E' ormai assodato da tempo che l' amianto sia una sostanza cancerogena senza alcun
livello di soglia o limite che possa garantire la salute delle persone esposte, dunque è dannosa
anche la minima quantità.
Purtroppo si tratta di una sostanza difficilmente "circoscrivibile" date la sue molteplici
applicazioni che ha avuto in passato spaziando dall' edilizia ai rivestimenti antincendio,
agli isolanti, alle condotte, ai tubi degli acquedotti, ai tetti e alle coperture degli edifici
in genere, alle pavimentazioni e alle soffittature.
Questo impiego così diffuso sottopone al rischio di esposizione un ampio spettro di soggetti,
non solo i lavoratori, vale a dire coloro che manipolano questa sostanza nello svolgimento della
loro attività, ma anche i cittadini in genere che vivono quotidianamente a contatto con elementi
contenenti amianto, nella maggior parte dei casi senza esserne consapevoli.
Le fibre di amianto diventano un rischio quando sono aereodisperse e quindi assunte per
inalazione, attraverso l' apparato respiratorio, fino (causa le loro piccole dimensioni) a
raggiungere i polmoni, oppure tramite ingestione.
Risultato a medio e lungo termine è:
L' insorgenza dell' asbestosi, la malattia legata alle proprietà
di queste fibre, che provoca cicatrizzazione del tessuto polmonare con conseguente perdita
definitiva della capacità funzionale;
la comparsa di tumori maligni della pleura e del peritoneo, denominati mesoteliomi, tumori
polmonari e gastrointestinali.
Il pericolo di contaminazione è tanto più grave se si considera che non ha limitazioni geografiche
in quanto tutti i paesi del mondo indistintamente hanno fatto uso e abuso di questa sostanza
soprattutto per il suo basso costo.
La svolta decisiva nel panorama nazionale è l' entrata in vigore dela Legge n°257 del 27/03/1992
che dispone la messa al bando della produzione dell' uso e della commercializzazione dell' amianto
e prevede operazionidi bonifica di edifici e siti inquinati.
