Il problema del linguaggio nella filosofia del ‘900

 

                                                                        "Viviamo in un oceano di parole,

                                                                           Ma come i pesci nell'acqua,

                                                                            non ne siamo spesso coscienti".

                                                                                                                        S. Chase

 

 

  1. Giustificazione della scelta del tema e presentazione dei contenuti

Il problema attorno al quale viene organizzata l’unità didattica (di fatto, più che di una unità didattica, si tratta di un percorso didattico in cui potrebbe risolversi: a) una buona parte della programmazione dell’ultimo anno; b) la programmazione modulare delle discipline di area storico-linguistico-filosofica) è uno degli eventi centrali del pensiero contemporaneo, cioè la svolta linguistica che in esso è possibile registrare.

Evidentemente la classe di riferimento cui viene proposto questo tipo di lavoro è una quinta superiore. Si presuppone, inoltre, che buona parte della filosofia ottocentesca (le linee generali della filosofia idealistica, almeno) sia già stata anticipata al termine del quarto anno per potere dedicare uno spazio più adeguato nell’ultimo anno proprio alla trattazione della filosofia del Novecento.

Il contesto plurimo all’interno del quale il problema può essere declinato consente di cogliere almeno tre significati di questa svolta (cui potrebbero corrispondere altrettante prospettive di elaborazione):

Gli autori e i movimenti che possono rientrare in questo tipo di elaborazione, rimanendo sul terreno della filosofia stricte dicta, sono: J. Baudrillard, M. Buber, la Filosofia Analitica (in particolare, Moore, Ryle, Austin), H.G. Gadamer, M. Heidegger, E. Levinas, F. Lyotard, il Neopositivismo logico – in particolare R. Carnap -, P. Ricoeur, B. Russell, G. Vattimo, L. Wittgenstein.

Quanto ai documenti, si rinvia al punto 2 in cui, nell’ambito della descrizione del percorso didattico, sono indicati anche i testi che si intenderebbe utilizzare. Un utile strumento di lavoro potrebbe essere costituito dall’antologia: Il linguaggio, a cura di A. Pieretti, La Scuola, Brescia 19933.

L’analisi degli autori e dei brani, svolta secondo le modalità specificate al punto 2, porta in gioco almeno quattro concetti fondamentali che costituiscono altrettanti aspetti comuni degli autori e movimenti considerati:

Sul piano della storiografia filosofica, i temi affrontati all’interno di questo percorso tagliano trasversalmente almeno quattro questioni di grande rilevanza: l’esistenza di un "primo" e di un "secondo" Wittgenstein e di di un "primo" e di un "secondo" Heidegger; il problema della ricomprensione in termini ermeneutici della filosofia e delle scienze umane contemporanee (cfr. J.Habermas, Etica del discorso, Laterza, Bari-Roma 1993; G. Vattimo, Oltre l’interpretazione, Laterza, Roma-Bari 1994); la questione della perdita da parte della filosofia della propria vocazione universale (philosophia prima, philosophia perennis) e di una sua rideclinazione in termini di razionalità locale (cfr. J. Habermas, Il pensiero post-metafisico, Laterza, Bari-Roma 1991).

Infine si potrebbero indicare tutta una serie di legami interdisciplinari tra i temi e gli autori trattati nell’ambito della filosofia e i percorsi della letteratura italiana e inglese e dell’arte novecentesca. In particolare:

 

  1. Presentazione del percorso didattico
    1. Il punto di approccio al percorso si potrebbe trovare nel sottoporre alla classe

alcuni testi. In particolare:

Tramite discussione libera in classe, coordinata dal docente, si chiede agli studenti di far emergere prima il loro vissuto in relazione all’esperienza svolta, in seconda battuta le loro osservazioni in ordine al tipo di prospettiva che questi testi portano in gioco.

Si incarica un gruppo di studenti di elaborare un documento di sintesi delle osservazioni emerse che funzioni da quadro di precomprensione per il percorso che si sta iniziando.

Obiettivo: motivare il gruppo, fornire chiavi di accesso al problema.

Totale ore utilizzate: 5/6.

    1. Il docente, a questo punto, àncora la riflessione alla storia della filosofia del Novecento, introduce il concetto di svolta linguistica, e inquadra lo sviluppo della filosofia contemporanea, nelle due tradizioni (ontologico/esistenziale e logico/epistemologica) che la costituiscono, come un processo dialettico in cui più gli orizzonti forti (metafisici, politici, etici) vengono meno, più il linguaggio con le sue funzioni (ontologica, estetica, etico-politica) diviene protagonista.

