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ASTERACEE (COMPOSITE) POACEEE (GRAMINACEE) APIACEE (OMBRELLIFERE) |
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NOME SCIENTIFICO : Papaver rhoeas
FAMIGLIA : Papaveracee
HABITAT : Erba annua propria dell'Europa, Asia temperata, Africa boreale e orientale, isole africane dell'Atlantico, naturalizzata nell'America Settentrionale, diffusa fra le messi, nei prati e spesso ruderale.
CARATTERISTICHE : E' alta fino a 60 cm, ha fusto un po' peloso, verde - grigiastro, con poco ramificato, con foglie pennatopartite ; ha fiori apicali, grandi, scarlatti, a 4 petali con unghia nera, pieghettati nel boccio ; il frutto è una capsula poricida ( treto ) contenente molti semi.
I fiori contengono un alcaloide ( readina ) e una sostanza colorante costituita dall'acido papaverico ; i petali si usano per tingere in rosso la lana, alcuni vini e il formaggio d'Olanda.
ALTRE SPECIE
- Il papaver somniferum ( p. da oppio ), largamente coltivato in altri Paesi, e specialmente nell'Asia occidentale, per l'estrazione dell'oppio.
- Il papaver alpinum ( papavero alpino ), erba perenne propria dell'Europa centrale e meridionale, Turkestan, Afghanistan, Himalaia e regioni artiche, presente sulle Alpi e in alcuni settori dell'Appennino in luoghi ghiaiosi d'altitudine.
Varietà ornamentali di papavero sono state ottenute dal Papaver orientale, dell'Asia minore, e dal papaver nudicale, delle terre nordiche.
Piantaggine: Denominazione comune di svariate specie erbacee originarie delle regioni temperate del pianeta e caratterizzate da grandi foglie ovate, parallelinervie, e da due lunghe spighe apicali composte da minuscoli fiori racchiusi in brattee membranose. Ogni fiore è formato da quattro sepali, quattro petali e quattro lunghi stami filamentosi.
Le varie specie di piantaggine compongono la famiglia delle Plantaginacee.
Le piantaggini sono considerate erbe infestanti e sono diffusissime in Italia nei terreni aridi come nei campi coltivati.
Le tre specie di piantaggine fanno parte di un gruppo comune che ha le stesse proprietà curative.
Nell'antichità, erano già considerate preziose sia per uso interno sia per uso esterno.
Infatti, già da lungo tempo, si utilizza il succo delle foglie della piantaggine come collirio per gli occhi affaticati; altra utilizzazione tradizionale, ma certamente non riconosciuta dagli specialisti, è quella di imbottire il canale auricolare con le radici grattugiate della piantaggine, per alleviare il mal di denti.
Le foglie di questa pianta si possono raccogliere dieci mesi l'anno per utilizzarle fresche nelle insalate o cotte nelle minestre, oppure essiccate per scopi medicinali.
I semi, raccolti quando sono ben maturi e con tempo asciutto, sono il cibo preferito degli uccelli in gabbia.
HABITAT:
Dal mare alle montagne, prati asciutti, lungo i viottoli, terreni aridi e campi coltivati, fino a 2000 metri.
IDENTIFICAZIONE:
Da 10 a 60 centimetri.
Tre specie perenni: stelo fiorale sporgente sopra le foglie nervate alla base; fiori in spiga (aprile - novembre). Odore nullo.
A) Foglie spesse con piccioli lunghi a rosetta, corolla giallastra, rossastra.
B) Foglie lanceolate, picciolate, gracili; corolla biancastra.
C) foglie ovali con piccioli corti, a rosetta; corolla biancastra.
Barbella Dario, Alberto Cozzi, Fabio De Iulii, Doni Roberto.
NOME COMUNE: ortica
NOME SCIENTIFICO: urtica dioica
CARATTERISTICHE: cresce spontanea nei campi e lungo i muri in tutta Italia; ha fusto eretto con foglie opposte, ovali, aguzze e seghettate. I fiori sono piccoli e verdastri, sono uniti e formano delle spighe ramose. Tutte la pianta è ricoperta di peli pungenti che si rompono alla sommità e si infilano come un ago nella pelle versandovi un liquido che produce bruciore e irritazione.
