Pier Cesare Rivoltella

Prevenire l’AIDS?

Il caso "Lupo Alberto": le strategie comunicative e il sistema dei media

 

Alla fine del 1991, nell’ambito della terza campagna informativa per la prevenzione dell’AIDS, il Ministero della Sanità commissiona all’agenzia SCR Associati un opuscolo destinato alla informazione/prevenzione della malattia nella fascia adolescenziale-giovanile. Affidato alla matita di Silver, il padre di Lupo Alberto, ed ai testi di Vincenzo Perrone, il libretto si propone di illustrare l’uso del profilattico come strumento per evitare il contagio: Come ti frego il virus! Un po’ di cose che è utile sapere per non avere nulla da temere.

Stampato in 480 mila copie nel dicembre del ‘91 e pensato per essere distribuito in luoghi di ritrovo giovanile (discoteche, soprattutto) "Lupo Alberto" - come presto viene chiamato per identificazione con il personaggio che ne è protagonista - viene fornito a Comuni, USSL, Associazioni ed anche prodotto in allegato a Tutto. Musica e spettacolo, la rivista Fininvest il cui target è costitutito da giovani e giovanissimi.

Tra la fine del ‘92 e l’inizio del ‘93, il Ministero ritiene di distribuire l’opuscolo anche nella scuola, ottenendo il secco rifiuto dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione Rosa Russo Jervolino. Proprio questo rifiuto garantisce a "Lupo Alberto" un’inattesa ribalta, facendone occasione di confronto-scontro sulle diverse testate quotidiane e periodiche per tutto il bimestre gennaio-febbraio ‘93.

Dell’opuscolo e dei suoi effetti sociali - se così possiamo esprimerci - intenderemmo occuparci in questo nostro intervento. Precisamente, incrociando metodologicamente analisi del contenuto e strumentazione semiotica, cercheremo di valutarne prima la configurazione pragmatica, il funzionamento comunicativo, per stabilire poi - grazie al dibattito sorto in ambito di media stampati - che rapporto intercorra tra tale configurazione, i suoi obiettivi, gli effetti sociali conseguiti. Da tale raffronto sarà infine possibile trarre alcune considerazioni conclusive sull’efficacia dell’operazione in termini di prevenzione.

 

 

1. La mappa degli elementi testuali: insegnare l’uso del profilattico

Una prima serie di osservazioni ci sembra si possa desumere dal più evidente dei livelli ai quali la comunicazione si organizza nella redazione dell'opuscolo. Questo primo livello è quello contenutistico-informativo del "cosa" viene comunicato. In sostanza è il livello dei contenuti testuali, della comunicazione esplicita. Esso restituisce chiaramente target e finalità di tutta l’operazione. Vediamo come.

L’opuscolo è a colori e di piccolo formato (due per dieci), tascabile. La prima di copertina riproduce il primo piano di Lupo Alberto che ghigna ammiccante e riporta titolo (Come ti frego il virus!) e promoter (Commissione Nazionale per la lotta contro l’AIDS - Ministero della sanità) dell’iniziativa. L’identificazione con il noto personaggio dei fumetti di cui sopra si accennava è già qui incoraggiata eleggendolo a narratore del messaggio ("Lupo Alberto presenta..."). L’ultima di copertina, invece, riporta il numero verde del centro operativo AIDS del Ministero, specificando che "per telefonare basta un gettone".

L’interno è strutturato sull’alternanza di vignette e testo scritto, consentendo un duplice utilizzo dell’opuscolo: la lettura rapida e superficiale (con tecnica fumettistica ogni vignetta sintetizza visivamente ed in una incisiva battuta il contenuto della pagina che le sta accanto) oppure quella più attenta e scrupolosa.

Analizzando in sequenza tutto questo materiale informativo è facile ricavare il percorso in quattro tappe che al suo interno viene fatto svolgere al lettore: la presentazione delle occasioni di contagio, individuando nei rapporti occasionali non protetti una situazione ad alto rischio (1), introduce l’illustrazione dell’uso del profilattico come forma di prevenzione (2); la parte conclusiva dell’opuscolo è invece dedicata alla presentazione del test diagnostico dell’HIV, alla sottolineatura della sua importanza ai fini sociali e ad un accenno alla necessità di non isolare - per scarsa informazione - i soggetti sieropositivi (3). Un pro memoria di cose da ricordare (Riassumendo) ed un dizionario dei termini scientifici utilizzati chiudono il libretto (4).

