Prof. Giuseppina Igonetti
Associato di Islamistica presso la Scuola di
Studi Islamici
Istituto Universitario Orientale di Napoli
L'iniversalità
del mito di Capri rischia inevitabilmente di vedersi ridotta allorchè,
per motivi vari - primo fra tutti la "lontananza" in termini linguistici
e culturali - si tende ad ignorare l'esistenza di altre voci e di altre
culture che, fuori dal coro sia pur multiforme dei viaggiatori europei,
pure hanno parlato di Capri ed hanno fatto della mitica "isola azzurra"
un preciso (ma non sempre) oggetto letterario.
La conferenza in questo senso inaugura
una controtendenza: presentando alcune schegge di Capri "fuoriuscite"
dalla letteratura araba contemporanea, l'incontro mira a sollecitare
l'attenzione su un aspetto della "fortuna" di Capri poco o nulla indagato
- quello, appunto, della presenza dell'Isola nella letteratura in lingua
araba - e nello stesso tempo sfata l'opinione diffusa e prevaricante
di uno sviluppo esclusivamente mittleuropeo o, comunque, europeo del
mito-Capri.
Se è vero che intellettuali arabi
non formarono mai una comunità radicata sull'Isola così
come è innegabile da parte di questi l'utilizzo in qualche caso
di moduli narrativi e poetici derivati dalla letteratura europea, altrettanto
reale appare la vivacità con cui l'immagine dell'Isola si fissa,
per poi rimodularsi, all'interno delle opere di scrittori e poeti arabi
contemporanei.
Non esiste, in ogni caso, una "Capri
araba", un modello precostituito e ricorrente: si va dalla Capri "percepita"
dello scrittore egiziano non-vedente Taha Huseyn alla Capri "meta agognata"
del connazionale Mahmud Taymur, dalla Capri come "non-luogo" del palestinese
Gabra Ibrahim Gabra alla inebriante e panica isola del poeta libico
Ali Sidqi Abd al-Qadir.
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