RIPRODUZIONE: le ortiche sono di difficile eliminazione perché i loro semi riescono a germogliare e portare alla luce nuove piantine.
PROPRIETA' : le ortiche possiedono abbondanti fibre cellulosiche che rappresentano un ottimo materiale tessile. Le ortiche allo stato giovanile sono cibo per animali e possono essere consumate anche dall'uomo. Infine essa possiede attività terapeutiche, cioè si usano per la preparazione di alcuni medicinali e anche cosmetici (shampoo).
Infiorescenze a capolino costituite da due specie di fiori: quelli al centro, con la corolla a tubo, hanno stami e pistilli; quelli intorno hanno la corolla a linguetta e sono solo pistilliferi.
Ci sono anche capolini che hanno solo fiori a corolla tubulosa, altri solo con fiori con corolla a linguetta.
Questa famiglia, i cui più noti rappresentanti sono le margherite, i crisantemi e le dalie, è la più grande di tutte le angiosperme e comprende almeno 950 generi e 2000 specie.
Tutte le composite sono piante erbacee immediatamente riconoscibili per l'infiorescenza a capolino.
Quest'infiorescenza è caratteristica per il largo ricettacolo, simile ad un disco, sul quale sono disposti molto vicini tra loro i fiori molto piccoli e con l'ovario infero.
Gli stami sono cinque con le antere riunite a formare un tubo in cui passa lo stilo.
In molte composite i fiori che stanno al margine dell'infiorescenza sono solo femminili e addirittura sterili. I petali della margherita che si strappano dicendo: m'ama, non m'ama .... sono fiori femminili di questo tipo.
In altre composite, per esempio il dente di leone, tutti i fiori sono fertili.
Tra le composite troviamo molte piante utili come la camomilla, la lattuga, il carciofo, la cicoria, il girasole.
Quest'ultimo è coltivato in gran quantità nell'Europa orientale, per i suoi semi oleosi dai quali si estrae un olio commestibile.
Giulio Paparesta e Marco Cagni.
NOME SCIENTIFICO: Matricaria Chamomilla L.
FAMIGLIA: Composite
HABITAT: Pianta di pianura, nei territori incolti, nelle zone asciutte e sassose, ai bordi di viottoli.
CARATTERISTICHE: Altezza, da venti a cinquanta cm, annuale fusto glabro, eretto, molto ramificato, foglie verdi bipennatosette divise in sottili lagne piatte sopra; fiori bianchi con centro giallo (maggio- ottobre), in capolini peduncolati, tubolari al centro e uguale in periferia, su un ricettacolo conico cavo, achenio armato, a cinque coste, sormontato da un cerchietto obliquo, odore aromatico penetrante.
PARTI UTILIZZATE: capolini (giugno- luglio)
COSTITUENTI: Olio essenziale contenente camazulene blu, che vira al bruno alla luce, flavonoidi, cumarina, alcool, acidi grassi, un glucoside, potassio, vitamina C.
PROPRIETA': antalgico, antinfiammatorio, antisettico, antispastico, emmenagogo, eupeptico sedativo e tonico.
GIULIO P. e MARCO C.
