CARATTERI GEOGRAFICI E MORFOLOGICI DEL TERRITORIO
Il comune di Pogliano Milanese si trova nel comparto 1 (ex sub area del P.I.M.) del comprensorio Milanese (21) al confine col comprensorio Ticino-Olona (10).
Gravita sulla S.S. del Sempione - infrastruttura varia di importanza intercomprensoriale - che gli consente collegamenti diretti con i più grossi comuni vicini (Legnano, Rho e Milano stessa) dai quali dipende per il soddisfacimento di primarie necessità quali: assistenza sanitaria, servizi scolastici secondari superiori, servizi commerciali di una certa consistenza, posti di lavoro.
Il territorio comunale si estende con andamento pianeggiante lungo un asse longitudinale in direzione nord est - sud ovest per una superficie di 4,69 kmq ed è attraversato in zona centrale dal fiume Olona. (tav. 1).
La presenza del corso d' acqua insieme a quella della S.S. del Sempione, che tocca il comune in località Bettolino, ha esercitato forti condizionamenti sullo sviluppo socio-economico e urbanistico di Pogliano Milanese.
Infatti sulla sponda destra del fiume si consolida il più antico nucleo urbano e lungo la S.S. del Sempione prende forma da un primo insediamento agricolola frazione Bettolino.
Lungo il fiume inoltre erano sorti alcuni mulini (mulino del Ragno, mulino Doppio, mulino S.Giulio) legati alle attività agricole svolte sul territorio circostante, che per la sua conformazione bene si prestava a coltivazioni cerealicole e foraggere.
Per la sua collocazione geografica Pogliano si trova in una area di forte concentrazione urbana, praticamente in zona baricentrica rispetto a due grossi bacini industriali: quello milanese e quello legnanese.
Pogliano comunque, contrariamente ad altri comuni dell' hinterland milanese, non è stato coinvolto in modo massiccio, da una rapida espansione dell' urbanizzato.
L' evoluzione urbanistica è stata abbastanza graduale negli ultimi 15-20 anni seguendo come direttrici di sviluppo le antiche strade che uscivanoi dal vecchio nucleo urbano soprattutto in direzione della S.S. del Sempione.
CENNI STORICI E SVILUPPO URBANO NELLE VARIE EPOCHE
Sulla scorta di notizie rinvenute all'Archivio di Stato di Milano , nell'archivio Parrocchiale e sulla base della documentazione cartografica costituita da mappe censuarie di cui la più antica risale all' epoca del Ducato di Milano (Catasto Teresiano- seconda metà del XVIII sec.) è possibile ricostruire le successive fasi di sviluppo del comune.
La più antica e sicura notizia storica riguardante Pogliano è quella riportata dal Cantù secondo la quale il comune esisteva già nel XII secolo quando subì con altri abitanti circostanti le scorrerie del Barbarossa.
Meglio documentata è la storia di Pogliano a partire dalla metà del XIII secolo: si legge nelle "Memorie della città e campagne di Milano " del Giulini che intorno al 1250 dimorò di Pogliano la famiglia dei Visconti di Pogliano e Garbagnate che pare trarra origine dalla linea di Anselmo Visconti; Ugone Visconti fu qui sepolto nel 1256.
Dell'antichità di Pogliano quale sede di Curia si ha testimonianza nelle " Memorie della Chiesa Parrocchiale dei S.S. Pietro e Paolo in Pogliano "nelle quali si legge del ritrovamento nella chiesa ( l'attuale vecchia Parrocchia ) di pitture con iscrizioni datate nell'anno 1496 riferentesi a lasciti di Giacomo Sirone segretario della Duchessa Bianca Maria Sforza.
Dall'Archivio di Stato di Milano risulta,inoltre,che in epoca feudale esisteva il comune di Pogliano; documentazione sicura si ha anche della vendita di Pogliano con Dairago avvenuta a nome di Carlo V nel 1538 al Castellano Maggi,che nello stesso anno rivendette il feudo al marchese Francesco Grassi.
Alla famiglia Grassi Pogliano in feudo fino al 1747.
