Il Bambino e l'Acqua Sporca. Coordinamento Genitori-Insegnanti

Esperienze Didattiche


Scuola elementare





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PERCHÉ FARE TEATRO A SCUOLA

premessa di Mario Lodi*

“Alcune maestre della scuola elementare di Concorezzo, da oltre dieci anni hanno introdotto la pratica del teatro, linguaggio che assume oggi un valore altamente educativo di fronte alla sempre più diffusa passività televisiva dei bambini.

Oggi il bambino è spesso spettatore di esperienze altrui, non corre più fra le erbe del prato che pizzicano la pelle e hanno profumi diversi, non immerge le mani nell’acqua dei ruscelli e non sente più la carezza del vento sul viso; non compie più quelle esperienze quotidiane dirette che un tempo gli facevano scoprire la realtà fisica in forma di gioco dalla quale nascevano domande e pensieri.

Non ha più tempo per l’esperienza, però prima di andare alla scuola dell’infanzia, i bambini hanno già una loro “cultura”, organizzata secondo il loro modo di pensare e di interpretare il  mondo che stanno scoprendo.

Questo insieme di conoscenze, logicamente collegate tra loro, è il risultato delle esperienze dirette (poche ma per fortuna ancora presenti) effettuate giocando nell’ambiente cui sono nati e hanno vissuto.

A questa prima cultura appartengono molti linguaggi che essi hanno imparato osservando e imitando gli adulti (come la parola) o hanno scoperto usando il gioco del teatro, per creare situazioni immaginarie ma collegate con la realtà, in cui scambiare ruoli, per essere altro da sé: abbracciare la bambola e parlarle, giocare con le piccole macchine di plastica imitando il rumore dei motori e l’urlo delle sirene, giocare a guardie e ladri è fare teatro.

 Più ricco è il magazzino dei materiali dell’esperienza, più facile è inventare, cioè proiettare nell’immaginario la realtà psicologica (problemi, desideri, sogni).

Fare teatro nella scuola significa quindi ridare alla comunicazione quella connotazione di verità e profondità che i media stanno distruggendo e nello stesso tempo valorizzare la personalità di ciascuno in forma originale e creativa; ciò è anche un mezzo prezioso del bambino per capire cose della sua  vita che lui non ci direbbe mai direttamente.

Il teatro, che queste maestre milanesi propongono, è un gioco serio che non mira a formare bambini attori, ma ad usare il linguaggio teatrale per raccontare se stessi attraverso la finzione scenica, quindi nella dimensione antropologica: un teatro come rappresentazione di se stessi, della propria realtà, dei propri desideri.

Attraverso la parola, il gesto, il corpo, il silenzio, il rumore, si attiva un percorso di narrazione in cui il gruppo possa manifestarsi e riconoscersi, e in cui ognuno possa affermare la propria identità. Il bambino creerà così scene di vita quotidiana e le vivrà sapendo che le sta giocando. Dal nuovo punto di vista si accorgerà quindi che la realtà, attraverso la rappresentazione comincia a dipendere da lui. Egli esce da una posizione determinata dagli adulti: “mascherandosi” si svela, non solo per quello che è, ma anche per quello che vorrebbe essere.

Oggi c’è ancora bisogno di far uscire dal banco il corpo del bambino e di ridare alla sua mente la possibilità di pensare, immaginare, progettare; di ritornare a giocare al teatro accogliendo le sue regole di ascolto, partecipazione, autocontrollo. Di rendere insomma il bambino protagonista dell’esperienza scolastica, che è suo diritto vivere come persona libera, consapevole, felice ”.

Mario Lodi


* Presentazione alla pubblicazione “ Il gioco del teatro ”, delle insegnanti Anna Valera e Carla Penati di Concorezzo, aderenti alla cooperativa “ Casa delle Arti e del Gioco ”

 


FARE TEATRO A SCUOLA

Il racconto di questa esperienza nasce dal desiderio di comunicare un per­corso in cui come insegnanti abbiamo cercato di ritrovare una capacità di ascolto verso il mondo delle bambine e dei bambini e di osservare­­­­ LABORATORIO DI TEATRO.

Nelle classi a Tempo Pieno da ormai più di dieci anni si porta avanti la pratica del teatro come esperienza educativa.