Mancano di una radice a fittone, essendo questa sostituita da un fascio di radici avventizie, come si può osservare sradicando una pianta di grano. Il fusto prende il nome di culmo, per lo più vuoto (= fistoloso) ed erbaceo. Lungo il fusto si trovano ingrossamenti più o meno manifesti, che si dicono nodi, in corrispondenza dei quali il fusto è pieno. Dalla regione del nodo prendono origine le foglie e le ramificazioni laterali. La parte sotterranea del fusto è sovente un rizoma. Le foglie sono alterne e in esse si distinguono due parti: una inferiore, che avvolge il fusto e si dice guaina, ed una parte a forma di lembo che si distanzia dal fusto ad angolo più o meno ottuso, e si dice lembo. La guaina presenta un'incisione per tutta la sua lunghezza e i due margini sovente si coprono per un breve tratto. Il lembo è per lo più pianeggiante, raramente arrotolato, e termina in punta, sovente presenta striature o canalicoli; la nervatura è sempre parallelinervia. Tra il lembo e la guaina, alla base del primo, si trova una membrana sottile: la ligula. La ligula può essere più o meno sviluppata, acuta, ottusa, a margine integro, o dentato. Il fiore possiede un'asse centrale rappresentato dal pistillo, costituito di un ovario, che porta superiormente due stimmi allungati e piumosi. L'ovario è unicarpellare e contiene un solo ovulo anatropo. Alla base dell'ovario (supero) si inseriscono gli stami, quasi sempre tre, ognuno costituito di un filamento e di un'antera pendula. l'ovario e gli stami sono avvolti da due glumette che si inseriscono alla loro base. Le glumette si distinguono in superiore ed inferiore a seconda dell'altezza in cui si inseriscono sul peduncolo che le porta. generalmente la glumetta inferiore presenta nella parte mediana un'angolatura (carena), dalla quale sovente si diparte una arista; altre volte in luogo dell'arista si trova un aculeo o addirittura la glumetta si presenta mutica, cioè priva di aculeo. L'insieme delle due glumette, degli stami e del pistillo costituisce il fiore delle graminacee. Talora i fiori sono unisessuali, per mancanza del pistillo, o sterili, per aborto degli elementi sessuali. Essi sono quasi sempre riuniti in un numero vario in un unico complesso, detto spighetta. Ogni spighetta porta alla base due formazioni simili alle glumette, che prendono il nome di glume. le glume sono generalmente più piccole delle glumette e si distinguono in superiore ed inferiore, per lo più di grandezza diversa. Esse, più raramente delle glumette, portano aculei e ariste, talora sono cigliate sul dorso. La spighetta quindi è determinata da due glume e da un numero vario di fiori, ognuno costituito da due glumette, dagli stami e dal pistillo. Le spighette a loro volta si riuniscono in modo vario a formare le infiorescenze. Quando le spighette si inseriscono sull'asse principale dell'infiorescenza senza peduncoli, allora l'infiorescenza si chiama spiga. Se la spighetta si inserisce per mezzo di un peduncolo non ramificato si ha un racemo, se il peduncolo è ramificato si ha una pannocchia.
Avvenuta la fecondazione l'ovulo si trasforma in seme con albume abbondante e amilaceo tranne alla periferia che proteico (glutine), maturando esso viene a fondersi con la parete dell'ovario trasformata. Un frutto così fatto, dove non è più possibile separare il seme dal pericarpo, si dice cariosside (es.: chicchi di grano, di granoturco, di segale). Essa ha forma generalmente ellittica, con una faccia convessa ed una pianeggiante; su questa si trova per lo più una depressione detta ilo; alla base di quella una sporgenza, che contiene l'embrione. Il cotiledone è assai ampio, in forma di scudo e separa l'albume dall'embrione, come un diaframma.
Sono protogine e l'impollinazione avviene per mezzo del vento. E' una famiglia molto omogenea e comprende circa 5000 specie, quasi tutte erbacee, distribuite su tutta la superficie della terra, dal mare al limite delle nevi. Esse imprimono la fisionomia a varie regioni e costituiscono l'elemento essenziale delle praterie delle zone temperate, delle steppe del Sud della Russia, delle savane del Sud d'America, delle "carizales" delle Ande costituite da bambù. Molte graminacee sono adatte ai climi secchi, per le proprietà che hanno le foglie di arrotolarsi duranti i periodi di carenza d'acqua, alcune però sono adatte ai mezzi umidi ed anche paludosi (riso). Le specie italiane sono circa 350. Le specie, suscettibili di fare farine, prendono il nome di cereali e i loro semi costituiscono il materiale più importante per l'alimentazione umana.
Il nome della famiglia deriva dalla disposizione dei fiori nell'infiorescenza, rappresentata da un ombrella semplice o composta. Un'infiorescenza si dice ad ombrella, quando i fiori arrivano tutti allo stesso livello e i loro peduncoli partono da un medesimo livello.