Per quanto riguarda lo studio del linguaggio, si individuano le seguenti tappe:

  1. nell’ambito della tradizione logico/epistemologica:
  1. nell’ambito della tradizione ontologico/esistenziale:

Questo tipo di inquadramento può essere fornito attraverso una presentazione sintetica – ad esempio una presentazione in Powerpoint.

Obiettivo: definire la cornice storica e teorica del percorso, fornire agli studenti una mappa di orientamento per i passi successivi del lavoro.

Totale ore utilizzate: 1/2.

    1. Con il neopositivismo logico, soprattutto con Carnap, Russell, il "primo" Wittgenstein, il linguaggio è pensato come strumento attraverso cui rigorizzare il ragionamento, definire la scientificità di una proposizione. In una simile prospettiva la filosofia diviene analisi linguistica, terapia linguistica, attraverso cui operare distinzioni tra proposizioni dotate di senso, pseudoproposizioni, proposizione prive di senso.

Per focalizzare l’attenzione sul tipo di approccio al linguaggio proprio del Circolo di Vienna si propone la lettura guidata in classe del Programma del Wiener Kreis (R. Carnap, O.Hahn, P. Neurath, La concezione scientifica del mondo) e di alcune proposizioni del Tractatus (§§ 3, 4, 4.01 ss). Si affida agli studenti il compito di:

I risultati di questo lavoro (domestico) vengono discussi in classe.

Obiettivo: lavorare criticamente su un testo filosofico, utilizzare i materiali didattici in maniera finalizzata.

Totale ore utilizzate: 4.

    1. Il "secondo" Wittgenstein, quello che soprattutto nelle Ricerche filosofiche mette a frutto i temi che già nel Tractatus indicavano oltre i limiti del neopositivismo (la problematica del Mistico), supera decisamente la concezione neopositivistica del linguaggio e, attraverso la teoria dei giochi linguistici e la sostituzione del principio di verificazione con il principio d’uso, assesta un colpo decisivo alla fiducia di rigorizzare il pensiero attraverso il linguaggio. La logica dei giochi è piuttosto una logica anarchica, in cui la parola viene riconosciuta capace di significare cose diverse a secondo dei contesti in cui essa si trova ad essere contestualizzata. Le soggettività dei parlanti passano in secondo piano: protagonista diviene il linguaggio.

I contenuti di questa tappa del percorso vengono affrontati secondo due diverse metodologie:

Obiettivo: riflettere dal punto di vista storiografico sul pensiero di un autore, lavorare criticamente su un testo filosofico.

Totale ore utilizzate: 3.

    1. Nella filosofia analitica il tragitto avviato dal "secondo" Wittgenstein giunge al proprio compimento. Il linguaggio si disarticola nei diversi contesti (etica, religione, diritto) assumendo in funzione ad essi un ruolo di fondazione "locale".

Dopo una presentazione generale del movimento analitico (si può di nuovo ricorrere a una presentazione in Powerpoint) si propongono alla classe tre "carotaggi" in altrettante direzioni:

Si divide la classe in tre gruppi assegnando a ciascuno di lavorare su un testo scelto dei tre autori tratto rispettivamente da: Principia Ethica, Come fare cose con parole, Semantica e linguaggio religioso.

Ogni gruppo è chiamato a produrre una scheda di analisi del brano assegnatole, da distribuire ai compagni e da discutere dopo breve presentazione.

Obiettivo: analizzare un testo filosofico, mettere a frutto abilità di lavoro cooperativo, riflettere sulla possibilità del linguaggio di funzionare in termini fondazionali.

Totale ore utilizzate: 6.

    1. Con Heidegger, soprattutto quello dopo la "svolta" costituita dal Brief an der Humanismus, il passaggio brusco è da una concezione strumentale del linguaggio, in cui esso è inteso come il veicolo attraverso il quale due interlocutori comunicano tra di loro, a una concezione mediale dello stesso, in cui non sono più i parlanti, ma il linguaggio stesso il soggetto protagonista dell’evento linguistico. Heidegger suggestivamente sancisce questo fatto osservando che non è l’uomo a parlare il linguaggio, ma il linguaggio a parlare l’uomo. É proprio nel linguaggio, come linguaggio, che l’essere si apre, accade temporalmente.

Viene presentata sinteticamente dal docente (lezione frontale supportata dal manuale) l’esperienza di pensiero heideggeriana, facendo particolare attenzione a inquadrare storiograficamente il problema della Kehre e, quindi, come nel caso di Wittgenstein, della possibilità di parlare di un "primo" e di un "secondo" Heidegger.

Viene poi fornito ai ragazzi un "collage" di testi heideggeriani relativi al tragitto definito da Heidegger in ordine al problema-linguaggio, in particolare:

Di questi passi viene condotta un’analisi guidata in classe.

