Domenico Fiorentino alla Galleria Medea di Cortina d’Ampezzo
LA PITTURA DI DOMENICO FIORENTINO a cura di Carlo Barbieri
I
n questo secolo che volge al termine s'infittiscono sempre più , e si accavallano gli esperimenti - talvolta effimeri le ricerche e le trovate che fanno dell'arte un vero e proprio campo di prova di tutte le avventure tecniche più inusitate.Nei casi migliori l'arte si confonde con la scienza e con le applicazioni tecnologiche, oppure naufraga nei reami dell'inconscio.
Ma il più delle volte è perpetrata da uno stuolo innumerevole di plagiari e di scopiazzatori, spesso in malafede.
E' la morte dell'arte ? 0, un lungo periodo di letargo ?
In ogni modo, diventano sempre più accettabili le pause di serenità contemplativa, le oasi di placidezza senza assilli che non siano quelli che rendano sempre meglio le emozioni provate secondo un tirocinio di mezzi sempre più appropriati, sorretto da un autentico sentimento che vi corrisponda ; innovandoli in misura sempre più adeguata e poetica al gusto dei nostri giorni.
La sensibilità allora fa tutt'una con le sollecitazioni dell'emozione e della fantasia.
D
omenico Fiorentino è uno di questi pittori che credono nella verità del mondo visibile e della sua naturale bellezza secondo il sereno e serio riflesso di un occhio innamorato, favorito da una ben appropriata cultura artistica.E
gli non indulge mai alla falsa piacevolezza di effetti vistosi o pittoreschi nel paesaggio, nelle marine, nelle nature morte, nei fiori, né al sentimentalismo della pittura di genere, ambientando figure e figurine secondo moduli convenzionali.E
gli scarta la fatuità di effetti superficiali puntando esclusivamente sulla espressività della rappresentazione e sulla vitalità dell'immagine, dal ritmo delle masse alla ariosità generale e alla definizione dell’orizzonte che limita la veduta.Così ogni tradizionalismo è superato, ed è sempre tenuto presente e aggiornato un continuo controllo dei mezzi di espressione.
Una delle componenti principali della sua ispirazione gli viene proprio dal paesaggio marino e collinare di Sorrento dove Fiorentino è nato, vive e lavora ; ed i suoi modelli preferiti li scopre nella sua giovane famiglia).
E' da quelle plaghe privilegiate che egli trae gli stimoli più intensi della sua pittura, intonando a gentilezza ogni impulso creativo.
Infine Domenico Fiorentino ha saputo scegliere bene i suoi maestri assorbendone gli esempi e ridimensionandoli secondo le proprie attitudini e risorse della sua genuina individualità.
Egli seguì le innovazioni coloristiche di Luigi Crisconio nella sua fervida prosecuzione del naturalismo plastico - chiaroscurale di Antonio Mancini .
Da Crisconio apprese la libera animazione del paesaggio, spezzando le pennellate secondo le varie incidenze della luce e dell'ombra, e col brio di una ispirata estemporaneità.
Vi aggiunse ancora, nella maturità della vita e dell'ispirazione, un lirismo purificato ed espressivo, un comporre disinvolto e bene equilibrato e, soprattutto il riflesso poetico della gentilezza del suo animo.
Carlo Barbieri 1971
Il Notiziario di Cortina. 1975