Già solo questi pochi cenni consentono di mettere a fuoco due dei caratteri distintivi della pubblicazione: le finalità informative ed il taglio didattico.

Le finalità informative

Dopo che con la prima e la seconda campagna informativa per la prevenzione dell’AIDS, il Ministero della Sanità si era proposto di raggiungere "gli obiettivi della sensibilizzazione, della responsabilizzazione e della solidarietà" (MINISTERO, 1992; 8), con la terza - di cui "Lupo Alberto" fa parte - aveva inteso consolidarne la penetrazione sociale "oltre che con i consueti mezzi della televisione e della stampa, con un rilevante programma di iniziative varie, concentrato sulla popolazione a maggior rischio come ad esempio gli adolescenti e i giovani, le donne in età feconda, gli omosessuali e i bisessuali, i tossicodipendenti. Per i diversi settori di intervento vi è stato un consistente impegno a realizzare materiali informativi nuovi, adatti ad una diffusione attraverso canali sempre più diversificati (locali di ritrovo, ambulatori medici, riviste per ragazzi, riviste femminili, impianti sportivi, ecc.)" (MINISTERO, 1992; 8).

Questi intenti programmatici risultano confermati nel caso che stiamo analizzando. La fascia di età - quella adolescenziale/giovanile - è una di quelle considerate a rischio, il canale di diffusione sicuramente "alternativo" rispetto a stampa e TV, l’obiettivo quello dell’informazione sui rischi di contagio ritenuti più consistenti in questa fascia di età, cioè quelli legati all’attività sessuale. Con linguaggio esplicito, l’opuscolo indica tutte le situazioni legate a tale attività in cui si verifichi la possibilità del contagio e propone quale correttivo l’uso del profilattico, di cui vengono descritte tipologia, modalità d’impiego, vantaggi e svantaggi.

Il taglio didattico

Tale intento informativo viene perseguito attraverso una documentabile preoccupazione didattica, che si modula, facendo attenzione al target di riferimento dell’iniziativa, in una serie di elementi paratestuali e di veri e propri performativi.

Quanto ai primi, sono riscontrabili già a partire dalla prima pagina dell’opuscolo, occupata da una serie di Istruzioni per l’uso! che funzionano in tre direzioni: anzitutto sottolineano l’opportunità di prendere visione del contenuto; in secondo luogo, fàticamente, "aprono" il canale di comunicazione con i giovani interlocutori attraverso il ricorso ad uno slang tipicamente giovanile (vedremo come questa sia una delle strategie comunicative su cui l’organizzazione del messaggio si costruisce); infine, rinviano al dizionario ("Se leggendo trovi parole che non capisci, vai a pag.46"). Proprio quest’ultimo e il Riassumendo che lo precede, costituiscono altrettanti elementi paratestuali di cui l’enunciatore si serve per controllare che la sua comunicazione sia efficace.

Per quanto riguarda, invece, i performativi, si può dire che un po’ tutto l’opuscolo sia comunicativamente costruito su di essi. Lo sottolineano i Gira pagina! collocati nell’angolo inferiore destro delle pagine dispari o la vignetta di p.31 che un tratteggio ed un paio di forbici disegnate invitano a tagliare e ad usare come scheda di possesso del profilattico ("ce l’ho... non ce l’ho..."). Accorgimenti che insieme alla seconda persona usata dall’inizio alla fine da "Lupo Alberto" per rivolgersi al suo lettore consentono di parlare di una comunicazione volutamente colloquiale, amichevole, se possibile interattiva. Ma anche al di là di questi rilievi particolari, l’intero funzionamento comunicativo del libretto è performativo: usa il profilattico se vuoi evitare il contagio!