Il calice è saldato all'ovario per tutta la sua lunghezza o tutt'al più presenta alla sommità 5 denti. La corolla è costituita di 5 petali liberi, che cadono dopo la fioritura. Insetti su una formazione circolare sono 5 stami. L'ovario è infero e risulta di 2 carpelli fusi. Esso porta 2 stili nettariferi e possiede 2 logge, ognuna con 1 ovulo anatropo. Il seme possiede albume con riserve proteiche e grasse. Esso è costituito di 2 acheni avvicinati (diachenio) e presenta da 5 a 9 coste sporgenti, talvolta spinse o tubercolate ; tra 2 coste si trova un avvallamento (vallecola), in corrispondenza del quale profondamente nel tessuto esiste un canale resinifero (vitta). Sono piante erbacee, con foglie alterne, senza stipole, abbraccianti il fusto, per lo più stirato. Alcune sono molto puzzolenti, altre velenose, altre digestive. I fiori sono protandri e l'impollinazione è entomofila. Annoverano circa 2600 specie per lo più dell'emisfero boreale e anche della regione tropicale. Per lo più vivono nei luoghi umidi, però esistono alcuni generi (Eryngium, Trinia, Crithmum) propri dei luoghi secchi. Le specie italiane sono circa 240.
La carota selvatica è un fiore bianco ad ombrello.
In inglese questo fiore si chiama "pizzo della regina Anna". La regina Anna governava l'Inghilterra molte centinaia di anni fa. Allora si usava molto indossare abiti con il colletto e i polsini di pizzo e quelli del re e delle regine erano i più belli di tutti. La persona che ha dato il nome al fiore pensava probabilmente che assomigliasse al pizzo dei vestiti della regina.
In italiano questi fiori hanno un nome più modesto.
Si chiamano carote selvatiche perché hanno la radice a forma di carota e appartengono alla medesima famiglia. Ma non sono commestibili.
NOME SCIENTIFICO: Formica Rufa
HABITAT: in genere il nido delle formiche(formicaio), è scavato nel suolo e comprende camere di varie forme e dimensioni, gallerie e una o più aperture. Vi sono però anche nidi nelle fessure delle rocce e delle piante, oppure costruiti con materiali cellulosici o sericei, variamente combinati con foglie e altri materiali, in terra o nelle cavità degli alberi.
CARATTERISTICHE: le formiche hanno il corpo di dimensioni da piccole a grandi, capo bene sviluppato, con robuste mandibole e antenne estremamente versateli come organi sensoriali e di comunicazione. Nel torace si nota la fusione con il primo segmento dell'addome; una porzione corporea sottilissima, costituita da 1-2 segmenti (peaiolo), serve da collegamento con il resto del corpo, cui viene dato il nome di gastros. L'addome può recare un pungiglione collegato con una struttura ghiandolare che produce acido formico; quando il pungiglione è assente, tale secrezione viene semplicemente spruzzata anziché inoculata. Negli individui sessuati sono quasi sempre presenti le ali. La formica rufa costruisce grossi nidi nei boschi di conifere utilizzando gli aghi delle piante.
ALIMENTAZIONE: il cibo delle formiche adulte comprende liquidi organici svariatissimi, specie se ricchi di sostanze zuccherine, materiali animali e vegetali di ogni tipo, semi, foglie, animaletti e funghi; questi ultimi sono coltivati dalla formica stessa su un substrato vegetale in decomposizione.
NOME COMUNE: Sicofante
NOME SCIENTIFICO: Calosoma sycophantha
FAMIGLIA : Scarabeidi
ORDINE: Coleotteri
CARATTERISTICHE: Chiamato anche " cacciatore di bruchi", questo scarabeo dagli smaglianti colori è uno dei più spietati uccisori del mondo animale.
Osservate le sue tenaglie che mandano bagliori d'acciaio sulla fronte: sono tra le più temibili della famiglia dei coleotteri! In un attimo fanno a pezzi qualsiasi insetto.
ALIMENTAZIONE:
CIBI PREFERITI - farfalle, grilli, bruchi (in particolare le "processionarie").
In una sola estate uno scarabeo divora una media di 450 " processionarie " .Queste distruttrici di alberi formano delle vere e proprie catene viventi lungo i rami. Una dopo l'altra finiscono nelle fauci del sicofante in agguato, dall'insaziabile appetito.
CARATTERISTICHE: Il sicofante mangia solo il morbido interno dei bruchi, scartandone la pelle vuota; questo avviene anche per i grilli e altri grossi insetti che vengono rapidamente
"svuotati" dalle affilate tenaglie e dalla voracissima bocca del predone.