A quest'epoca,come già ricordato,risale il primo documento cartografico che è stato possibile reperire.
La mappa è limitata al nucleo centrale del paese che in quel tempo si esauriva in pochi edifici di tipologia prettamente agricola che si affacciavano sulla " via Principale", alla confluenza delle strade provenienti dai comuni circostanti.
Le prime case erano sorte a poca distanza dal fiume e si allineavano per circa 400 m lungo la strada Principale che già allora costituiva il collegamento dei vari centri abitati situati alla destra del fiume con la strada del Sempione.
Percorrendo la via dell' Olona in direzione sud- ovest, circa a metà dell'abitato, in adiacenza della chiesina di S. Giuseppe, si incontra la presumibile residenza della famiglia feudataria, in fondo, a chiusura del piccolo nucleo, la chiesa e, a fianco, il cimitero.
Circa un secolo dopo (sulla base di mappe risalenti agli anni 1857-1867) l'ossatura viaria del comune è ormai definita su tutto il territorio.
Ben collegati al centro del paese sono i piccoli nuclei agricoli sparsi: i mulini, la cascina Grassina, la più lontana frazione del Bettolino,affaciata sulla strada del Sempione.
L'abitato, pur intatto nella sua struttura urbanistica ha subito notevoli rimaneggiamenti.
Interventi frammentari di ristrutturazione e nuova costruzione hanno alterato l'unitarietà delle corti primitive.
Il processo di trasformazione tipologica e di saturazione degli spazi nelle corti continua graduale anche nei primi anni del 1900; si consolidano le caratteristiche di centro amministrativo e sociale del vecchio nucleo e i nuovi insediamenti interessano quasi esclusivamente il suo immediato intorno.
Nei primi decenni del 1900 anche Pogliano viene influenzato dallo sviluppo industriale.
Si allarga il territorio urbanizzato; le zone costruite si dilatano lungo nuove direttrici; a sud verso Vanzago a nord verso il Sempione lungo l'attuale via Ronchetti.
Anche la frazione Bettolino prende una maggiore consistenza.
Appartenente all'ex Circondario di Gallarate, Mandamento di Rho, fino al 1926, Pogliano Milanese era conosciuto solamente col nome Pogliano, l'attributo Milanese fu aggiunto successivamente per distinguerlo da altre comunità.
Nella bellissima opera di Cesare Cantù, troviamo, tra i "Comuni del Distretto XIV (di Saronno)" anche quello di Pogliano.
Sempre il Cantù ci fornisce la seguente descrizione:
"...asciutto nel suolo e i campi aratori, con gelsi e viti; il frumento vi è copioso e della miglior qualità.Le origini del nostro territorio, secondo l'Amati risalgono al tempo dei Romani, tale ipotesi è confermata dal ritrovamento di diverse iscrizioni e reperti archeologici risalenti al quel periodo.Sonvi però alcune brugherie: ne vi mancano boschi da taglio ed altri di pino in fruttifero.
I torrenti Bozzente e Lura e il fiume Olona l'attraversano per breve tratto, e sovente fanno guasto ai territori e ai paesi cui scorrono vicini.
Il cavo Diotti, le cui acque vengono estratte dall'Olona tra Castellanza e Legnarello, ha il corso di 10 miglia: fu uno dei più costosi ed utili lavori idraulici del secolo scorso.
Nel maggior numero agricoli sono gli abitanti: il resto si applica al commercio dei grani, colla provincia comasca segnatamente".
Vi è pure un'affermazione del Giulini che attesta l’antichità del nostro Paese: "Poliamo è un luogo antichissimo nel Distretto di Saronno".
Egli conferma inoltre che nell'892 un certo Pietro Scavino di Poliamo, fu chiamato a testimoniare davanti al Conte Sigfredo e dal Visconte Roterò di Milano in favore di Orso di Cusago.
Sempre il Giulini rammenta un'obbedienza (o beneficio) avvenuta a Poliamo da parte dei preti Decumani.
Il Cantù afferma che dal 1160 in poi, il nostro territorio fu sottoposto alle continue scorrerie da parte del Barbarossa.