 

2. La metacomunicazione: l'ispirazione giovanilistico-libertaria

Se dal piano della comunicazione esplicita, tematica, ci spostiamo su quello metacomunicativo, è facile rendersi conto di come il contenuto informativo dell’opuscolo venga in esso declinato al fine di raggiungere con la maggiore efficacia possibile il suo obiettivo.

Quando parlano di metacomunicazione gli psicologi intendono tutto ciò che nel comunicare qualcosa noi comunichiamo in più rispetto al contenuto della nostra comunicazione e cioè quello che il tono della voce, la mimica, i gesti, persino la scelta delle parole rivelano circa le reali intenzioni del nostro comunicare: "Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione" (WATZLAWICK, 1971; 47). In sostanza la metacomunicazione è il livello delle modalità comunicative, dell’atteggiamento del parlante, del come comunicare; un livello comunicativo che prescinde dalla verbalizzazione e che, di conseguenza, condanna il soggetto a comunicare: "... comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro" (WATZLAWICK, 1971; 42).

A questo proposito, ci sembra di poter sintetizzare il valore metacomunicativo dell'opuscolo in tre precisi assunti pragmatici che esso manifesta nel suo stesso fare informazione: e cioè l’intenzione di parlare ai giovani servendosi, perchè il messaggio sia più efficace, del loro stesso linguaggio; la volontà di evitare facili quanto improduttivi allarmismi in merito al contagio; infine, la preoccupazione di distinguere nettamente problema etico e profilassi.

Parlare ai giovani

Si diceva sopra di come le Istruzioni per l’uso riportate sulla prima pagina del libretto abbiano la funzione di instaurare la comunicazione con il giovane destinatario anche attraverso il ricorso ad espressioni gergali ("Questo opuscolo non porta sfiga"). Se ora allarghiamo la nostra prospettiva di analisi a comprendere l’intero della pubblicazione è facile trovare conferma a questa prima osservazione ("una sventolona in pantacollante", "una cozza la puoi sempre bollire", ecc.) arricchendola di tutta una serie di altri rilievi relativi all’uso di determinati tempi verbali ("filare" detto dell’attenzione nei confronti di una persona), il riferimento a situazioni od immagini abitualmente frequentate all’interno dei gruppi giovanili (chiaro per tutti l’esempio della forfora su cui "Lupo Alberto" ironizza), oppure a termini e figure propri delle loro letture (evidenti in tal senso le citazioni del genere fantascientifico - "Lupo Alberto" parla di "contagio splatter" - e l’esplicito riferimento a Dylan Dog, il fumetto che per molti aspetti ha costituito negli ultimi due-tre anni un vero e proprio caso per la sua diffusione proprio tra il pubblico giovanile).

Questi pochi esempi - ma molti altri se ne potrebbero individuare mediante una scrupolosa ricognizione del lessico - consentono inequivocabilmente di registrare l’orientamento pragmatico della comunicazione ad ottenere feed-back proprio da quel target giovanile che si propone di raggiungere. Anzi, si potrebbe notare come il maquillage linguistico, nell’intento di raggiungere questo obiettivo, si dimostri alla fine anche troppo eloquente, artificiale, persino grottesco, disegnandosi un lettore modello che più che il giovane italiano medio sembra essere la sua curiosa caricatura.

Sdrammatizzare l'AIDS

Confidenziale ed ammiccante nei confronti dei suoi giovani destinatari, "Lupo Alberto" sembra trattare con la stessa confidenza anche il virus. Così la "peste del Duemila" viene bonariamente indicata solo come "un conoscente impiccione ed invadente", e subito dopo si precisa che "tenerlo a distanza non è mica tanto complicato...". Prendendo le distanze dai diffusi atteggiamenti apocalittici e proprio per intervenire sui pregiudizi sociali spesso condivisi nei confronti di soggetti sieropositivi, il taglio della comunicazione rimane decisamente "non terroristico", in linea con gli intendimenti programmatici che guidano l’intera campagna di prevenzione ministeriale, tesa a raggiungere "un obiettivo strategico che andava al di là dell’informazione per la prevenzione. Si trattava, infatti, di promuovere un atteggiamento nuovo, più maturo e realistico, partendo dalla indispensabile riflessione sulla circostanza che, in attesa degli auspicati risultati della ricerca medica in corso in tutto il mondo, era allora necessario (come del resto lo è ancora oggi) imparare a convivere con una malattia come l’AIDS" (MINISTERO, 1992; 7).