La pedagogia dell’animazione teatrale ha tutti i presupposti per essere ritenuta una pedagogia attiva, il cui obiettivo è quello di indirizzare i bambini a porsi in termini di osserva-zione, riflessione, invenzione e gioco sia nei confronti della cultura codificata trasmessa dalla scuola e subita dalla televisione, sia nei confronti del mondo che ci circonda.

L’attività di teatro spazia dalle spontanee drammatizzazioni al teatro d’ombra, di burattini, fino alla creazione di spettacoli con una drammaturgia prodotta dai bambini stessi, avvalendosi anche della collaborazione di esperti quali il drammaturgo Marco Maria Pernich, e l’attore professionista Roberto Anglisani competente in narrazione teatrale.

L’attività viene svolta in gruppi di interclasse o in laboratori di classe; i tempi di realizzazione­ variano da un minimo di 16 - 20 ore fino ad impegnare il gruppo per un intero anno scolastico.

Gli spettacoli prodotti vengono sempre comunicati ad un pubblico for­mato dai bambini  del plesso di appartenenza e anche dai genitori dei bambini.

Talvolta si partecipa a rassegne di teatro dei ragazzi.  Negli ultimi otto anni, la scuola a tempo pieno di Concorezzo ha sempre partecipato alla "Rassegna di Teatro dei Ragazzi" del Distretto 60 di Vimercate e alla "Rassegna Nazionale di Teatro" di Serra S. Quirico (AN), ottenendo posi­tivi riconoscimenti (perfino un primo premio a quest’ultima manifesta­zione).

TEATRO, PONTE TRA CONOSCERE E FARE

Far teatro permette di unire il conoscere e il fare in modo che la cono­scenza non sia fine a se stessa e stimola a mettere in discussione:

1 - IL MODO DI FARE SCUOLA E LE METODOLOGIE DI LAVORO

2 - I CONTENUTI

3 - LE RELAZIONI INTERPERSONALI

4 - LA FUNZIONE DELL’ADULTO

 

1 - IL MODO DI FARE SCUOLA E LE METODOLOGIE DI LAVORO

Prende in considerazione l’apprendimento non solo tramite la tra­smissione di informazioni, ma soprattutto tramite l’esperienza, il con­fronto tra soluzioni diverse, la ricerca personale. Permette infatti, attraverso l’osservazione delle bambine e dei bambini, di prestare attenzione alla loro identità culturale in modo che il loro immaginario, il loro vissuto, il loro mondo possa emergere ed esprimersi.

Favorisce la creazione di spazi per l’espressione, la manualità, la corporeità, superando la priorità data al lavoro individuale.

Dà la possibilità a tutti di contribuire all’organizzazione del lavoro e di assumersi responsabilità concrete.

                       

2 - I CONTENUTI

Considera il linguaggio come uno strumento per comunicare, per prendere co­scienza della realtà e organizzare il pensiero e la conoscenza.

Propone contenuti legati alla realtà delle bambine e dei bambini per arrivare a co­struire insieme a loro un prodotto culturale in cui si possano ricono­scere come protagonisti e non solo come fruitori.

Si pone come ricerca continua che vede coinvolti tutti i bambini nella presa di coscienza dei temi affrontati. I temi riguardano sempre il mondo dei bambini e la loro crescita (la memoria, il gioco, il futuro, le paure, ...), ma le soluzioni trovate da ciascuno possono essere diverse; l’importante è che diano sicurezza e facciano riflettere sul­l’esperienza.

 

3 - LE RELAZIONI INTERPERSONALI

Permette di considerare la comunicazione dentro la scuola come qualcosa di circolare, non esclusivamente tra insegnante e alunni. I rapporti tra i bambini diventano più intensi, più profondi, si accettano, si ascoltano maggiormente e riconoscono il ruolo che ciascuno ha.

Favorisce una maggiore attenzione ai bisogni di comunicazione e di espressione di ciascuno.

Dà la possibilità a ciascuno di compiere percorsi  diversi rappresen­tando una parte della propria esperienza e ricercando delle possibili soluzioni ai propri problemi e conflitti. Il fare teatro aiuta a mettere ordine nel proprio mondo interiore a risolvere la frattura tra il modello proposto così  irraggiungibile e la realtà.

           

4 - LA FUNZIONE DELL’ADULTO

Stimola l’insegnante a cercare insieme alle bambine e ai bambini.  Il copione nasce man mano, per associazione di idee, attraverso una ricerca che vede coinvolti non solo i bambini, ma anche le insegnanti.

