(seguito della pagina principale)
Della storia della
Grecia prima dell' epoca classica nulla sinora era noto (come del resto
per l'Italia e tutta l'Europa continentale). A differenza del Vicino Oriente,
che gia' dal 3500 a.C. con l'Egitto ci ha lasciato molte documentazioni
sia di scrittura sia di storia vera e propria, gli unici documenti erano
i manufatti (vasellame,edifici,statue) e le leggende che in epoca storica
si raccontavano. La sola eccezione erano, per la Grecia, i capolavori poetici
l' Iliade e l' Odissea, con cui sembrava effettivamente i moderni potessero
farsi un'idea di quella che era stata la "civilta'" prima dell'avvento
della scrittura.
Negli scavi archeologici
condotti all'inizio del XX sec. (particolarmente a Creta) da A.Evans, pero',
vennero scoperte molte tavolette di argilla con iscrizioni che, 50 anni
piu' tardi, dovevano rivelarsi come trascrizioni di una forma arcaica di
greco, anche se non riferibili direttamente a nessuno dei dialetti classici
(ionico,eolico,etc..con eccezione, forse, dell' arcadico-cipriota).
La precisa datazione di
queste tavolette di argilla e' tuttora incerta, anche se il loro stato
(cotte dal fuoco) le fa in ogni caso ritenere redatte in un periodo contemporaneo
o di poco anteriore alla distruzione dei palazzi dove sono state ritrovate.
La datazione piu' certa
oscilla tra il 1200 e il 1100 a.C.
Il quadro che queste tavolette
(che riportano la contabilita'di palazzo) danno della vita di quel periodo
e' non solo conforme ai ritrovamenti archeologici (alto sviluppo organizzativo,
artistico e commerciale), ma conferma indirettamente (anche se solo parzialmente)
le descrizioni che i poemi omerici danno di questi piccoli regni, che si
estendevano al massimo a qualche decina di chilometri dalla capitale e
su cui "regnava" un (w)anax con caratteristiche e privilegi simili a quelli
dei re di cui parla Omero.
Le notizie che questi documenti
danno sono troppo limitate nel tempo (al massimo 2 anni contabili) e senza
alcuna notizia diretta di natura storica: testimoniano solo che in quel
periodo effettivamente quella civilta' ebbe termine, perche' non sono stati
trovati documenti simili posteriori.
Da altre fonti di altra
natura e altra provenienza possiamo dedurre che la Grecia in quel secolo
venne colpita da tre diverse calamita':
-Una devastante serie di
terremoti (testimoniati dallo stato di alcune rovine e anche, sembra, da
prove geologiche)
-Ripetute invasioni e saccheggi
dei Popoli del Mare (citati nella storia egizia e nella Bibbia)
-La calata dal nord dei Dori,
una stirpe affine ai Micenei (sicuramente per la lingua, meno sicuramente
per razza), storicamente gli antenati degli Spartani.
La successione o la ripetizione
dei fatti restano pero' nell' incertezza
Di questi avvenimenti, solo
uno, la calata dei Dori, persisteva nel ricordo della Grecia classica,
legato alla leggenda del ritorno degli Eraclidi, al Mito di Ercole, e alla
tradizione di Atene che si vantava di avere allontanato e sconfitto gli
invasori.
Nessuna eco invece in Omero
dei tre fatti! Forse le avventure e i vagabondaggi di Ulisse rispecchiano
questo periodo di pirateria selvaggia che provoco' e segui' la caduta di
molte civilta', non solo quella micenea, in tutto il Mediterraneo Orientale,
ma non vi sono nell'Odissea cenni alcuni dei grandi imperi orientali e
specialmente dell' Egitto, con cui sappiamo i Micenei intrattenevano rapporti
commerciali e politici.
La domanda e': perche' Omero
ignora quei 3 fatti storici, mentre e' quasi un testimone oculare di situazioni
belliche e oggetti: descrive esattamente un elmo con i denti di cinghiale
come e' stato ritrovato a Micene; parla di Micene ricca di oro (poluchrusos,
Il.VII,180); descrive mobili e oggetti effettivamente scoperti o menzionati
nelle tavolette: nei versi dell Iliade IV,509
"...,che non e' pietra
la loro pelle, ne' acciaio (sideros) da reggere al bronzo tagliente quando
sono colpiti." , il poeta e' costretto (volontariamente od involontariamente
?) a un controsenso storico: il ferro e' conosciuto come metallo di qualita'
superiore, ma non e' applicato per la costruzione di armi (pero' in Iliade
VII,474 e' adoperato come moneta,vedi inoltre nota).