Se pragmaticamente l’assunzione di uno slang giovanile dovrebbe predisporre favorevolmente il ricettore nei confronti della comunicazione, la messa tra parentesi dell’impatto sociale del contagio dovrebbe invece certificare nella sua validilità ed efficacia l’intervento preventivo: "se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide".

Oltre i moralismi

Un ultimo rilievo sul piano metacomunicativo può essere fatto in ordine al carattere esplicito del discorso che in esso si sviluppa. Tale esplicitezza di linguaggio si spiega sicuramente con l’intento informativo di tutta l’operazione, ma soprattutto, ed ancora una volta, risulta funzoniale all’efficacia della comunicazione stessa. Gli autori di "Lupo Alberto", in altre parole, vogliono fare informazione e prevenzione, ma si preoccupano che tale informazione e prevenzione non vengano intese dal lettore in senso repressivo o moralistico-edificante, pena il rischio di non raggiungere l’obiettivo che si sono prefissi. E’ alla luce di questa precomprensione di fondo che si possono contestualizzare tutta una serie di spie ossessivamente presenti in tutto il testo scritto dell’opuscolo: "non perché siamo moralisti...", "siccome siamo uomini di mondo...", "Attenzione, però, non vi stiamo mica dicendo di mettervi la cintura di castità!", ecc. Volte a rassicurare, ci sembra, più l’autore che il lettore, queste frasi tracciano una netta linea di demarcazione tra il problema prettamente medico della prevenzione del contagio e quello etico della valutazione di ciò che lo favorisce. E’ qui che il dibattito, ampio e ricco di posizioni in contraddittorio, che "Lupo Alberto" ha suscitato nel sistema dei media, trova la sua giustificazione, soprattutto nel momento in cui si è pensato alla scuola come al canale privilegiato per la sua diffusione.

 

3. "Lupo Alberto" a scuola: un problema etico?

Un lavoro attento e sistematico sulle principali testate quotidiane e periodiche italiane riguardo al bimestre gennaio-febbraio 1992consente di registrare i termini del problema. Senza riprodurre qui i risultati quantitativi della ricerca (esula dal nostro interesse) cerchiamo muovendo da essi di fissare in sintesi presupposti e motivi della dalettica di posizioni attraverso di essa rilevata.

Il profilattico a scuola e dintorni

Il 27 gennaio il Ministro della Pubblica Istruzione Rosa Russo Jervolino, intervenendo ad una conferenza stampa sulle pari opportunità nella scuola, chiarisce le ragioni che hanno portato il suo Ministero a bloccare la diffusione nelle scuole di circa 500 mila copie dell’opuscolo, già deliberata dalla Commissione nazionale anti-AIDS: "La scuola non è una palestra per la diffusione di opuscoli dietro ai quali ci possono essere aspetti economici". Incalzata dai giornalisti il Ministro aggiunge: "Della vicenda me ne sono semplicemente infischiata perché non sono interessata ad operazioni economiche. Io ho portato avanti un disegno di legge sull’educazione sessuale nelle scuole con coraggio e determinazione e per questo ho subito attacchi non indifferenti. Per questo non credo mi possa essere rivolta l’accusa di aver detto che la parola profilattico sia scorretta. Penso però che le cose possano essere dette ai ragazzi con più delicatezza e in modo più rispettoso. Con questo non voglio dire che non si debba parlare di AIDS nelle scuole, ma il problema va inserito in un contesto di sforzo molto serio nell’ambito dell’impegno per l’educazione alla salute". In sintesi sembra che due siano le giustificazioni del no alla distribuzione: anzitutto il sospetto che dietro a quella che viene presentata come una iniziativa di profilassi si nasconda una manovra di tipo speculativo da parte delle aziende produttrici; in secondo luogo le riserve sul linguaggio immediato del testo.