Pone l’insegnante in un atteggiamento di ascolto nei confronti del  bambino.

Porta l’insegnante a promuovere l’organizzazione cooperativa del la­voro e all’assunzione di responsabilità nelle scelte.

LA NOSTRA ESPERIENZA

Il racconto di questa esperienza nasce dal desiderio di comunicare un per­corso in cui come insegnanti abbiamo cercato di ritrovare una capacità di ascolto verso il mondo delle bambine e dei bambini e di osservare il loro rap­portarsi al mondo della realtà e della immaginazione.

L’ascolto si è trasformato ben presto in una condivisione da parte no­stra, non solo dello stesso spazio e del tempo scolastico, ma soprattutto dei desideri, dei sogni, delle paure e delle ansie dei nostri  bambini.

Abbiamo cominciato a capire che ascoltarli significava aprirsi al loro modo di vedere la realtà, essere disponibili a cambiare il nostro punto di vista.

I  bambini si fidano degli adulti quando percepiscono che le loro idee e i loro pensieri saranno presi in considerazione e tradotti in realtà.

Realizzare una rappresentazione teatrale ha significato per noi partire da tutto ciò tenendo conto che ogni bambino legge la realtà attraverso le conoscenze e le esperienze che ha già acquisito. E delle diverse espe­rienze dei nostri bambini, abbiamo cercato di non trascurare niente, neppure le storie di sofferenza o di difficoltà a comunicare.

La pedagogia dell’animazione teatrale ha tutti i presupposti per essere ritenuta una pedagogia attiva, il cui obiettivo è quello di indirizzare i bambini  a porsi in termini di osservazione, riflessione, invenzione e gioco sia nei confronti della cultura codificata trasmessa dalla scuola e subita dalla televisione, sia nei confronti del mondo che ci circonda.

L’attività viene svolta in laboratori di classe; i tempi di realizzazione im­pegnano il gruppo settimanalmente per un intero anno scolastico.

Gli spettacoli prodotti vengono sempre comunicati ad un pubblico for­mato dai bambini  del plesso di appartenenza e anche dai loro genitori.

Talvolta si partecipa a rassegne di teatro dei ragazzi. Negli ultimi otto anni, la scuola a tempo pieno di Concorezzo ha sempre partecipato alla "Rassegna di Teatro dei Ragazzi" del Distretto 60 di Vimercate e alla "Rassegna Nazionale di Teatro" di Serra S. Quirico (AN), ottenendo posi­tivi riconoscimenti.

L’esperienza teatrale che abbiamo condotto in cinque anni è stata per noi un percorso nel quale, partendo dalla personalità e dalla storia di ciascun bambino, abbiamo realizzato prodotti creativi in cui cia­scuno ha potuto esprimere se stesso in forma originale.

Abbiamo sperimentato questa attività spinte dalla voglia di trovare, all’interno della settimana, un momento in cui far “parlare” le nostre alunne e i nostri alunni, favorendo la circolazione dinamica di idee, sentimenti, affetti, ma  anche di conflitti che durante le ore di permanenza a scuola si svi­luppano.

Durante la “costruzione del teatro” i bambini sperimentano il proprio spazio fisico e psicologico inserito nel gruppo, imparano a controllarlo e a rispettare quello degli altri e delle altre; scoprono di avere delle capa­cità e si valorizzano, agiscono per il piacere di fare fine a sè stesso, si sentono una parte importante di un gruppo e  si stabilisce un dialogo fisico efficace tra loro. Ognuno partecipa alla sua parte di gioco e a quella degli altri, tutti hanno un ruolo paritetico e intercambiabile.

Un altro motivo che ci ha spinto in questo lavoro è la difficoltà di interagire con classi numerose come quelle in cui operiamo (27 alunne/i) e la constatazione che la pratica della relazione interpersonale presenta sempre più difficoltà e problemi di gestione da parte dell’adulto.

Noi insegnanti abbiamo di volta in volta inco­raggiato, fatto scoprire  nuove possibilità espressive, nello sforzo di  corrispondere  alle capacità e alle attese dei bambini , cercando di non sovrapporci ai loro contenuti e ai loro  desideri.

Un gioco nel quale anche noi ci siamo inserite poco per volta introducendo nuove regole, dando loro una guida, aiutandoli ad andare più a fondo, a non fermarsi alle prime idee, ai primi risultati magari confusi o stereotipati, ma perfezionando e selezionando il materiale immaginativo accumulato per poi tradurlo in gesti, in parole e silenzi.