Obiettivo: riflettere dal punto di vista storiografico sul pensiero di un autore , analizzare un testo filosofico, riflettere sulla possibilità del linguaggio di funzionare in termini fondazionali.

Totale ore utilizzate: 4/6.

    1. L’ermeneutica (Gadamer, Ricoeur, Vattimo), che da Heidegger prende avvio, esplicita i presupposti della sua ontologia linguistica riformulando i compiti della filosofia nei termini di un lavoro di interpretazione.

Ancora una volta si impone, da parte del docente, di far precedere una presentazione sintetica del movimento ermeneutico (presentazione in Powerpoint) per passare in seconda battuta a leggere e analizzare in classe passi scelti di Verità e metodo.

Obiettivo: analizzare un testo filosofico, riflettere sulla possibilità del linguaggio di funzionare in termini fondazionali.

Totale ore utilizzate: 2/3.

2.8. L’ultimo passaggio del percorso consiste nell’individuare le conseguenze di questo tragitto nella riflessione attuale, sempre più caratterizzata dai temi del linguaggio e della comunicazione. Tali conseguenze sembrano essere tre:

a) la fine della soggettività ed il protagonismo del linguaggio hanno portato alcuni filosofi (soprattutto appartenenti alla tradizione del pensiero ebraico, come Buber e Levinas) a sottolineare, attraverso il tema del dialogo, della dialogicità, l’originarietà della relazione (Buber parla in proposito della sua ontologia come di una Zwischenontologie, una ontologia del fra);

b) l’indebolirsi degli orizzonti di senso (religiosi, metafisici, ideologici) ha finito per proporre come improrogabile il compito di una fondazione dell’agire, etico e politico. Tale fondazione, che non potendo più basarsi sulle vecchie prospettive normative deve passare necessariamente attraverso il consensus hominum, trova proprio nel linguaggio, nella comunicazione, il suo spazio privilegiato di instaurazione (si pensi alle prospettive della Diskursethik di Apel e Habermas);

c) la linguisticizzazione dell’esistenza, la sua estetizzazione attraverso il linguaggio e la comunicazione in un’epoca come la nostra caratterizzata dal dominio dei mass media, ha infine fatto orientare molti esponenti del mondo filosofico allo studio dei linguaggi e della comunicazione, sia per indicare gli esiti negativi di un simile sviluppo (Horkheimer, Adorno), sia per prenderne atto come di una condizione, la condizione postmoderna, che è impossibile all’uomo rifiutare (Vattimo, Lyotard, Baudrillard).

Quest’ultimo punto può essere giocato in modi diversi:

Nell’economia del nostro percorso optiamo per la prima ipotesi.

Obiettivo: fare sintesi delle proprie conoscenze, stilare un bilancio prospettico relativo a un problema filosofico.

Totale ore utilizzate: 2.

Il percorso nel suo insieme ammonta a 27/30 ore di didattica in aula, cui vanno aggiunte:

Il totale è di 40/48 ore complessive, pari a 14/18 settimane di scuola: in sostanza un intero quadrimestre.

 

  1. Verifica e valutazione
  2. Optando per il rispetto delle tre canoniche dimensioni della valutazione (predittiva, formativa, sommativa) e tenendo presenti le altrettanto canoniche dimensioni delle competenze (sapere), delle abilità (saper fare) e degli atteggiamenti (saper essere), si pensa ai seguenti interventi valutativi.

    1. Valutazione predittiva

Può prevedere due tipologie di prova:

Il risultato di questa prova può orientare il docente sul taglio e il livello di approfondimento da garantire all’intero percorso.

 

    1. Valutazione formativa

In itinere si potrebbero prevedere due batterie di test, rispettivamente al termine delle tre unità informative relative alla tradizione logico/epistemologica e delle due relative alla tradizione ontologico/esistenziale.

Di ogni batteria dovrebbero far parte:

  1. un test di lessico, a risposta multipla, per verificare l’acquisizione delle competenze linguistiche;
  2. una prova semistruttrata, a risposta singola o a riempimento, per verificare l’acquisizione delle informazioni;
  3. una prova di analisi di un testo, per verificare la capacità di confronto critico con la pagina degli autori.

 

    1. Valutazione sommativa

Al termine del percorso si prevede un turno di interrogazione orale sull’intero sviluppo del percorso, volto a verificare in modo particolare le capacità critiche, le abilità di analisi comparativa degli autori e dei testi, le abilità di sintesi e l’eventuale presenza di un lavoro di approfondimento e ricerca personale.

Per rigorizzare la valutazione dell’orale viene utilizzata una scheda che:

 

    1. Recupero e riprogrammazione in itinere

Quanto alla riprogettazione in itinere o ad eventuali interventi di recupero si ritiene di operare secondo le seguenti direttrici:

1