La geografia delle reazioni a questa presa di posizione è articolata e variopinta, lo si ricava dalle dichiarazioni di esponenti del mondo politico e delle associazioni che quasi tutte le testate analizzate riportano concordemente.

Il fronte degli apocalittici (soprattutto le sinistre, con in prima fila CGL ed Arci-Gay) attacca la decisione riconducendola all’atteggiamento moralistico proprio della tradizione cattolica. Si precisa, da questa parte, come "l’accusa di volgarità dei testi sia del tutto fuori luogo" e rischi di inibire quella che va ritenuta una campagna di alto valore civile: "questa è la morale dei moralisti. In nome dei loro tabù sono disposti a tutto, anche a condannare una malattia mortale". Qualcuno ancora sottolinea come una simile presa di posizione "sia tipica di quell’arroganza e cecità con cui l’integralismo religioso, da sempre, può nuocere alla società quando gli venga imprudentemente lasciata mano libera". Non manca chi infine sentenzia di trovarsi di fronte al "peggior oscurantismo papalino".

Sull’altro versante, quello degli integrati, se così possiamo esprimerci, l’Associazione Italiana dei Genitori concorda con la scelta ministeriale sottolineando la necessità di non ridurre la sessualità ad esercizio della genitalità, mentra lo Snals, il Sindacato nazionale autonomo dei lavoratori della scuola, liquida "Lupo Alberto" come "un rozzo e grossolano libercolo". Prende posizione anche il Sir, che in una agenzia del 6 febbraio esprime riserve sull’idea, fatta propria dal libretto, di indicare nel profilattico "l’unico modo per salvarsi dall’AIDS", sottolineando come di fatto esso "butta a mare con un solo colpo tutto quello che la scuola cerca di fare con defatiganti discorsi che uniscano verità, salute, rispetto per le diverse concezioni morali e per la natura sostanzialmente misteriosa del sesso".

Antropologie a confronto

All’interno del dibattito, vivacissimo come si riesce ad arguire da questa rapida ricostruzione, isoliamo una voce, quella di Luciano Corradini, ordinario di Pedagogia alla terza università di Roma, che ci consente di approfondire l’analisi. Dichiara il Prof. Corradini al Corriere il 26 febbraio: "Buona la trovata del fumetto e simpatica la scelta del registro ironico e sdrammatizzante. Non si capisce perchè però sia necessario per raggiungere lo scopo ricorrere alle risorse dell’ideologia radical-permissiva e talora alla volgarità del gergo studentesco e alla sgrammaticatura".

E’ un terzo livello della comunicazione attivata da "Lupo Alberto" che viene qui evidenziato, il livello del sottotesto ideologico, al quale è possibile cogliere il nucleo dianoetico del testo (SEGRE, 1985; 93). Su questo piano, come indica Corradini, l’opuscolo sembra farsi portatore di una prospettiva che è emblematica della cultura radicale e che prende corpo in una ben precisa antropologia. Una antropologia empirista, che pensa l'uomo come bisogno, sottolinea in esso esclusivamente l'aspetto storico-biologico ("quando la voglia è tanta la ragione sbanda"), afferma il predominio del fatto sul valore e promuove una cultura del bisogno ("i giovani cercano amore in ogni istante..."). Ma anche un'antropologia edonistica, che rintraccia nel piacere l'unico senso per l'esistenza promuovendo un'etica del "tutto e subito" e della gratificazione totale e senza rischi: per tenere a distanza il virus "non dobbiamo rinunciare a niente", anche perché se dopo aver rinunciato alla droga ci tocca di rinunciare anche al sesso non ci resterebbe altro che il rock'n roll. Infine, un'antropologia individualista in cui la libertà è pensata come limite della libertà altrui ("Il test. Ovvero: come vivere tranquilli e far star tranquilli gli altri") e l'individuo rimane il centro attorno al quale i diversi comportamenti si organizzano.