A Pogliano fu sepolto, nel 1200, Ugone Visconti uomo che esercitò il diritto di Stato nella città di Milano.
Nel Palazzo di Pogliano, si ritirò nel 1302, Pietro Visconti, acerrimo rivale di Matteo Visconti.
L'esistenza del Palazzo che ospitò questi nobili discendenti fu accertata grazie al rinvenimento delle fondamenta duranti gli scavi (ora abbattute).
Nel 1292, periodo in cui fu Arcivescovo Ottone, a Pogliano possedevano dei beni anche le Suore Agostiniane di Milano.
Tra le carte delle visite del Santo Borromeo si rileva che un certo Sacerdote Galeazzo Visconti, figlio Aliusio e di Madonna Elisabetta, era cappellano di San Quirico (che doveva essere l'oratorio esterno del castello).
Nel carteggio risulta che il Sacerdote in parola, nato a Pogliano il 25 marzo 1523, essendo irregolare, non per colpa sua "sed a parentibus suis", per poter procedere agli ordine sacri ed essere in seguito immesso nel beneficio della sua cappellania di San Quirico a Pogliano e di San Giovanni Battista in quel di Corbetta, dovette domandare a Roma tra dispense che vennero accordate dai Pontefici Paolo III, Pio V e Clemente VII".
Consultando l'inventario dei feudi Camerali, conservato presso l'Archivio di Stato di Milano, risulta che nel 1538 esisteva il Comune DA POGLIANO.
Quest'ultimo fu venduto con Dairago a Carlo V di Spagna nel medesimo anno ed il 2 ottobre furono devoluti e infeudati al Castellano Maggi.
Il 15 Ottobre 1538, il Maggi li vendette al Marchese Francesco Grassi e rimasero in feudo a questa famiglia fino al 1547.
Nell'Archivio di Stato di Milano è conservato un importante documento datato 1630, nel quale è riportato il nome di una famiglia POGLIANO.
Il comune di Pogliano nel 1751 fu ceduto in conto dote da un altro Francesco Grassi al Barone Sanz Garolamo.
Per quanto riguarda l'elenco delle famiglie esistenti in Pogliano, sappiamo che esso fu compilato da S. Carlo, e riporta i seguenti nomi :
"Moroni, Musazzi, Mariani, Crivelli, Ranzani, Carettoni, Robbiati, Della Vedova, Lombardi, Vaccani, Caroni, Re, Chiesa, Mangiacavallo, Cozzi, Bosani, Baroni, Belloni, Porta, Rossi e Pessina".
CARATTERI GEOGRAFICI E MORFOLOGICI DEL TERRITORIO
POPOLAZIONE
Gli abitanti di Vanzago sono 5878. La popolazione sta aumentando sempre di più, e sono maggiori gli immigrati che provengono dal Nord e pochi quelli del Sud.
STRUTTURE PUBBLICHE E PRIVATE
Scuola Materna Statale, Scuola Elementare, Scuola Media Pogliano-Vanzago; Centro socio ricreativo"fondazione ferrario"; Centro Sportivo comunale, Centro ricreativo comunale, palestra parrocchiale, centro sportivo oratorio con campi da gioco e piscina scoperta, tennis club; teatro parrocchiale, ufficio postale e distretto sanitario U.S.L.68.
ASSOCIAZIONI
Biblioteca comunale; compagnia di prosa; U.S.Vanzaghese calcio; bocciofila Vanzaghese, G.S.Oratorio; polisportiva.
INDUSTRIE PRINCIPALI
Pranzati Giuseppe: articoli sportivi Gipron; Zurst Ambrosetti: doganali; Res: costruzioni meccaniche, segatrici; Sagrafiche: litografica e cartografica; P.A.S.O.: prodotti sonorizzazione.
Il significato e l'origine del nome Vanzago.
Pare che sia di origine Celtica (Celti: popolazione della Gallia che occupò la parte occidentale dell'Europa tentando continue invasioni nei paesi vicini, specialmente in Italia).
Il nome originario di Vanzago era Veniaco che in Celtico significa villaggio vicino ad un corso d'acqua.
Infatti il paese sorge nelle vicinanze del fiume Olona.