La citta' (Micene) e' detta dalle "larghe strade" [euruaguia, Il.IV,52],
ma il poeta non pare avere conoscenza delle grandiose tombe a 'tholos'.
Sembra quasi che la sua
poesia lo costringa ad un unico livello di azione per gli avvenimenti e
lo renda cieco (!!) a certi altri.
Recenti studi (vedi piu' avanti su questa pagina nella nota Iliade) hanno ipotizzato per questa "ignoranza" di Omero la possibilita' che, al momento della composizione di alcune parti dei poemi omerici, certi avvenimenti non fossero ancora accaduti (vedi per esempio la conquista dell' Asia Minore dal 1050 a.C. in poi).
In definitiva durante
tutta la narrazione (dell'Iliade) lo sforzo maggiore del poeta sembra essere
una giustificazione del comportamento di ambo le parti, in quanto imposto
dalla volonta' o il capriccio degli Dei. Che scopo avrebbe avuto per un
Greco tutta questa "equiparazione" di due razze, la "anatolica" e la greca,
che poi cosi' affini non erano ?
O forse piuttosto questa
Guerra di Troia di Omero non maschererebbe
la descrizione di un conflitto "interno" e l'intera opera un avvio di una
possibile riconciliazione, quasi un tentativo politico? Ma spingendo le
ipotesi ancora piu' avanti: se non fosse Troia la citta' reale di cui parla
Omero, potrebbe forse trattarsi di una qualsiasi delle tante citta' assediate e distrutte dai Dori nel corso della loro avanzata o da qualche altro popolo?
Molte delle caratteristiche
linguistiche della lingua greca parlata dalla civilta' micenea rimasero
del tutto sconosciute alle generazioni che vennero dopo e si puo' con sicurezza
affermare che l'invasione dorica equivalse a un genocidio. Per molto tempo
le zone che erano state abitate dai micenei risultano all' analisi archeologica
in uno stato di impoverimento e abbandono e sicuramente non pote' la popolazione
dorica (poi spartana) , che aveva sostituito la micenea, assumere il
ruolo che la prima aveva avuto, anche se vi sono prove che ancora per circa
cento anni, una produzione artistica con "stile miceneo" era conosciuta
nel Mediterraneo.
Secondo alcuni storici e commentatori moderni (Latacz) le conseguenze di queste catastrofi non sarebbero state in nessun modo determinanti per lo sviluppo della Grecia (a parte l'invasione dorica del Peloponneso) : le classi dirigenti micenee, in specialmodo la nobilta', con una parte della popolazione, si sarebbero trasferite ad Atene, nell'Eubea e a Cipro, dove avrebbero continuato lo stile di vita precedente, ponendo addirittura le basi per il Rinascimento ionico dell' VIII secolo a.C.
Ancora una possibile
causa per il crollo della civilta' micenea (anche se attualmente rigettata
dalla maggior parte degli studiosi),o meglio una concausa, data la sicurezza
degli altri avvenimenti, potrebbe essere stato lo scoppio di rivolte sociali:
una societa' cosi' bene organizzata, e con un cosi' elevato livello di produzione,
di traffici commerciali (oggetti micenei si trovano un po' in tutto il
Mediterraneo e anche oltre), di benessere delle classi piu' elevate, presupponeva
uno sfruttamento delle classi piu' basse.
E' certa l' esistenza di
schiavi cosi' come quella di lavoratori stabilmente impegnati nelle produzioni
piu' diverse. E qui forse che piu' fortemente il quadro omerico di una
societa' patriarcale, si allontanerebbe dalla realta' micenea: il Palazzo
del wanax e', secondo un sistema medio-orientale (cf. Ebla),
centro non solo dell' autorita' politica e religiosa, ma anche il punto
in cui convergono tutte le attivita' economiche e, apparentemente, anche
industriali. (Vedi, a proposito delle rivolte, l'episodio di Tersite in Iliade, II 212 e segg., che, indipendentemente dalla sua collocazione temporale, micenea o storica, e' un chiaro indizio di conflitti sociali).