SOCIALITA': Spesso questi scarabei attaccano in coppia le "processionarie" intente a passeggiare in fila indiana alla ricerca di foglie saporite.
Nessuna di queste troverà scampo!
ABITUDINI DI VITA: Dalle zone di montagna i Sicofanti sono stati portati nei giardini e nei parchi di città per proteggere il fogliame delle querce e dei pini dai bruchi e dalle farfalle nocive.
Il Sicofante femmina è solito deporre le uova vicino a una radice.
RIPRODUZIONE: Lo scarabeo femmina depone le uova in piccole buche scavate vicino a un radice. Sotto, in una cella, l'uovo si schiude e ne esce una larva che diventerà poi crisalide, e, in poco tempo, somiglierà a un sicofante adulto.
Di Roberta Doni 1H
Trascritto da:
Giulio Paparesta, Marco Cagni, Alberto Cozzi
Andando in un negozio dove vendevano animali un giorno ho visto un coniglio nano grigio e bianco, così chiesi a mia mamma se me ne comprava uno, andando spesso in quel negozio cominciai così a giocare con quel coniglio e pian piano mi affezionai a lei perché era una femmina.
A Natale come regalo ricevetti quel coniglio nano e fui contentissima decisi di chiamarla Krizia come la stilista di moda che usa nei suoi abiti quel colore, come seconda sorpresa ricevetti un coniglietto più piccolo di Krizia era tutto nero così decisi di chiamarlo Armani come lo stilista.
Il coniglio nano non è una specie, ma una razza del coniglio selvatico. Il coniglio selvatico abitava inizialmente nel Nord dell'Europa, ma per le cattive condizioni climatiche si spostò verso il Sud : Italia, Spagna.
Oggi il coniglio selvatico si trova in tutto il Mondo.
INIZIO ALLEVAMENTO.
Si parla di primi allevamenti nel periodo dei romani dove venivano allevati in recinti per finire sulle tavole in bandite, questo durò fino il periodo del medioevo.
INIZIO DESCRIZIONE DEI MIEI CONIGLI NANI.
Appena arrivati in casa i miei conigli nani non riuscivano ad ambientarsi, infatti prima si dovevano ambientare nella loro gabbia hanno cominciato ad annusarla, poi hanno cominciato a mangiare e a pulirsi, io mi avvicinavo alla gabbia e gli parlavo sottovoce, così si sono abituati alla mia voce, piano, piano ho cominciato ad accarezzarli finche' un giorno ho visto che quando mi avvicinavo alla gabbia erano loro che mi venivano incontro per farsi coccolare.
Dopo una settimana riuscivo a farli uscire e a prenderli in braccio per coccolarli ed accarezzarli, controllando di non fargli del male. I mie conigli come tutti gli altri fanno i loro bisogni negli angoli della gabbia per distinguere il loro territorio.
Quando li ho lasciati liberi le prime volte mi sono accorta che rosicchiavano le piante della mamma e qualche mobile per rinforzarsi i denti. I conigli sono degli animali notturni, infatti i primi giorni la mamma li teneva nel bagno vicino alla sua camera, ma ha dovuto spostarli subito, perché facevano toppo casino e non la facevano dormire.
E' interessante vedere il comportamento dei miei conigli perché comunicano attraverso il corpo, un esempio può essere il fatto che quando hanno paura uniscono le orecchie, oppure quando si alzano in piedi per curiosare in giro, invece nel momento del riposo si sdraiano stendendo le zampe e in quel momento non bisogna disturbarli perché per loro è molto importante quel momento.
I conigli vedono molto bene da lontano ma hanno dei problemi a vedere da vicino, sentono molto bene e quindi i rumori forti li infastidiscono.
I conigli sono vegetariani, infatti mangiano erbe foglie, germogli, fiori, semi, e cortecce. Hanno dei mangimi apposta a base di miscele di farine pressate che contengono vitamine, il fieno non deve mancare mai e l'acqua che è altrettanto importante e non deve mancare mai.
A Krizia piace molto il finocchio e le carote, invece ad Armani piacciono un po' meno ho provato anche a dargli le fragole e le hanno mangiate subito adesso sto aspettando l'uscita di nuovi frutti per vedere se gli piacciono, infatti so che i conigli possono mangiare anche i meloni, i fichi, e le ciliege.