Con questa impostazione, chiaramente, non può sintonizzarsi chi, muovendo da una antropologia personalista, tenda ad una considerazione globale dell'uomo come persona e non come semplice soggetto di bisogni. Realmente fiduciosa nel valore integrale della persona, una simile antropologia rifiuta di ridurre l'eros all'esercizio della genitalità e, pur senza negarne la corporeità, lo orienta ad essere compreso entro un contesto più ampio della stessa.

Ma è di fatto proprio questo confronto tra antropologie, tra visioni del mondo, ad essere in gioco nel caso di "Lupo Alberto"? Non si rischia, forse, in questo modo di andare oltre le reali finalità profilattiche per cui era stato pensato?

 

4. "Lupo Alberto" e il sistema dei media

Una rapida occhiata ai titoli delle testate considerate ci consentirà probabilmente di impostare una risposta. L’odissea del buon "Lupo Alberto"; AIDS, Lupo Alberto pietra dello scandalo; Lupo Alberto, bocciato, va a scuola lo stesso; Chi ha paura di Lupo Alberto: sono tutti riferimenti precisi al fatto di costume, al supposto problema morale aperto dalle dichiarazioni del Ministro, un problema morale che non riguarda tanto l’opportunità o meno di parlare di AIDS in scuola, ma di proporre come strumento di prevenzione, in fascia adolescenziale, l’uso del profilattico. In sostanza, questa è l’impressione che si registra scorrendo quotidiani e periodici, il problema della prevenzione dell’AIDS e delle modalità attraverso cui realizzarla sembra restare sullo sfondo, lasciando invece venire in primo piano il confronto ideologico in tema di libertà sessuale.

La conferma viene dalle notizie che, nel mese di febbraio, intersecano, spesso sulla stessa pagina, le nuove puntate del caso. Come ad esempio quella del farmacista novarese contestato per aver installato un distributore automatico di profilattici (e per questo invitato da Costanzo al suo talk-show- Il Giorno, 28 gennaio) o quella relativa al Liceo "Tasso" di Roma che il distributore lo voleva installare in Istituto (sempre Il Giorno, 19 febbraio). Qui il problema-AIDS non compare neppure e finisce per cedere il posto alla cronaca di costume.

Questo slittamento semantico nella ricezione del messaggio ripropone il binomio sessualità-AIDS che è un binomio strutturale, insieme a quello droga-AIDS, alla definizione della malattia stessa. Molto si è scritto sul carattere simbolico del virus, vera e propria metafora della nostra società post-industriale, come ha efficacemente osservato Susan Sontag (SONTAG, 1989). Tale carattere metaforico l’AIDS lo dovrebbe proprio a quei fenomeni che come la droga e la liberalizzazione del costume sessuale sono costitutivi di tale modello sociale, fenomeni eticamente discutibili di cui il virus rappresenterebbe la giusta punizione. Ora, prescindendo dal carattere radicalmente apocalittico di un simile abito mentale, risulta tuttavia innegabile il nesso tra determinati comportamenti sessuali ed il contagio. "Lupo Alberto", al proposito, fa la sua scelta, l’abbiamo già sottolineato: prende atto della diffusione di tali comportamenti e, dando la precedenza alla prevenzione, cerca di fare informazione funzionale ad annullarne la rischosità intrinseca. Ma in questo non formula giudizi etici: volutamente se ne astiene, sottolineandolo esplicitamente proprio per raggiungere anche coloro che si sentirebbero limitati nella loro libertà da un qualsiasi intervento censorio. Diverso è l’atteggiamento di buona parte della stampa che non sospende il giudizio a scopo preventivo, ma si assume decisamente le difese proprio di quella libertà che vede minacciata da qualsiasi intervento che si presenti come vagamente censorio o limitante. Ma in questo, come osservavamo sopra, già si è perso di vista il problema fondamentale (prevenire l’AIDS) per un altro rispetto ad esso decisamente secondario (rivendicare il diritto dell’individuo alla libertà dei propri comportamenti sessuali).

