Vecchi e nuovi termini della
questione meridionale
Prof. Paolo De Marco
Ricercatore presso la Facoltà di Lettere dell’Università
"Federico II" di Napoli
e docente di Storia Contemporanea presso il 2° Ateneo
I ricorrenti proclami separatisti provenienti dal Nord, a cui fanno eco,
con toni altrettanto retorici, proclami di indipendenza del Meridione,
costituiscono oggigiorno gli aspetti più appariscenti del problematico
rapporto e del difficile equilibrio, sempre auspicato ma mai evidentemente
raggiunto, fra il Nord ed il Sud d'Italia.
Il "contrasto" fra Nord e Sud,
sia pur alimentato da motivi politici e da interessi economici divergenti,
non fa a meno, ancora oggi, di esprimersi con l'uso di "luoghi comuni",
di idee prefabbricate che, se nei primi decenni di questo secolo venivano
tratti dal repertorio del più becero, ma allora "scientifico" razzismo
(«il Mezzogiorno è la palla di piombo...»; «i
meridionali sono biologicamente degli esseri inferiori»), oggi pure
persistono in forme sia pur diverse, ma altrettanto disorientanti
e perniciose ("Nord produttivo"-"Sud assistito"; "Nord sfruttatore"-"Sud
sfruttato etc.).
Intanto ai proclami separatisti
segue una serie di dubbi, avvertiti qua e là come sterili provocazioni
o con qualche più o meno lieve senso di smarrimento: "L'Italia
è destinata a morire?" e, soprattutto: "Può il Sud farcela
da solo?".
Davanti a questi grossi interrogativi,
ad evitare lo scivolamento verso posizioni altrettanto retoriche e reazionarie,
conviene in primo luogo riacquisire il carattere storico della "questione
meridionale", determinarne le tappe, conoscerne le "radici" non senza
evidenziare la notevole discontinuità che nel tempo hanno acquisito
i suoi termini di impostazione.
Nell'incontro si discuterà
anche dei rischi reali di una frattura fra Nord e Sud, dei motivi della
polemica anti-meridionalista e delle possibili soluzioni per superare
la crisi (autosviluppo, formazione scolastica di alto livello, eliminazione
della clientela e dei fenomeni mafiosi).
La riacquisizione storica del
problema va nel senso di un superamento dei tanti "luoghi comuni", di
cui un certo linguaggio politico più volte si avvale, ed all'avvicinarsi
alla "questione" in termini critici e non semplicemente emozionali.