Chiesa ipogeica cui si accede a mezzo di una scala a due rampe per complessivi nove gradini. Orientamento a SE. Ingresso a Ovest, con porta architravata; sullo stipite sinistro numerose croci graffite. Impianto a due navate, di cui quella di sinistra termina con un abside a calotta nel cui centro è un altare a dado; quella destra sbocca in una vasta cavità naturale, vagamente ellittica, nella quale è stata scavata artificialmente una grande nicchia a tutto sesto a base ortogonale. Potente strato di interramento.
Il bema è attualmente a cielo aperto per la caduta di un tetto, probabilmente ligneo, che copriva il vano quadrangolare. Si può pensare però anche ad una copertura a trullo o ad una cupola emisferica, raffrontabile con quella parzialmente superstite della chiesa ipogeica di San Gregorio a Mottola, di cui non parlano gli Autori che ne hanno trattato.
Notevole era l'arredo pittorico, costituito da affreschi databili al XIII e XIV secolo, tutti con iscrizioni in Greco, alcuni dei quali trafugati dopo il 1980:
Nel bema stesso era allogata una iconostasi lignea, di cui residuano tracce sulle pareti e sul soffitto. Interessante era la presenza di figure di Santi decisamente non comuni. In nessuna chiesa rupestre pugliese, infatti, ad eccezione di questa, si trova raffigurato San Posidonio, così come in nessun altra si rinvengono immagini dei Santi Elasippo e Melesippo.
Per il San Posidonio la spiegazione può trovarsi nel fatto che un Santo con tale nome venne traslato nel IX secolo dall'Apulia in Mirandola (F. Lanzoni, Le Diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, vol. II, Faenza 1927, pp. 797-801).
Più difficile a spiegarsi la presenza di Elasippo e Melesippo, il cui culto è scarsamente attestato fuori dalla Cappadocia (J. M. Sauget, in Biblioteca Sanctorum, XI, coll. 1349-50).
da "Il Territorio Nord del Comune di Massafra"
di R. Caprara, C. Crescenzi, M. Scalzo
Firenze-Massafra 1983
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