I primi tempi ho notato che mangiavano le proprie feci, questo succedeva al mattino, mi sono preoccupata un po' ed ho chiesto per quale motivo facevano questo perché contengono vitamina B.
Mi sono informata anche sulla loro riproduzione perché mi piacerebbe vedere dei cucciolotti, infatti appena sono riuscita a trovare qualcuno che li vuole gli facciamo fare razza, la cosa non è difficile, perché i conigli si riproducono facilmente, bisogna tenerli separati dopo l'accoppiamento fino a dopo il parto, la gravidanza dura circa 28-31 giorni la coniglia si arrangia da solo e teoricamente senza problemi, infine bisogna mettere nella gabbia una cassettina con del fieno dove la femmina va a fare i piccoli.
Per una settimana i piccoli hanno gli occhi e le orecchie chiuse, si nutrono con il latte della mamma fino alla settima, solo all'ottava settimana i cuccioli possono nutrirsi da soli.
Adesso l'unica speranza che qualcuno voglia prendersi cura di un cucciolo per poter fare accoppiare la mia Krizia e Armani.
Manuela Marciante
Nome comune scientifico: Lumaca
Habitat: Luoghi umidi
Caratteristiche: Il suo corpo gommoso, fusiforme, è privo di zampe. Quando striscia il suo corpo si allunga. Sopra il dorso porta il guscio che serve da casa e da scudo. Posti in cima alle corna ha dei minuscoli occhi.
Abitudini di vita: Muovendosi, emette davanti a se una striscia di bava su cui striscia.
Alimentazione: Funghi, cavolfiori e lattuga.
Famiglia: Appartiene alla famiglia dei molluschi.
Riproduzione: Prima di deporre le uova, si abbracciano e si baciano. Depongono circa 40 o 70 uova, che escono dal collo. Le uova sono ricoperte da una membrana.
Socialità: Sono a volte in gruppo.
Barbella Dario, Alberto Cozzi, Fabio De Iulii, Doni Roberto.
FAMIGLIA: Aracnidi
ORDINE: araneidi
NOME SCIENTIFICO: Araneus Diadematus
NOME COMUNE: ragno comune
HABITAT: è molto diffuso in Europa negli Stati Uniti e vive in giardini e prati.
CARATTERISTICHE: il maschio è più piccolo della femmine. Per l’accoppiamento costruiscono un tipo molto strano di ragnatela. Il suo corpo è diviso in cefalotorace e un epistoma separati da una stretta costrizione del corpo; il ragno ha 8 occhi che permetto di vedere da tutte le parti.
ABITUDINI: non è solito fare ragnatele per catturare gli insetti; preferisce stare in agguato nascosto nei fiori, aspetta che gli insetti si posino per prendere il nettare. Il ragno immobilizza l’insetto con uno spruzzo di seta poi gli inietta il veleno e lo uccide. Non se lo mangia subito preferisce avvolgerlo nella ragnatela per conservarlo più a lungo.
CIBO: si ciba di quasi tutti i tipi di insetti, preferisce però mosche e formiche.
NOME: Il vero nome delle vespe è Poliste francesi (POLISTES GALLICUS)
HABITAT: La vespa vive in Europa.Sistema i suoi nidi in luoghi protetti; a volte li appende a cespugli rocce oppure tetti. In qualche caso depone le uova in nidi di altre vespe. Il suo nido in genere è solido e le sue parti vengono costruite su più strati; circondate da uno strato di protezione.
FAMIGLIA: Appartengono alla classe degli insetti all'ordine degli IMENOTTERI, alla famiglia dei Vespidi.
RIPRODUZIONE: Le femmine depongono le uova. La vespa fondatrice, cioè la regina del nido provvede al nutrimento delle larve. Dopo qualche settimana le larve tessono un bozzolo chiuso da un piccolo coperchio, da cui escono solo quando sono diventate vespe adulte. Queste nuove arrivate si mettono subito al lavoro per la costruzione del nido, permettendo all'ape operaia di deporre altre uova.
NUTRIMENTO: Le vespe adulte si cibano di nettare e dei succhi zuccherini che colano dalla frutta matura. Le larve invece sono carnivore e vengono nutrite dagli adulti con insetti e ragni finemente maciullati.
