"Webrefugee" è nato da un messaggio di posta elettronica E fra dieci giorni comincerà la raccolta dei dati nei campi

Dal forum di Repubblica.it
l'anagrafe dei kosovari

Pc portatili, fotocamere, collegamento Internet satellitare: così si tenta di ricostruire l'identità dei profughi. Ma anche di ricongiungere familiari e amici dispersi

di GIANCARLO MOLA

ROMA - Una e-mail mandata ad un forum in Rete è in po' come il messaggio in una bottiglia gettata nell'oceano. Le speranze che qualcuno la raccolga sono deboli. Internet d'altronde è soprattutto il mezzo con cui si sceglie di parlare: quasi mai di ascoltare. Accade invece che proprio dal forum più riuscito - e quindi più affollato - di Repubblica.it (oltre tremila messaggi in poco più di un mese), quello sulla guerra, prenda le mosse una iniziativa a favore della gente del Kosovo, il popolo privato dell'identità. Una iniziativa che punta a ricostruire le fondamenta della esistenza legittima di una comunità: l'anagrafe. Una iniziativa telematica, perché sfrutta le potenzialità della Rete. Ma non per questo meno reale.

L'idea è stata lanciata da Lorenzo Spadoni, un universitario italiano che vive in Germania per una borsa di studio. Che proprio scrivendo al forum di Repubblica.it, venerdì 9 aprile, ha abbandonato la sua bottiglia al mare aperto. "Leggetemi e aitutatemi a dare una speranza a chi ne ha ben poca", scrive Spadoni. L'idea è semplice: "Realizzare velocemente un sito Internet dinamico dove chiunque possa consultare un database con i nomi dei profughi della guerra del Kosovo".

C'è già chi fa qualcosa del genere. Sono numerosi i siti in inglese e albanese che raccolgono le generalità dei profughi e, via Internet, cercano di metterli in contatto con i loro parenti.

È questa l'idea di Spadoni? No, il suo appello va oltre la ricerca delle persone scomparse durante l'esodo. Bisogna creare una vera e propria anagrafe, con tanto di fotografia, di tutti i rifugiati. Che serva sì a trovare parenti o amici spariti. Ma soprattutto che costituisca il nocciolo di un archivio della memoria storia del popolo kosovaro, che Milosevic vorrebbe azzerare. E così il sito web avrebbe dovuto "creare una raccolta di storie di crimini raccontate dai profughi senza il loro nome, ma con un codice di riferimento per proteggerli da eventuali problemi futuri".

Qualcosa di simile a quello che da giorni accade in diversi campi. Dove, come ha raccontato
Fabrizio Ravelli su Repubblica, la Protezione civile italiana sta cercando di realizzare rudimentali anagrafi, di fornire ai profughi un pezzo di carta che ricordi chi sono, chi erano. Archivi troppo precari per poter durare, per non essere travolti dall'emergenza continua della guerra. Per questo serve anche qualcosa di diverso.

La bottiglia affidata da Spadoni alle correnti di Internet ondeggia su per due giorni. Fino a quando non viene raccolta e aperta da Elisabetta Campus, una funzionaria del ministero del Tesoro che fa anche parte dell'Ics il Consorzio Italiano di solidarietà, che gestisce ben 8 dei 10 campi profughi allestiti in Albania per accogliere i profughi kosovari.

Le idee subito prendono forma. Nasce così
Webrefugee.org. È concitata Elisabetta mentre lo racconta: "Un computer portatile in ogni campo, e una fotocamera per scattare le foto. Un documento cartaceo da consegnare subito, con nome, cognome, foto e appartenenza familiare, che per i musulmani è fondamentale". La novità è però che i documenti non sono solo cartacei, come quelli che in questi giorni si stanno consegnando ai profughi. "Tutti i dati vengono trasmessi via Internet ma passando per il satellite (nei campi non esistono linee telefoniche) in Italia e qui vengono immessi su un sito Internet". Per non essere persi, ma anche per consentire la ricerca dei dispersi.

Allestire un sito Internet non costa poi tanto, pensano i due. Ma gestire la raccolta dei dati sì. Ecco quindi l'idea di servirsi ancora della Rete, ancora del forum di Repubblica.it, per chiedere aiuto. Elisabetta scrive al forum il 14 aprile: "Ho finito le pagine per caricare i dati anagrafici, servono sponsor, per dare un aiuto concreto mandate le vostre proposte a kosova@tin.it, ci stiamo lavorando in molti e il vostro aiuto può essere prezioso".

La risposta è immediata. Rispondono cybernauti qualunque ("Ho ricevuto in poco più di dieci giorni 680 messaggi"), ma anche grossi sponsor. Canon si offre per mettere a disposizione le fotocamere, Compaq fornisce i computer, Metro Oligrafix, una associazione culturale telematica, regala lo spazio web. Poi arriva Telespazio che garantisce la connessione satellitare alla Rete. E Yahoo! Italia, che decide di ospitare gratis il banner dell'iniziativa sulla propria home page.

La macchina organizzativa si mette in moto in pochi giorni. Il sito è già pronto, il motore di ricerca pure. La settimana prossima cominceranno i test dai campi dell'Albania e della Macedonia. E fra dieci giorni si inizierà a fare sul serio. "In ogni campo - dice Elisabetta Campus - saranno registrate cinquemila persone al giorno. Per completare il lavoro ci vorranno almeno sei mesi".

E poi? "E poi non lo so", spiega ancora Elisabetta. "L'idea a questo punto è non sprecare il lavoro fatto. Ci siamo informati su come devono essere raccolti i dati per essere convalidati non solo per la nostra legge ma anche da quella islamica. Per adesso è solo un sogno: ma che bello sarebbe se domani, a guerra finita, questa avventura nata su Internet potesse diventare la vera anagrafe del popolo kosovaro finalmente libero".

(1 maggio 1999)

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