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DOSSIER ARCHEOLOGIA
LE PROSPETTIVE DELL’ARCHEOLOGIA
A CAPRI
Intervista al dott. Stefano De Caro, Sovrintendente
ai Beni Archeologici delle province di Napoli e Caserta
D. Quali sono le prospettive della ricerca archeologica
a Capri?
R. L’Isola è, nel complesso, poco nota dal punto di vista
archeologico; l’aspetto dominante è quello delle ville dei Cesari
, la villa Jovis, quella di Damecuta,
il Palazzo a Mare, ma, a ben vedere, anche
quest’aspetto è in fondo solo relativamente conosciuto: questi
complessi sono sostanzialmente inediti sotto il profilo scientifico. Ma
il momento romano è solo una frazione minuscola di una storia che
deve essere stata naturalmente ben più ricca: considerati i miti
greci che riguardano l’Isola, la rete di antichi rapporti mediterranei
che sono così ben documentati a Ischia e Vivara, la ricca articolazione
delle culture che si sono sviluppate sulla prospiciente costa del golfo
di Napoli, ben difficilmente potremmo pensare che da questo fiume di civiltà
Capri sia restata fuori; eppure nulla, salvo i pochi blocchi superstiti
delle mura, resta dell’intera fase preimperiale di Capri. È veramente
troppo poco. Va impostato e realizzato un vasto programma di ricerche
topografiche e archeologiche che, a partire dai pochi dati recuperati
finora dalla Sovrintendenza, possa estendere le nostre conoscenze sul
popolamento umano dell’Isola attraverso i secoli. Va però detto
che quasi nulle sono le segnalazioni che ci vengono dall’Isola: troppo
spesso chi trova qualche reperto omette la doverosa segnalazione o addirittura
se ne impossessa. È un atteggiamento incomprensibile in un contesto
che per tanti altri aspetti dovrebbe essere aperto alla cultura.
D. E quali le prospettive della tutela?
R. Anche per questo aspetto ci attendiamo dalla comunità
isolana una collaborazione più intensa che nel passato. La Sovrintendenza
ha una struttura debole nell’Isola, con poco personale, insufficiente
numericamente anche ad assicurare l’apertura continua dei monumenti aperti
al pubblico. Anche i suoi attuali sforzi per migliorare la qualità
dell’offerta culturale archeologica, attraverso un adeguamento dei servizi
logistici o didattici, sono, a dire il vero, largamente insufficienti
rispetto alle esigenze di un restauro ormai sempre più impellente,
ma costoso e inattuabile coi fondi ordinari della Sovrintendenza, come
quello della villa Jovis. Per essa è diventato urgente un intervento
globale ed auspichiamo che gli Enti e le istituzioni locali vogliano collaborare
con la Sovrintendenza per cercare soluzioni a questo problema.
Anche a voler - riduttivamente
- considerare solo i valori legati all’economia turistica, è chiaro
che i richiami esercitati sul pubblico internazionale dagli elementi culturali
presenti nell’Isola (dal mito di Tiberio al fascino culturale delle intellighentsie
che vi hanno soggiornato) devono essere sostenuti, mantenuti e rinnovati,
anche attraverso un impegno concreto verso il patrimonio archeologico.
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