COMPORTAMENTO: Durante l'inverno vanno in letargo ben nascoste sotto la corteccia di un albero oppure nel muschio. Le vespe sono generalmente molto aggressive. Le femmine possiedono un pungiglione, la cui puntura è molto dolorosa. Possiedono un'organizzazione nel nido molto ben funzionante, simile a quella delle api.
COMPONENTI DEL GRUPPO: Roberto Bettinelli, Dennis Ghiani, Marco Pellegrino
NOME COMUNE E NOME SCIENTIFICO
Il nome comune di questo animale è appunto "APE", invece il suo nome scientifico è "APIS"
CARATTERISTICHE
Il corpo è diviso in "tre regioni":
1 - "Capo"
2 - "Torace"
3 - "Addome"
Le "API" sono costituite da tre tipi di individui:
femmine feconde (regina)
femmine sterili (operaie)
maschi (fuchi)
Le regine sono lunghe due centimetri, possono vivere quattro o cinque anni e sono provviste di una spermoteca. Le operaie hanno dimensioni minori, sono dotate di ghiande velenifere e di aculeo (pungiglione). Gli arti posteriori delle api operaie sono forniti di spazzole e cestelli, dispositivi per la raccolta e per il trasporto del polline; inoltre sono fornite di ghiandole che secernono la cera e di una borsa melaria.
I fuchi hanno forma tozza, occhi grandi, e mancano sia di aculeo sia di organi per la raccolta del polline.
Il nido (alveare) viene in genere inserito nelle cavità dei tronchi, è costituito da strati di cera chiamati favi verticali, disposti ai piani paralleli e formati da cellette prismatiche esagonali.
VITA SOCIALE
Ogni nido conta una sola regna, parecchie migliaia di operaie e pochi maschi che vengono scacciati dopo la fecondazione della regina, essa è soltanto riproduttrice. Le operaie, a eccezione di quelle svernanti, vivono da adulte solo per poche settimane e hanno diversi compiti che cambiano a seconda dell'età: durante i primi tempi della vita adulta l'operaia resta nell'alveare dove nutre e ripara i favi, poi viene adibita alla difesa dell'alveare e infine comincia a volare alla ricerca del polline (ape bottinatrice).
Per quanto riguarda la socialità verso il mondo esterno non ne hanno molta, infatti se un mammifero o un uccello si avvicinano troppo esse non esitano a scagliarsi contro di lui e a pungerlo col proprio aculeo (pungiglione) sacrificando così la loro vita.
ALIMENTAZIONE
Le api si nutrono di nettare che si trova sui fiori, invece i piccoli delle api regine, cioè le larve si nutrono della pappa reale. Se l'alimentazione con pappa reale anziché arrestarsi al secondo giorno viene protratta per tutto il periodo larvale l'individuo che ne deriva non sarà un'operaia bensì una regina. Da un uovo femminile quindi nasce un'ape che non è né operaia né regina: la sua evoluzione verso l'uno o l'altro dei due tipi è legata alla qualità dell'alimento ricevuto dopo la nascita.
RIPRODUZIONE
Le api regine come già detto in precedenza sono provviste di una spermoteca in cui conservano lo sperma ricevuto dal maschio nel volo nuziale e con il quale possono fecondare le uova (che in tal caso danno origine solo a femmine), oppure non fecondarle (in tal caso le uova si sviluppano per partenogenosi e danno origine solo a maschi).
Le api appartengono alla famiglia degli: " APIDI "
invece il loro ordine è quello degli: " IMENOTTERI ".
Doni Roberto Pogliano
14-2-98 I^H
TIPO: artropodi
SOTTOTIPO: tracheati
CLASSE: insetti
SOTTOCLASSE: pterigoti
SUPERORDINE: lepidotteri
SOTTOORDINE: tetrameri
FAMIGLIA: papilionidi
DIMENSIONI: apertura alare 8 cm circa
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA: Eurasia
CARATTERISTICHE: Il macaone è una specie comune e molto diffusa in Italia ed è subito riconoscibile per le sue grandi dimensioni e per il meraviglioso disegno delle ali, fatto di macchie scure su fondo giallastro. Sulle ali posteriori ma due macchie rosse, circondate da un filo nero, e poi una serie laterale di macchie bluastre a forma di semiluna. Le ali sono allungate a
formare una specie "di coda".