Esistono documenti che attestano il passaggio dei Longobardi (altra popolazione Germanica che scese in Italia nel 572) sul nostro territorio, per esempio, analizzando vecchie mappe si trovano tracce di nomi Longobardi come "sentiero del gugirolo" che significa "sentiero allagato ".
In un codice Longobardo il nome del nostro paese era Ventiacum; più tardi in un altro documento appare quello di Venzago, che all'inizio del 1800 diventerà Vanzago.
Pochi sono i ricordi storici delle famiglie del luogo che gli archivi ci hanno conservato.
Sino alla metà del 1500 ci furono pochi grossi proprietari terrieri.
In data 29/8/1563 in un documento sono elencati i maggiori possidenti di Venzago.
Una delle famiglie più ricche e potenti di questo periodo era quello del conte Simonetta che era un segretario di Francesco Sforza.
I conti Simonetta avevano uno stemma: fondo azzurro con un leone d'oro rampante coronato da quattro punte e tenente una croce rossa.
Quando si trattò di predisporre uno stemma per Vanzago non avendo tradizioni e memorie locali si è ritenuto opportuno di riprendere lo stemma dei Simonetta che per lungo tempo furono i più ricchi di Vanzago.
Rispettando le disposizioni araldiche che vietano di riprodurre integralmente gli stemmi, si sono alterati i colori, facendo:
La più antica documentazione scritta per Vanzago che si conosca risale all' anno 864, seguita poi da un' altra nell' 867.
Si tratta di un testamento e di un atto di divisione dei beni.
Il paese era in gran parte di una persona che abitava in città e veniva solo in vacanza a riscuotere i frutti e i fitti.
Due furono le famiglie più “estimate”, più influenti nella vita Vanzaghese.
Notizie da un documento datato nel 1551 sono indicati i possidenti con l'indicazione delle relative proprietà di terreno possedute complessivamente tra vigne, arativo e boschivo a quell'epoca le pertiche di Vanzago sommavano a 5800 circa.
I CONTI CALDERARA
Verso la metà del 1600 Vanzago era un rinomato punto di villeggiatura nell'alta pianura Milanese.
Alessandro Besozzi recupera un'area sufficientemente grande per la costruzione di un palazzo da adibire a residenza estiva.
Alla fine del 1700 il possedimento viene acquistato dal conte Leonardo Calderara .
L'edificio era costituito dalla villa padronale con annessi rustici, gli edifici di servizio con un ampio parco disposto a giardino inglese con piantagione di frutta e viti.
Nel 1820 l'edificio era in uno stato di decadente abbandono: vengono ricostruiti la casa del fattore, le scuderie, la grande scalinata, le statue esterne, gli affreschi.
Alla morte del conte Leonardo, la proprietà passa ad uno dei due figli: Giulio.
Nel 1848 alla morte di Giulio fu erede il fratello conte Carlo di tutti i beni a Vanzago.
L' ampliamento della chiesa parrocchiale
Quando si trattò di ampliare la chiesa il parroco ed i delegati del comune dovevano consultare il conte Calderara Carlo sulla questione della nuova chiesa.
Dopo intricate vicende e discussioni che si conclusero verso il febbraio del '59 fu effettuata una modestissima per unione di terreno tra chiesa e il Calderara nella zona della sacrestia.
Nel 1913 l'edificio viene dichiarato di interesse monumentale.
Per parecchi anni il palazzo Calderara è stato affittato da alcune famiglie e molti affreschi delle pareti e le statue che si trovavano in cima alla costruzione, o sono andate distrutte, o sono ammucchiate in ripostigli non idonei alla conservazione.
Da qualche anno il palazzo Calderara con il terreno circostante è di proprietà del comune.
Molte delle opere citate nell'articolo di giornale sono state già realizzate.
Sono avviati i lavori di recupero del palazzo Calderara e degli edifici connessi che probabilmente diventeranno una adeguata sede di tutti i servizi comunali.
Dopo il Calderara, gli altri maggiori possedimenti erano gli eredi della famiglia Milesi: possedevano il palazzo e le terre che furono poi dei Gattinoni ed ora della fondazione Ferrario.