Ci siamo divertite a liberare le nostre fantasie e spesso ci siamo ritrovate a rivedere le nostre scelte, a modificare il nostro punto di vista per trovare una soluzione nella quale poterci riconoscere insieme a loro.

Fin dalla prima classe abbiamo favorito attività di narrazione orale e at­tività in cui il corpo aveva diritto di esprimersi come la mente.

In seguito, in classe seconda, abbiamo costruito una storia fantastica partendo da stimolazioni prodotte da esperienze vissute (uno spettacolo teatrale fruito, una musica ascoltata ...). Abbiamo costruito un libro di disegni e insieme deciso di trasformarlo in corpo, azione, suoni, rumori.

Giocando a fare teatro, i nostri bambini hanno potuto osservarsi meglio, chiedersi il perché delle azioni, accettare i suggerimenti degli al­tri e, attraverso un’esperienza collettiva, acquisire maggiore consapevo­lezza di sé e del linguaggio  utilizzato.

La realizzazione dello spettacolo è stata una creazione continua . Il co­pione non è stato un punto di partenza ma di arrivo, un punto che poteva ogni volta essere modificato. I bambini hanno determinato il sog­getto, la scelta dei movimenti, dei gesti, dei dialoghi e anche degli og­getti da portare in scena.

Nelle classi superiori, nel secondo ciclo, le storie raccontano di desideri, progetti, aspettative, paure, genitori, maestre.

Per affinare le capacità espressive a dare verità alle interpretazioni abbiamo aiutato i bambini ad acquisire consapevolezza  dei propri sentimenti, attraverso l’approfondimento delle sensazioni provate nelle situazioni vissute o immaginate.

Per comunicare una storia è necessario ripescarla e riviverla nella propria memoria  confrontando le proprie emozioni con quelle degli altri, cercando gli elementi della realtà sensoriale che meglio esprimono il proprio stato d’animo.

 

“Il teatro non è solo per i più bravi, ma è per tutti. Io, appena arrivata a scuola ero timida e facendo teatro, parlando, anzi recitando, la mia timidezza è scomparsa e si è creata la voglia di fare teatro. All’inizio quando parlavo non mi muovevo, invece adesso ad ogni battuta faccio un movimento. Recitando si sta sempre in gruppo e se uno dimentica la sua battuta ci sono gli altri che ti soccorrono e lo dicono al tuo posto. Il teatro non si può fare da soli!”

(Linda Maselli,  classe 5°)­

“ Quando mi trovo davanti a trecento persone, ho paura di essere fischiato se sbaglio e mi vergogno a morte perché temo che mi scherzino. Ma alla fine di ogni spettacolo io mi sento orgoglioso perché tutto va bene, tutti gli spettatori ci applaudono vigorosamente.

Quando decidiamo di fare un teatro, sappiamo che ci aspetta un duro lavoro, ma sappiamo che ci aiuta a sviluppare non solo la fantasia, ma anche il nostro carattere, diventi più gentile con gli altri, più amichevole. Per questo motivo penso che il teatro dovrebbero farlo tutti, invece certe maestre considerano il teatro una perdita di tempo e hanno torto!!!! ”

(Ivan Verderio, classe 5° )

“ In questi tre anni la mia fortuna a scuola è stata quella di fare teatro. Fare teatro serve a imparare a muoversi, a intonare le frasi in modo sempre efficace. Costa però sacrificio, perché fare le prove per due ore è veramente faticoso e a volte noioso. Però porta risultati favolosi. Ti aiuta a vincere la timidezza, superi l’emozione di parlare davanti a duecento persone, usi il corpo in modo più sciolto, lo muovi come se parlassi, alzi la voce che diventa più potente, inoltre aumenta l’amicizia con i tuoi compagni, si collabora, ci si aiuta; se uno sbaglia non gli si dice “asino”, lo si incoraggia perché il lavoro è collettivo, nasce così la solidarietà fra noi.

Il pubblico che viene a vederti non sempre capisce tutto, ma non è importante, l’importante è che rida e che provi le emozioni che noi trasmettiamo.”

(Marco Brioschi, classe 5° )  

 

Gianna Di Pietrantonio - Marta Gatti
 Carla Penati - Anna Valera
Insegnanti della scuola elementare di Concorezzo (Mi)

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