Forse la vera spedizione
punitiva (se di questo si tratto') non fu dei Greci contro gli Anatolici
(Troiani), ma esattamente l'opposto:popolazioni desiderose di vendicarsi
delle razzie di donne compiute da Micenei in Asia Minore per procurarsi
schiave (in una tavoletta si parla esplicitamente di "prigioniere"): una conveniente forza di lavoro per uno stato che necessitava
di sempre piu' ricchezze.
Siti con riferimenti diretti
alla "Questione Omerica", alla Guerra di Troia e alla Storia dell' Anatolia
e del Levante in generale,ve ne sono diversi. Cito quelli da me piu' visitati:
Lezioni
sull' Eta' del Bronzo nell' Egeo / Troia VII (in inglese), di J.B. Rutter
Sito
ufficiale della Campagna di Scavi del Prof. M.Korfmann a Hissarlik/Troia
Istituto
Orientale di Chicago (ABZU)
Crane,
Gregory R. (ed) The Perseus Project Gennaio 1999
Hatti
en France sugli Ittiti (con una versione inglese)
ANCIENT
ECONOMIES by Silver Morris
Hellenic
Ministry of Culture/Ministero Ellenico per la Cultura
Archnet-WWW Virtual Library-Archaeology
________
Per ricerche sull' argomento si puo' consultare il sito di Yahoo: Search Options che puo' dare risultati veloci e interessanti...
Si consiglia di cercare le opere adoperando le forme greche
o latine (event. inglesi) dei nomi storici e geografici (per esempio Hannibal,
Athens, Kypros/Cyper, etc..) invece dei nomi italiani (Annibale,
Atene, Cipro, etc.),altrimenti verrebbero visualizzate solo opere
di autori italiani, ossia dove compare la forma italiana dei nomi.
Comunque si possono fare vari tentativi con forme differenti..Anche
l' uso dell' asterisco alla fine del nome aiuta nella ricerca: Athen* vale per Athenae, Athenaeus, Athenagoras, eccetera
__________
Di grande interesse per approfondire
il mondo di Omero e il suo concetto di Giustizia, la Serie di Discussioni
telematiche
dell' Universita' di Harvard
tenute fino a Maggio del 1998, anche se purtroppo accessibili solo nella
parte informativa (le Discussioni vere e proprie sono protette da password
!) Homer's
Poetic Justice , sviluppate e condotte dal Prof. G. Nagy e dai
suoi assistenti.
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L' Iliade di Omero,
traduzione di R. Calzecchi Onesti, Ed. Einaudi.
La musica (Quadri di un
Esposizione di Mussorgsky) e' di R.Finley.
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L'Iliade e l' Odissea.
Si puo' con certezza affermare che l' Iliade e l' Odissea siano stati, a partire dall' VIII secolo a.C., per i Greci, il poema nazionale, come per gli italiani la Divina Commedia o per i francesi la Chanson de Roland: in questi due poemi essi vedevano riflessa la loro unita' etnica e l' inizio della cultura greca. Si puo' affermare anche che questi poemi avessero un valore religioso, mostrando il comportamento degli Dei nei confronti degli umani e tra di loro. La storia dell' Iliade sarebbe
dunque stata questa:
messa insieme da Omero (o
chi per lui) tra il IX e l'VIII secolo a.C. (data generalmente accettata
per la lingua in cui e' scritta), sulla base di una piu' antica raccolta
di poemi di probabili testimoni oculari, tramandati oralmente, a memoria . Poemi che pero' originariamente dovevano descrivere fatti
avvenuti in posti diversi da Troia. E il poeta e' cosciente di questa "trasposizione"
e la "coltiva" per portare avanti un "discorso" anti-dorico o meglio gia'
anti-spartano o addirittura per far intravedere una pace e un accordo
tra le comunita'..Nell' Iliade si porrebbero le basi della contrapposizione
storica tra gli Spartani e il resto della Grecia, in specialmodo Atene,
rappresentante di quello stesso mondo, a modo suo, raffinato e frivolo, sconfitto prima
nella realta' e in seguito nella poesia, ma moralmente, umanamente
vincitore. Si potrebbe considerare Omero, per questa sua partecipazione
e difesa del mondo degli 'sconfitti' il primo dei grandi Romantici della
Letteratura mondiale, anche se nella antichita' gli scrittori e i filosofi
facevano riferimento alle sue opere quasi come ad una Enciclopedia
J.Chadwick, nel suo libro
"Il mondo miceneo", scrive anche della possibilita' che la tradizione dei
poemi "omerici" risalga ad un periodo antecedente il crollo della civilta'
micenea: ad un periodo quindi in cui gli elementi "non-greci" erano ancora
predominanti: per quanto riguarda l' Odissea quindi il periodo in cui,
intorno al 2000 a.C., i primi Greci cercavano ancora una terra in cui insediarsi.
