Per caso, ultimamente, hai costruito una piramide?


Nessuno finora ha mai compreso appieno come sono state costruite le piramidi di Giza. Nonostante molti si siano "spremuti le meningi" per svelare il mistero, nessuna delle descrizioni fornite può essere ritenuta soddisfacente.
In effetti c’è la tendenza a minimizzare (o a esagerare) la portata del mistero che si cela nelle piramidi. Un tipico esempio di questo atteggiamento si può vedere chiaramente in alcune affermazioni che adesso illustreremo.

Consideriamo alcune cose abbastanza semplici. Ad esempio il rapporto di proporzioni tra la larghezza della base e l’altezza della grande piramide di Cheope. La base misura 440 cubiti egizi e l’altezza misura 280 cubiti egizi. 440/280=1,571428.
Se confrontiamo questo numero con pi greco diviso due (cioè p /2=1,570796), vediamo che differiscono solo di 0,0006322. Cioè, il rapporto tra le dimensioni della piramide si approssima a pi greco diviso due per una parte su 2500. Sembrerebbe evidente che gli Egizi conoscessero il numero p =3,14159, altrimenti non sarebbero stati in grado di costruire la piramide con quel grado di precisione nelle proporzioni. (Per ulteriori dettagli sulle proporzioni delle piramidi visita questa pagina).
Secondo alcuni "sostenitori del positivismo" questo non sarebbe possibile! Perché gli Egizi non conoscevano la geometria! La spiegazione di questa "corrispondenza" sarebbe che il tutto è successo per caso!

Per puro caso e non per altro!

Così, un bel giorno, un faraone si alza la mattina e decide di far costruire una piramide. Fa porre una sopra all’altra 2 milioni e duecentomila blocchi di pietra del peso medio di 2,5 tonnellate e poi… oooh, che bella! È venuta fuori una piramide! Che bello! Se l’avesse voluto fare apposta non sarebbe riuscito a fare di meglio, questo è sicuro! Infatti il faraone non fece neanche i complimenti all’architetto che aveva costruito la piramide, perché il merito non era affatto suo, ma del caso. L’architetto se la prese a male… e costruì un’altra piramide, per dimostrare che non era stato "il caso" ad avere il merito in quell’impresa.
La piramide di Chefren, seconda in grandezza solo alla piramide di Cheope, ha una proporzione nel rapporto tra semibase e altezza pari a 0,75 (205,5 cubiti diviso 274 cubiti di altezza), in altre parole le proporzioni sono quelle del triangolo pitagorico (di 3, 4, 5 unità di misura per lato). Chiunque potrà trarre le sue considerazioni "esoteriche".
Ciò è molto interessante… ma anche questo è per caso? Oppure quel povero architetto incompreso aveva fatto un buon lavoro?
In realtà l’architetto che costruì le prime piramidi fu considerato quasi una figura leggendaria già dagli stessi Egizi che ne glorificavano la maestria e l’ingegno (in ogni caso si sarà trattato di una squadra di architetti).

Perdonate la mia ironia su certe cose, ma ogni tanto un po' di umorismo non fa male.
La tendenza opposta rispetto a questo "scetticismo" è quella di coloro che riescono a trovare le più spericolate ipotesi immaginabili. Non dico che non bisogna credere negli UFO, ma almeno si usi un po' di prudenza nel fare certe affermazioni.

Adesso facciamo qualche considerazione numerologica. Pi greco è un numero che richiama la circonferenza. La circonferenza rappresenta l’eternità. La piramide di Cheope ha un rapporto base-altezza pari a pi greco diviso due, cioè un numero che richiama la semicirconferenza (cioè la metà della circonferenza). Cosa può significare? Osserviamo attentamente la figura sotto:

Semicirconferenza

Non fa venire in mente il tragitto del sole nel cielo? Il tragitto che il sole compie dal sorgere al tramonto? Ricordiamo che Osiride era il Dio dei vivi e dei morti e come tale, in maniera simile al Sole, sorgeva a est e tramontava a ovest, tornava nelle tenebre degli inferi per poi risuscitare in un nuovo giorno.
Ecco cosa significa il rapporto di pi greco diviso due della piramide di Cheope (ovviamente sto solo azzardando!): la morte e la risurrezione ciclica della natura divina. La ciclicità delle piene del Nilo, oppure ancora il divenire delle forze della natura. Non a caso la denominazione della Piramide di Cheope data dagli Egizi era: "Dove il sole sorge e tramonta".
Il rapporto in cui è contenuto il triangolo pitagorico della piramide di Chefren richiama la nozione di ternario che per il momento ci porterebbe troppo lontano.
Ma non finisce qui. C’è qualcosa di ancora più interessante. Vediamo quale approssimazione usavano gli Egizi per calcolare pi greco (o sarebbe più corretto dire, a questo punto, pi egizio…?).
Torniamo alla dimensioni della piramide di Cheope. 440 cubiti di larghezza e 280 di altezza. 440/280 abbiamo visto che da approssimativamente pi greco diviso due, quindi 440/140 dovrebbe dare circa pi greco. Ma notiamo una cosa:

Strano, ma non è la stessa definizione di pi greco data da Archimede? Infatti il grande genio siracusano pose pi greco proprio uguale a 22/7! Proprio la stessa approssimazione usata dagli Egizi per costruire la grande piramide di Cheope! Che strano caso! Eppure queste coincidenze sono molto frequenti…
Voglio fare una confidenza ai più appassionati. 22/7 non vi dice più nient’altro? Se si, vuol dire che siete proprio "esperti", se no, guardate questo:

La "riduzione aritmosofica" mostra come la definizione di pi greco secondo l’approssimazione usata dagli Egizi riportasse all’UNO. Cioè la circonferenza riportava all’UNO, alla MONADE. Non si voleva, quindi, rappresentare la circonferenza "geometrica", bensì la circonferenza "divina", di cui quella geometrica è solo un pallido riflesso.
Questo, permettetemi, non è un caso.
Ma adesso possiamo dirlo: gli scienziati avevano ragione! Il rapporto di pi greco diviso due della piramide di Cheope è solo un puro caso. Infatti gli Egizi non erano interessati alla rappresentazione del cerchio "geometrico" (che ha solo un’importanza marginale), bensì al cerchio "divino"!
Ancora una volta gli scienziati hanno fatto centro!
Un ultima cosa. La definizione di p /2 secondo gli Egizi:

L’otto è un altro numero ricco di significati esoterici. Esso rappresenta il doppio quaternario, gli elementi e le qualità. Si può inoltre osservare che una piramide distesa non è altro che una croce Templare (a otto punte).
Non è finita. Torniamo al nostro 22/7 e vediamo di svilupparlo.

22/7 = 3,14285714285714…

Si nota come sia formato da una serie di cifre che si ripetono all’infinito: 1,4,2,8,5,7. Queste cifre sono tipiche di qualsiasi numero diviso per sette. Nella frazione 22/7 è presente anche il 3. Osserviamo che questi numeri sono tutti i numeri della piramide:

1: è il vertice alto della piramide. Rappresenta l’unità a cui tende il quaternario della base. È anche la riduzione aritmosofica di pi greco.

2: è contenuto nella frazione 22/7 e nel numero pi greco diviso 2 (che poi porta all’otto).

3: è il numero dei lati delle facce laterali della piramide.

4: è il numero di lati della base. È anche il numero di triangoli delle facce laterali.

5: è il numero di vertici e di facce della piramide.

7: è presente nella frazione 22/7.

8: è il numero di spigoli della piramide. Si trova anche nel rapporto tra base e altezza.

 

E se la piramide si fosse costruita da sola…


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