Questi Milesi non volevano ampliare la chiesa perché la ritenevano spesso inutile.
Furono Pietro e dopo di lui il figlio Giovanbattista a trasformare la loro casa nella villa splendida che noi conosciamo.
Il giardino recintato nel 1765, i campi e gli orti dietro la casa, piantando molti alberi, anche, pregevoli e rari e costruendo un canalino di irrigazione collegato con l' Olona.
I Milesi avevano anche sistemato l' ala laterale (edificio che ora non c'è più perché è stato demolito ) a scuderia, magazzini e porticato sotto il quale era collocato un grande torchio per la spremitura dell' uva e grandi tini per il vino che nel 1700 era di abbondante produzione nelle nostre vigne.
I Milesi avevano una grande villa anche a Milano nella quale invitavano ospiti illustri come scrittori e poeti: Carlo Porta, Tommaso Grossi e Alessandro Manzoni: è probabile che anche loro abbiano trascorso delle villeggiature nella bella villa di Vanzago, proprietà dei Milesi.
Nel 1857 dopo la morte di Enrico ultimo discendente dei Milesi, la villa è assegnata in eredità a un parente Ercole Dembawski (astronomo).
GATTINONI E FERRARIO
Nel 1887 la villa e tutta la proprietà vengono acquistate da Achille Gattinoni.
I Gattinoni sono originari di Lecco (sul lago di Como ) ed erano filandieri per cui, ampliando la loro attività, si trasferirono a Milano.
Achille aveva consolidato la propria esperienza anche nel campo della seta, quindi impiantò nei locali posti nell'edificio davanti alla villa, una filanda che rimase attiva fino ai primi anni del 1900, sormontata da una ciminiera eretta per far funzionare la caldaia dalla filanda stessa.
Nel febbraio del 1900 Achille morì e l'eredità passò all'ultimo figlio Giuliano che si prese carico gradualmente degli affari paterni, della tenuta, della filanda, del commercio della seta: nel palazzo che già vide lo sforzo settecentesco dei Milesi si riaccese ancora la vita ricca, il salotto in cui erano ammessi i notabili della cerchia dominante Vanzaghese.
L'apice della ritrovata serenità fu il matrimonio tra il sig. Giuliano e la signorina Angelina Ferrario (provenienti da una ricca famiglia di Mantegazza) fu celebrato con lo sfarzo che possiamo immaginare nella chiesa di Vanzago il 4 Marzo del 1908.
Il loro primo figlio nacque il 12 Novembre del 1911 ma una malattia, la difterite, si portò via Achille; da questo dolore il padre non si riebbe e finì per darsi tragica morte in un bosco presso San Remo dove soggiornavano per rintemparsi, era il 25 Novembre del 1912.
Dei Gattinoni restava così solo la villa e la moglie Angelina, vedova a soli 23 anni e riuscì a gestire tutto il patrimonio.
Nel 1946 anche la sorella di Angelina, Rosa Ferrario, rimase vedova e senza figli per cui le due donne rimaste sole vissero insieme fino alla morte di Angelina avvenuta nel 1959.
Rosa Ferrario ereditò tutte le proprietà, ma alla sua morte (il 2 Dicembre del 1962 ) lasciò l'intero patrimonio, valutato in un miliardo e ottocento milioni per una fondazione che inizialmente avrebbe dovuto realizzare un centro curativo per l'infanzia.
A cinque anni dalla morte di Rosa Ferrario il consiglio della fondazione delibera, di accontentare la curazione del centro curativo per l'infanzia; i nuovi scopi della fondazione l'assistenza agli anziani autosufficienti istituendo per loro un adatto luogo di riposo: sorgerà negli anni '70 la casa albergo per anziani.
LA CHIESA PARROCCHIALE
La primitiva chiesa parrocchiale risale alla metà del 1500, infatti alcuni documenti ci dicono che
" il corpo principale della chiesa salvo poche varianti apportate nel 1700 era rimasto quello della chiesa del 1500 quando la popolazione contava più di 300 persone più un centinaio a Mantegazza."Nell'anno 1845 il parroco di allora Don Emanuele Malerba, sentì l'esigenza di ampliare la chiesa, poiché la popolazione era aumentata.