HABITAT: Si conoscono circa 600 specie differenti di farfalle
della famiglia dei papilionidi che sono diffuse in tutto il mondo
ad eccezione ad eccezione della regione polare.
Se ne trovano in maggiore quantità specialmente ai tropici.
Il macaone ha larga diffusione e si trova sia nelle campagne colti vati sia nei terreni incolti.
RIPRODUZIONE: Ha larve verdi con anelli, punteggiati di giallo, le quali vivono su piante ombrellifere, come la carota, il finocchio ecc... Le larve sono provviste di un organo molto particolare, situata nella regione della Lucca, che può essere estroflesso in caso di necessità. Se la larva viene minacciata, da questo organo viene emessa una sostanza dall'odore repellente e acuta.
Quando le larve si impupano, la crisalide ha forma così irregolare che si mimetizza bene fra le piante su cui si appende. Il macaone può compiere due o tre generazioni in un anno.
Papilionidi prossimi al macaone, entrambi protetti dalla legge, sono il podalirio e l'apollo, che hanno apertura alare di 7,5 cm. In particolare l'Apollo è ben riconoscibile per la presenza di sparse macchie nere e di 2-4 macchie rosse contornate di nero.
AUTRICE: SILVIA LAURIOLA.
INTRODUZIONE GENERALE
Gli uccelli sono OVIPARI, con FECONDAZIONE interna, e depongono le uova in nidi che costruiscono al momento della riproduzione.
Nel nido la femmina COVA LE UOVA FECONDATE da cui nascono i piccoli.
Questi alla nascita, nella maggior parte dei casi, INETTI, cioè incapaci di muoversi e di volare.
Con gli uccelli per la prima volta il fenomeno delle CURE PARENTALI: i genitori si occupano dei piccoli finché questi sono in grado di nutrirsi, comunicare, volare.
LUNGHEZZA: 15 cm
NUMERO DI UOVA: 4 - 6 da aprile a luglio depone le uova chiare screziate di grigio
HABITAT: campagne e cortili
NOME COMUNE: passerella
DIFFUSIONE: in tutto il mondo
NUTRIZIONE: grano ( e dannoso per l'agricoltura) e raramente insetti
PIUMAGGIO: la femmina i piccoli sono colorati più uniformemente dei maschi dove il colore costano interrotto da una striscia grigia dal capo alla coda. E protetto, in inverno, da 3500 piume che gli permette di mantenere 41,5c ° senza difficoltà, anche se l'ambiente in cui vive è sotto zero.
FAMIGLIA E ORDINE: I passeri formano la sottofamiglia delle Passerine. I passeriformi costituiscono l'ordine più vasto e più evoluto: con le loro 5000 e più specie rappresentano circa i 3/5 di tutte le specie.
LUNGHEZZA:14cm
NUMERO UOVA:8-12
HABITAT: Boschi, parchi, giardini.
La diffusione della cinciallegra si verifica spesso in Europa, Siberia. Asia Minore Palestina, Persia, Algeria.
NUTRIZIONE: grano insetti
NIDO: in primavera nei buchi degli alberi, nelle fessure o nelle casette nido servendosi di muschio, peli, piume.
LUNGHEZZA: 18 cm
NUMERO DI UOVA: 5 - 6
HABITAT: regioni nordiche e nelle alpi
NOME COMUNE: fringuello mondano
DIFFUSIONE: tutta Europa/Siberia Occidentale
NUTRIZIONE: insetti piccoli semi
LUNGHEZZA: 14 cm
NUMERO DI UOVA: 4 - 6 circa 1,5 g
PESO ADULTO: 15, 25 g
APERTURA ALI: 23 cm
HABITAT: maschi diffusi in tutta Europa. Si trova in Europa e in Asia Occidentale regioni mediterranee Italia compresa.
PIUMAGGIO: Poco visto, bruno o grigio ornato di nero o rosso. Il maschio ha la testa color nero o lucido.
FAMIGLIA D'ORDINE: dei passeriformi, numerosissime.
Dennis Ghiani 1 H