Se tutto questo è vero, parrebbe di poter concludere che la comunicazione predisposta da "Lupo Alberto" con tanta attenzione pragmatica (l’abbiamo verificato nella prima parte di questo lavoro) fallisce il proprio obiettivo: volendo prevenire l’AIDS, soprattutto nella fascia adolescenziale e giovanile, ha finito, grazie ad una serie di occorrenze (il no del Ministro, la reazione degli studenti, l’amplificazione della stampa e dei media in genere), per offrire un ennesimo motivo di confronto tra mondo laico e mondo cattolico in tema di sessualità. Se in linea di principio questa dovrebbe essere la conclusione cui pervenire, di fatto però possiamo dire che "Lupo Alberto" in fondo il proprio scopo l’abbia raggiunto per una sorta di eterogenesi dei fini. Grazie ai media, infatti, il fraintendimento del suo obiettivo (che era di prevenire l’AIDS mediante la diffusione dell’uso del profilattico, e non di diffondere l’uso del profilattico come strumento di libera gestione della propria sessualità) ha finito per richiamare l’attenzione proprio di quel target giovanile che intendeva raggiungere: gli studenti, per una ragione o per l’altra, l’hanno letto ed il fatto di averlo reso oggetto di discussione ha sicuramente garantito che quella lettura fosse più criticamente condotta.


APPENDICE - Schede per la conduzione dell’analisi di contenuto


Il "caso" Lupo Alberto

La scomposizione del testo

Scheda n. ..........

 

Informazioni di identificazione

1. Anno: ........

2. Mese: .........

3. Giorno: ......

4. Giornale: &127; Periodico &127; Quotidiano

5. Testata: &127; Famiglia Cristiana &127; Panorama &127; Espresso &127; Epoca

&127; Giorno &127; Corriere della Sera &127; Repubblica &127; Avvenire

6. Titolo: ........................................................................................................................

7. Occhiello: ...................................................................................................................

8. Sommario: ..................................................................................................................

 

Informazioni riguardanti la confezione del messaggio

9. Taglio: &127; alto &127; medio &127; basso

10. Pagina: .............

11. Tipologia: &127; editoriale &127;corsivo &127;rubrica &127; servizio &127; cronaca

12. Genere: &127; descrizione narrativa &127;descrizione semplice &127; intervista &127; inchiesta

13. Atteggiamento: &127; racconto &127; commento &127; racconto commetativo

 

Informazioni relative al contenuto (valori e connotazioni implicite)

14. Informazioni: &127; si &127; no

15. Tipo di informazioni: &127;no &127;generiche &127;dettagliate

16. Carattere: &127; satirico &127; polemico &127; tecnico &127; culturale &127; minimizzazione

17. Valori: &127; no &127; tradizionali &127; edonistici &127; sociali &127; familiari &127; efficientistici

&127; altri

18. Elaborazione ideologica: &127; no &127; bassa &127; media &127; alta


Il "caso" Lupo Alberto

Classificazione in categorie

Scheda n. ............

 

Informazioni di identificazione

1. Anno: ........

2. Mese: .........

3. Giorno: ......

4. Giornale: &127; Periodico &127; Quotidiano

5. Testata: &127; Famiglia Cristiana &127; Panorama &127; Espresso &127; Epoca

&127; Giorno &127; Corriere della Sera &127; Repubblica &127; Avvenire

6. Titolo: ........................................................................................................................

7. Occhiello: ...................................................................................................................

8. Sommario: ..................................................................................................................

Categorie

 

Valutazione negativa investimento

soldi

divertimento

sesso

malizia

omologazione

conformismo culturale

semplifica

appiattisce

operazione economica

Valutazione positiva

simpatico

humour

fantasia

sornione quattrozampe

immediatezza di messaggio

divertentissimo

istruttivo

Deittici

Noi

Ci

Famiglia

genitori

figli

famiglia

Scuola

Insegnanti

scuola

studenti

lezione

Profilattico

profilattico

metodi precauzionali

contraccezione

anticoncezionali

Paura

paura

rischio

pericolo

pericolosità dei rapporti non protetti

Educazione

educazione

educazione sessuale

educatore

educatore sessuale

educazione sanitaria

Morale

moralismo

oscurantismo

tabù

condannare

catto-persecutori

Prevenzione dell’AIDS

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