Introduzione


Quando si consente alla fantasia di essere libera di esprimersi, si ha la gradita sorpresa di trovarsi dinanzi agli occhi un fatto veramente degno di ammirazione: questa inizia a comportarsi come se fosse una persona indipendente da noi! Ciò è peraltro noto a tutti coloro che hanno avuto a che fare con la fantasia.

È lei che cammina per guidarci in mezzo a terre lontane e inesplorate, mettendo in evidenza quanto poco conosciamo di noi stessi e della nostra capacità di intuizione.

Infatti a volte può avvenire, sognando un sogno, che questo appaia come qualcosa di estraneo alla nostra persona.

Ciò è abbastanza normale, infatti le numerose assurdità che compaiono nella visione onirica l’hanno resa incomprensibile persino al sognatore stesso.

Freud diceva che l’assurdità del sogno è solo un espediente escogitato da una certa entità mentale (l’Io) per nascondere i veri desideri proibiti o moralmente inaccettabili del sognatore, e che tale meccanismo (la resistenza) lo dovrebbe mettere al riparo dall’avere a che fare con l’evidenza dei propri pensieri più intimi, liberandosi dal rischio di essere turbato da essi. La resistenza sarebbe anche il maggiore responsabile dell’oblio dei sogni e anche dei traumi.

In effetti credo che molte vicende che si presentano nei racconti fantastici di numerosi scrittori di tutti i tempi e di tutte le culture, non siano altro che sogni fatti ad occhi aperti[1].

Infatti, chi legge, prova la sensazione, immediata, che ciò che sta leggendo sia autenticamente reale (fenomeno di immedesimazione), ma anche ciò che si vive nei sogni sembra autenticamente reale.

Il bisogno di immedesimarsi in qualcosa di irreale, di straordinariamente contro logica, è la stessa esigenza creativa che spinge anche me a riportare sulle pagine di un libro le immagini della mia fantasia.

Si potrà innanzitutto notare come i racconti che seguono abbiano molte cose in comune.

Sono legati da un filo solo in apparenza poco visibile, ma che si concretizza negli ultimi due racconti che rappresentano quasi una spiegazione di tutti gli altri, i quali sembrano somigliarsi solo per poche e singolari caratteristiche.

In realtà si può notare come siano due i temi principali. Uno è quello della memoria dell’Universo, l’altro è quello dei rapporti umani tra uomini e donne, che influenza, con la sua incalcolabile importanza, tutte le relazioni dell’Umano con la realtà intera, con la storia dell’esistenza e quindi ha profonde ripercussioni persino con la memoria dell’Universo.

Il fatto che l’universo mantenga una memoria del proprio passato ha sempre rappresentato per l’uomo qualcosa che racchiude un fascino miracoloso.

La memoria non è forse una caratteristica degli esseri viventi?

In realtà questo non è esattamente vero, ma sicuramente la memoria che l’universo possiede è quella di un’entità che desidera sopravvivere.

Credo che quando si affermò che la Terra è un pianeta vivente[2], quasi un gigantesco animale che orbita attorno al Sole, la cui energia radiante è la sua principale fonte di cibo, si sia in realtà ristretto eccessivamente l’orizzonte nella propria immaginazione.

L’animale è l’universo intero...

Questo ci apre dinanzi sconfinati orizzonti in cui noi siamo una parte che coesiste insieme alle altre e che si perde nelle altre, che si confonde e nello stesso tempo si distingue, in un tutto in cui tutte le parti che lo compongono hanno la stessa importanza, dovunque.

Non c’è un punto privilegiato nello spazio, come piace dire agli studiosi di Fisica, ma non c’è neanche un’entità, un concetto, un oggetto, un’idea che possano dirsi privilegiati!

Inoltre, ricordando un concetto stupendo di Blaise Pascal (che era anche un grande studioso di problemi di fisica), l’uomo si perde nell’immensità del Cosmo, di fronte al quale si sente minuscolo, e giganteggia nel pensiero, che lo rende capace di percepire quasi in maniera dolorosa la sua piccolezza.

Noi potremmo arrivare ancora più in là.

La domanda che ci potremmo porre è questa: siamo sicuri che è la vita la cosa più importante che esista, o meglio, siamo sicuri che la caratteristica più saliente dell’universo è che sia un organismo biologicamente vivo (in alcuni punti)?

Beh, a questo punto... non viene forse un’irresistibile voglia di restarsene soli a pensare cose meravigliose? Magari chiusi nella propria carezzevole fantasia, per arrivare a limiti mai raggiunti, per pensare cose mai pensate?

Tutto ciò potrebbe somigliare, ed invero vi somiglia, ad una filosofia di tipo New Age, ma in realtà non lo è in maniera così netta. Direi che e quasi, sottilmente, una polemica alla New Age, poiché spesso mi conduce a sprofondare in profondi paradossi che alla fine non sono facilmente risolvibili.

Ed è il paradosso ciò che fa si che non sia facilmente credibile la possibilità di avere un’intuizione del tutto facendo uso della sola logica pura. La logica, in certi casi , mette in evidenza gravi limiti nell’interpretazione della realtà.

Io credo che ciò che si percepisce nell’Universo, non è tanto il senso del mistero, ma piuttosto il senso del paradosso e della contraddizione. Se poi questo paradosso lo vogliamo chiamare mistero, è una cosa che spetta solo a noi esseri umani.

Spero che la lettura dei miei racconti possa suscitare in voi le stesse sensazioni che io provo di fronte all’infinito, la stessa vertigine che si prova quando ci si sporge sul bordo di un dirupo interminabile e sconosciuto.

Voglio che sappiate, e che lo sappiate prima, non c’è nulla di ateo nelle mie intuizioni, anzi...

Un’ultima cosa che voglio dirvi, molto più pratica, è che vi consiglio di leggere i racconti nell’ordine in cui sono scritti in questo volume, questo per averne una migliore comprensione. Chi volesse aprire il libro a caso e leggere ciò che si trova sotto i suoi occhi, tuttavia, non ha nulla da perdere, in quanto tutti i racconti sono di per se delle storie separate e si possono leggere benissimo isolatamente.

Vi auguro veramente una buona lettura e arrivederci al prossimo romanzo o ai prossimi racconti che ho già in progetto di scrivere.



[1] Ma anche a occhi chiusi. Wagner tornò da una visita nel “mondo dei sogni” con gli accordi dell’Overture per “L’oro del Reno”. Coleridge con le strofe del poemetto Kubla Kahn. Stevenson con la trama del romanzo Dr. Jekyll and Mr. Hyde.

[2] James Lovelock. L’ipotesi Gaia.

 

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