Resta comunque difficile pensare ad una coalizione di regni achei, gia' colpiti alla fine del XIII sec. da diverse calamita', preoccupati di distruggere una citta', Troia, probabilmente in difficolta' per le medesime cause. A confermare l' estraneita' dei Greci a questa distruzione sarebbe, oltre la circostanza che proprio lo strato di rovine della Troia "omerica" debbano l'origine dei danni ad un terremoto e non ad azioni belliche, anche la comparsa a Troia, in Grecia e in Italia meridionale, contemporaneamente allo stile Tardo Elladico IIIC, di un vasellame piu' rozzo (cosiddetto "coarse ware") lontano dalla tradizione mediterranea e attribuibile, secondo alcuni studiosi (vedi piu' sopra il Link alle pagine di J.B.Rutter) a popolazioni provenienti dall' area danubiana. E' anche difficile collegare questo fenomeno alle invasioni dei Popoli del Mare. La guerra di Troia stessa, con lo spostamento di piu' di 100.000 uomini (e' il numero che risulta dal "Catalogo delle navi" dellì Iliade) sulle sponde dell' Anatolia, avrebbe contribuito all' impoverimento della Grecia continentale e del Peloponneso.
La recente scoperta nella
campagna di scavi del Prof.M.Korfmann a Troia, citta' dallo stile anatolico, di un sigillo con un' iscrizione
luvia in caratteri ittiti, e la mancanza di documenti in greco di quell'
epoca, porrebbero in effetti Troia nell' ambito culturale ittita (come
stato vassallo), ma le stesse campagne di scavo confermerebbero la citta' del XII sec a.C. (Troia VI)
come il campo di battaglia descritto da Omero, che quindi avrebbe visto
di persona, tre o quattro secoli piu' tardi, perlomeno le rovine, sicuramente
in uno stato migliore di quello odierno, tanto da poter intesservi le azioni
dell' Iliade. E l'ambientazione, il "vocabolario" miceneo, sarebbe appunto
da attribuirsi a sconosciuti cantori che, loro si', avrebbero frequentato
le corti ancora fiorenti del Peloponneso del XIV e XIII secolo avanti Cristo. Secondo alcuni studiosi (Latacz et al.) delle irregolarita' nella metrica di alcuni versi di Omero, farebbero pensare ad una nascita della "cornice" di avvenimenti (e di personaggi) che trattano di una citta' assediata addirittura in epoca micenea (XVI-XV sec a.C.), specialmente in relazione alle famose formule fisse.La conferma di un origine micenea perlomeno di una parte dell' Iliade verrebbe dalla citazione nel Catalogo delle navi del II Libro di localita' (Eleone, Ileo, Peteone ed Eutresi) che, inesistenti in epoca classica gia' secondo Strabone, appaiono invece in documenti in Lineare B del XIII secolo a.C. (tavoletta da Tebe TH Ft 140 ).
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all'introduzione
Nota
Il ferro era conosciuto
gia prima della cosiddetta Eta' del Ferro (inizio: circa l' XI sec. a.C.),
ma il bronzo venne considerato ancora per molti secoli il materiale per
eccellenza per le armi da taglio; il ferro era oltretutto raro e di difficile
produzione (il 'faticoso' ferro). Ciononstante Omero appare a me molto
'tecnico' e poco 'poetico' in questi suoi commenti, di cui non capisco
la ragione: forse che altri popoli gia' ne facevano uso abitudinariamete,
a differenza dei Greci? Una, seppur inconscia, paura di inferiorita' nei
confronti di nemici possibili e reali?
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