coabitare" nella consapevolezza che "la cultura non è visione, ma riflessione" (Galimberti, 1999; cfr. anche Nusshaum, 1999);
- infine, quella di chi, per questi saperi, pensa a un ruolo di "attività opzionale per ragazzi grandi, che abbiano già imparato tecniche intellettuali e nozioni positive" (Viano, 2000).
Quali ragioni si possono portare in gioco in favore delle scienze dell’educazione (lasciamo, qui, sullo sfondo la filosofia) per giustificare la loro presenza nella nuova scuola della Riforma? Quali motivazioni occorre sottolineare per scongiurare una "scomparsa della pedagogia" (Vico, 2000) dai nuovi programmi?
Un risposta interessante e praticabile è quella proposta da Franco Frabboni (2000) che concettualizza le scienze dell’educazione a due livelli:
- come monosapere, in quanto presenza localistica e longitudinale all’interno del futuro liceo sociale (raccoglierà l’eredità del magistrale/psico-pedagogico);
- come metasapere, in quanto presenza olistica e trasversale per tutte le aree di indirizzo.
Le scienze dell’educazione come metasapere possono svolgere una duplice funzione:
- costituiscono un dispositivo ermeneutico indispensabile per interfacciarsi con fenomeni come la globalizzazione che sono per definizione antisingolari;
- costituiscono un dispositivo euristico indispensabile in una società in cui lo studente rischia di essere considerato sempre più solo forza lavoro.
Come monosapere, invece, costituiscono una risposta inevitabile alla centralità della professioni formative che proprio dall’evoluzione della società e dei mercati viene sempre più decretata.
Riferimenti bibliografici:
Frabboni, F. (2000), "Nuova secondaria", 8, 15 aprile, pp.11-20.
Galimberti, U. (1999), Duttili e tolleranti per una filosofia del nuovo millennio, "La Repubblica", 13 giugno.
Nanni, C. (1999), I nuovi saperi, "Orientamenti pedagogici", 46, pp. 585-593.
Nusshaum, M., (1999), Coltivare l’umanità. I classici, il multiculturalismo, l’educazione contemporanea, Carocci, Roma.
Viano, C. A. (2000), Filosofia, la scuola abbandoni Aristotele e Kant, "Corriere della Sera", 11 aprile.
Vico, G. (2000), "Nuova secondaria", 8, 15 aprile, pp.11-20.