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Galleria "Arte e Pensieri" Roma |
Mannucci, ad ormai vent'anni dalla scomparsa |
«Edgardo Mannucci è uno degli scultori italiani che, pre-sente con una bella sala all'ultima Biennale di Venezia, avrebbe certamente meritato di essere preso in considera-zione dalla giuria che attribuì i premi». Con tale frase senz'altro elogiativa, ma non affatto gratuita, Ponente apriva la sua recensione, su "Avanti!", della personale del maestro marchigiano alla Galleria Odyssia di Roma, tenu-tasi nel 1963. Ed in seguito, nel 1969, tornando a scrive-re di lui, dichiarava con acuta convinzione, sempre in apertura, su "L'Opinione": «Mi intestardisco a credere che Edgardo Mannucci sia uno dei grandi scultori d'Europa». Ed ancora; in occasione della mostra "Marche Arte '74" di Ancona, appunto nel 1974, definì il suo lavo-ro, parlando in merito al Gruppo Origine, «di pari impor-tanza e significato» rispetto a quello di Burri e a quello di Capogrossi. Il compianto Ponente, però, non risulta esse-re il solo critico a credere con fermezza nella straordina-rietà della scultura di Mannucci ! Di affermazioni di que-sto tipo, per così dire di "forte stima", seppur raramente così esplicite, potrei riportarne diverse e di non pochi cri-tici, perlopiù considerevoli (cito per tutti Crispolti, che è il maggiore studioso dell'operato di Mannucci, e Villa, morto da un paio d'anni, che se ne occupò quasi fin dai suoi esordi in ambito informale), che se ne sono interessati soprattutto quando egli era in vita, in particolar modo dai secondi anni Cinquanta, ritenendolo davvero un signi-ficativo protagonista nel panorama artistico non soltanto nazionale. Ma allora, prendendo atto di tale consapevo-lezza critica, direi in qualche modo unanime, della sua importanza e qualità, come si spiega che a tutt'oggi, a vent'anni ormai dalla scomparsa, Mannucci ancora non figura ufficialmente nell'Olimpo dei grandi maestri, con la meritata "consacrazione", e che anzi il suo lavoro viene il più delle volte privato di attenzione, fino ad ignorarne addirittura l'esistenza? In realtà non è facile dare una risposta ben precisa a questa domanda. Di sicuro quella mancanza d'informazione che faceva presente Crispolti nel 1960 nel testo della personale a L'Attico, in un certo senso è tornata ad essere pressoché assoluta dalla metà degli anni Novanta, investendo, come è ovvio, principal-mente le nuove generazioni; ed è tornata ad esserlo con maggiore gravita, poiché se tale sorta di "deficienza" di allora, successivamente in certa misura ridimensionatasi, è tutto sommato finanche comprensibile, considerando anzitutto che la sua ricerca non-figurativa era ancora nel pieno del suo svolgersi, ora non è più minimamente giu-stificabile. Insomma, oggigiorno si parla pochissimo di Mannucci, in quanto ci si occupa pochissimo di lui e non come meriterebbe, salvo rarissime eccezioni; credo in sostanza per due ragioni concomitanti: sia perché vi è la quasi totale mancata presenza di mercato del suo lavoro (questione quindi collegata al fatto che non esiste una vera e propria premura da parte di qualcuno a pro-muoverlo, a pubblicizzarlo), sia soprattutto a causa della critica, la quale per mera convenienza si rifugia spesso nello scontato e in ciò che è alla moda, oltre che a cedere sovente ai tristi meccanismi favoritisti-ci, perlopiù per ragioni economiche o d'amicizia, a discapito del suo ruolo puramente scientifico (di qui il suo diffuso disinteresse a considerare obiettiva-mente una personalità al di fuori del circuito ufficiale, ed in special modo mercantile, come Mannucci).Un'"ingiustizia" nei suoi confronti, via via aggravatasi, a cui bisogna assolutamente porre rimedio, e sul piano di una giusta ricostruzione filo logica nei libri di storia dell'arte, nei quali se è pre sente lo è di solito in maniera penalizzante, da artista minore rispetto a quelli che vengono ritenuti i grandi maestri, fino ad essere persino considerato meno di artisti a lui non affatto paragonabili; e sul piano di un'intensificazione espositiva, non riferendomi tanto alle numerose rassegne generalmente estive, più o meno note, utili comunque a rimetterne almeno il nome "a galla", quanto alle mostre d'impostazione storica, in modo particolare a quelle realizzate in luo-ghi prestigiosi e con battage pubblicitario, nelle quali Mannucci è pressoché sempre assente (per fare solo un esempio, forse neppure il più clamoroso, basti pensare alla mostra inaugurata qualche settimana fa a Roma, alle Scuderie del Quirinale, "Burri. Gli arti-sti e la materia 1945-2004", dove i curatori - Calvesi e Tomassoni, i quali in passato si sono occupati entrambi di Mannucci - hanno affiancato alle opere del maestro umbro quelle di artisti per certi versi affini: la presenza di Mannucci, nel cui studio tra l'altro Burri lavorò per un periodo, non sarebbe stata per niente infondata!). Questa personale romana, alla Galleria Arte e Pensieri, vuole ricordare Mannucci in prossimità appunto dei vent'anni dalla morte (2006), come d'altronde ultimamente lo hanno ricordato due antologiche, ad Ancona e a Fabriano, organizzate in occasione del centenario della nascita (2004). Spero che queste iniziative di circostanza non rimangano tali, bensì diano frutti, dando quell'input affinchè Mannucci venga messo una volta per tutte sotto le luci della ribalta. |
Antonello Rubini |
Bronzo 1977 (particolare) |
Bronzo 1972 (studio per biennale Venezia) |
Bronzo 1980 |
Bronzo 1985 |
Note biografiche Edgardo Mannucci nasce a Fabriano nel 1904 e muore ad Arcevia nel 1986. È presente alla Biennale di Venezia nelle edizioni XXVII, XXVIII, XXXI e XXXVI, negli anni 1954, '56, '62 e '72; nelle edi-zioni del '56 e del '62 gli viene assegnata una sala personale. È presente alla Quadriennale d'Arte di Roma negli anni 1931, '35, '39, '51, '55, '63, '67, '86. Negli anni Cinquanta e Sessanta espone a Roma, Pittsburgh, Dallas, Melbourne, Cairo, Lisbona, Teheran. Sue opere si trovano in diversi musei ed edifici pubblici, tra cui: Kròller Miiller di Otterlo, Museum of Modern Art di Buffalo, Museum of Modern Art di New York, Museum of Modern Art di Dallas, Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. In omaggio alla lunga e fondamentale attività didat-tica gli è stato intitolato l'Istituto Statale d'Arte di Ancona.
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Inaugurazione 9 dicembre 2005 ore 18,00 |
orario apertura galleria dal mercoledì al Sabato ore 16,00/20,00 |
tel. 06/7002404 cell. 339/7092125 |
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Uff. stampa "I Diagonali" |
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