Lunedì 3 Maggio 1999
Economia_finanzaIn Italia i soggetti pubblici e privati sono in forte ritardo nell’offrire servizi più adeguati alle nuove esigenze.
La qualità fatica a mettersi in mostra. Struttura dei padiglioni e collegamenti esterni sono i limiti maggiori
Viviamo in un periodo in cui sembra che l’unica incontrastata dominatrice sia Internet, la "rete delle reti". Attraverso Internet si può fare tutto e, in particolare, grazie anche al cosiddetto "commercio elettronico", si possono consultare cataloghi, analizzare le caratteristiche dei prodotti offerti, chiedere chiarimenti e, alla fine, inoltrare ordini pagando sempre per via elettronica. E tutto ciò potrebbe far pensare che ormai le fiere abbiano perso importanza. Perché abbandonare il proprio ufficio, sobbarcarsi faticosi viaggi, perdere ore preziose spostandosi all’interno di stand e padiglioni sovraffollati? Perché affrontare tutto questo, quando è possibile starsene comodamente seduti nel proprio ufficio, accendere il personal computer, collegarsi a Internet e acquistare ciò che serve?
Il quadro delineato, tuttavia, è caratterizzato da un difetto marchiano. La realtà che ci viene presentata per via telematica, infatti, è solo "virtuale". In altre parole, la "madre di tutte le reti" può fornirci una marea di informazioni, ma non ci permetterà mai di "toccare con mano" i prodotti che siamo intenzionati ad acquistare. Morale: le fiere (intese come luoghi in cui possiamo realizzare il contatto fisico con qualsiasi attrezzatura o macchinario) non sono finite.
Al di là di qualsiasi rappresentazione virtuale (più o meno "reale"), ciò che interessa agli operatori (che, probabilmente, sono ancora troppo vincolati a questa "fisicità") è la possibilità di prendere decisioni che dipendano proprio dal contatto personale (anche con venditori e concorrenti). Discorso sicuramente valido oggi, ma che resterà tale ancora per molto tempo.
In questi anni, però, qualcosa è cambiato. Chi oggi fa un acquisto (di prodotti o servizi) pretende di ottenere un "quid" caratterizzato da un insieme di elementi che, nel loro complesso, prendono il nome di "qualità". Un atteggiamento presente, ovviamente, anche all’interno del mondo delle fiere. Ma che cosa si intende per "qualità di una fiera" lo spiega Claudio Celata, presidente del Comitato tecnico consultivo del Comitato fiere industria di Confindustria.
La risposta non è semplice, anche perché occorre tenere conto di molti differenti attori: le autorità pubbliche, gli enti proprietari dei padiglioni, le segreterie che organizzano le singole manifestazioni, gli espositori, i visitatori. Si tratta di una lunga catena in cui ciascun anello ha il diritto di pretendere certi servizi da chi gli sta a monte, ma nel contempo deve saper offrire qualcosa di diverso a chi gli sta a valle. In che modo?
Gli enti pubblici. Devono mettere a disposizione di tutti infrastrutture che raccordino perfettamente l’area espositiva con il mondo circostante, facilitando al massimo coloro che intendono usufruire delle fiere, evitando tuttavia che l’intera comunità sia costretta a sopportare "sacrifici" di qualsiasi genere.
I quartieri fieristici. Devono offrire alle segreterie organizzative non solo tutti i servizi richiesti, ma anche superfici espositive che mettano tutti in grado di operare nel migliore dei modi e, soprattutto, devono garantire la massima sicurezza. In particolare, poi, i quartieri fieristici devono studiare accuratamente i tempi, al fine di garantire le necessarie operazioni di montaggio e smontaggio degli stand e di evitare sovrapposizioni con altre manifestazioni analoghe.
Gli organizzatori. Chi organizza le manifestazioni, da parte sua, deve poter "girare" queste agevolazioni agli espositori, in modo da soddisfare tutte le (legittime) esigenze dei propri clienti. Esigenze che non si riferiscono solo al periodo in cui la fiera è in corso, ma che riguardano anche tutte le attività che la precedono e la seguono. Per esempio, notevole attenzione deve essere prestata a tutto ciò che concerne le incombenze di natura amministrativa e burocratica.
Gli espositori. Devono permettere ai visitatori di poter utilizzare al meglio il tempo trascorso nei padiglioni.
Questa rapida (e sicuramente incompleta) carrellata mette comunque in risalto quelli che dovrebbero essere alcuni princìpi fondamentali:
- la "macchina fiera" è una struttura estremamente complessa e articolata, che va studiata, progettata e realizzata nei minimi dettagli;
- tutti gli operatori del settore, per poter ottenere risultati di qualità, debbono avere una specifica esperienza, che non si improvvisa e che resta indispensabile per far prevedere e comprendere esigenze e problemi da considerare o risolvere;
- la situazione descritta è valida per tutti, anche se, mentre in altri Paesi si è già fatto molto sulla strada della qualità, in Italia siamo decisamente in ritardo; un ritardo che, se vogliamo restare competitivi, prima o poi dobbiamo deciderci di colmare.
I padiglioni. Una considerazione particolare riguarda i quartieri fieristici. I padiglioni, per tenere conto delle esigenze di tutti, devono avere forme e strutture particolari. Innanzitutto, i pavimenti devono essere in grado di sopportare pesi anche rilevanti (per le manifestazioni in cui vengono esposti grandi macchinari). Le volte, invece, devono essere organizzate in modo tale da non richiedere molte colonne, che pongono rilevanti problemi di allestimento degli stand. Le forme dei padiglioni, poi, devono essere sempre rettangolari, per evitare problemi di "circolazione" dei visitatori e allestimenti "strani" di alcuni stand. Infine — e soprattutto — bisogna evitare accuratamente la presenza di piani "alti", perché mettono alcuni espositori in posizione di svantaggio rispetto ai concorrenti.