Vanzago in quegli anni contava 950 persone circa, comprese le frazioni.
Nel 1852 fu dato incarico all'architetto Giacomo Moraglia di redigere un progetto per la costruzione della nuova chiesa e fu scartata l'idea dell'ampliamento di quella vecchia che fu demolita.
Il 27 ottobre del 1858, un mercoledì, con una cerimonia semplice il sindaco e il nuovo parroco Pietro Masera, posero la prima pietra della nuova chiesa sulle fondamentali quella vecchia.
Nel 1860 la chiesa nuova fu determinata, benedetta e cominciò ad essere usata, anche se la consacrazione solenne si tenne il 26 ottobre 1901.
La nuova chiesa era piuttosto spoglia di arredi e decorazioni ma, pian piano, nel corso degli anni successivi fu arricchita.
La nostra chiesa è dedicata ai santi Ippolito e Cassiano: Ippolito ( dal greco " ippos" che significa " cavallo" ) vuol dire "esperto in cavalli."
Cassiano invece era un maestro.
IL GEMELLAGGIO
É grazie ad un appartenente alla famiglia Ferrario che Vanzago si è gemellata.
Paolo Ferrario nato nel 1883 a Vanzago sottotenente al genio addetto al comando genio della 35° divisione.
E' morto in guerra ad Arsiero durante la 1° guerra mondiale, perciò è stata dedicata a lui la via Paolo Ferrario sia a Vanzago sia ad Arsiero.
PROVERBI
- A trop vule nient tal dàTRADIZIONI- Frument che sa vanta le bus
- La madonina della gioseora da invern sem fora ma sel pio o tera vent sem amo dentr
La riserva naturale del bosco WWF di Vanzago è
stata lasciata al WWF dal commendatore Ulisse Cantoni nel 1977.
Immediatamente il WWF ne ha chiesto il riconoscimento
come " RISERVA NATURALE " ponendo così l'area sotto la tutela della
legislazione regionale.
In essa vigono tutte le norme di salvaguardia e di rispetto
dell'ambiente, dei selvatici e della vegetazione.
La sola attività agricola è concessa, essa
viene però effettuata senza l'impiego di prodotti chimici e con
particolari criteri.
L'oasi ha una superficie di oltre 140 ettari, la cui
fascia più esterna è quasi completamente dedicata alla agricoltura,
costituendo così una cintura a protezione delle zone interne, biologicamente
più delicate. Nel cuore della riserva vi sono ampie estensioni di
boschi due laghi artificiali, quattro piccoli specchi d'acqua poco profondi
e campi coltivati per lo più a prato stabile.
Diversi sono i motivi di interesse che rendono la riserva
naturale una realtà pressoché unica nel contesto ambientale
Padano:
Le zone più fittamente boscate ospitano caratteristici
piccoli roditori come il ghiro, il topo quercino e il moscardino.
Sono presenti anche numerose varietà di rettili,
anfibi e pesci.
Gran parte delle zone a bosco sono ad alto fusto con
varie differenze a seconda degli appezzamenti.
Si tratta di zone nelle quali da decenni sono in corso
interventi per cercare di rendere l'assetto naturale del bosco sempre più
simile alle vaste selve che occupavano parte della nostra pianura secoli
fa.
Le piante più rappresentative sono: querce, farnie
e roveri, castagni, prunus, betulle, carpini e aceri.
Sono presenti tra l'altro, numerosi robinie che progressivi
interventi tendono lentamente a sostituire, trattandosi di alberi di origine
Americana.
Salvaguardia e gestione di un così cospicuo patrimonio
naturale vengono realizzate attraverso varie attività di ricerca
e iniziative scientifiche fanno del bosco di Vanzago un vero e proprio
“laboratorio verde".
Il passo con il rilievo sociale che hanno assunto i temi
di conservazione ambientale, ecco che un'area protetta come il bosco WWF
di Vanzago viene a proporsi un nuovo ambito, ma non per questo meno gradito.